Per la preghiera personale e familiare: Lectio divina sulla Liturgia della Parola del giorno - giovedì 12 novembre 2020

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  • giovedì | 12 novembre 2020

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Lectio giovedì 12 novembre 2020
 
Giovedì della Trentaduesima Settimana del Tempo Ordinario (Anno A)
San Giosafat
 
Lettera a Filèmone 1, 7 - 20
Luca 17, 20 - 25
 
 
1) Orazione iniziale
Suscita nella Chiesa, o Padre, il tuo Santo Spirito, che mosse il vescovo san Giosafat a dare la vita per il suo popolo, perché, fortificati dallo stesso Spirito, non esitiamo a donare la nostra vita per i fratelli.
 
San Giosafat, nato a Wolodymyr in Volynia (Ucraina) nel 1580 c. da genitori ortodossi, aderì alla Chiesa Rutena unita a Roma. Accolto nell’Ordine monastico Basiliano (1604), fu poi arcivescovo di Polozk (1617). Nella sua missione operò incessantemente per la promozione religiosa e sociale dei popoli e per l’unità dei cristiani incontrando l’ostilità dei potenti. Per questo morì martire (Vitebsk, Bielorussia, 12 novembre 1623).
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2) Lettura: Lettera a Filèmone 1, 7 - 20
Fratello, la tua carità è stata per me motivo di grande gioia e consolazione, perché per opera tua i santi sono stati profondamente confortati. Per questo, pur avendo in Cristo piena libertà di ordinarti ciò che è opportuno, in nome della carità piuttosto ti esorto, io, Paolo, così come sono, vecchio, e ora anche prigioniero di Cristo Gesù. Ti prego per Onèsimo, figlio mio, che ho generato nelle catene, lui, che un giorno ti fu inutile, ma che ora è utile a te e a me. Te lo rimando, lui che mi sta tanto a cuore. Avrei voluto tenerlo con me perché mi assistesse al posto tuo, ora che sono in catene per il Vangelo. Ma non ho voluto fare nulla senza il tuo parere, perché il bene che fai non sia forzato, ma volontario. Per questo forse è stato separato da te per un momento: perché tu lo riavessi per sempre; non più però come schiavo, ma molto più che schiavo, come fratello carissimo, in primo luogo per me, ma ancora più per te, sia come uomo sia come fratello nel Signore. Se dunque tu mi consideri amico, accoglilo come me stesso. E se in qualche cosa ti ha offeso o ti è debitore, metti tutto sul mio conto. Io, Paolo, lo scrivo di mio pugno: pagherò io. Per non dirti che anche tu mi sei debitore, e proprio di te stesso! Sì, fratello! Che io possa ottenere questo favore nel Signore; da’ questo sollievo al mio cuore, in Cristo!
 
3) Commento su   Lettera a Filèmone 1, 7 - 20
• «Se dunque tu mi consideri amico, accoglilo (Onésimo) come me stesso. E se in qualche cosa ti ha offeso o ti è debitore, metti tutto sul mio conto. Io, Paolo, lo scrivo di mio pugno: pagherò io. Per non dirti che anche tu mi sei debitore, e proprio di te stesso! Sì, fratello! Che io possa ottenere questo favore nel Signore; da' questo sollievo al mio cuore, in Cristo!». (Fm 17-20) - Come vivere questa Parola?
Oggi incontriamo nella prima lettura un testo di raro ascolto e assai poco conosciuto. Ecco perché ci piace soffermarci brevemente su di esso. Si tratta della lettera più breve dell'Apostolo Paolo, scritta a Filèmone. Più che una lettera è un biglietto (sono in tutto solo 20 versetti). Eppure questo breve scritto rimane un piccolo capolavoro, sprizzante di vivacità, di cordialità, di calore umano e anche di un fine umorismo. Senza questa lettera, conosceremmo molto di meno il grande cuore di Paolo, soprattutto nelle le sue sfumature più intime e umane, assai diverse dai toni accesi e polemici di altre sue lettere.
Uno schiavo di nome Onésimo (in greco significa "utile") era fuggito dal suo padrone Filèmone, sottraendogli anche una discreta somma di denaro (vv. 18-19). Egli, dopo varie peripezie, incontra Paolo che si trovava in prigione. L'Apostolo gli annunzia il Vangelo e lo converte al Cristianesimo e quindi lo rimanda al suo padrone, con questa letterina di raccomandazione. 

A Filèmone, anch'egli convertito precedentemente da Paolo, chiede di accogliere il suo schiavo "come se stesso" e soprattutto come «fratello carissimo nel Signore» (v. 16).
Pur nella sua brevità, questo biglietto è di grande importanza ed è stato considerato giustamente "la prima dichiarazione cristiana dei diritti dell'uomo" (P. Prat). Quello che più importava a Paolo era trasformare dall'interno i rapporti umani fra padrone e schiavo, insegnare a vedere anche nello schiavo un «fratello», di pari dignità e grandezza nel Signore. In seguito poi la storia dell'umanità e della civiltà umana, attraverso un lungo percorso di secoli, sarebbe faticosamente arrivata alla proclamazione della pari dignità di ogni uomo. Ma il seme era già stato gettato nel solco della storia da Paolo in questo breve scritto e nella lettera ai Galati: «Non vi è più ormai né schiavo, né libero... perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù» (Gal 3,27-28).
Ecco la voce di un Dottore della Chiesa S. Giovanni Crisostomo (Epistola ai Romani, omelia 32): Il grande innamorato di Paolo e lettore appassionato delle sue lettere, fa questa stupenda affermazione sull'Apostolo: "il cuore di Cristo era il cuore di Paolo".
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4) Lettura: dal Vangelo di   Luca 17, 20 - 25
In quel tempo, i farisei domandarono a Gesù: «Quando verrà il regno di Dio?». Egli rispose loro: «Il regno di Dio non viene in modo da attirare l’attenzione, e nessuno dirà: “Eccolo qui”, oppure: “Eccolo là”. Perché, ecco, il regno di Dio è in mezzo a voi!». Disse poi ai discepoli: «Verranno giorni in cui desidererete vedere anche uno solo dei giorni del Figlio dell’uomo, ma non lo vedrete. Vi diranno: “Eccolo là”, oppure: “Eccolo qui”; non andateci, non seguiteli. Perché come la folgore, guizzando, brilla da un capo all’altro del cielo, così sarà il Figlio dell’uomo nel suo giorno. Ma prima è necessario che egli soffra molto e venga rifiutato da questa generazione».
 
5) Riflessione sul Vangelo di  Luca 17, 20 - 25
•  Aspettare al tempo stesso ardentemente e pazientemente, senza pretendere di vedere arrivare la cosa, né di sapere come arriverà: ecco qualcosa di assai difficile. 
Quando arriverà il regno? ci chiediamo con i farisei. E alcuni si affidano ai calcoli. Altri gridano: Eccolo, è qui. No, risponde in anticipo Gesù: le domande che riguardano il momento, il luogo e il modo rimarranno sempre senza risposta, e anche senza oggetto: la sorpresa sarà totale, renderà polvere tutte le false domande. 
Ma le parole di Gesù ci riportano da questa attesa del futuro ai giorni del Figlio dell’uomo, cioè al tempo dell’Incarnazione: il regno di Dio è in mezzo a voi. Per riconoscerlo bisognerà che i farisei credano e comprendano che questo regno è Gesù stesso e ciò che egli dice, Gesù e la passione che egli vede avvicinarsi. Oggi il Regno non è ancora e sempre in mezzo a noi? Non si trova in embrione ovunque ci si ricordi dei giorni del Figlio dell’uomo, si aspetti il suo giorno, e si traduca questo ricordo e questa speranza in amore e fervore?
 
Il Regno di Dio è in mezzo a noi!
I farisei, da sempre sognatori di potere, chiedono a Gesù quando verrà il Regno di Dio. La loro attesa è fortemente legata a criteri umani, sperano quindi che la manifestazione divina sia accompagnata da bagliori di grandezza e dal ripristino di glorie passate. La risposta del Signore sicuramente li delude, ma per noi invece è di grande conforto: «Il regno di Dio non viene in modo da attirare l'attenzione, e nessuno dirà: Eccolo qui, o: eccolo là. Perché il regno di Dio è in mezzo a voi!». La presenza del Cristo già ha determinato l'avvento del Regno, l'accoglienza del suo vangelo e il vivere in conformità ad esso fa sì che il Regno sia dentro di noi. Occorre però tenere limpido lo sguardo della fede per «vedere» il giorno del Signore, per accorgersi dell'evento salvifico che egli porta a tutti noi, per godere della sua salvezza ed essere certi della sua e nostra risurrezione. A conclusione del brano Gesù ci ricorda una grande verità, che ci accompagnerà sempre: «ma prima è necessario che egli soffra molto e venga ripudiato da questa generazione»: anche ai nostri giorni, anche noi del terzo millennio, stiamo ripudiando il Signore e ripetendo la sua crocifissione, ma ancora una volta dentro l'assurdo del peccato del mondo, egli si erge a vittima e salvatore nostro. È l'inevitabile passaggio nei meandri della sofferenza da cui Dio sa trarre i motivi della salvezza!
 
 
• Luca 17,20-21: Il Regno in mezzo a noi. “Quando verrà il regno di Dio?”, Gesù rispose: “Il regno di Dio non viene in modo da attirare l’attenzione, e nessuno dirà: Eccolo qui, o eccolo là. Perché il regno di Dio è in mezzo a voi!I farisei pensavano che il Regno potesse venire solo dopo che la gente fosse giunta alla perfetta osservanza della Legge di Dio. Per loro, la venuta del Regno, sarebbe la ricompensa di Dio al buon comportamento della gente, e il messia sarebbe venuto in modo ben solenne come un re, ricevuto dal suo popolo. Gesù dice il contrario. La venuta del Regno non può essere osservata come si osserva la venuta dei re della terra. Per Gesù, il Regno di Dio è venuto già! È già in mezzo a noi, indipendentemente dal nostro sforzo o merito. Gesù ha un altro modo di vedere le cose. Ha un altro modo di leggere la vita. Preferisce il samaritano che vive con gratitudine ai nove che pensano di meritare il bene che ricevono da Dio (Lc 17,17-19).
 
• Luca 17,22-24: Segni per riconoscere la venuta del Figlio dell’Uomo. “Verrà un tempo in cui desidererete vedere anche uno solo dei giorni del Figlio dell’uomo, ma non lo vedrete.
Vi diranno: Eccolo là, o eccolo qua; non andateci, non seguiteli. Perché come il lampo, guizzando, brilla da un capo all’altro del cielo, così sarà il Figlio dell’uomo nel suo giorno”. In questa affermazione di Gesù ci sono elementi che vanno dalla visione apocalittica della storia, assai comune nei secoli prima e dopo Gesù. La visione apocalittica della storia ha la caratteristica seguente: in epoche di grandi persecuzioni e di oppressione, i poveri hanno l’impressione che Dio perda il controllo della storia. Loro si sentono persi, senza orizzonte e senza speranza di liberazione. In questi momenti di apparente assenza di Dio, la profezia assume la forma di apocalisse. Gli apocalittici, cercano di illuminare la situazione disperata con la luce della fede per aiutare la gente a non perdere la speranza e continuare ad avere coraggio nel cammino. 
 
Per mostrare che Dio non perde il controllo della storia, essi descrivono le diverse tappe della realizzazione del progetto di Dio attraverso la storia. Iniziato in un determinato momento significativo nel passato, questo progetto di Dio va avanti, tappa dopo tappa, attraverso le situazioni vissute dai poveri, fino alla vittoria finale alla fine della storia. In questo modo, gli apocalittici collocano il momento presente come una tappa già prevista nell’insieme ampio del progetto di Dio. Generalmente, l’ultima tappa prima dell’avvento del fine è rappresentata come un momento di sofferenza e di crisi, di cui molti hanno cercato di approfittarsi per illudere la gente dicendo: “Vi diranno: Eccolo là, o eccolo qua; non andateci, non seguiteli. Perché come il lampo, guizzando, brilla da un capo all’altro del cielo, così sarà il Figlio dell’uomo nel suo giorno”. Avendo lo sguardo di fede che Gesù comunica, i poveri possono percepire che il regno è già in mezzo a loro (Lc 17,21), come il lampo, senza ombra di dubbio. La venuta del Regno porta con sé la propria evidenza e non dipende dai pronostici degli altri.
 
• Luca 17,25: Per la Croce fino alla Gloria. “Ma prima è necessario che egli soffra molto e sia ripudiato da questa generazione”. Sempre la stessa avvertenza: la Croce, scandalo per i giudei e follia per i greci, ma per noi espressione della saggezza e del potere di Dio (1Cor 1,18.23). Il cammino verso la Gloria passa per la croce. La vita di Gesù è il nostro canone, è la norma canonica per tutti noi. 
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6) Alcune domande per aiutarci nella meditazione e nella orazione
• Gesù dice: “Il regno è in mezzo a voi!” Hai trovato già qualche segno del Regno nella tua vita, nella vita della tua nazione o nella vita della tua comunità?
• La croce nella vita. La sofferenza. Come vedi la sofferenza, cosa ne fai?
 
  
 
7) Preghiera: Salmo 145
Beato chi ha per aiuto il Dio di Giacobbe.
 
Il Signore rende giustizia agli oppressi,
dà il pane agli affamati.
Il Signore libera i prigionieri. 
 
Il Signore ridona la vista ai ciechi,
il Signore rialza chi è caduto,
il Signore ama i giusti,
il Signore protegge i forestieri.
 
Egli sostiene l’orfano e la vedova,
ma sconvolge le vie dei malvagi.
Il Signore regna per sempre,
il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione.