Per la preghiera personale e familiare: Lectio divina sulla Liturgia della Parola del giorno - domenica 29 novembre 2020

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  • domenica | 29 novembre 2020

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Lectio domenica 29 novembre 2020
 
Domenica della Prima Settimana di Avvento (Anno B)
 
1 Lettera ai Corinzi 1, 3 - 9
Marco 13, 33 - 37
 
 
1) Orazione iniziale 
O Dio, nostro Padre, nella tua fedeltà che mai viene meno ricordati di noi, opera delle tue mani, e donaci l’aiuto della tua grazia, perché attendiamo vigilanti con amore la gloriosa venuta del nostro redentore, Gesù Cristo tuo Figlio.
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2) Lettura: 1 Lettera ai Corinzi 1, 3 - 9
Fratelli, grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo!
Rendo grazie continuamente al mio Dio per voi, a motivo della grazia di Dio che vi è stata data in Cristo Gesù, perché in lui siete stati arricchiti di tutti i doni, quelli della parola e quelli della conoscenza. La testimonianza di Cristo si è stabilita tra voi così saldamente che non manca più alcun carisma a voi, che aspettate la manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo. Egli vi renderà saldi sino alla fine, irreprensibili nel giorno del Signore nostro Gesù Cristo. Degno di fede è Dio, dal quale siete stati chiamati alla comunione con il Figlio suo Gesù Cristo, Signore nostro!
 
3) Commento su 1 Lettera ai Corinzi  1, 3 - 9
? San Paolo nell'indirizzo di saluto ai cristiani di Corinto si rivolge a loro come coloro che aspettano la manifestazione del Signore Gesù Cristo, che li rende saldi sino alla fine. Anche nel tempo della vigilanza non siamo soli e non siamo lasciati solo alle nostre forze: la fede ci rende saldi, con essa ci appoggiamo su Gesù e ci teniamo stretti a lui, che ha vinto ogni avversità.
 
? Paolo ai cristiani di Corinto dice che, attraverso la grazia ricevuta, Dio li renderà saldi fino alla fine, e irreprensibili. Anche questo è un modo per suggerire di non avere paura. E più tardi riferirà il suggerimento del Signore: "Ti basti la mia grazia...". Dall'angoscia di Isaia al coraggio di Paolo. Dal primo al nuovo testamento. Dalla depressione alla speranza. È un cammino di fede quello che generazioni di uomini e di donne stanno compiendo nella storia.
Questa prima domenica di avvento potrebbe proprio essere dedicata alla verifica del nostro cammino di fede. Non si tratta di rielaborare dei programmi, né di una "nuova" evangelizzazione. Definire nuova l'evangelizzazione non ha senso. Siamo noi che cambiamo, non l'evangelo. Si tratta invece di interrogarci con puntualità e attenzione sulla risonanza intima delle letture bibliche in noi.
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4) Lettura: dal Vangelo secondo Marco 13, 33 - 37
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare. Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati.
Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!».
 
5) Riflessione sul Vangelo secondo Marco 13, 33 - 37
? Con questa prima domenica d’Avvento inizia il nuovo anno liturgico, l’anno B, in cui leggiamo il vangelo secondo Marco. Il brano di oggi, però, non è l’inizio di questo vangelo, bensì l’ultima parte del discorso escatologico di Gesù del capitolo 13. Questo può sembrare strano ma all’inizio dell’Avvento la Chiesa attira sempre il nostro sguardo sulla venuta definitiva del Signore. L’invito che ci viene rivolto oggi è: “Vegliate!”. Cosa significa? Vuol dire “stare svegli”, “fare attenzione”: è l’atteggiamento della sentinella che vigila nella notte vincendo il sonno e l’intontimento. Questo “vegliare” è caratterizzato dalla consapevolezza che Qualcuno sta per venire, anche se non sappiamo quando, perché il ritorno del Signore risponderà solo ad un decreto di Dio, estrinseco alla storia e al mondo: occorre essere preparati in ogni momento, perché una cosa è certa: Egli verrà, perché la Sua parola non può mentire.
Lungo tutto il vangelo Gesù invita a tenere gli occhi aperti per ascoltare la parola di Dio (cf. Mc 4,12; Is 6,9-10), per discernere il lievito dei farisei che si insinua facilmente in noi (cf. Mc 8,15), per non credere a quelli che predicono il futuro come se lo conoscessero (cf. Mc 13,5.21-23). Qui Egli invita a tenere gli occhi aperti per vigilare e vegliare, compito che riassume e dà senso a tutti i precedenti. L’attesa che viviamo è dipinta da Gesù nella parabola in cui il Figlio dell’uomo è assente, come un uomo partito per un viaggio. Lasciando la sua casa, costui ha dato ai suoi servi facoltà e responsabilità sulla casa stessa e ha raccomandato al portinaio di vegliare alla porta su chi entra e chi esce. Per quei servi e quel portinaio questo è il tempo della responsabilità: ciascuno ha un compito preciso da svolgere, ciascuno un lavoro di cui rendere conto. Comprendiamo che qui Gesù sta evocando la sua comunità, con dei servi responsabili e un portinaio vigilante, colui che presiede.
Chissà quando il Signore verrà… In ogni caso, arriverà certamente all’improvviso, per questo occorre non essere addormentati ma restare vigilanti, evitando di lasciarci assorbire totalmente dalle cose del mondo e preoccupandoci di vivere secondo gli insegnamenti del Vangelo, memori del semplice ma decisivo monito di un padre del deserto, abba Poemen: “Non abbiamo bisogno di nient’altro che di uno spirito vigilante”.
 
? Quello che dico a voi, lo dico a tutti: Vegliate!
Il Vangelo, che ci propone la vita e l'insegnamento di Gesù, ha un valore che supera qualsiasi barriera temporale e spaziale. In ogni versetto del Vangelo è contenuta questa legge che diventa per noi fonte di vita perché troviamo nei Vangeli, e nell'insegnamento della chiesa, tutto quanto ci serve. Raramente, però Gesù esplicitamente si rivolge direttamente anche a noi. Quanto allora dobbiamo prendere in considerazione, oggi le sue parole che riguardano la vigilanza. Vigilare; è una parola rivolta a tutti, che Gesù annuncia a tutti. È una sola parola ma che ha in sé il Suo insegnamento. La misericordia del Padre sarà sempre pronta ad accogliere nel suo abbraccio di salvezza chiunque chiede di ritornare nella Sua casa! Vegliare significa essere sicuri di questa misericordia, che si è attuata nella Morte e Resurrezione di Cristo; è porsi nella relazione giusta con Dio, che passa nel nostro relazionarsi con il prossimo. Vegliare è il programma della vita del cristiano che ha piena fiducia nel Dio che salva. Vegliate! è un imperativo grammaticale, che diventa imperativo per la nostra vita. Gesù ce lo chiede non con arroganza, ma è la sua proposta che diventa imperativo per la forza del suo amore! Egli si è donato completamente a noi e in questa sua esortazione vi è tutta la forza redentrice della Morte e Resurrezione, vi è la salvezza che Egli ci porta e che vuole operativa: è la salvezza completa che è per «tutti»! Vi pone tutto il suo amore, tutta la carica dell'essere sceso come nostro fratello ma che richiede orecchie attente, cuore pronto, intelligenza vivace per essere accolta nella vita.
 
? Avvento, tempo di attesa e attenzione: Dio si fa più vicino.
Se tu squarciassi i cieli e discendessi! (Is 63,19). Il profeta apre l'Avvento come un maestro del desiderio e dell'attesa; Gesù riempie l'attesa di attenzione.
Attesa e attenzione, i due nomi dell'Avvento, hanno la medesima radice: tendere a, rivolgere mente e cuore verso qualcosa, che manca e che si fa vicino e cresce. Sono le madri quelle che conoscono a fondo l'attesa, che la imparano nei nove mesi che il loro ventre lievita di vita nuova. Attendere è l'infinito del verbo amare.
Avvento è un tempo di incamminati: tutto si fa più vicino, Dio a noi, noi agli altri, noi a noi stessi. In cui si abbreviano distanze: tra cielo e terra, tra uomo e uomo, e si avviano percorsi.
Nel Vangelo di oggi il padrone se ne va e lascia tutto in mano ai suoi servi, a ciascuno il suo compito (Marco 13,34). Una costante di molte parabole, dove Gesù racconta il volto di un Dio che mette il mondo nelle nostre mani, che affida le sue creature all'intelligenza fedele e alla tenerezza combattiva dell'uomo.
Ma un doppio rischio preme su di noi. Il primo, dice Isaia, è quello del cuore duro: perché lasci indurire il nostro cuore lontano da te? (Is 63,17). La durezza del cuore è la malattia che Gesù teme di più, la "sclerocardìa" che combatte nei farisei, che intende con tutto se stesso curare e guarire.
Che san Massimo il Confessore converte così «chi ha il cuore dolce sarà perdonato».
Il secondo rischio è vivere una vita addormentata: che non giunga l'atteso all'improvviso trovandovi addormentati (Marco 13,36). Il Vangelo ci consegna una vocazione al risveglio, perché «senza risveglio, non si può sognare» (R. Benigni).
Rischio quotidiano è una vita dormiente, incapace di cogliere arrivi ed inizi, albe e sorgenti; di vedere l'esistenza come una madre in attesa, gravida di luce; una vita distratta e senza attenzione.
Vivere attenti. Ma a che cosa? Attenti alle persone, alle loro parole, ai loro silenzi, alle domande mute, ad ogni offerta di tenerezza, alla bellezza del loro essere vite incinte di Dio.
Attenti al mondo, nostro pianeta barbaro e magnifico, alle sue creature più piccole e indispensabili: l'acqua, l'aria, le piante.
Attenti a ciò che accade nel cuore e nel piccolo spazio di realtà in cui ci muoviamo.
Noi siamo argilla nelle tue mani. Tu sei colui che ci dà forma (Isaia 64,7). Il profeta invita a percepire il calore, il vigore, la carezza delle mani di Dio che ogni giorno, in una creazione instancabile, ci plasma e ci dà forma; che non ci butta mai via, se il nostro vaso riesce male, ma ci rimette di nuovo sul tornio del vasaio. Con una fiducia che io tante volte ho tradito, che Lui ogni volta ha rilanciato in avanti.
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6) Alcune domande per aiutarci nella meditazione e nella orazione.
1) Riesco a riconoscere la presenza di Dio nella mia vita anche nel tempo della notte, delle tenebre, delle difficoltà e delle crisi?
2) Nella mia vita sono addormentato e in che cosa? Sono paralizzato dalla paura o vivo gli eventi quotidiana con serenità? Vivo nell'attesa fiduciosa del Signore che viene?
3) So riconoscere i "segni dei tempi" negli avvenimenti della storia? Con quale spirito li considero?
4) Come famiglia o Comunità siamo disposti a rinnovarci ogni giorno della vita, vigilando sul nostro amore e ritenendo il nostro incontro non un evento casuale, ma il segno di un progetto di Dio su di noi?
 
 
7) Preghiera: Salmo 79
Signore, fa’ splendere il tuo volto e noi saremo salvi.
 
Tu, pastore d’Israele, ascolta, seduto sui cherubini, risplendi.
Risveglia la tua potenza e vieni a salvarci.   
 
Dio degli eserciti, ritorna! Guarda dal cielo e vedi e visita questa vigna,
proteggi quello che la tua destra ha piantato,
il figlio dell’uomo che per te hai reso forte.   
 
Sia la tua mano sull’uomo della tua destra, sul figlio dell’uomo che per te hai reso forte.
Da te mai più ci allontaneremo, facci rivivere e noi invocheremo il tuo nome.
 
 
8) Orazione Finale
O Dio, nostro Padre e redentore, che hai cura di tutti i tuoi figli, esaudisci le nostre preghiere. Concedi che il corso degli eventi nel mondo sia guidato nella pace, secondo la tua volontà, e che la Chiesa conosca la gioia di servirti con serenità e vigilanza.