Per la preghiera personale e familiare: Lectio divina sulla Liturgia della Parola del giorno - lunedì 7 dicembre 2020

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  • lunedì | 7 dicembre 2020

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Lectio lunedì 7 dicembre 2020
 
Lunedì della Seconda Settimana di Avvento (Anno B)
Sant’Ambrogio
 
Isaia 35, 1 - 10
Luca 5, 17 - 26
 
 
1) Orazione iniziale 
O Dio, che nel vescovo sant’Ambrogio ci hai dato un insigne maestro della fede cattolica e un esempio di apostolica fortezza, suscita nella Chiesa uomini secondo il tuo cuore, che la guidino con coraggio e sapienza.
 
Ambrogio (Treviri, Germania, c. 340 – Milano, 4 aprile 397), di famiglia romana cristiana, governatore delle province del nord Italia, fu acclamato vescovo di Milano il 7 dicembre 374. Rappresenta la figura ideale del vescovo, pastore, liturgo e mistagogo. Le sue opere liturgiche, i commentari delle Scritture, i trattati ascetico-morali restano memorabili documenti del magistero e dell’arte di governo. Guida riconosciuta nella Chiesa occidentale, in cui trasfonde anche la ricchezza della tradizione orientale, estese il suo influsso in tutto il mondo latino. In epoca di grandi trasformazioni culturali e sociali, la sua figura si impose come simbolo di libertà e di pacificazione. Diede particolare risalto pastorale ai valori della verginità e del martirio. Autore di celebri testi liturgici, è considerato il padre della liturgia ambrosiana.
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2) Lettura: Isaia 35, 1 - 10
Si rallegrino il deserto e la terra arida, esulti e fiorisca la steppa. Come fiore di narciso fiorisca; sì, canti con gioia e con giubilo. Le è data la gloria del Libano, lo splendore del Carmelo e di Saron. Essi vedranno la gloria del Signore, la magnificenza del nostro Dio. Irrobustite le mani fiacche, rendete salde le ginocchia vacillanti. Dite agli smarriti di cuore: «Coraggio, non temete! 
Ecco il vostro Dio, giunge la vendetta, la ricompensa divina. Egli viene a salvarvi». Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi. Allora lo zoppo salterà come un cervo, griderà di gioia la lingua del muto, perché scaturiranno acque nel deserto, scorreranno torrenti nella steppa. La terra bruciata diventerà una palude, il suolo riarso sorgenti d’acqua.
I luoghi dove si sdraiavano gli sciacalli diventeranno canneti e giuncaie. Ci sarà un sentiero e una strada e la chiameranno via santa; nessun impuro la percorrerà. Sarà una via che il suo popolo potrà percorrere e gli ignoranti non si smarriranno. Non ci sarà più il leone, nessuna bestia feroce la percorrerà o vi sosterà. Vi cammineranno i redenti. Su di essa ritorneranno i riscattati dal Signore e verranno in Sion con giubilo; felicità perenne splenderà sul loro capo; gioia e felicità li seguiranno e fuggiranno tristezza e pianto.
 
3) Commento  su  Isaia 35, 1 - 10
? Lo zoppo salterà come un cervo, griderà di gioia la lingua del muto. (IS 35, 6) - Come vivere questa Parola?
C'è un "troppo" in queste parole di Isaia. Non basterebbe allo zoppo poter camminare bene e al muto poter parlare? Non si accontenterebbero di questo?
Invece lo zoppo addirittura salterà come il cervo e il muto griderà di gioia.
Se nel contesto umano è bene che i desideri siano realizzabili, "equilibrati", nella logica di Dio e dell'amore c'è sempre un "di più" possibile. Per un bene osare chiedere e pregare di più, osare progetti a prima vista impossibili, osare pensare in grande non per manie di grandezza ma perché il Signore spinge oltre i nostri confini.
É un po' lo stile dei santi che hanno proprio la marcia in più dell'osare. Loro vedono opportunità dove noi vediamo soprattutto problemi e difficoltà.
Loro hanno lo sguardo di Dio sulle persone e sugli eventi e non si lasciano impaurire perché si fidano del loro Signore e la loro volontà riflette la sua.
Sanno che il primo a voler dare di più è Lui ma che ha bisogno di persone disponibili ad accogliere, lavorare, pregare, rischiare, osare di più.
Quando il nostro cuore sarà unito al cuore di Cristo anche i nostri desideri diventeranno i suoi e allora sarà impossibile ridimensionarli sulle nostre misure, spesso meschine o timorose.
In fondo il Figlio di Dio che si fa uomo non è un "di più" inaspettato?
Non farci vivere con la retromarcia inserita, Signore. E non farci camminare solo con la prima o al massimo la seconda marcia. Donaci di usare la quarta nella vita di fede e di amore, senza paura.
Ecco la voce di un biblista Bruno Maggioni: Per coloro che si assumono il rischio delle decisioni si aprono prospettive sempre nuove. Chi al contrario, si chiude in se stesso per paura e rifiuta le occasioni che gli si offrono, diviene sterile e sempre più inutile.
 
? Ci sarà un sentiero e una strada e la chiameranno via santa; nessun impuro la percorrerà. (Is 35,8) - Come vivere questa parola?
Dopo un lungo periodo di sofferenza nell'esilio in Babilonia, Isaia proclama che il popolo ha motivo per rallegrarsi. Dio lo ha liberato dalla schiavitù ed esso vedrà la gloria di Dio: "Ecco, il vostro Dio viene di persona... Egli viene a salvarvi"(v 4). Dio, il Signore dell'universo, viene di persona in Gesù il Cristo. Già il profeta come portavoce di Dio, indica che vi sarà una strada santa che aiuterà tutti ad attraversare il deserto della vita. Questa via è Gesù che si identifica come "la Via, la Verità e la Vita"(Gv 14,6), cioè Dio presente fra noi. E afferma: "Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me". Infatti, Gesù apre gli occhi ai ciechi, le orecchie ai sordi e le labbra ai muti per divulgare che il Regno di Dio è qui fra noi. Però, la salvezza non è automatica. Come il popolo di Israele noi siamo liberi dalla schiavitù del maligno, ma per prendere pienamente possesso del regno dobbiamo camminare con Gesù attraverso il deserto della quotidianità, luogo di purificazione e di crescita nella fede e nell'amore, verso Dio e i compagni di viaggio.
A Te che vieni e vieni ancora, a Te che ti lasci trovare da chi ti cerca, rendiamo grazie, Signore!
Ecco la voce di un grande monaco Thomas Merton: Credo che la più grande gioia di un uomo è incontrare Gesù Cristo, Dio fatto carne. In Lui ogni cosa - miserie, peccati, storia, speranza - assume nuova dimensione e significato.
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4) Lettura: dal Vangelo secondo Luca 5, 17 - 26
Un giorno Gesù stava insegnando. Sedevano là anche dei farisei e maestri della Legge, venuti da ogni villaggio della Galilea e della Giudea, e da Gerusalemme. E la potenza del Signore gli faceva operare guarigioni. Ed ecco, alcuni uomini, portando su un letto un uomo che era paralizzato, cercavano di farlo entrare e di metterlo davanti a lui. Non trovando da quale parte farlo entrare a causa della folla, salirono sul tetto e, attraverso le tegole, lo calarono con il lettuccio davanti a Gesù nel mezzo della stanza. Vedendo la loro fede, disse: «Uomo, ti sono perdonati i tuoi peccati». Gli scribi e i farisei cominciarono a discutere, dicendo: «Chi è costui che dice bestemmie? Chi può perdonare i peccati, se non Dio soltanto?». Ma Gesù, conosciuti i loro ragionamenti, rispose: «Perché pensate così nel vostro cuore? Che cosa è più facile: dire “Ti sono perdonati i tuoi peccati”, oppure dire “Àlzati e cammina”? Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di perdonare i peccati, dico a te – disse al paralitico –: àlzati, prendi il tuo lettuccio e torna a casa tua». Subito egli si alzò davanti a loro, prese il lettuccio su cui era disteso e andò a casa sua, glorificando Dio. Tutti furono colti da stupore e davano gloria a Dio; pieni di timore dicevano: «Oggi abbiamo visto cose prodigiose».
 
5) Riflessione sul Vangelo secondo Luca 5, 17 - 26
? La sicurezza e la naturalezza con le quali Gesù concede al paralitico il perdono dei suoi peccati porta gli osservatori a chiedersi chi è. Egli appare loro come un impostore che ha l’audacia di pretendere di detenere l’autorità divina. Gesù non risponde alla loro domanda lanciandosi in spiegazioni teoriche, ma agendo, cioè guarendo il paralitico. 
Ecco come Gesù offre al paralitico ed alle persone che lo osservano - come a noi oggi - la possibilità di capire la sua importanza: egli libera dalle sue sofferenze, dalla sua solitudine e dal suo handicap chi crede in lui. Lo fa uscire dall’ombra e dalle tenebre della sua esistenza per condurlo alla luce. Gesù gli fa dono della salute, di un coraggio nuovo e della comunità degli uomini. Grazie a lui, egli diventa un uomo nuovo. 
Un tempo, come oggi, chi si rimette a Gesù con fiducia, e lo segue, sente sbocciare in sé delle possibilità insospettate - malgrado le deviazioni e gli abusi di questo mondo - sente che il regno di Dio arriva.
 
? Le paralisi dello spirito.
Un paralitico, nel suo stato di immobilità fisica, muove a compassione alcuni amici, che faticosamente lo conducono da Gesù, calandolo dal tetto, nel mezzo della stanza dove il Signore stava insegnando. Gesù resta ammirato della loro fede e pronuncia una frase che più che di guarigione parla di assoluzione (più che della guarigione fisica parla della guarigione spirituale): «Uomo, ti sono perdonati i tuoi peccati». L'immobilità più penosa non e quindi quella del corpo, ma piuttosto quella causata dal peccato. Mentre siamo in cammino verso la grotta di Betlemme, è urgente per noi recuperare l'interiore libertà dello spirito con una completa purificazione che solo la misericordia divina può garantirci. Chiediamo la sua misericordia. Quanti sacerdoti attendono in confessionale per ripeterci la frase detta da Gesù: «Uomo, ti sono perdonati i tuoi peccati» ...
 
? Un paralitico è trasportato da quattro uomini. Gesù è per loro l’unica speranza. Vedendo la loro fede, dice al paralitico: I tuoi peccati ti sono rimessi! In quel tempo, la gente credeva che i difetti fisici (paralisi, etc.) fossero un castigo di Dio per qualche peccato commesso. Per questo, i paralitici e molti altri disabili fisici si sentivano rifiutati ed esclusi da Dio! Gesù insegnava il contrario. La fede così grande del paralitico era un segno evidente del fatto che coloro che lo aiutavano erano accolti da Dio. Per questo Gesù dichiara: I tuoi peccati ti sono rimessi! Ossia: “Dio non ti rifiuta!” 
 
? L’affermazione di Gesù non coincideva con l’idea che i dottori avevano di Dio. Per questo, loro reagiscono: Lui pronuncia bestemmie! Secondo il loro insegnamento, solo Dio poteva perdonare i peccati. E solamente il sacerdote poteva dichiarare una persona perdonata e purificata. Come mai Gesù, nei loro occhi un laico, poteva dichiarare il paralitico perdonato e purificato dai peccati? E poi, se un semplice laico poteva perdonare i peccati, i dottori ed i sacerdoti avrebbero perso la loro funzione! Per questo reagiscono e si difendono. 
 
? Gesù giustifica la sua azione: Che cosa è più facile, dire: Ti sono rimessi i tuoi peccati, o dire: Alzati e cammina? Evidentemente, per un uomo è molto più facile dire: “I tuoi peccati ti sono rimessi”, poiché nessuno può verificare il fatto. Ma se uno dice: “Alzati e cammina!”, in questo caso tutti possono vedere se si ha o no questo potere di guarire. Per questo, per dimostrare che, in nome di Dio, aveva il potere di perdonare i peccati, Gesù dice al paralitico: “Alzati, e cammina!” Guarisce l’uomo! Dimostra che la paralisi non è un castigo di Dio per il peccato, e dimostra che la fede dei poveri è una prova del fatto che Dio li accoglie nel suo amore.
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6) Per un confronto personale
• Mettendomi nella posizione di coloro che aiutano il paralitico: sarei capace di aiutare un malato, salirlo sul tetto e fare ciò che hanno fatto i quattro? Tengo tanta fede? 
• Qual è l’immagine di Dio che ho in me e che si irradia negli altri? Quella dei dottori o quella di Gesù? Dio di compassione o di minaccia?
 
  
7) Preghiera finale: Salmo 84
Ecco il nostro Dio, egli viene a salvarci.
 
Ascolterò che cosa dice Dio, 
il Signore: egli annuncia la pace.
Sì, la sua salvezza è vicina a chi lo teme, 
perché la sua gloria abiti la nostra terra.
 
Amore e verità s’incontreranno, 
giustizia e pace si baceranno.
Verità germoglierà dalla terra 
e giustizia si affaccerà dal cielo.
 
Certo, il Signore donerà il suo bene 
e la nostra terra darà il suo frutto;
giustizia camminerà davanti a lui: 
i suoi passi tracceranno il cammino.