Per la preghiera personale e familiare: Lectio divina sulla Liturgia della Parola del giorno - martedì 3 novembre 2020

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  • martedì | 3 novembre 2020

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Lectio martedì 3 novembre 2020
 
Martedì della Trentunesima settimana del Tempo Ordinario (Anno A)
 
Lettera ai Filippesi 2, 5 - 11
Luca 14, 15 - 24
 
 
1) Preghiera 
Dio onnipotente e misericordioso, tu solo puoi dare ai tuoi fedeli il dono di servirti in modo lodevole e degno; fa’ che camminiamo senza ostacoli verso i beni da te promessi.
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2) Lettura: Lettera ai Filippesi 2, 5 - 11
Fratelli, abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù: egli, pur essendo nella condizione di Dio,
non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!», a gloria di Dio Padre.
 
3) Commento su  Lettera ai Filippesi  2, 5 - 11
• "Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù: egli, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l'essere come Dio". (Fil 2, 5-6) - Come vivere questa Parola?
Gesù si muove dalla divinità all'umanità, dimenticandosi i privilegi dell'essere Dio. L'umanità anche nelle sue accezioni meno nobili o meno facilitanti non lo spaventa. Anzi di essa vuole sperimentare tutto, anche quanto di meno attraente essa possa offrire. Senza vittimismo o masochismo. Solo per amore, per desiderio di partecipare intimamente alla condizione umana. Per essere con ogni uomo, capace di solidarietà vera.
Questi sentimenti di Gesù passano in Paolo. Da Damasco in poi Gesù è per lui non solo un modello, ma un testimone efficace e, così efficace, da fargli sentire l'obbligo di condividere gli stessi sentimenti. Un aspetto dell'abbracciare la condizione umana da parte di Gesù non previsto. Gesù ha costruito, generato un'esperienza di sentimenti umani tale che ora possono essere di altri: ma li ha raffinati, elevati, rendendo l'umanità e il suo modo sentire più sensibile. Ha introdotto nel mondo un modo più amorevole di guardare l'altro, ha dato dignità ad ogni persona, apprezzando ogni differenza, ma non rendendola motivo di discriminazione. Paolo è tra i primi ad essere travolto da questa novità. Un'umanità rigenerata, una nuova creazione lo trascina in un'avventura senza eguali. Che ora ha passato a noi. Un'avventura che ci responsabilizza, per essere uomini e donne con gli stessi sentimenti di Cristo.
Signore, il dono del vangelo ci permette di amare di più l'uomo, di avere più misericordia. Fa' che non abbiamo paura di quello che l'amore e la misericordia ci chiederanno
Ecco la voce di un santo Sant'Ignazio di Loyola (testo degli Esercizi - numero 53): "Immaginando Cristo Nostro Signore presente e in croce fare un colloquio: come sia venuto da Creatore a farsi uomo e da vita eterna a morte temporale, e così a morire per i miei peccati». Dunque domandarsi di fronte al Crocifisso: ma perché hai fatto questo? perché ti sei abbassato? perché ti sei umiliato tanto?"
 
Egli svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. (Fil 2,5.7) - Come vivere questa Parola?
A mostrarci, incarnate in lui, le esigenze dell'amore è, quest'oggi, Gesù stesso. Nel suo essere Dio, avrebbe benissimo potuto far scendere su di noi, con benevola condiscendenza ma salvaguardando la propria dignità, le sue benedizioni e il suo aiuto. Sarebbe stato comunque un dono gratuito da apprezzare e accogliere con umile riconoscenza. 
Ma è proprio dell'amore abolire le distanze, fare spazio in sé perché l'altro possa dimorarvi senza sentirsi allo stretto e stabilire rapporti di reciprocità. Ed ecco Dio "svuotarsi" fino ad assumere la condizione di servo, in tutto simile all'uomo.
Un abbassamento che non riusciremo mai a scandagliare fino in fondo: ne resteremmo sconvolti, beneficamente sconvolti! Ma finché non tenteremo di inoltrarci in questo mistero di annientamento volontario non capiremo la portata di quelle parole che ripetiamo con tanta leggerezza: Dio è amore, Dio ci ama! E l'amore resterà sempre per noi un mondo inesplorato di cui restiamo ai margini cercando di sostituirlo con surrogati che non appagano, anzi sviliscono e gettano in un'esistenza priva di senso.
Ci chiederemo quest'oggi: quanto vuoto facciamo in noi perché l'altro possa abitarlo?
Facci assaporare, almeno un poco, Signore, quel tuo svuotarti per condividere la nostra situazione di precarietà fragilità incertezza, così da farti sentire vicino, veramente fratello amico e compagno di viaggio. Potremo così, non ripetere meccanicamente che tu ci ami, ma percepirlo nell'alito della tua vicinanza.
Ecco la voce di una carmelitana del XIX/XX sec Madre Maria Candida dell’Eucaristia: Dinanzi agli abbassamenti del Verbo, il nostro povero intelletto si smarrisce e altro non sa fare che abbassarsi, adorare, fra tanta luce emanante dal Mistero.
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4) Lettura: Vangelo secondo Luca 14, 15 - 24
In quel tempo, uno dei commensali, avendo udito questo, disse a Gesù: «Beato chi prenderà cibo nel regno di Dio!». Gli rispose: «Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. All’ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: “Venite, è pronto”. Ma tutti, uno dopo l’altro, cominciarono a scusarsi. Il primo gli disse: “Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Mi sono appena sposato e perciò non posso venire”. 
Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al suo padrone. Allora il padrone di casa, adirato, disse al servo: “Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi”. Il servo disse: “Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c’è ancora posto”. Il padrone allora disse al servo: “Esci per le strade e lungo le siepi e costringili ad entrare, perché la mia casa si riempia. Perché io vi dico: nessuno di quelli che erano stati invitati gusterà la mia cena”».
 
5) Commento sul Vangelo secondo Luca 14, 15 - 24
Gesù racconta la parabola del banchetto. Molta gente era stata invitata, ma la maggior parte non andò. Il padrone della festa rimase indignato per l’assenza degli invitati e mandò a chiamare poveri, storpi, ciechi e zoppi. E nonostante questo c’era ancora posto. Allora ordinò di invitare tutti, fino a che la casa fosse piena. Questa parabola era una luce per le comunità del tempo di Luca.
 
Un uomo diede una grande cena.
Solo per breve tempo è rimasto anonimo quell'uomo che diede una grande cena. Ora noi non abbiamo alcun dubbio su di Lui, è Cristo Gesù, il Figlio di Dio. È ancora Lui a lanciare l'invito. Siamo ancora noi ad addurre spesso le nostre stupide scuse per esimerci da quell'invito. Ci falla la memoria di Chi c'invita, perché c'invita e cosa troveremo alla sua mensa. Siamo evidentemente immersi nei nostri campi, a fare le nostre cose, a nutrirci delle nostre povere mense. La mensa del Signore è l'intima comunione con Lui, è il farci nutrire della luce della sua parola di verità, è il godere interiormente del suo amore di fratello e amico nostro. Forse dobbiamo riconoscerci ed identificarci con i poveri, gli storpi e i ciechi per sperare di essere annoverati almeno tra gli invitati dell'ultima ora. Voglia Dio farci sentire non solo nella morsa della fame e tutta l'arsura della sete che ci brucia dentro perché solo così potremmo valutare l'importanza dell'invito alla cena del Signore e apprezzare il divino nutrimento che, gratuitamente, ci viene dato. È davvero triste costatare che ancora oggi i reiterati inviti alla grande cena vadano deserti, mentre fuori aumentano fame e sete fino al punto di degenerare in continue e crescenti violenze. Nel nostro mondo si verificano delle strane chiusure alle grazie e alle sollecitazioni divine proprio in concomitanza di ineluttabili urgenze: mense ben imbandite nelle nostre chiese e fuori famelici inferociti. Sorge legittimo il dubbio che i "servi" inviati per spandere l'invito non siano adeguati alla loro missione. O sono gli invitati a non sentire il forte richiamo che Dio sta lanciando loro per bocca dei suoi ministri? È consolante per tutti che, nonostante i colpevoli rifiuti, la mensa è ancora imbandita: il Figlio di Dio è ancora obbediente e docile alle voci che lo vogliono come cibo e bevanda di vita.
 
• Luca 14,15: Beato chi mangerà il pane nel Regno di Dio. Gesù aveva finito di raccontare due parabole: una, sulla scelta dei luoghi (Lc 14,7-11), e l’altra sulla scelta degli invitati (Lc 14,12-14). Mentre ascoltava queste parabole qualcuno che era a tavola con Gesù deve aver colto la portata dell’insegnamento di Gesù e deve aver detto: "Beato chi mangerà il pane nel Regno di Dio!". I giudei paragonavano il tempo futuro del Messia ad un banchetto, caratterizzato dalla gratitudine e dalla comunione (Is 25,6; 55,1-2; Sal 22,27). La fame, la povertà e la carestia facevano sperare al popolo di ottenere nel futuro ciò che non aveva nel presente. La speranza dei beni messianici, comunemente sperimentati nei banchetti, era una prospettiva della fine dei tempi.
 
• Luca 14,16-20: Il grande banchetto è pronto. Gesù risponde con una parabola. "Un uomo diede una gran cena e fece molti inviti". Ma gli impegni di ciascuno impediscono agli invitati di accettare l’invito. Il primo dice: “Ho comprato un campo e devo andare a vederlo!” Il secondo: “Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli!” Il terzo: “Ho preso moglie, e perciò non posso venire!” Nell’ambito delle norme e delle usanze dell’epoca, quelle persone avevano il diritto di non accettare l’invito (cf. Dt 20,5-7).
 
• Luca 14,21-22: L’invito rimane aperto. Il padrone della festa rimane indignato constatando che il suo invito non è accolto. Nel fondo, chi è indignato è proprio Gesù poiché le norme della stretta osservanza della legge, limitavano la gente rispetto alla possibilità di vivere la gratuità di un invito a casa di amici, invito caratterizzato dalla fraternità e dalla condivisione. Così il padrone della festa ordina ai servi di invitare i poveri, i ciechi, gli storpi, gli zoppi. Coloro che normalmente erano esclusi perché considerati impuri, ora sono invitati a sedersi attorno al tavolo del banchetto.
 
• Luca 14,23-24: C’è ancora posto. La sala non si riempie. C’è ancora posto. Allora, il padrone della casa ordina ai servi di invitare coloro che sono per la strada. Sono i pagani. Anche loro sono invitati a sedersi attorno alla tavola. Così, nel banchetto della parabola di Gesù, si siedono tutti attorno allo stesso tavolo, giudei e pagani. Al tempo di Luca, c’erano molti problemi che impedivano la realizzazione di questo ideale del banchetto comune. Mediante la parabola, Luca mostra che la pratica del banchetto veniva proprio da Gesù.
 
• Dopo la distruzione di Gerusalemme, nell’anno 70, i farisei assunsero il governo nelle sinagoghe, esigendo il compimento rigido delle norme che li identificavano come popolo giudeo. I giudei che si convertivano al cristianesimo erano considerati una minaccia, poiché distruggevano i muri che separavano Israele dagli altri popoli. I farisei cercavano di obbligarli ad abbandonare la fede in Gesù. Poiché non ci riuscivano, li cacciavano dalle sinagoghe. Tutto questo provocava una lenta e progressiva separazione tra giudei e cristiani ed era fonte di molta sofferenza, soprattutto per i giudei convertiti (Rom 9,1-5). Nella parabola, Luca afferma chiaramente che questi giudei convertiti non erano infedeli al loro popolo. Anzi! Loro sono gli invitati che accettarono l’invito. Loro sono i veri eredi di Israele. Infedeli sono stati coloro che non hanno accettato l’invito e non hanno voluto riconoscere in Gesù il Messia (Lc 22,66; At 13,27).
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6) Per un confronto personale 
• Quali sono le persone che in generale sono invitate e quali sono le persone che in generale non sono invitate alle nostre feste?
• Quali sono i motivi che oggi limitano la partecipazione delle persone nella società e nella chiesa? E quali sono i motivi che alcuni adducono per escludersi dalla comunità? Sono motivi giusti?
 
 
 
 
 
 
 
7) Preghiera finale: Salmo 21
Da te, Signore, la mia lode nella grande assemblea.
 
Scioglierò i miei voti davanti ai suoi fedeli. 
I poveri mangeranno e saranno saziati,
loderanno il Signore quanti lo cercano;
 il vostro cuore viva per sempre! 
 
Ricorderanno e torneranno al Signore 
tutti i confini della terra;
davanti a te si prostreranno
tutte le famiglie dei popoli. 
 
Perché del Signore è il regno: 
è lui che domina sui popoli! 
A lui solo si prostreranno 
quanti dormono sotto terra. 
 
Lo servirà la mia discendenza. 
Si parlerà del Signore alla generazione che viene;
annunceranno la sua giustizia; 
al popolo che nascerà diranno:
«Ecco l’opera del Signore!».