Per la preghiera personale e familiare: Lectio divina sulla Liturgia della Parola del giorno - lunedì 16 novembre 2020

Dettagli evento

  • lunedì | 16 novembre 2020

___________________________________________________________________________________________________________________

Per prendere visione delle Lectio Divine finora pubblicate 

_____________________________________________________________________________________________________________________

Per prendere visione della Lectio Divina di oggi

_____________________________________________________________________________________________________________________

Lectio lunedì 16 novembre 2020
 
 
Lunedì della Trentatreesima Settimana del Tempo Ordinario (Anno A)
 
Apocalisse 1, 1-5;2,1-5
Luca 18, 35 - 43
 
 
1) Orazione iniziale 
Padre misericordioso, che ascolti il grido degli oppressi che con fiducia e insistenza si rivolgono a te, accogli la preghiera che ti rivolgiamo ed esaudiscila nel nome di Gesù Cristo tuo Figlio.
______________________________________________________________________________
 
 
2) Lettura: Apocalisse 1, 1-5;2,1-5
Rivelazione di Gesù Cristo, al quale Dio la consegnò per mostrare ai suoi servi le cose che dovranno accadere tra breve. Ed egli la manifestò, inviandola per mezzo del suo angelo al suo servo Giovanni, il quale attesta la parola di Dio e la testimonianza di Gesù Cristo, riferendo ciò che ha visto. Beato chi legge e beati coloro che ascoltano le parole di questa profezia e custodiscono le cose che vi sono scritte: il tempo infatti è vicino. Giovanni, alle sette Chiese che sono in Asia: grazia a voi e pace da Colui che è, che era e che viene, e dai sette spiriti che stanno davanti al suo trono, e da Gesù Cristo, il testimone fedele, il primogenito dei morti e il sovrano dei re della terra. [Io udii il Signore che mi diceva]: «All’angelo della Chiesa che è a Èfeso scrivi: “Così parla Colui che tiene le sette stelle nella sua destra e cammina in mezzo ai sette candelabri d’oro. Conosco le tue opere, la tua fatica e la tua perseveranza, per cui non puoi sopportare i cattivi. Hai messo alla prova quelli che si dicono apostoli e non lo sono, e li hai trovati bugiardi. Sei perseverante e hai molto sopportato per il mio nome, senza stancarti. Ho però da rimproverarti di avere abbandonato il tuo primo amore. Ricorda dunque da dove sei caduto, convèrtiti e compi le opere di prima”».
 
3) Commento su Apocalisse  1, 1-5;2,1-5
Beato chi legge e beati coloro che ascoltano le parole di questa profezia e custodiscono le cose che vi sono scritte: il tempo infatti è vicino. (Ap 1,3) - Come vivere questa parola?
Le ultime due settimane del tempo liturgico ci propongono la lettura del libro della Rivelazione, quel libro misteriosamente affascinante che di per sé ci invita a riflettere sulle ‘cose ultime', ma che talvolta rischiamo a non comprenderlo nella sua portata pedagogica. L'Apocalisse, infatti, è un libro destinato ad accompagnare e a guidare il cristiano di ogni tempo nel suo cammino attraverso la storia. Ed è Gesù stesso a metterci accanto a noi, a camminare insieme a noi, a guidarci su sentieri luminosi, sul sentiero delle beatitudini.
È proprio una beatitudine ad aprire questa lettera inviata sì alle sette Chiese dell'Asia, ma anche a ciascuno di noi: beato chi legge, beato chi ascolta, beato chi custodisce. Le beatitudini ci inseriscono in quella schiera degli uomini e delle donne che nella storia della salvezza hanno saputo ascoltare e mettere in pratica la parola del Signore, anche nelle situazioni più difficili; suppongono la perseveranza in quei atteggiamenti quotidiani che implicano il ricordo continuo dei tempi del primo amore (cf Ap 2,2-4), dal quale talvolta le prove e la stanchezza ci allontanano, o ci fanno anche cadere e non compiere più le opere di prima. Sarà beato invece, chi resta nella via dei giusti, chi riesce ad innalzarsi dalla caduta, chi nella legge del Signore ritrova la sua gioia (cf Salmo responsoriale, Sal 1), la legge, la ascolta, la custodisce. 
La vede! Come il cieco mendicante seduto lungo la strada percorsa da Gesù che si avvicina a Gerico: sono gli occhi della fede che gli fanno leggere quel momento storico e salvifico che la vita gli presenta; sono le orecchie affinate all'ascolto dei suoni sottili che gli fanno percepire la grazia che passa; è il cuore fedele che custodisce il ricordo delle opere gloriose di Dio compiute nella storia e che gli fa gridare, sempre più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Il Signore si ferma, guarisce e salva: «Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato» (cf Lc 18,35-43). «Signore, che io veda di nuovo!»
Ecco la voce di un poeta Claudio Cisco: Quando con brividi di freddo la paura mi assale ed io credo di non farcela più, una voce intima mi infonde coraggio, pronta ad aiutarmi mi tende la mano ...ed è di nuovo luce nella mia anima, di nuovo luce dentro i miei occhi ...E spariscono le tenebre, fuggono da me fantasmi e demoni; è sconfitto il serpente. Solo luce, luce, e per sempre luce. Ed io ora so che non smetterai mai di illuminarmi.
 
• «Gesù Cristo, il testimone fedele, il primogenito dei morti e il sovrano dei re della terra» (Ap 1,5) - Come vivere questa Parola?
A volte, qualche linea non di devozione ma di devozionalismo, ha portato a raffigurare il Cristo Signore del cielo e della terra con tratti di una persona un po' “....sfuocata e dolciastra”. Molti di noi, hanno fatto l'esperienza di un rifiuto netto, soprattutto nella più giovane età.
Sì, per fortuna poi s'è fatto chiarezza: bisogna fare a pezzi certe rappresentazioni deleterie anche per un serio cammino di fede, ma nel contempo, c'è da aprire mente e cuore a quel che di Lui dice la Sacra Scrittura. 
Nell'Apocalisse, (ultimo libro della Bibbia) Gesù è il testimone dell'amore infinito di Dio nella sua fedeltà alla volontà del Padre, è il “Primogenito dei morti” perché ha messo KO la morte con la sua Risurrezione. È un Re la cui sovranità non è paragonabile a quella dei Re di questo mondo. Ecco, in una breve espressione la Parola ispirata dallo Spirito Santo che è amore, ci presenza Gesù splendido di una luce che supera infinitamente i chiari - oscuri del nostro mondo. Eppure proprio per questa sovranità umano - divina, il Signore vince e vincerà ogni resistenza alla vittoria assoluta dell'Amore.
Lo conferma la Sacra Scrittura nel Vangelo di Giovanni che dice: “Dio ha talmente amato il mondo da mandare il suo UNIGENITO a salvare tutti quelli che credono in Lui”.
Signore Gesù, ti chiediamo lo Spirito Santo perché purifichi il nostro cuore e quindi la nostra preghiera. Non permettere che noi facciamo sfoggio di belle parole pregando Te che sei la Parola Vivente. Che noi ti accogliamo, o Parola di vita che rendi più umana e più cristiana la nostra vita nel quotidiano.
Ecco la voce della Bibbia (1 Timoteo 6, 15-16): Gesù Cristo, beato e unico Sovrano, Re dei re e Signore dei signori, il solo che possiede l'immortalità e abita una luce inaccessibile.
______________________________________________________________________________
 
 
4) Lettura: dal Vangelo secondo Luca 18, 35 - 43
Mentre Gesù si avvicinava a Gèrico, un cieco era seduto lungo la strada a mendicare. Sentendo passare la gente, domandò che cosa accadesse. Gli annunciarono: «Passa Gesù, il Nazareno!». 
Allora gridò dicendo: «Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!». Quelli che camminavano avanti lo rimproveravano perché tacesse; ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Gesù allora si fermò e ordinò che lo conducessero da lui. Quando fu vicino, gli domandò: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». Egli rispose: «Signore, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato». Subito ci vide di nuovo e cominciò a seguirlo glorificando Dio. E tutto il popolo, vedendo, diede lode a Dio.
 
5) Riflessione sul Vangelo secondo Luca 18, 35 - 43
La fede, luce che salva.
Gli apostoli stentano a credere al loro maestro; specialmente quando egli parla di passione e di morte sembra che le loro orecchie siano ermeticamente chiuse a quelle parole: evidentemente la loro fede è ancora debole, ancora non si sono aperti alla luce divina. Il cieco, mendicante lungo la strada, venuto a sapere che passa Gesù di Nazareth, comincia a gridare la sua preghiera. La cecità del corpo e dello spirito non consentono di valutare le distanze che ci separano da Cristo e la pochezza della fede fa sì che la preghiera diventi un grido accorato verso Dio. Egli implora la pietà di Cristo. Gli astanti invece, presi da falso zelo, sgridano il povero cieco e lo invitano a tacere, il dolore però ha le sue legittime esigenze e nessuno può pretendere che taccia e rimanga soffocato nell'angoscia della solitudine e dell'abbandono: quante volte si ripete questa scena per le strade del mondo. Il povero, il malato che grida deve tacere perché disturba la quiete dei sani! Gesù chiama a sé quel poveretto e vuole da lui solo che espliciti meglio la sua richiesta di aiuto. "Signore che io riabbia la vista" e la risposta di Gesù: "Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato". I suoi occhi si aprono e la fede brilla nel suo cuore: segue Gesù e dà lode a Dio. Il popolo che prima aveva cercato di far tacere il suo grido di preghiera, ora finalmente si unisce al miracolato nella preghiera di lode al Signore. È questa la vera e completa guarigione: la nascita della fede, l'aprirsi alla luce divina, vederci chiaro con l'occhio dello spirito.
 
• Luca 18,35-37: Il cieco seduto lungo la strada. “Mentre Gesù si avvicinava a Gerico, un cieco era seduto a mendicare lungo la strada. Sentendo passare la gente, domandò che cosa accadesse. Gli risposero: “Passa Gesù il Nazareno!” Nel vangelo di Marco, il cieco si chiama Bartimeo (Mc 10,46). Siccome era cieco, non poteva partecipare alla processione che accompagnava Gesù. In quel tempo, c’erano molti ciechi in Palestina, poiché il forte sole che batte sulla terra rocciosa imbiancata faceva male agli occhi non protetti.
 
• Luca 18,38-39: Il grido del cieco e la reazione della gente. “Allora incominciò a gridare: Gesù, Figlio di Davide, abbi pietà di me!" Invoca Gesù con il titolo di “Figlio di Davide”. Il catechismo di quell’epoca insegnava che il messia apparteneva alla discendenza di Davide, “figlio di Davide”, messia glorioso. A Gesù questo titolo non piaceva. Nel citare il salmo messianico, lui giunse a chiedersi: “Come mai il messia può essere figlio di Davide se perfino Davide lo chiama “Mio Signore” (Lc 20,41-44)? Il grido del cieco scomoda la gente che accompagna Gesù. Per questo, “quelli che camminavano davanti lo sgridavano perché tacesse. Loro cercavano di soffocare il suo grido. Ma lui gridava ancora più forte: "Figlio di Davide, abbi pietà di me!" Ancora oggi, il grido dei poveri spiazza la società consolidata: migranti, mendicanti, rifugiati, malati di AIDS, tanti!
 
• Luca 18,40-41: La reazione di Gesù davanti al grido del cieco. E Gesù, cosa fa? “Gesù allora si fermò e mandò che glielo conducessero”. Coloro che volevano soffocare il grido scomodo del povero, ora, a richiesta di Gesù, sono obbligati ad aiutare il povero ad arrivare fino a Gesù. Il vangelo di Marco aggiunge che il cieco lasciò tutto e si recò da Gesù. Non aveva molto. Solamente un manto. Era ciò che possedeva per coprire il suo corpo (cf. Es 22, ­25-26). Era la sua sicurezza, la sua terra! Anche oggi Gesù ascolta il grido del povero che noi, a volte, non vogliamo ascoltare. “Quando gli fu vicino gli domandò: Cosa vuoi che io faccia per te?" Non basta gridare, bisogna sapere perché gridare! Il cieco risponde: "Signore, che io riacquisti la vista."
 
• Luca 18,42-43: Vai! La tua fede ti ha salvato! Gesù disse: "E Gesù gli disse: “Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato”. Subito ci vide di nuovo e cominciò a seguirlo lodando Dio. E tutto il popolo, alla vista di ciò, diede lode a Dio”. Il cieco aveva invocato Gesù con idee non del tutto corrette, poiché il titolo “Figlio di David” non era molto corretto. Ma lui ebbe più fede in Gesù che nelle sue idee su Gesù. Non presentò esigenze come fece Pietro (Mc 8,32-33). Seppe dare la sua vita accettando Gesù senza imporre condizioni. La guarigione è frutto della sua fede in Gesù. Curato, segue Gesù e si incammina con lui verso Gerusalemme. Così, diventa discepolo modello per tutti noi che vogliamo “seguire Gesù lungo il cammino” in direzione verso Gerusalemme: credere più in Gesù e non tanto nelle nostre idee su Gesù! In questa decisione di camminare con Gesù si trova la fonte di coraggio ed il seme della vittoria sulla croce. Poiché la croce non è una fatalità, né un’esigenza di Dio. È la conseguenza dell’impegno di Gesù, in obbedienza al Padre, di servire i fratelli e non accettare privilegi.
 
La fede è una forza che trasforma le persone. La Buona Novella del Regno annunciata da Gesù era una specie di fertilizzante. Faceva crescere il seme della vita nascosto nella gente, nascosto come un fuoco sotto le ceneri di ciò che osserviamo. Gesù soffiò sulle ceneri ed il fuoco si accese, il Regno apparve e la gente se ne rallegrò. La condizione era sempre la stessa: credere in Gesù. La guarigione del cieco chiarisce un aspetto molto importante della nostra fede. Pur invocando Gesù con idee non del tutto corrette, il cieco ebbe fede e fu guarito. Si convertì, lasciò tutto e seguì Gesù lungo il cammino verso il Calvario! La comprensione piena del seguire Gesù non si ottiene dall’istruzione teorica, bensì dall’impegno pratico, camminando con lui lungo il cammino del servizio, dalla Galilea fino a Gerusalemme. Chi insiste nel mantenere l’idea di Pietro, cioè, del Messia glorioso senza la croce, non capirà nulla di Gesù e non giungerà ad assumere l’atteggiamento del vero discepolo. Chi sa credere in Gesù e si dona (Lc 9,23-24), chi sa accettare di essere l’ultimo (Lc 22,26), chi sa bere il calice e caricare la propria croce (Mt 20,22; Mc 10,38), costui, come il cieco, pur non avendo idee completamente giuste, riuscirà a “seguire Gesù lungo il cammino” (Lc 18,43). In questa certezza di camminare con Gesù si trovano la sorgente del coraggio ed il seme della vittoria sulla croce.
______________________________________________________________________________
 
 
6) Per un confronto personale
• Come vedo e sento il grido dei poveri: migranti, negri, malati di AIDS, mendicanti, rifugiati e tanti altre?
• Com’è la mia fede: mi fisso più nelle mie idee su Gesù o in Gesù?
 
 
7) Preghiera finale: Salmo 1
Al vincitore darò da mangiare dall’albero della vita.
 
Beato l’uomo che non entra nel consiglio dei malvagi,
non resta nella via dei peccatori
e non siede in compagnia degli arroganti,
ma nella legge del Signore trova la sua gioia,
la sua legge medita giorno e notte. 
 
È come albero piantato lungo corsi d’acqua,
che dà frutto a suo tempo:
le sue foglie non appassiscono
e tutto quello che fa, riesce bene.
 
Non così, non così i malvagi,
ma come pula che il vento disperde.
Poiché il Signore veglia sul cammino dei giusti,
mentre la via dei malvagi va in rovina.