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- giovedì | 10 dicembre 2020
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Lectio giovedì 10 dicembre 2020
Giovedì della Seconda Settimana di Avvento (Anno B)
Profeta Aggeo 1, 1 - 8
Matteo 11, 11 - 15
1) Orazione iniziale
Risveglia, o Dio, la fede del tuo popolo perché prepari le vie del tuo unico Figlio, e per il mistero della sua venuta possa servirti con la santità della vita.
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2) Lettura: Isaia 41, 13 - 20
Io sono il Signore, tuo Dio, che ti tengo per la destra e ti dico: «Non temere, io ti vengo in aiuto».
Non temere, vermiciattolo di Giacobbe, larva d’Israele; io vengo in tuo aiuto – oràcolo del Signore –, tuo redentore è il Santo d’Israele. Ecco, ti rendo come una trebbia acuminata, nuova, munita di molte punte; tu trebbierai i monti e li stritolerai, ridurrai i colli in pula. Li vaglierai e il vento li porterà via, il turbine li disperderà. Tu, invece, gioirai nel Signore, ti vanterai del Santo d’Israele.
I miseri e i poveri cercano acqua ma non c’è; la loro lingua è riarsa per la sete.
Io, il Signore, risponderò loro, io, Dio d’Israele, non li abbandonerò. Farò scaturire fiumi su brulle colline, fontane in mezzo alle valli; cambierò il deserto in un lago d’acqua, la terra arida in zona di sorgenti. Nel deserto pianterò cedri, acacie, mirti e ulivi; nella steppa porrò cipressi, olmi e abeti; perché vedano e sappiano, considerino e comprendano a un tempo che questo ha fatto la mano del Signore, lo ha creato il Santo d’Israele.
3) Commento su Isaia 41, 13 - 20
? Non temere vermiciattolo di Giacobbe, larva di Israele. (IS 41, 14) - Come vivere questa Parola?
Se fosse un uomo a darci del "vermiciattolo" o della "larva" sicuramente ci offenderemmo, colpiti nella nostra dignità. Nella lettura di Isaia è invece Dio a definire così il suo interlocutore e i due termini non producono lo stesso effetto.
Non solo perché davanti al Signore ogni uomo saggio si sente piccola cosa, una "larva" appunto, ma soprattutto perché le due parole sono inserite in un contesto preciso: ci sono un "non temere", un "ti vengo in aiuto", un "ti rendo come trebbia acuminata".
C'è dietro ai due nomignoli un Dio che ama e che è presente, che tiene per mano "ti tengo per la destra", un Dio che mentre vede tutti i limiti e le povertà nello stesso tempo vede le possibilità: "Tu gioirai nel Signore, ti vanterai del santo di Israele."
La parola di Dio non offende mai, pur dicendo la verità su di noi. Non fa sconti, ma sapientemente unisce la correzione alla consolazione. Rivela le fragilità ma non "taglia le gambe".
Guai ad essere permalosi con essa! Dobbiamo permetterle di "offenderci" nel senso di colpirci là dove siamo più sensibili, dove non vorremmo essere guardati e giudicati. Chi lo fa diventa come il Battista di cui ci parla il vangelo il quale, ricevuta da Dio la verità su di lui, diventa uomo capace di verità e sperimenta sulla sua pelle come l'Amore possa trasfigurarlo.
Grazie Signore perché tu, rivelandoci chi siamo, dici anche tutta la nostra dignità.
Grazie perché hai stima di noi e le nostre miserie invece di allontanarci, ci attirano.
Ecco la voce di un Padre nello Spirito San Francesco di Sales: Dio vuole che la vostra miseria sia il trono della sua misericordia, e le vostre incapacità la sede della sua onnipotenza. Le vostre incapacità non vi impediscono di rientrare in voi stessa: vi impediscono solo di piacere a voi stessa!
? "I miseri e i poveri cercano acqua ma non c'è; la loro lingua è riarsa per la sete. Io, il Signore, risponderò loro, Io, Dio d'Israele, non li abbandonerò". (Is 41, 17) - Come vivere questa Parola?
Questa immagine dei miseri che cercano acqua ci fa venire in mente la samaritana del vangelo di Giovanni. Lei cercava acqua, sapendo che trovatala, a breve ne avrebbe avuto bisogno dell'altra... l'idea di un'acqua che disseta per sempre l'aveva entusiasmata. L'entusiasmo la porta a continuare le chiacchere con Gesù e lui piano piano le svela la natura vera della sete. E lei accoglie quella provocazione e nel suo evidente limite, va oltre e impara ad attribuire significati nuovi alla sua sete. Un'attribuzione che la porta a capire cosa stesse veramente cercando, nella sua vita ricca di amori alterni, parziali.
Nei versetti riportati, i miseri di Isaia, in questa logica, cioè pensando che la sete accomuna tutti, siamo davvero tutti noi. Non c'è lingua che non sperimenti l'essere riarsa dalla sete. E Dio è lì, pronto a rispondere a quella sete, senza intenzioni di abbandonarci nella nostra ricerca di soddisfazione, anzi accompagnandoci nelle esperienze "dissetanti".
La sete come ricerca, come attesa dinamica è l'obiettivo di Isaia. Di fronte a Dio si sta così. Assetati, in continuo movimento per soddisfare quella sete, sbagliando pure fonte a cui rivolgersi e scegliendo poi di tornare indietro e cercare meglio.
Signore, perdona le nostre ricerche inutili; accompagnaci in questo "aspettare andando"... permettendoci di trovare in fretta la sorgente autentica di quell'acqua che disseta per sempre.
Ecco la voce di un padre della chiesa san Pier Crisologo: Feriti nell'anima, gli uomini cominciarono a volere vedere Dio con gli occhi del corpo. Ma se Dio non può essere contenuto dal mondo intero, come poteva venir percepito dall'angusto sguardo umano? Si deve rispondere che l'esigenza dell'amore non bada a quel che sarà, che cosa debba, che cosa gli sia possibile. L'amore non si arresta davanti all'impossibile, non si attenua di fronte alle difficoltà. L'amore, se non raggiunge quel che brama, uccide l'amante; e perciò va dove è attratto, non dove dovrebbe. L'amore genera il desiderio, aumenta d'ardore e l'ardore tende al vietato. E che più?
? ...perché vedano e sappiano, considerino e comprendono questo tempo, che questo l'ha fatto la mano del Signore, lo ha creato il Santo d'Israele. (Is 41,20) - Come vivere questa parola?
Nel brano di Isaia, oggi, vediamo la tenerezza di Dio che si comporta come una madre, tenendo il figlio per mano e assicurandolo che le è vicino e quindi non deve temere. Certo Israele ha sofferto molto nell'esilio ma adesso il suo Redentore, il Santo di Israele risponderà a tutti i bisogni del suo popolo, trasformando l'afflizione in gioia, il deserto in un luogo di acqua sorgente e di prati in fiore tutto il creato, l'uomo incluso, manifesterà la presenza di Dio; così tutto il creato lodi Lui, nella sua potenza e bontà. Tocca all'uomo riconoscere questo fatto e accettare la rivelazione divina nella propria storia. In questo modo, noi arriviamo a conoscere meglio anche noi stessi e il significato della nostra esistenza terrena. Non siamo visitatori ciechi che non conoscono la strada, ma persone amate, scelte da Dio a partecipare a quella seconda creazione che è realizzata dalla morte e risurrezione di Gesù, il Salvatore. Lui ci guida per la strada giusta, lui che è la via, la verità e la vita.
Signore Gesù, vieni! Dacci occhi per vedere senza pregiudizi, dacci una mente che sa riflettere sulle meraviglie della natura e comprendere di più Lui, il Santo che lo ha creato. Vieni Signore Gesù!
Ecco la voce di un grande guida spirituale di oggi Tonino Bello: Buona attesa dunque! (cioè buon Avvento). Il Signore ci dia la grazia di essere continuamente allerta, in attesa di Qualcuno che arriva, che irrompe nelle nostre case, e ci dia da portare un lieto annuncio!
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4) Lettura: dal Vangelo di Matteo 11, 11 - 15
In quel tempo, Gesù disse alle folle: «In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui.
Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli subisce violenza e i violenti se ne impadroniscono. Tutti i Profeti e la Legge infatti hanno profetato fino a Giovanni. E, se volete comprendere, è lui quell’Elìa che deve venire. Chi ha orecchi, ascolti!».
5) Riflessione sul Vangelo di Matteo 11, 11 - 15
? Israele si aspettava che il profeta Elia ritornasse prima della venuta del Figlio dell’uomo, per preparargli il cammino. È Giovanni Battista che ha compiuto questa importante missione per Gesù. Giovanni ha preparato la sua venuta chiamando la gente a convertirsi e promettendo la salvezza nel futuro regno di Dio a quelli che avessero risposto al suo appello. Ecco perché Gesù può dire di Giovanni: “Egli è quell’Elia che deve venire” (v. 14). È perché Giovanni Battista ha riconosciuto i segni del tempo e vi ha risposto che gli viene accordata un’importanza particolare tra i cittadini del mondo. Ma il regno di Dio è di tutt’altra qualità.
Mentre Giovanni si limita ad annunciare la salvezza, Gesù la fa vivere a tutti: quando lo incontrano, le persone sono trasformate e liberate dal dolore, dalla solitudine e dalla miseria. Si capisce bene, dunque, perché queste persone siano, da parte loro, talmente entusiaste per il regno di Dio, che si impegnano per lui con tutta la loro energia, come dei “forsennati”.
? Ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui.
Il brano evangelico è preceduto immediatamente da interrogazioni che Gesù rivolge alla gente circa la visita che avevano fatto a Giovanni il Battista nel deserto, che, ora, dal carcere invia alcuni suoi discepoli per chiedergli se Egli è il Messia atteso. Egli li rimanda perché riferiscano al loro maestro ciò che hanno veduto: I ciechi riacquistano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti... Quindi Gesù non può trattenersi dal fare l'elogio di Giovanni. Nessun uomo nato da donna è più grande di lui. Tutti i profeti sono grandi, ma nessuno ha esultato fin dal seno materno per la presenza del Salvatore, nessun profeta ha avuto la missione di preparare immediatamente la via al Messia con la predicazione della penitenza e con una vita di austerità, conclusasi con la testimonianza della morte. Egli è vissuto nello spirito di Elia che, secondo la mentalità giudaica, avrebbe dovuto precedere il salvatore. È grande quindi Giovanni, ma Gesù aggiunge: il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui. È una affermazione che ci rivela la nostra vera dignità di figli del Regno, che riempie il cuore di gioia mentre impegna ad una vita santa. Noi, i credenti, siamo entrati a far parte del Regno di Dio mediante il sacramento del battessimo che ci ha resi figli di Dio, fratelli di Gesù Cristo, eredi della gloria del Cielo, coeredi con Cristo. Ci resta difficile o quasi impossibile comprendere la grandezza che ci proviene da questo sacramento.
San Leone Magno ci ripete: Cristiano, considera la tua immensa dignità! Non avvilirla con il peccato. Ogni mattina dovremmo rivolgerci al Padre con la preghiera: Ti adoro, mio Dio, ti amo con tutto il cuore; ti ringrazio di avermi creato, fatto cristiano e conservato in questa notte...
? Poco prima, Giovanni aveva mandato a chiedere a Gesù: “È il Signore o dobbiamo attenderne un altro?” (Mt 11,3). Giovanni sembrava aver dubbi rispetto a Gesù. Gesù infatti non corrispondeva all’idea che lui, Giovanni, si era fatto del messia, un giudice severo che doveva venire a realizzare il giudizio di condanna e di ira (Mt 3,7). Doveva tagliare gli alberi dalle radici (Mt 3, 10), pulire il campo e gettare il palo secco nel fuoco (Mt 3,12). Ma Gesù, invece di essere un giudice severo, è amico di tutti, “mite ed umile di cuore” (Mt 11,29), accoglie i peccatori e mangia con loro (Mc 2,16).
? Gesù risponde a Giovanni citando il profeta Isaia: “Andate a riferire a Giovanni ciò che voi udite e vedete: i ciechi recuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi riacquistano l’udito, i morti risuscitano, ai poveri è predicata la buona novella, e beato colui che non si scandalizza di me!” (Mt 11,5-6; cf. Is 33,5-6;29,18). Risposta dura. Gesù manda Giovanni ad analizzare meglio le Scritture per poter cambiare la visione erronea che aveva del messia.
? Giovanni fu grande! Il maggiore di tutti! Ed il più piccolo nel Regno dei cieli è più grande di Giovanni! Giovanni è il maggiore, perché lui era l’ultimo eco del Vecchio Testamento. Fu Giovanni che, per la sua fedeltà, poté finalmente indicare il messia al popolo: “Ecco l’agnello di Dio!” (Gv 1,36), e la lunga storia iniziata con Abramo raggiunse il suo obiettivo. Ma Giovanni non fu capace di capire da solo la portata della presenza del Regno di Dio in Gesù. Lui era nel dubbio: “È il Signore o dobbiamo aspettare un altro?” La storia antica, essa sola, non comunica alla persona la luce sufficiente per capire tutta la novità della Buona Notizia di Dio che Gesù ci porta. Il Nuovo non entra nell’Antico. Sant’Agostino diceva: “Novum in Vetere latet, Vetus in Novo patet”, che tradotto significa: “Il Nuovo è già nascosto nel Vecchio. Ma il Vecchio rivela solo il suo pieno significato nel Nuovo”. Chi sta con Gesù e vive con lui riceve da lui una luce che dà occhi nuovi per scoprire un significato più profondo nel Vecchio. E qual’è questa novità?
? Gesù offre una chiave: “La legge e tutti i profeti infatti hanno profetato fino a Giovanni. E se lo volete accettare, egli è quell’Elia che deve venire. Chi ha orecchi, intenda!” Gesù non spiega, ma dice: “Chi ha orecchi, intenda.” Elia doveva venire per preparare la venuta del Messia e ricostruire la comunità: “Ricondurre il cuore dei genitori verso i figli ed il cuore dei figli per i genitori” (Mal 3,24). Giovanni annunciò il Messia e cercò di ricostruire la comunità (Lc 1,17). Ma gli sfuggiva il mistero più profondo della vita in comunità. Solo Gesù lo comunicò, annunciando che Dio è Padre e, quindi, siamo tutti fratelli e sorelle. Questo annuncio porta con sé una forza nuova che ci rende capaci di superare le divergenze e creare comunità.
? Sono questi i violenti che riescono a conquistare il Regno. Il Regno non è una dottrina, ma è un modo nuovo di vivere come fratelli e sorelle, a partire dall’annuncio che Gesù fa: Dio è Padre di tutti.
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6) Alcune domande per aiutarci nella meditazione e nella orazione
• Il Regno è dei violenti, cioè, appartiene a coloro che come Gesù hanno il coraggio di creare comunità. Anche tu?
• Gesù aiutò Giovanni a capire meglio i fatti per mezzo della Bibbia. La Bibbia mi aiuta a capire meglio i fatti della mia vita?
7) Preghiera: Salmo 144
Il Signore è misericordioso e grande nell’amore.
O Dio, mio re, voglio esaltarti
e benedire il tuo nome in eterno e per sempre.
Buono è il Signore verso tutti,
la sua tenerezza si espande su tutte le creature.
Ti lodino, Signore, tutte le tue opere
e ti benedicano i tuoi fedeli.
Dicano la gloria del tuo regno
e parlino della tua potenza.
Facciano conoscere agli uomini le tue imprese
e la splendida gloria del tuo regno.
Il tuo regno è un regno eterno,
il tuo dominio si estende per tutte le generazioni.