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- lunedì | 9 novembre 2020
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Lectio lunedì 9 novembre 2020
Lunedì della Trentaduesima Settimana del Tempo Ordinario (Anno A)
Dedicazione della Basilica Lateranense
1 Lettera ai Corinzi 3, 9-11.16-17
Giovanni 2, 13 - 22
1) Orazione iniziale
O Dio, che hai voluto chiamare tua Chiesa la moltitudine dei credenti, fa’ che il popolo radunato nel tuo nome ti adori, ti ami, ti segua, e sotto la tua guida giunga ai beni da te promessi.
Quando l’imperatore romano Costantino si convertì alla religione cristiana, verso il 312, donò al papa Milziade il palazzo del Laterano, che egli aveva fatto costruire sul Celio per sua moglie Fausta. Verso il 320, vi aggiunse una chiesa, la chiesa del Laterano, la prima, per data e per dignità, di tutte le chiese d’Occidente. Essa è ritenuta madre di tutte le chiese dell’Urbe e dell’Orbe.
Consacrata dal papa Silvestro il 9 novembre 324, col nome di basilica del Santo Salvatore, essa fu la prima chiesa in assoluto ad essere pubblicamente consacrata. Nel corso del XII secolo, per via del suo battistero, che è il più antico di Roma, fu dedicata a san Giovanni Battista; donde la sua corrente denominazione di basilica di San Giovanni in Laterano. Per più di dieci secoli, i papi ebbero la loro residenza nelle sue vicinanze e fra le sue mura si tennero duecentocinquanta concili, di cui cinque ecumenici. Semidistrutta dagli incendi, dalle guerre e dall’abbandono, venne ricostruita sotto il pontificato di Benedetto XIII e venne di nuovo consacrata nel 1726.
Basilica e cattedrale di Roma, la prima di tutte le chiese del mondo, essa è il primo segno esteriore e sensibile della vittoria della fede cristiana sul paganesimo occidentale. Durante l’era delle persecuzioni, che si estende ai primi tre secoli della storia della Chiesa, ogni manifestazione di fede si rivelava pericolosa e perciò i cristiani non potevano celebrare il loro Dio apertamente. Per tutti i cristiani reduci dalle “catacombe”, la basilica del Laterano fu il luogo dove potevano finalmente adorare e celebrare pubblicamente Cristo Salvatore. Quell’edificio di pietre, costruito per onorare il Salvatore del mondo, era il simbolo della vittoria, fino ad allora nascosta, della testimonianza dei numerosi martiri. Segno tangibile del tempio spirituale che è il cuore del cristiano, esorta a rendere gloria a colui che si è fatto carne e che, morto e risorto, vive nell’eternità.
L’anniversario della sua dedicazione, celebrato originariamente solo a Roma, si commemora da tutte le comunità di rito romano.
Questa festa deve far sì che si rinnovi in noi l’amore e l’attaccamento a Cristo e alla sua Chiesa. Il mistero di Cristo, venuto “non per condannare il mondo, ma per salvare il mondo” (Gv 12,47), deve infiammare i nostri cuori, e la testimonianza delle nostre vite dedicate completamente al servizio del Signore e dei nostri fratelli potrà ricordare al mondo la forza dell’amore di Dio, meglio di quanto lo possa fare un edificio in pietra.
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2) Lettura: 1 Lettera ai Corinzi 3, 9-11.16-17
Fratelli, voi siete edificio di Dio. Secondo la grazia di Dio che mi è stata data, come un saggio architetto io ho posto il fondamento; un altro poi vi costruisce sopra. Ma ciascuno stia attento a come costruisce. Infatti nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo. Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui. Perché santo è il tempio di Dio, che siete voi.
3) Commento su 1 Lettera ai Corinzi 3, 9-11.16-17
• Nella seconda lettura l'apostolo Paolo scrive alla comunità di Corinto, e li esorta a ricordare che loro sono l'edificio di Dio per mezzo della grazia ricevuta, io ho posto le fondamenta e poi un altro costruirà su di esse. Attenzione però a non distruggere quello che è la vera natura dell'uomo, cioè voi siete tempio di Dio e nessuno può distruggervi perché verrà distrutto da Dio stesso, perché in voi vive lo Spirito.
Già nel vecchio testamento la tenda rappresentava il luogo dove Mosè si appartava per parlare con il Signore.
I tempi sono un luogo dove riunirsi per incontrare il Signore, di essi possiamo ammirare la grandezza, La bellezza e la maestosità, ma solo il Cristo e di conseguenza l'uomo sono tempi dello Spirito per mezzo della grazia che riceviamo nei sacramenti.
• Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? (1 Cor 3,16) - Come vivere questa Parola?
Nella comunità di Corinto fazioni contrapposte attentano all'unità ecclesiale. C'è chi si dichiara per Paolo e chi per altri evangelizzatori vantandosi discepoli dell'uno o dell'altro. Paolo interviene con forza indicando in se stesso e negli altri dei semplici collaboratori di Dio: a lui è stato affidato il compito di gettare le fondamenta, ad altri quello di tirar su le mura ma la costruzione è di Dio. Un edificio santo, dunque, non costruito con materiale inerte ma con pietre vive: noi siamo il tempio di Dio.
È interessante notare che il termine greco tradotto con "tempio" indica esattamente la parte più interna di esso, quella che ospitava la divinità. L'accento cade allora sulla presenza misteriosa ma reale dello Spirito Santo in ciascun membro e nell'intera compagine ecclesiale. Una presenza che, come indica il tempo presente adottato indicante continuità, è permanente.
Attentare all'unità di questa realtà sacra è, di conseguenza, profanare la dimora dell'Altissimo. E questo vale sia per la Chiesa universale, sia per ciascuna sua porzione: Diocesi, parrocchia, famiglia, comunità, perché in ogni sua porzione si realizza la presenza santificante e coagulante dello Spirito, vincolo di amore da cui procede l'unità nello stesso grembo trinitario.
La nostra famiglia, la nostra comunità, la nostra parrocchia sono il ricettacolo più interno in cui dimora stabilmente lo Spirito Santo, Dio stesso. Terra santa dunque che non possiamo calpestare sconsideratamente attentando alla sua unità. Sarà questo l'oggetto del nostro adorante rientro al cuore.
Perdona, Signore, tutte le volte che abbiamo profanato, con estrema leggerezza, la tua dimora, non prendendo in seria considerazione che il vincolo di unione su cui si fonda sei tu stesso.
Ecco la voce di un testimone Hèlder Camara: Vedendo la bellissima collana, come in un sogno ammirai, soprattutto, il filo che univa le pietre e si immolava anonimo, perché tutte formassero una unità.
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4) Lettura: dal Vangelo secondo Giovanni 2, 13 - 22
Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà». Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo.
Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.
5) Riflessione sul Vangelo secondo Giovanni 2, 13 - 22
• Adorare il Signore in spirito e verità.
Ormai il luogo nuovo in cui adorare il Padre è il corpo del Cristo risorto. Già l'accennava Gesù stesso nella diatriba con i giudei, offesi grandemente per aver scacciato dal tempio i venditori di animale e cambiavalute. Essi chiedevano un segno perché avesse fatto quel gesto così violento. E Gesù rispose con un segno profetico: "Distruggete questo tempio e io in tre giorni lo farò risorgere". Ma egli parlava del tempio del suo corpo, così ricordarono i discepoli dopo la sua risurrezione. Nel colloquio con la donna samaritana riaffiora il medesimo concetto. Alla domanda dove si doveva adorare Dio: sul monte Garizim o in Gerusalemme, Gesù, pur sapendo che la salvezza verrà dai giudei, si mette al di sopra di quelle questioni. Il luogo in cui l'uomo può entrare in contatto con Dio non è Gerusalemme né il monte Garizim, ma la persona di Gesù. "È giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità". Dio è Spirito e Vita, come è amore e luce. I suoi adoratori non si prostrano con sacrifici ed olocausti, ma si elevano a lui in Spirito, come figli amati che sanno amare. Nello Spirito, che è la vita di tutto, abbiamo comunione con il Padre e i fratelli. Quella di oggi è una festa del Figlio di Dio che si è fatto uomo, ha messo la sua tenda – il suo corpo - tra noi. Le Chiese di pietra sono un segno di questa sua presenza: è lui che vi parla, dà se stesso in cibo, presiede la comunità raccolta in preghiera. Nella festa della dedicazione della Basilica Lateranense, ogni comunità locale, oltre a esprimere la propria comunione con la Sede di Pietro, ricorda e celebra anche la dedicazione della propria chiesa locale, piccola o grande che sia. Gesù insegna che il tempio di Dio è, innanzitutto, il cuore dell'uomo che accoglie la sua Parola. E ogni qual volta questa Parola sarà accolta, dice Gesù: "Noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui".
• Gesù e il tempio. Ora Gesù è a Gerusalemme, nel tempio e dando compimento alla profezia di Malachia (Ml 3,1-3), si proclama messia. Tale presenza di Gesù e soprattutto il suo insegnamento produce una tensione. Il lettore comprende, ora, come le grandi dispute con in giudei avvengono sempre nel tempio; in questo luogo Gesù pronuncia le sue denunce sostanziali; il suo compito è di condurre il popolo fuori dal tempio (2,15; 10,4). In fondo Gesù viene condannato perché rappresenta un pericolo per il tempio e per il popolo. Gesù va a Gerusalemme in occasione della Pasqua dei Giudei: è un’occasione clamorosa per manifestarsi in pubblico e per rivelare a tutti che egli è il messia. In quella festa Gerusalemme è piena di pellegrini venuti da ogni parte e quindi il suo operato avrebbe avuto un effetto risonante in tutta la Palestina. Arrivato a Gerusalemme viene subito collocato nel tempio dove sono all’azione diversi tipi di venditori e cambiavalute. L’incontro nel Tempio non è con persone che cercano Dio ma commercianti del sacro: l’importo per aprire delle bancherelle di vendita veniva versato al sommo sacerdote. Gesù sceglie questa occasione (la pasqua), questo luogo (il tempio) per dare un segno. Prende un flagello, uno strumento che simboleggiava il messia nel mentre punisce vizi e pratiche malvage, e caccia tutti dal tempio, insieme a pecore e buoi. Degna di nota è la sua invettiva contro i venditori di colombe (v.12). La colomba era un animale utilizzato per gli olocausti propiziatori (
1,14-17), nei sacrifici di espiazione e di purificazione (Lv 12,8; 15,14.29), soprattutto se coloro che le offrivano erano poveri (Lv 5,7; 14,22.30ss). I venditori qui coloro che vendono le colombe, vale a dire, la riconciliazione con Dio per denaro.
• La casa di mio Padre. L’espressione sta a indicare che Gesù nel suo agire si comporta da Figlio, Lui rappresenta il Padre nel mondo. Hanno trasformato il culto di Dio in commercio. Il tempio non è più il luogo dell’incontro con Dio, ma un mercato dove vige la presenza del denaro. Il culto è diventato il pretesto per fare lucro. Gesù attacca l’istituzione centrale di Israele, il tempio: simbolo del popolo e della elezione. Denuncia che al Tempio è stata sottratta la sua funzione storica: essere segno dell’abitazione di Dio in mezzo al suo popolo. La prima reazione al gesto di Gesù viene dai discepoli che lo associano al salmo 69,10: «la passione per la tua casa mi consumerà». La seconda reazione viene dai sommi sacerdoti che rispondono al posto dei venditori del tempio: «che segno mostri per poter compiere queste cose?» (v.18). Gli hanno domandato un segno; egli dà loro quello della sua morte: «distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere» (v.19). Gesù è il tempio che assicura la presenza di Dio nel mondo, la presenza del suo amore; la morte in croce farà di Lui il tempio unico e definitivo di Dio. Il tempio costruito da mani d’uomo è decaduto; sarà Gesù a sostituirlo, perché Lui è ora la presenza di Dio nel mondo; in Lui è presente il Padre.
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6) Per un confronto personale
• Hai compreso che il segno dell’amore di Dio per te non è più il tempio ma una Persona: Gesù crocifisso?
• Non sai che questo segno viene rivolto a te personalmente per realizzare la tua liberazione definitiva?
7) Preghiera finale: Salmo 45
Un fiume rallegra la città di Dio.
Dio è per noi rifugio e fortezza,
aiuto infallibile si è mostrato nelle angosce.
Perciò non temiamo se trema la terra,
se vacillano i monti nel fondo del mare.
Un fiume e i suoi canali rallegrano la città di Dio,
la più santa delle dimore dell’Altissimo.
Dio è in mezzo a essa: non potrà vacillare.
Dio la soccorre allo spuntare dell’alba.
Il Signore degli eserciti è con noi,
nostro baluardo è il Dio di Giacobbe.
Venite, vedete le opere del Signore,
egli ha fatto cose tremende sulla terra.