Per la preghiera personale e familiare: Lectio divina sulla Liturgia della Parola del giorno - martedì 22 dicembre 2020

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  • martedì | 22 dicembre 2020

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Lectio martedì 22 dicembre 2020
 
Martedì della Quarta Settimana di Avvento (Anno B)
 
1 Libro di Samuele 1, 24 - 28
Luca 1, 46 - 55
 
 
1) Preghiera 
O Dio, che nella venuta del tuo Figlio hai risollevato l’uomo dal dominio del peccato e della morte, concedi a noi, che professiamo la fede nella sua incarnazione, di partecipare alla sua vita immortale.
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2) Lettura: 1 Libro di Samuele 1, 24 - 28
In quei giorni, Anna portò con sé Samuèle, con un giovenco di tre anni, un’efa di farina e un otre di vino, e lo introdusse nel tempio del Signore a Silo: era ancora un fanciullo. Immolato il giovenco, presentarono il fanciullo a Eli e lei disse: «Perdona, mio signore. Per la tua vita, mio signore, io sono quella donna che era stata qui presso di te a pregare il Signore. Per questo fanciullo ho pregato e il Signore mi ha concesso la grazia che gli ho richiesto. Anch’io lascio che il Signore lo richieda: per tutti i giorni della sua vita egli è richiesto per il Signore». 
E si prostrarono là davanti al Signore.
 
3) Commento  sul  1 Libro di Samuele 1, 24 - 28
Con questo primo libro di Samuele inizia la storia dei Re d'Israele. La nascita di Samuele e la sua successiva consacrazione a Dio evidenziano l'efficacia della preghiera di Anna, la sua fedeltà nell'adempiere il voto fatto al Signore. Pregare è sinonimo di invocare il Signore, come Anna ha fatto. Invocare è un tipo di preghiera. In ebraico la parola invocare significa chiamare a sostegno, implorare. Due profeti come Geremia e Isaia ci aiutano attraverso l'Antico Testamento a capire cosa significa invocare il nome del Signore. Tutti e due ci dicono che invocare il Signore significa gridare a Lui e sperimentare la respirazione spirituale.
 
• “Questo bambino è qui presente adesso in virtù di quell’intervento provvidenziale e gratuito mediante il quale il Signore ha voluto rendermi feconda per generarlo”. E il bambino resterà qui nel luogo consacrato dalla presenza dell’Arca; luogo che è parte di tutto quell’apparato sacramentale predisposto fin dal tempo del Sinai, come conferma della relazione tra il Signore e il suo popolo: l’alleanza sancita allora viene puntualmente confermata mediante la presenza del santuario, il culto che si celebra in quel contesto, la mediazione del sacerdote. Tutte realtà che sono fortemente in crisi nel contesto storico in cui si inseriscono i fatti che stiamo ricostruendo. È nato un figlio e questo figlio viene consegnato.
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4) Lettura: Vangelo secondo Luca 1, 46 - 55
In quel tempo, Maria disse: «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente e Santo è il suo nome; di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre».
 
  
5) Commento  sul Vangelo secondo Luca 1, 46 - 55
• Ma come hai fatto a credere così tanto, piccola Maria! La tensione di Maria si scioglie in un largo sorriso. Allora è tutto vero! Allora è accaduto! 
Nessuna follia, nessuna allucinazione, nessun demone! Si abbracciano le donne, mentre i bimbi, dal ventre, scalciano e si agitano. Sì, è tutto vero: Dio si manifesta, Dio interviene, Dio salva il suo popolo. Dio non si dimentica delle sue promesse e le donne, ora, cantano e danzano inebriate dalla gioia, roteando nella polvere del cortile mentre gli uomini, divertiti e perplessi, guardano con rispetto il mistero della maternità. 
Canta, Maria, intessendo il suo canto con citazioni bibliche, con le parole dei salmi e dei profeti ascoltate nella penombra della sinagoga di Nazareth, lo shabbat. Fa i complimenti a Dio: per come è intervenuto, per come interverrà. E per lei, piccola e umile figlia del popolo, chiamata a diventare la porta d'ingresso di Dio nel mondo. Loda il Signore, anche se la sua vita sarà intessuta di fatica e di tenebra, di lotta e di perseveranza nella fede. 
Ecco: Dio è alle porte, anche noi lodiamo il Signore per le grandi meraviglie che continua a compiere nella nostra vita...
 
La liturgia ci offre due testi che sono pienamente collegati tra di loro. Due vite che sono offerte al servizio di Dio da due mamme pienamente felici di fare questo gesto di culto verso il Signore. Anna, la mamma di Samuele, che molto aveva pregato per ottenere questo figlio, lo presenta al sacerdote Eli, come aveva promesso nella sua amara situazione di donna sterile: Maria che, dopo il saluto di Elisabetta, non si inorgoglisce ma con tanta umiltà riconosce e loda la benevolenza gratuita dell'Altissimo. Potremmo soffermarci su due pensieri. Il primo, rendere omaggio alle mamme di sacerdoti e di anime consacrate che hanno lasciato che i loro figli e figlie seguissero la chiamata del Signore ad una vita di servizio di Dio e della Chiesa, come Anna ha fatto con Samuele. Sono mamme benedette che avranno tanto merito dinanzi al Signore condividendo con i figli apostolato e angosce, gioie e amarezze, contraddizioni e incomprensioni. Da Maria abbiamo una lezione di come si deve ringraziare Dio per i suoi innumerevoli benefici. Dopo di lei, anche noi, nella nostra esperienza, posiamo affermare che "grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente e Santo è il suo nome". Se consideriamo attentamente la storia della nostra vita, quante volte troveremo vicino a noi l'onnipotenza divina, che ci soccorre, ci sostiene, ci fa dono della sua misericordia. "Ha soccorso Israele suo servo (d'ogni credente) ricordandosi della sua misericordia". Sulle nostre labbra dovrebbe fiorire frequentemente questo cantico di lode e di ringraziamento. Sono doni di Dio il battesimo, il perdono, la comunione eucaristica, la Parola... E inoltre chi può dire quante volte la mano misericordiosa di Dio ci ha salvati da pericoli e situazioni critiche? Giustamente quindi ogni discepolo di Gesù può ripetere: Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente! E santo è il suo nome...
 
Il Cantico di Maria.
Il saluto di Elisabetta alla sua giovane cugina è come un'eco di quello dell'Angelo Gabriele, e il Cantico di Maria è a sua volta la risposta di incomparabile ricchezza e bellezza ad ambedue. Le parole delle donne ripiene di Spirito Santo sono un meraviglioso intreccio di sentimenti che si compenetrano ed esprimono tutto ciò che una creatura può esprimere al suo Creatore e Redentore: stupore per le meraviglie da Lui operate in loro e per mezzo loro, assieme a gratitudine, amore e ineffabile gioia. Ambedue le mamme, la giovane e l'anziana, sono profondamente consce del loro nulla e della degnazione di Dio verso di loro e dell'assoluta gratuità del dono della loro fecondità: ha guardato all'umiltà della sua serva e a che devo che la Madre del mio Signore venga a me. Come Anna, loro figura e antesignana, offriranno se stesse assieme al frutto del loro seno totalmente al servizio del Signore e del suo Regno. Il cantico di Maria e l'esclamazione di Elisabetta e l'adempimento del voto di Anna dovrebbero risuonare anche in noi dal profondo del nostro essere. Che senso può infatti avere il Natale, la festa dei doni, senza il ricordo e il grazie profondamente sentiti e vissuti per il Dono del Redentore? Senza il dono di noi stessi a Dio e ai fratelli? O Re delle Genti e Pietra angolare della Chiesa, Vieni e salva l'uomo che hai tratto dalla terra.
 
• Luca 1,46-50: Maria inizia proclamando il cambiamento che avviene nella sua vita sotto lo sguardo amoroso di Dio, pieno di misericordia. Per questo, canta felice: "Esulto di gioia in Dio mio Salvatore".
 
• Luca 1,51-53: Dopo canta la fedeltà di Dio verso il suo popolo e proclama il cambiamento che il braccio del Signore stava compiendo a favore dei poveri e degli affamati. L’espressione “braccio di Dio” ricorda la liberazione dell’Esodo. È questa forza di salvezza e di liberazione di Yavé che produce i cambiamenti: dispersa i superbi (Lc 1,51), rovescia i potenti e innalza gli umili (Lc 1,52), rimanda a mani vuote i ricchi, ricolma di bene gli affamati (Lc 1,53).
 
• Luca 1,54-55: Alla fine Maria ricorda che tutto questo è espressione della misericordia di Dio verso il suo popolo ed espressione della sua fedeltà alle promesse fatte ad Abramo. La Buona Notizia vista non come ricompensa per l’osservanza della Legge, bensì come espressione della bontà e della fedeltà di Dio alle sue promesse. È ciò che Paolo insegnava ai Galati ed ai Romani.
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6) Per un confronto personale 
• I cantici sono il termometro della vita delle comunità. Rivelano il grado di coscienza e di impegno. Esamina i cantici della tua comunità.
• Analizza la coscienza sociale che emerge dal cantico di Maria. Nel 20° secolo dopo Cristo, questo canto è stato censurato dai militari di un paese dell’America Latina poiché considerato sovversivo.
 
 
7) Preghiera finale: 1 Libro di Samuele 2
Il mio cuore esulta nel Signore, mio Salvatore.
 
Il mio cuore esulta nel Signore,
la mia forza s’innalza grazie al mio Dio.
Si apre la mia bocca contro i miei nemici,
perché io gioisco per la tua salvezza.
 
L’arco dei forti s’è spezzato,
ma i deboli si sono rivestiti di vigore.
I sazi si sono venduti per un pane,
hanno smesso di farlo gli affamati.
La sterile ha partorito sette volte
e la ricca di figli è sfiorita.
 
Il Signore fa morire e fa vivere,
scendere agli inferi e risalire.
Il Signore rende povero e arricchisce,
abbassa ed esalta.
 
Solleva dalla polvere il debole,
dall’immondizia rialza il povero,
per farli sedere con i nobili
e assegnare loro un trono di gloria.