Per la preghiera personale e familiare: Lectio divina sulla Liturgia della Parola del giorno - mercoledì 9 dicembre 2020

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  • mercoledì | 9 dicembre 2020

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Lectio del mercoledì 9 dicembre 2020
 
Mercoledì della Seconda Settimana di Avvento (Anno B)

 
Isaia 40, 25 - 31
Matteo 11, 28 - 30  
 
 
1) Preghiera 
Dio onnipotente, che ci chiami a preparare la via al Cristo Signore, fa’ che per la debolezza della nostra fede non ci stanchiamo di attendere la consolante presenza del medico celeste.
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2) Lettura: Isaia 40, 25 - 31  
«A chi potreste paragonarmi, quasi che io gli sia pari?» dice il Santo. Levate in alto i vostri occhi e guardate: chi ha creato tali cose? Egli fa uscire in numero preciso il loro esercito e le chiama tutte per nome; per la sua onnipotenza e il vigore della sua forza non ne manca alcuna. Perché dici, Giacobbe, e tu, Israele, ripeti: «La mia via è nascosta al Signore e il mio diritto è trascurato dal mio Dio»? Non lo sai forse? Non l’hai udito? Dio eterno è il Signore, che ha creato i confini della terra.
Egli non si affatica né si stanca, la sua intelligenza è inscrutabile. Egli dà forza allo stanco e moltiplica il vigore allo spossato. Anche i giovani faticano e si stancano, gli adulti inciampano e cadono; ma quanti sperano nel Signore riacquistano forza, mettono ali come aquile, corrono senza affannarsi, camminano senza stancarsi.
 
3) Commento su  Isaia 40, 25 - 31  
? Egli dà forza allo stanco e moltiplica il vigore allo spossato. (IS 40, 29) - Come vivere questa Parola?
Oggi è il giorno del riposo, del riposo che viene da Dio. Leggiamo infatti anche nel vangelo: "Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi e io vi darò ristoro" (Mt 11, 28).
Non è il semplice riposo fisico o mentale ma qualcosa di più.
É il riposo che nasce dalla libertà interiore a cui sono chiamati i figli di Dio per cui non si vive di paure e scrupoli che tolgono il fiato.
É il riposo che dà nuove energie per fare il bene là dove ci si sente scoraggiati e sterili.
É il riposo che ci aiuta a rialzarci quando siamo caduti o semplicemente abbiamo inciampato.
É il riposo che nasce da una rinnovata speranza.
É un riposo che convive con il duro lavoro per servire il Regno di Dio, che fa correre "senza affannarsi", senza preoccuparsi all'eccesso perché si sa che non si è soli, che l'opera di Dio sarà Dio a portarla a compimento.
É il riposo che miracolosamente dona nuove forze là dove ci si sente senza benzina, svuotati.
É il riposo che viene dal dare un senso grande alla propria fatica, al proprio impegno.
L'invito di Cristo è chiaro: "Venite a me". Per riposare in Lui, con Lui, grazie a Lui, dobbiamo allora compiere l'ultimo sforzo: andare a Lui, fare quel passo che ci aiuterà a fare tutti quelli successivi, anche se in salita.
Tu sei Signore il nostro riposo, Colui nel quale ritroviamo forza e consolazione. Tu dai senso al nostro vivere e alla nostra fatica. Con Te riusciamo a non fermarci nel nostro cammino.
Ecco la voce di un sacerdote Don Primo Mazzolari: Il cuore si riposa se uno lo riceve e l'ascolta
 
? Anche i giovani faticano e si stancano, gli adulti inciampano e cadono, ma quanti sperano nel Signore riacquistano forza, mettono ali come aquile, corrono senza affannarsi, camminano senza stancarsi. (Is 40, 31) - Come vivere questa parola?
Dopo tre generazioni passati in esilio, il popolo abbattuto, confuso, si lamenta per l'apparente silenzio di Dio. La risposta del Signore si fa sentire per mezzo del profeta Isaia. Egli non denuncia il popolo per la mancanza di speranza e di fiducia in lui, ma provoca ognuno di loro con una serie di interrogativi per aiutarlo a scoprire il vero volto di Dio. Egli è il Dio eterno che ha in mano il creato e tutta la storia dell'uomo. Non è silenzioso e non è lontano. È sempre vicino con la sua presenza che salva. È una sfida a sperare nel Signore, ad avere fiducia nel suo piano per ogni persona, a credere che Egli non si stanca mai di noi, anzi ci cerca senza sosta per offrirci la sua vita nella felicità eterna. Bisogna solo sperare, aver fiducia in Lui, accettare il rischio della fede, e poi, Dio rinnova le nostre forze, addirittura ci dà le ali dell'aquila, cioè i mezzi per camminare e crescere al di là di ogni possibilità umana (la preghiera, la parola di Dio, i sacramenti, specialmente l'Eucaristia). In ogni persona, anche se ben nascosto alle volte, c'è un desiderio profondo di bene, di salvezza, di gioia duratura, di superamento delle fatiche. Gesù è la risposta di Dio ad ognuno. Gesù è il Salvatore che viene per consolare, per salvare e muoverci ad imitare la sua fiducia in Dio Misericordia.
Noi veniamo a te, Signore Gesù, stanchi e oppressi, perché solo tu sai dare sollievo, speranza e libertà, e ci mettiamo alla tua scuola per conoscere il Padre e per diventare miti e umili di cuore come te. Marana tha, vieni Signore Gesù! 
Ecco la voce di un celebre autore francese Georges Bernanos: La speranza è un rischio da correre. È addirittura il rischio dei rischi.
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4) Lettura: dal Vangelo secondo Matteo 11, 28 - 30  
In quel tempo, Gesù disse: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».
 
5) Riflessione  sul Vangelo secondo Matteo 11, 28 - 30  
? Gesù ci invita: “Venite a me, voi tutti”. Ma chi sono i suoi invitati? 
Sono coloro le cui spalle si piegano sotto il peso delle cose che si pretendono da loro: comandamenti e leggi, obblighi ad essere prestanti e concorrenza asserviscono agli uomini. 
Gesù ci invita a liberarci da queste esigenze grazie a lui. Ma cosa ci offre come alternativa? 
Ci promette un giogo nuovo e un nuovo fardello. Come rispondere ad un tale invito? 
Eppure vi è una differenza fondamentale tra il giogo che ci impongono gli altri e quello che ci propone Gesù. Gesù non ha altre esigenze, si propone come esempio. Egli stesso non obbedisce a ciò che si esige da lui dall’esterno. Obbedisce al proprio cuore, a ciò che sa che Dio sostiene in lui. Quando si è trovata questa via, si cessa di essere sballottati qua e là, e si può riposare. 
Gesù non vuole schiacciarci: non si aspetta che noi ci trasformiamo dall’oggi al domani, ma che noi siamo pronti a imparare da lui qualche cosa.
 
? Il ristoro per le nostre anime.
Fatica e oppressione ci accompagnano inevitabilmente per quel lento ed inarrestabile accumulo di pesi che quotidianamente si posano sulle nostre spalle e gravano sul nostro spirito. È la fatica del nostro ritorno a Dio da cui ci eravamo allontanati, è la fatica del deserto e degli aneliti inappagati. Soffriamo sete e fame e l'inedia genera stanchezza. L'orientamento ci risulta difficile e siamo soggetti a smarrimenti che rendono tortuose le nostre strade e sempre troppo lontana la meta da raggiungere. Che tristezza vagare senza meta, anelare ad essa e non poterla raggiungere! La nostalgia della casa paterna mai ci abbandona, la fame e la sete ci ricordano il cibo abbondante di cui godevamo un tempo, ora però tutto ci risulta difficile e faticoso. Non ci sfugge il pensiero che stiamo tutti, con pesi più o meno grandi, scalando il nostro personale calvario. Così ci coglie e ci descrive Cristo in questo nostro tempo e per questo ci rivolge un fraterno invito: "Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò". 
Il primo gesto che egli ci chiede è quello di "andare" da lui; vuol dirci che egli è la "via" sicura, l'orientamento che non sapevamo trovare da soli, l'approdo a cui tendevamo senza poterlo raggiungere. Ritrovare la strada dopo vari smarrimenti è sicuramente morivo di grande gioia, è il primo ristoro di cui vuol farci godere. Accettare la guida dopo aver vagato in solitudine smarrendoci è un segno di vera umiltà, ma anche il presupposto per ulteriori progressi. Ci mettiamo così alla scuola di Cristo per imparare ad essere come lui miti ed umili di cuore. Mitezza ed umiltà sembrerebbero secondo i nostri calcoli, limiti e non motivi di forza. In realtà sono le virtù che fanno spazio a Dio e ci consentono di sentire dentro la misteriosa forza, che rende leggeri i nostri pesi e soave il giogo. Riusciamo solo così a convincerci che quanto il Signore ci chiede e ci indica amorevolmente con i suoi precetti ci risulteranno leggeri e soavi nella misura in cui ci siamo convinti che sono gli strumenti indispensabili per continuare il nostro cammino speditamente verso la meta e la via sicura per raggiungerla. Attenzione a non preferire stoltamente i nostri sentieri tortuosi e privarci della santa energia divina; ci ritroveremmo fuori strada e stremati sotto i nostri pesi diventati insopportabili.
 
? Matteo 11,28-30: L’invito di Gesù valido fino ad oggi. Gesù invita tutti coloro che sono stanchi ad andare da lui, e lui promette riposo. Nelle comunità attuali, noi dovremmo essere la continuazione di questo invito che Gesù rivolse alla gente stanca ed oppressa dal peso delle osservanze richieste dalla legge di purezza. Lui dice: “Imparate da me che sono mite ed umile di cuore”. Molte volte, questa frase è stata manipolata, per chiedere alla gente sottomissione, mansuetudine e passività. Gesù vuole dire il contrario. Chiede alla gente di non ascoltare “i sapienti ed intelligenti”, i professori di religione dell’epoca e di cominciare ad imparare da lui, da Gesù, un uomo venuto dall’entroterra di Galilea, senza istruzione superiore, che si dice "mite ed umile di cuore". Gesù non fa come gli scribi che si esaltano con la loro scienza, ma si mette accanto alla gente sfruttata ed umiliata. Gesù, il nuovo maestro, sa per esperienza ciò che avviene nel cuore del popolo che soffre. Lui lo ha vissuto da vicino e lo ha conosciuto nei trent’anni di vita a Nazaret.
 
? Come Gesù mette in pratica ciò che insegnò nel Discorso della Missione. Gesù ha una passione: annunciare la Buona Novella del Regno. Passione per il Padre e per la gente povera ed abbandonata della sua terra. Lì dove Gesù incontrava gente che lo ascoltava, Gesù trasmetteva la Buona Novella. In qualsiasi posto. Nelle sinagoghe durante la celebrazione della Parola (Mt 4,23). Nelle case degli amici (Mt 13,36). Andando lungo il cammino con i discepoli (Mt 12,1-8). Lungo le rive del mare, seduto in una barca (Mt 13,1-3). Sulla montagna, da dove proclamò le beatitudini (Mt 5,1). Nelle piazze e nelle città, dove la gente gli portava i malati (Mt 14,34-36). Anche nel Tempio di Gerusalemme, durante i pellegrinaggi (Mt 26,55)! In Gesù, tutto è rivelazione di ciò che portava dentro! Non solo annunciava la Buona Novella del Regno. Lui stesso era e continua ad essere un segno vivo del Regno. In lui appare evidente ciò che succede quando un essere umano lascia che Dio regni nella sua vita. Il vangelo di oggi rivela la tenerezza con cui Gesù accoglie i piccoli. Lui voleva che loro incontrassero riposo e pace. Per questa sua scelta, per i piccoli ed esclusi, Gesù fu criticato e perseguitato. Soffrì molto! Lo stesso avviene oggi. Quando una comunità cerca di aprirsi e di essere un luogo di accoglienza e di consolazione per i piccoli e gli esclusi di oggi che sono gli stranieri ed i migranti, molte persone non sono d’accordo e criticano.
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6) Per un confronto personale
• Hai sperimentato qualche volta il riposo promesso da Gesù?
• Come possono, le parole di Gesù, aiutare la nostra comunità ad essere un luogo di riposo per le nostre vite?
 
 
7) Preghiera finale: Salmo 102
Benedici il Signore, anima mia.
 
Benedici il Signore, anima mia, quanto è in me benedica il suo santo nome.
Benedici il Signore, anima mia, non dimenticare tutti i suoi benefici.
 
Egli perdona tutte le tue colpe, guarisce tutte le tue infermità,
salva dalla fossa la tua vita, ti circonda di bontà e misericordia.
Misericordioso e pietoso è il Signore, lento all’ira e grande nell’amore.
Non ci tratta secondo i nostri peccati e non ci ripaga secondo le nostre colpe.