Dettagli evento
- lunedì | 21 dicembre 2020
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Lectio lunedì 21 dicembre 2020
Lunedì della Quarta Settimana di Avvento (Anno B)
Libro di Sofonia 3, 14 - 17
Luca 1, 39 - 45
1) Orazione iniziale
Ascolta, o Padre, le preghiere del tuo popolo in attesa del tuo Figlio che viene nell’umiltà della condizione umana: la nostra gioia si compia alla fine dei tempi quando egli verrà nella gloria.
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2) Lettura: Libro di Sofonia 3, 14 - 17
Rallégrati, figlia di Sion, grida di gioia, Israele, esulta e acclama con tutto il cuore, figlia di Gerusalemme! Il Signore ha revocato la tua condanna, ha disperso il tuo nemico. Re d’Israele è il Signore in mezzo a te, tu non temerai più alcuna sventura. In quel giorno si dirà a Gerusalemme: «Non temere, Sion, non lasciarti cadere le braccia! Il Signore, tuo Dio, in mezzo a te è un salvatore potente. Gioirà per te, ti rinnoverà con il suo amore, esulterà per te con grida di gioia».
3) Commento sul Libro di Sofonia 3, 14 - 17
• Il profeta Sofonia scrive in un momento drammatico della vita del suo popolo e lo invita a superare la paura e a non "lasciarti cadere le braccia". La monarchia infatti era ormai alla fine e il dramma dell'esilio incombeva su tutti, ma, dopo aver richiamato alla conversione in nome di Dio, pronuncia parole meravigliose di speranza.
Quindi la Parola di Dio di oggi ci spinge a non lasciarci prendere dalla tristezza, a non lasciarci sopraffare dall'angoscia, pur avendone tutti i motivi. Tuttavia la nostra non è una gioia qualsiasi, è la gioia di chi esce da se stesso, dal proprio egoismo, per aprirsi a Dio accogliendo il suo progetto nella propria vita e andando verso gli altri.
• "Rallegrati, figlia di Sion, grida di gioia, Israele, esulta e acclama con tutto il cuore, figlia di Gerusalemme! Il Signore ha revocato la tua condanna, ha disperso il tuo nemico. Re d'Israele è il Signore in mezzo a te, tu non temerai più alcuna sventura". (Sof. 3,14-15) - Come vivere questa Parola?
Il profeta Sofonia conclude le sue profezie prospettando un futuro all'insegna della gioia. Proprio per questo la città di Gerusalemme, che è il cuore del popolo eletto è chiamata a festeggiare questo evento: quando Dio proprio in essa si manifesterà avendo revocato la condanna che i peccati del popolo avevano meritato.
Ha una particolare forza di consolazione quello che il testo dice subito dopo: in quei giorni si dirà: "Non temere Sion non lasciarti cadere le braccia. Il Signore tuo Dio in mezzo a te è un Salvatore potente". È bello in questo avvicinarsi del Natale immergersi totalmente (anche per pochi istanti) in parole che sono oro puro di una divina promessa. La tentazione ci insidia con la solita domanda: "Ma se il mondo va a rotoli, dov'è questo Dio che libera e salva?".
Particolarmente in questi giorni in cui ci prepariamo a vivere celebrando il Mistero del Natale ci incontriamo con questa verità: quel Dio che ha infranto le forze del male è venuto al mondo non con modalità solenni e grandiose ma assumendo la debolezza di un neonato dopo essere stato per nove messi chiuso nel utero di una donna. È talmente grande questo evento, pur nelle modalità esteriori umilissime, che ci persuade a di un fatto: Dio è davvero l'Emmanuele-Dio con noi.
La sua presenza, silenziosa ma certa, in ogni momento della nostra vita ci rassicura e ci consola. Niente potrà farci veramente del male perché e Lui il Bene sceso in terra a salvare.
Signore, facci respirare questa verità, facci vivere e gioire di questo Mistero senza fondo di una Amore sempre nuovo che rinnova e vivifica la nostra storia.
Ecco la voce di uno scrittore pensatore inglese Chesterton: "La gioia è il gigantesco segreto del cristiano"
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4) Lettura: dal Vangelo secondo Luca 1, 39 - 45
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.
Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
5) Riflessione sul Vangelo secondo Luca 1, 39 - 45
• L'angelo se n'è andato, si è allontanato. No, non è un'annotazione cronologica, non è una inutile descrizione o un particolare insignificante quello che ci consegna Luca.
L'angelo è partito, fine delle apparizioni, fine del sostegno angelico, fine dello straordinario. Come si sarà svegliata, Maria, il giorno dopo l'annuncio? Cosa avrà detto? Cosa avrà pensato? Cos'era successo il giorno prima? Un'allucinazione? Una follia? O tutto è reale? Maria si sfiora il ventre con delicatezza. Troppe le cose che tumultuosamente le attraversano la mente.
E Giuseppe? Col passare dei giorni tutto si semplifica, Giuseppe viene, in gran segreto e le parla di sogni, di decisioni, di salvezza. Non può essere casuale. Allora decidono di fare l'unica cosa sensata: vogliono capire se e quanto è vero ciò che sta accadendo.
Partono; il cuore in agitazione. E se Elisabetta non aspettasse nessun bimbo? Eccoli, ora, nel cortile di casa: Giuseppe scarica il somarello mentre la vecchia cugina esce dalla porta di casa, asciugandosi le mani nel grembiule.
Le due donne si guardano, in silenzio. È Elisabetta, ora, a parlare. Ma come hai fatto a credere così tanto, piccola Maria!
• La madre del mio Signore.
Entrati nel cuore dell'Avvento, la liturgia ci introduce sempre più nel cuore della Vergine. La consapevolezza del dono della maternità divina avrebbe potuto legittimamente indurre Maria a immergersi in una adorante e solitaria contemplazione del mistero che si stava compiendo in lei. Oggi invece la vediamo sollecita salire in fretta verso la montagna per prestare gli umili soccorsi di cui ha bisogno Elisabetta, prossima alla maternità. È bello costatare come i misteri di Dio si svelino quando sono irrorati dall'amore e dalla carità fraterna: «Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo» Amore genera amore e la luce di Dio illumina i suoi misteri: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?». La luce dello Spirito Santo, che emana da Maria, pervade il cuore di Elisabetta. Le è così consentito, nella gioia, di scorgere le realtà profonde ed invisibili ad occhio umano: Maria non è più la giovane parente che conosceva da sempre, ma la Madre del Signore, la benedetta fra tutte le donne, che ha creduto alla parola del Signore e porta nel grembo verginale il Dio della vita. Ancora così Dio ci si fa conoscere, attraverso le vie dell'amore, amore verso di Lui e verso i nostri fratelli. Quando l'amore diventa un vissuto quotidiano e un abito che stabilmente ci adorna, Dio è con noi e noi siamo con Lui: è il massimo della gioia possibile a noi, esseri viandanti verso il cielo.
• Luca mette l’accento sulla prontezza di Maria nel servire, nell’essere ancella. L’angelo parla della gravidanza di Elisabetta e immediatamente, Maria si alza ed in fretta si reca ad aiutarla. Da Nazaret fino alla casa di Elisabetta c’erano più di 100 km, quattro giorni di viaggio, come minimo! Non c’erano né pullman, né treni. Maria inizia a servire e compie la sua missione a favore del popolo di Dio.
• Elisabetta dice a Maria: "Benedetta tu fra le donne, e benedetto il frutto del tuo grembo!" Fino ad oggi, queste parole fanno parte del salmo più conosciuto e pregato nel mondo intero, l’Ave Maria.
• "E beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore". É l’elogio di Elisabetta a Maria ed il messaggio di Luca per le comunità: credere nella Parola di Dio, poiché la Parola di Dio ha la forza per adempiere tutto ciò che ci dice. È Parola creatrice. Genera vita nuova nel seno della Vergine, nel seno della gente che la accoglie con fede.
• Maria ed Elisabetta si conoscevano già. Ma in questo incontro, loro scoprono, l’una nell’altra, un mistero che ancora non conoscevano, e che le riempie di molta gioia. Anche oggi incontriamo persone che ci sorprendono con la saggezza che posseggono e con la testimonianza di fede che ci danno. Qualcosa di simile ti è successo già? Hai incontrato persone che ti hanno sorpreso? Cosa ci impedisce di scoprire e di vivere l’allegria della presenza di Dio nella nostra vita?
• L’atteggiamento di Maria dinanzi alla Parola esprime l’ideale che Luca vuole comunicare alle Comunità: non rinchiudersi in se stesse, ma uscire da sé, essere attente ai bisogni ben concreti delle persone e cercare di aiutare gli altri nella misura delle necessità.
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6) Per un confronto personale
• Mettendomi al posto di Maria e di Elisabetta: sono capace di percepire e sperimentare la presenza di Dio nelle cose semplici e comuni della vita di ogni giorno?
• L’elogio di Elisabetta verso Maria: “Hai creduto!” Suo marito ebbe problemi nel credere ciò che l’angelo diceva. Ed io?
7) Preghiera finale: Salmo 32
Esultate, o giusti, nel Signore; cantate a lui un canto nuovo.
Lodate il Signore con la cetra,
con l’arpa a dieci corde a lui cantate.
Cantate al Signore un canto nuovo,
con arte suonate la cetra e acclamate.
Il disegno del Signore sussiste per sempre,
i progetti del suo cuore per tutte le generazioni.
Beata la nazione che ha il Signore come Dio,
il popolo che egli ha scelto come sua eredità.
L’anima nostra attende il Signore:
egli è nostro aiuto e nostro scudo.
È in lui che gioisce il nostro cuore,
nel suo santo nome noi confidiamo.