Per la preghiera personale e familiare: Lectio divina sulla Liturgia della Parola del giorno - venerdì 13 novembre 2020

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  • venerdì | 13 novembre 2020

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Lectio venerdì 13 novembre 2020
 
Venerdì della Trentaduesima Settimana del Tempo Ordinario (Anno A)
 
2 Lettera di Giovanni 1, 3 - 9
Luca 17, 26 - 37
 
 
1) Preghiera 
Dio grande e misericordioso, allontana ogni ostacolo nel nostro cammino verso di te, perché, nella serenità del corpo e dello spirito, possiamo dedicarci liberamente al tuo servizio.
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2) Lettura: 2 Lettera di Giovanni 1, 3 - 9
Io, il Presbìtero, alla Signora eletta da Dio e ai suoi figli, che amo nella verità: grazia, misericordia e pace saranno con noi da parte di Dio Padre e da parte di Gesù Cristo, Figlio del Padre, nella verità e nell’amore. Mi sono molto rallegrato di aver trovato alcuni tuoi figli che camminano nella verità, secondo il comandamento che abbiamo ricevuto dal Padre. 
E ora prego te, o Signora, non per darti un comandamento nuovo, ma quello che abbiamo avuto da principio: che ci amiamo gli uni gli altri. Questo è l’amore: camminare secondo i suoi comandamenti. Il comandamento che avete appreso da principio è questo: camminate nell’amore.
Sono apparsi infatti nel mondo molti seduttori, che non riconoscono Gesù venuto nella carne. Ecco il seduttore e l’anticristo! Fate attenzione a voi stessi per non rovinare quello che abbiamo costruito e per ricevere una ricompensa piena. Chi va oltre e non rimane nella dottrina del Cristo, non possiede Dio. Chi invece rimane nella dottrina, possiede il Padre e il Figlio.
 
3) Riflessione su 2 Lettera di Giovanni 1, 3 - 9
• “Grazia, misericordia e pace siano con noi da parte di Dio Padre e da parte di Gesù Cristo, figlio del Padre, nella verità e nell’amore” - Come vivere questa Parola?
Questa pericope fa parte della seconda lettera di Giovanni dove lo scrittore esprime una sintesi del suo insegnamento. È un presbitero che parla alla Chiesa chiamata con profondo rispetto e venerazione ‘Signora eletta’. Come presbitero, l’autore spalanca l’augurio-invocazione di quello che ‘sostanzialmente’ è il dono di Dio a noi suoi figli.
Esso consiste nella grazia o vita rinnovata dallo Spirito che Cristo ci ha ottenuto col suo mistero pasquale. Consiste anche nella misericordia che è il traboccare dell’Amore colmo di perdono e di tenerezza infinita, e nella pace, cioè quello ‘star bene’ che già nell’Antico Testamento era il dono di Dio a quanti vivevano i suoi comandamenti.
In Cristo questo dono della pace si perfeziona, diventando certezza profonda d’essere salvati da Lui dentro un bene operare aiutato e sostenuto da Lui che ci unisce al Padre.
L’autore non dimentica che l’insegnamento principe riguarda la carità, ma ci ricorda che solo vivendo la verità (che è Cristo in persona!) noi possiamo amare.
Nel nostro rientro al cuore, oggi ci lasciamo stimolare da questa parola che è davvero sintesi di vita. E invochiamo dallo Spirito Santo la capacità di vivere nelle nostre giornate un rapporto vitale col Padre e col Figlio che abitano in noi.
Che noi rimaniamo, o Signore Gesù, nel tuo essere verità per vivere nell’amore. Dacci la forza di praticare i comandamenti: non per costrizione, ma in quella spontaneità che viene dal vivere in concreto l’unione con Te e, in Te, col Padre e lo Spirito Santo da cui siamo infinitamente amati.
Ecco la voce di Raïssa Maritain: Dio ci ama facendoci partecipi della sua natura con la grazia, facendo dell’anima santificata la sua dimora. Facendosi conoscere a noi con la Rivelazione soprannaturale. Tutto ciò testimonia il suo amore. E che cosa richiede Dio da noi? Il nostro cuore
  
•  «Il comandamento che abbiamo avuto da principio è che ci amiamo gli uni gli altri. Questo è l'amore: camminare secondo i suoi comandamenti. Il comandamento che avete appreso da principio è questo: camminate nell'amore». - 2 Gv 1, 5-6 - Come vivere questa Parola?
Dopo la lectio continua di S. Paolo, oggi la liturgia ci propone la seconda lettera dell'Apostolo Giovanni. È una lettera assai breve, ma di grande importanza, perché è una mirabile sintesi di tutto il Vangelo di Gesù, che si riassume nel suo "comandamento nuovo". È un messaggio particolarmente attuale per noi oggi, che siamo portati spesso a frammentare il vangelo, enfatizzando magari alcuni aspetti secondari.
San Giovanni, nella sua lettera, rimane invece ancorato all'essenziale, riproponendo con forza il comandamento appreso fin dal principio: «camminate nell'amore». È un invito stupendo che apre il cuore e la mente, e ci sprona a inoltrarci verso orizzonti ampi e sempre nuovi!
Quando perdiamo di vista questi spazi sconfinati, corriamo fortemente il rischio di smarrirci in una selva di precetti secondari che rendono la nostra vita rarefatta e asfittica. Allora è proprio il caso di fare un serio esame di coscienza domandandoci: nella nostra vita spirituale, il comandamento dell'amore sta veramente al centro e al primo posto delle nostre scelte. Il testo assai celebre e conosciuto di S. Agostino, riportato più sotto, potrebbe essere una eccellente guida in questo discernimento.
Ecco la voce del grande S. Agostino (Epistole di Giovanni, omelia 7, 7-8): «Una volta per tutte dunque ti viene imposto un breve precetto: ama e fa' ciò che vuoi. Sia che tu taccia, taci per amore; sia che tu parli, parla per amore; sia che tu corregga, correggi per amore; sia che tu perdoni, perdona per amore. Sia in te la radice dell'amore, poiché da questa radice non può procedere se non il bene»
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4) Lettura: Vangelo secondo Luca 17, 26 - 37
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come avvenne nei giorni di Noè, così sarà nei giorni del Figlio dell’uomo: mangiavano, bevevano, prendevano moglie, prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca e venne il diluvio e li fece morire tutti. 
Come avvenne anche nei giorni di Lot: mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano; ma, nel giorno in cui Lot uscì da Sòdoma, piovve fuoco e zolfo dal cielo e li fece morire tutti. Così accadrà nel giorno in cui il Figlio dell’uomo si manifesterà. 
In quel giorno, chi si troverà sulla terrazza e avrà lasciato le sue cose in casa, non scenda a prenderle; così, chi si troverà nel campo, non torni indietro. Ricordatevi della moglie di Lot. 
Chi cercherà di salvare la propria vita, la perderà; ma chi la perderà, la manterrà viva. 
Io vi dico: in quella notte, due si troveranno nello stesso letto: l’uno verrà portato via e l’altro lasciato; due donne staranno a macinare nello stesso luogo: l’una verrà portata via e l’altra lasciata». Allora gli chiesero: «Dove, Signore?». Ed egli disse loro: «Dove sarà il cadavere, lì si raduneranno insieme anche gli avvoltoi».
 
5) Riflessione  sul Vangelo secondo Luca 17, 26 - 37
• Il brano precedente del Vangelo si opponeva a qualsiasi speculazione sulla fine. Il Vangelo di oggi va nella stessa direzione, ma in modo ancor più accentuato. Sarà la sorpresa totale, senza la più piccola proroga per veder venire e prepararsi a qualunque cosa accada. 
Due avvenimenti dell’Antico Testamento sono evocati per sottolineare questa subitaneità. Ma anche per rivelare il carattere irrevocabile e assoluto del giudizio: “L’uno verrà preso, e l’altro lasciato”. La domanda dei discepoli è senza senso: Dove avrà luogo tutto questo? Come un cadavere attira immediatamente gli avvoltoi, il giudizio avrà luogo nel luogo in cui si troverà ogni persona in quel momento, senza altra forma di processo, né di tergiversazione, né di rinvio... 
Gesù vuole farci paura? Vi è di che tremare, senza dubbio... Ma tremare, avere paura, speculare sullo scenario del giudizio finale non servirebbe che a distoglierci dalla domanda fondamentale: Come vivere di Cristo e per lui? Come, al suo seguito, dimenticare se stessi con tanta forza, per amore, perdere la propria vita, in modo che il giudizio ci trovi pronti, cioè vivendo già la vita eterna?
  
Siate vigilanti!
È facile per noi cadere nella dimenticanza di Dio! È facile lasciarsi prendere dalle vicende ordinarie della vita ed essere impreparati e distratti circa i segni divini: accadde al tempo di Noè, quando stava per sopraggiungere il diluvio, accadde ai tempi di Lot, quando il fuoco distruttore stava per piovere sulla terra, accade anche oggi, quando terra trema, quando fango scende dalle montagne, quando onde anomale invadono le case... e seminano distruzione e morte per migliaia di persone, intende come sempre alle loro ordinarie occupazioni. La rivelazione e la manifestazione del Cristo risorto può sopraggiungere in ogni istante e dobbiamo perciò tenerci pronti all'inevitabile ed insindacabile giudizio divino. Il peccato, il rifiuto di Dio ci rendono come cadaveri su cui piombano famelici gli avvoltoi. Comprendiamo così che il castigo è la conseguenza inevitabile dei nostri errori; diventiamo distruttori di noi stessi e Dio ne è solo il triste testimone. È la mancanza di amore a generare l'odio, è dall'odio che sgorgano le vendette incrociate, le guerre che osiamo poi chiamare «sante». Essere vigilanti per noi credenti in Cristo, significa vivere nella fede, essere desti nell'attesa del Signore che viene, significa vivere la fraternità universale, anche quando questa dovesse costarci sacrifici e morte. A noi non è più concesso, dopo l'evento Cristo, di leggere la storia come cronaca di fatti più o meno importanti, dobbiamo far sì che la nostra sia davvero una storia sacra, in cui l'intervento di Dio è sempre presente.
 
•  Il vangelo di oggi continua la riflessione sulla venuta della fine dei tempi e ci presenta parole di Gesù su come prepararsi per la venuta del Regno. Era una faccenda che, in quel tempo, scatenava molte discussioni. Chi determina l’ora della venuta della fine, è Dio. Pero il tempo di Dio (kairós) non si misura secondo il tempo del nostro orologio (chronos). Per Dio, un giorno può essere uguale a mille anni, e mille anni uguali a un giorno (Sal 90,4; 2Pt 3, ­8). Il tempo di Dio corre invisibile nel nostro tempo, ma indipendentemente da noi e dal nostro tempo. Noi non possiamo interferire nel tempo, ma dobbiamo essere preparati per il momento in cui l’ora di Dio si fa presente nel nostro tempo. Può esser oggi, può essere da qui a mille anni. Ciò che dà sicurezza non è sapere l’ora della fine del mondo, ma sì la certezza della presenza della Parola di Gesù presente nella vita. Il mondo passerà, ma la parola di Dio non passerà mai (cf Is 40,7-8).
 
• Luca 17,26-29: Come nei giorni di Noè e di Lot. La vita trascorre normalmente: mangiare, bere, sposarsi, comprare, vendere, piantare, raccogliere. La routine può avvolgerci tanto che non riusciamo a pensare a null’altro. Ed il consumismo del sistema neoliberale contribuisce ad aumentare in molti di noi questa totale disattenzione alla dimensione più profonda della vita. Lasciamo entrare le tarme nella trave della fede che regge la dimensione più profonda della vita. Quando la tormenta distrugge la casa, molti di noi danno la colpa al falegname: “Fatto male!” In realtà, il crollo è dovuto alla nostra disattenzione prolungata. L’allusione alla distruzione di Sodoma, quale figura di ciò che avverrà alla fine dei tempi, è un’allusione alla distruzione di Gerusalemme dai romani negli anni 70 dC (cf Mc 13,14).
 
• Luca 17,30-32: Così sarà nei giorni del Figlio dell’Uomo. “Così sarà nei giorni in cui il Figlio dell’Uomo si rivelerà”. Difficile per noi immaginare la sofferenza ed il trauma che la distruzione di Gerusalemme causano nelle comunità, sia dei giudei sia dei cristiani. Per aiutarli a capire e ad affrontare la sofferenza, Gesù si serve di paragoni tratti dalla vita: “In quel giorno, chi si troverà sulla terrazza, se le sue cose sono in casa, non scenda a prenderle; così chi si troverà nel campo, non torni indietro”. La distruzione avverrà con una tale rapidità che non vale la pena scendere per andare a cercare qualcosa in casa (Mc 13,15-16). “Ricordatevi della moglie di Lot” (cf. Gen 19,26), cioè, non guardate indietro, non perdete tempo, prendete la decisione e andate avanti: è questione di vita o di morte.
 
• Luca 17,33: Perdere la vita per salvarla. “Chi cercherà di salvare la propria vita la perderà, chi invece l’avrà perduta la salverà”. Solo la persona che è stata capace di darsi completamente agli altri si sente realizzata nella vita. Perde la vita chi la conserva solo per sé. Questo consiglio di Gesù è la conferma della più profonda esperienza umana: la fonte della vita si trova nel dono della vita. Dando si riceve. “In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto” (Gv 12,24). Importante è la motivazione che aggiunge il vangelo di Marco: “per causa mia e del vangelo” (Mc 8,35). Dicendo che nessuno è capace di conservare la propria vita con il suo sforzo, Gesù evoca il salmo in cui si dice che nessuno è capace di pagare il prezzo del riscatto della vita: “Nessuno può riscattare se stesso, o dare a Dio il suo prezzo. Per quanto si paghi il riscatto di una vita, non potrà mai bastare per vivere senza fine, e non vedere la tomba”. (Sal 49,8-10).
 
• Luca 17,34-36: Vigilanza. “Vi dico: in quella notte due si troveranno in un solo letto; l’uno verrà preso e l’altro lasciato; due donne staranno a macinare nello stesso luogo, l’una verrà presa e l’altra lasciata”. Evoca la parabola delle dieci vergini. Cinque erano prudenti e cinque stolte (Mt 25,1-11). Ciò che importa è essere preparati. Le parole “L’uno verrà preso e l’altro lasciato” evocano le parole di Paolo ai Tessalonicesi (1Tes 4,13-17), quando dice che con la venuta del Figlio dell’uomo, saremo rapiti in cielo accanto a Gesù. Queste parole “lasciati dietro” fornirono il titolo ad un terribile e pericoloso romanzo dell’estrema destra fondamentalistica degli Stati Uniti: “Lefted behind!” Un romanzo che non ha nulla a che vedere con il senso reale delle parole di Gesù.
 
• Luca 17,37: Dove e quando? I discepoli chiesero: "Dove Signore?" E Gesù rispose: Dove sarà il cadavere, lì si raduneranno anche gli avvoltoi". Risposta enigmatica. Alcuni pensano che Gesù evochi la profezia di Ezechiele, ripresa nell’Apocalisse, in cui il profeta si riferisce alla battaglia vittoriosa finale contro le forze del male. Gli animali rapaci o gli avvoltoi saranno invitati a mangiare la carne dei cadaveri (Ez 39,4.17-20; Ap 19,17-18). Altri pensano che si tratti della valle di Giosafat, dove avverrà il giudizio finale secondo la profezia di Gioele (Gal 4,2.12). Altri pensano che si tratti semplicemente di un proverbio popolare che significava più o meno ciò che dice il nostro proverbio: “Dove c’è il fumo, c’è anche il fuoco!”
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6) Per un confronto personale
• Sono del tempo di Noè o del tempo di Lot?
• Romanzo di estrema destra. Come mi pongo dinanzi a questa manipolazione politica della fede in Gesù?
 
 
7) Preghiera finale: Salmo 118
Beato chi cammina nella legge del Signore.
 
Beato chi è integro nella sua via
e cammina nella legge del Signore. 
Beato chi custodisce i suoi insegnamenti
e lo cerca con tutto il cuore. 
 
Con tutto il mio cuore ti cerco:
non lasciarmi deviare dai tuoi comandi. 
Ripongo nel cuore la tua promessa
per non peccare contro di te. 
 
Sii benevolo con il tuo servo e avrò vita,
osserverò la tua parola. 
Aprimi gli occhi perché io consideri
le meraviglie della tua legge.