Per la preghiera personale e familiare: Lectio divina sulla Liturgia della Parola del giorno - martedì 1 dicembre 2020

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  • martedì | 1 dicembre 2020

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Lectio martedì 1 dicembre 2020
 
Martedì della Prima Settimana di Avvento (Anno B)
 
Isaia 11, 1 - 10
Luca 10, 21 - 24
 
 
1) Preghiera 
Accogli, o Padre, le preghiere della tua Chiesa e soccorrici nelle fatiche e nelle prove della vita; la venuta del Cristo tuo Figlio ci liberi dal male antico che è in noi e ci conforti con la sua presenza. 
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2) Lettura: Isaia 11, 1 - 10
In quel giorno, un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici.
Su di lui si poserà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e d’intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore. Si compiacerà del timore del Signore. 
Non giudicherà secondo le apparenze e non prenderà decisioni per sentito dire; ma giudicherà con giustizia i miseri e prenderà decisioni eque per gli umili della terra. Percuoterà il violento con la verga della sua bocca, con il soffio delle sue labbra ucciderà l’empio. La giustizia sarà fascia dei suoi lombi e la fedeltà cintura dei suoi fianchi. Il lupo dimorerà insieme con l’agnello; il leopardo si sdraierà accanto al capretto; il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un piccolo fanciullo li guiderà. La mucca e l’orsa pascoleranno insieme; i loro piccoli si sdraieranno insieme. Il leone si ciberà di paglia, come il bue. Il lattante si trastullerà sulla buca della vipera; il bambino metterà la mano nel covo del serpente velenoso. Non agiranno più iniquamente né saccheggeranno in tutto il mio santo monte, perché la conoscenza del Signore riempirà la terra come le acque ricoprono il mare. In quel giorno avverrà che la radice di Iesse sarà un vessillo per i popoli. Le nazioni la cercheranno con ansia. La sua dimora sarà gloriosa.
 
3) Commento su Isaia 11, 1 - 10
? Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, ...su di lui si poserà lo Spirito del Signore (Is 11,1-2) - Come vivere questa Parola?
La lettura dal libro del profeta Isaia ci richiama assiduamente la profezia che riguarda il "germoglio di Iesse", il discendente davidico che compirà ogni promessa messianica. Questa profezia però riguarda anche ogni credente, israelita e cristiano. Innestati sulla radice davidica, siamo destinatari dello stesso Spirito che si poserà sul servo del Signore, su colui che in Dio ripone ogni paura e ogni speranza. È lo Spirito che ci infonde la vera sapienza e intelligenza, consiglio e fortezza, conoscenza e timore del Signore; è lo Spirito che continuamente ci ricorda la strada da percorre, ci indica le barriere da superare, i contrasti da appiattire, il bene da donare...
È lo Spirito che ci insegna anche ad esultare e lodare Colui che è la fonte di ogni dono in noi, Colui che ci ha resi germogli pieni di vita sulla vite del Figlio suo (cf Lc 10,21-24). Con Gesù, allora, innalziamo oggi al Padre la nostra lode e la nostra promessa di continuare a rivelare, nei nostri impegni quotidiani, la benevolenza del Padre per ogni sua creatura: «Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo». (Lc 10,21-22)
 
? «Non giudicherà secondo le apparenze e non prenderà decisioni per sentito dire; ma giudicherà con giustizia i miseri e prenderà decisioni eque per gli umili della terra. Percuoterà il violento con la verga della sua bocca, con il soffio delle sue labbra ucciderà l'empio. La giustizia sarà fascia dei suoi lombi e la fedeltà cintura dei suoi fianchi» (Is 11, 3-5) - Come vivere questa Parola?
Isaia vede nel germoglio la metafora del mondo nuovo promesso da Dio. Il germoglio è il Messia, l'inviato da Dio che Dio stesso riveste dei suoi doni. Sono quelli che nel nuovo testamento chiameremo i doni dello Spirito Santo. Questi doni lo rivestono e lo trasformano in un uomo che non giudica dalle apparenze, ascolta direttamente le persone e le situazioni prima di prendere una decisione e, senza affidarsi al pregiudizio, vive la giustizia come equità, facendo le differenze che sarà necessario fare, perché equità non è uguaglianza.
Un equilibrio nuovo, affrancato dall'idea della legge per la legge o del parlare per sentito dire, ma basato sull'ascolto vivo, attivo, sul lasciarsi attraversare dalle vicende delle persone senza fermarsi alle loro azioni e basta. Un ribaltamento del concetto di buono/cattivo, vero/falso deciso dalla legge, verso una ricerca del bene, che si declina in mille modi diversi, su misura per ogni persona. Potremmo dire: Amore, detto e descritto in altro modo.
Signore, tu che sei l'Amore insegnaci a non essere approssimati, generici, ma quando vogliamo imitare te, fa' che sappiamo essere parziali, soggettivi, perché equi per arrivare al cuore di tutti.
Ecco la voce di papa Francesco che inventa una parola nuova INEQUITÀ: “Abbiate uno sguardo e un cuore orientati non ad un pragmatismo emergenziale che si rivela come proposta sempre provvisoria, ma ad un orientamento deciso nel risolvere le cause strutturali della povertà. Ricordiamoci che la radice di tutti i mali è la inequità". L'economia dell'esclusione e della inequità uccide. Non è possibile che non faccia notizia il fatto che muoia assiderato un anziano ridotto a vivere per strada, mentre lo sia il ribasso di due punti in borsa. Questo è il frutto della legge di competitività per cui il più forte ha la meglio sul più debole.”
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4) Lettura: Vangelo secondo Luca 10, 21 - 24
In quella stessa ora Gesù esultò di gioia nello Spirito Santo e disse: «Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo». E, rivolto ai discepoli, in disparte, disse: «Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete. Io vi dico che molti profeti e re hanno voluto vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono».
 
5) Commento sul Vangelo secondo Luca 10, 21 - 24
? Quando coloro che credono di poter risolvere tutti i problemi e rispondere a tutti i “perché” dell’uomo con la sola forza della ragione, facendo un atto di suprema intelligenza, piegano la mente di fronte alla Mente Suprema che è il Logos, il Verbo di Dio, essi penetrano in una dimensione spirituale in cui si partecipa della luce divina che arricchisce la stessa mente umana. 
Non è possibile conoscere il Padre, andare al Padre, se non si passa per Gesù. Ora, fra le sue parole ce n’è una in cui si coglie il cuore del suo insegnamento e si ha in mano la chiave della salvezza, perché è su quella che saremo giudicati: “Qualunque cosa avete fatto al più piccolo l’avete fatta a me” (Mt 25,40). Egli si nasconde sotto le spoglie di ogni nostro prossimo, che diviene così - come Gesù - via per andare al Padre, per conoscere il Padre. È così semplice da essere quasi incredibile: per arrivare a Dio, passare per l’uomo con tutte le implicazioni che la vita personale e sociale comporta. È così semplice che Gesù ha voluto avvertirci. È una verità, egli ci dice, che solo i semplici afferrano, i piccoli. 
E con ciò la strada è aperta veramente per tutti, anche per gli adulti, gli anziani, i sapienti, i furbi, se sanno farsi piccoli, accantonando per un momento tutta la loro scienza ed esperienza di vita, per mettersi all’ascolto del Signore, e vivere la sua parola.
 
? Gesù esulta di gioia.
Gesù esulta, loda e rende grazie al Padre, Signore del cielo e della terra. Negli arcani disegni divini l'Onnipotente rivela ai piccoli i misteri del Regno. Non ai sapienti, non ai dotti di questo mondo come ci verrebbe da pensare, ma agli umili, ai puri di cuore, a tutti coloro che sanno conservare o recuperare l'infanzia dello spirito di Dio che egli di preferenza si manifesta e si rivela. Possiamo pensare che questa gioia di Gesù provenga dal pensiero della sua Madre santissima, l'umile ancella, colei che può cantare che Dio ha guardato l'umiltà della sua serva, per cui ha fatto in lei grandi cose. Possiamo anche sperare e credere che quella stessa gioia sia motivata anche dalla nostra piccolezza, quella che ci rende disarmati e accoglienti nei confronti del Signore e del nostro prossimo. Sì, perché queste virtù particolarmente gradite a Dio, possono essere per noi la cometa e la stella che ci guidano fino alla grotta, in quella piccola chiesa nascente dove tutto è povero e spoglio, ma dove splende il fulgore della divinità incarnata, rifulge la santità della vergine immacolata e si spande il buon profumo di Giuseppe, l'uomo giusto. È lì che Isaia smette il suo canto profetico e con noi può finalmente contemplare ad occhi aperti il Dio che si è reso visibile nella nostra carne. Siamo perciò esortati a godere a nostra volta perché con lo sguardo della fede noi possiamo "vedere" e comprendere che il germoglio è spuntato, che davvero lo Spirito si è posato su Maria e su di noi, che finalmente possiamo a ragione sperare una novità di vita, una rigenerazione in virtù di quell'alito, quel soffio divino che dalla grotta irrora i cuori degli uomini e porta la pace messianica. Il buon Dio ci chiede soltanto di essere umili e accoglienti per esultare con Gesù che viene.
 
? Il motivo dell’allegria di Gesù è l’allegria degli amici. Nell’ascoltare la loro esperienza e nel percepire la loro allegria, anche Gesù sente una profonda allegria. Il motivo dell’allegria di Gesù è il benessere degli altri.
Non è un’allegria superficiale. Viene dallo Spirito Santo. Il motivo dell’allegria è che i discepoli e le discepole sperimenteranno qualcosa di Gesù durante la loro esperienza missionaria.
 
? Gesù li chiama “piccoli”. Chi sono i “piccoli”? Sono i settantadue discepoli (Lc 10,1) che ritornano dalla missione: padri e madri di famiglia, ragazzi e ragazze, sposati e nubili, vecchi e giovani. Loro non sono dottori. Sono persone semplici, senza molti studi che capiscono le cose di Dio meglio dei dottori.
 
? “Sì, Padre, perché così a te è piaciuto!” Frase molto seria. Piace al Padre che i dottori ed i saggi non capiscano le cose del Regno e che le capiscano invece i piccoli. Quindi, se i grandi vogliono capire le cose del Regno, devono diventare discepoli dei piccoli!
 
? Gesù li guarda e dice: “Beati voi!” E perché sono felici? Perché stanno vedendo cose che i profeti vorrebbero vedere, ma non ci riescono. E cosa vedranno? Saranno capaci di percepire l’azione del Regno nelle cose comuni della vita: curare i malati, consolare gli afflitti, espellere i mali dalla vita.
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6) Per un confronto personale 
• Mi metto al posto della gente: mi considero appartenente al gruppo dei piccoli o dei dottori? Perché?
• Mi metto al posto di Gesù: quale è la radice della mia allegria? Superficiale o profonda?
 
  
7) Preghiera finale: Salmo 71
Nei suoi giorni fioriranno giustizia e pace.
 
O Dio, affida al re il tuo diritto, 
al figlio di re la tua giustizia;
egli giudichi il tuo popolo secondo giustizia
e i tuoi poveri secondo il diritto.
 
Nei suoi giorni fiorisca il giusto 
e abbondi la pace,
finché non si spenga la luna. 
E dòmini da mare a mare,
dal fiume sino ai confini della terra.
 
Perché egli libererà il misero che invoca 
e il povero che non trova aiuto.
Abbia pietà del debole e del misero 
e salvi la vita dei miseri.
 
Il suo nome duri in eterno, 
davanti al sole germogli il suo nome.
In lui siano benedette tutte le stirpi della terra 
e tutte le genti lo dicano beato.