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- domenica | 25 ottobre 2020
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Per prendere visione della Lectio Divina di oggi
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Lectio domenica 25 ottobre 2020
Domenica della Trentesima Settimana del Tempo Ordinario (Anno A)
1 Lettera ai Tessalonicesi 1, 5 - 10
Matteo 22, 34 - 40
1) Orazione iniziale
Dio onnipotente ed eterno, accresci in noi la fede, la speranza e la carità, e perché possiamo ottenere ciò che prometti, fa’ che amiamo ciò che comandi.
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2) Lettura: 1 Lettera ai Tessalonicesi 1, 5 - 10
Fratelli, ben sapete come ci siamo comportati in mezzo a voi per il vostro bene.
E voi avete seguito il nostro esempio e quello del Signore, avendo accolto la Parola in mezzo a grandi prove, con la gioia dello Spirito Santo, così da diventare modello per tutti i credenti della Macedònia e dell’Acàia. Infatti per mezzo vostro la parola del Signore risuona non soltanto in Macedonia e in Acaia, ma la vostra fede in Dio si è diffusa dappertutto, tanto che non abbiamo bisogno di parlarne. Sono essi infatti a raccontare come noi siamo venuti in mezzo a voi e come vi siete convertiti dagli idoli a Dio, per servire il Dio vivo e vero e attendere dai cieli il suo Figlio, che egli ha risuscitato dai morti, Gesù, il quale ci libera dall’ira che viene.
3) Commento su 1 Lettera ai Tessalonicesi 1, 5 - 10
- La terza legge della dinamica di Newton dice "Ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria".
Questa legge della dinamica, fin dai tempi di Freud è stata riconosciuta e discussa, ma in modi diversi a seconda degli autori che se ne sono occupati, anche in psicologia.
Se riceviamo un pugno, ci troveremo in situazione di scompenso psicologico finché non riusciremo a dare un pugno. Il male ricevuto (azione) ci causerà un deficit psicologico che noi potremo compensare restituendolo (reazione), possibilmente nella stessa quantità (uguale) e alla persona che ce lo ha fatto (contrario).
Nella seconda lettera ai Tessalonicesi S. Paolo nega, nell'ambito della vita psicologica e spirituale, la terza legge della dinamica di Newton ed enuncia la prima legge dello Spirito Santo: "Avete accolto la Parola in mezzo a grandi prove, con la gioia dello Spirito Santo".
- Per quanto grandi siano le prove (azioni), non c'è alcun accenno a ribellioni (reazioni uguali e contrarie), finalizzate al ripristino di uno scompenso causato da sofferenze ricevute. "L'esempio del Signore" di cui parla Paolo nella seconda lettura è la rassegnazione, cioè la capacità di "attraversare il segno" (trans segnum), di leggere il vissuto sofferto alla luce della fede.
Questo tipo di risposta amorosa, contrariamente alla terza legge di Newton, produce gioia, pace, desiderio di bene. La fede porta a una nuova alleanza con la vita, fondata sull'abbandono confidente.
Nessun desiderio di reazione verso colui che ci ha causato sofferenza (fosse anche Dio, nella nostra errata interpretazione), nessuna necessità di compensazione psicologica o emotiva... solamente la fede, che diventa fiducia in Uno che conosciamo personalmente e il cui esempio ci guida e ispira.
"E voi avete seguito il nostro esempio e quello del Signore", dice S. Paolo.
La logica dell'amore cristiano rovescia le categorie umane di compensazione/scompenso: "Vi è più gioia nel dare che nel ricevere" (At 20,35)!
"È dando che si riceve" (S. Francesco).
È amando sempre (anche nelle prove) che si sperimenta l'Amore.
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4) Lettura: dal Vangelo secondo Matteo 22, 34 - 40
In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?». Gli rispose: «“Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».
5) Riflessione sul Vangelo secondo Matteo 22, 34 - 40
- Ancora una volta nel vangelo di oggi vediamo i farisei opporsi a Gesù e cercare di coglierlo in errore. I farisei vivevano per meditare la legge, per capirla, per interpretarla. Alcuni sono riusciti a capire Gesù Cristo che ha detto a uno di loro che non era lontano dal regno dei cieli (Mc 12,34). E un altro fariseo, Paolo di Tarso, riuscì ad essere l’apostolo dei gentili. Ma tanti tra di loro, al contrario, rifiutavano il giovane Rabbi di Nazareth, e lo hanno messo a morte sulla croce... Interpretando la legge, i farisei ottenevano una casistica minuziosa che rendeva il giogo della legge insopportabile. Ed è per questo che non potevano capire Gesù che, secondo loro, infrangeva il riposo del sabato guarendo i malati il sabato, e anche dicendo che il Figlio dell’uomo era padrone del sabato e che questo giorno, così importante, era stato fatto per l’uomo, e non il contrario... (Mt 12,8; Mc 2,27). Gesù disfa il repertorio molto complicato dei precetti, e lo riassume nell’amore di Dio e del prossimo sopra tutto. Egli considera che questo è il primo comandamento, da cui tutti gli altri derivano... Anche oggi c’è chi assolutizza la legge, i precetti e magari si ritiene giusto perché osserva scrupolosamente le norme: per costoro è difficile accogliere Gesù, anche se sono cristiani. Il Signore, come dicevo, sintetizza tutto nel precetto dell’amore e insegna che bisogna ricondurre tutto ad esso. Lo aveva capito bene S. Paolo, che ha parlato stupendamente dell’amore nell’inno alla carità della Prima lettera ai Corinzi dove ha scritto, tra l’altro, che se “dessi il mio corpo per essere bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova” (1 Cor 13, 2). In altre parole possiamo dire che se non c’è l’amore manca tutto. Di fronte a queste parole non possiamo fare altro che rivedere la nostra condotta, riconoscere i nostri errori e proporci in modo concreto di vivere per amore, di morire per amore.
- Il più grande comandamento.
Quando non si è più capaci di cogliere ciò che è essenziale, quando anche nell'ambito religioso le leggi si moltiplicano e diventano un vero groviglio, quando l'interpretazione arbitraria delle scritture sacre sfocia in mille precetti impraticabili, diventa legittima la domanda che viene rivolta a Gesù: «Maestro qual è il più grande comandamento della legge». La risposta di Gesù è chiara ed inequivocabile: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti». L'enunciato di Gesù è importante in tutte le sue parti: Egli, solo Lui poteva farlo come Redentore, dichiara una importantissima e fondamentale nostra appartenenza e un vincolo sacro: Egli dice: «Il Signore Dio tuo». Descrive così il nostro ritorno, la nostra redenzione che si sta già compiendo in Cristo Gesù. Cuore, anima e mente sono le fibre interiori del nostro essere, le doti mirabili di cui siamo stati dotati e che ci consentono di entrare in comunione con il nostro Creatore e Signore, una comunione che si esprime nell'amore, nella lode, nella perenne gratitudine. La scoperta amorosa della verità su Dio ci fa da guida alla comprensione dell'altro, degli altri, del nostro prossimo. Nella esperienza della paternità di Dio impariamo ad amare anche i nostri fratelli. Quando siamo certi di questo stato di intimità e di comunione con il Signore e con il nostro prossimo, la legge perde i suoi connotati di coercizione e di obbligatorietà per diventare e lampada ai nostri passi luce sul nostro cammino. San Benedetto scrivendo ai suoi Monaci parla della dilatazione del cuore e della corsa sulla via dei comandamenti del Signore.
- Un cuore che ama il Signore si dilata per amare gli altri.
Qual è, nella Legge, il grande comandamento? Lo sapevano tutti qual era: secondo i rabbini d'Israele era il terzo, quello che prescrive di santificare il Sabato, perché anche Dio lo aveva osservato («e il settimo giorno si riposò», Genesi 2,2).
La risposta di Gesù, come al solito, spiazza e va oltre: non cita nessuna delle dieci parole, colloca invece al cuore del suo Vangelo la stessa cosa che sta nel cuore della vita: tu amerai, che è desiderio, attesa, profezia di felicità per ognuno.
Le leggi che reggono il mondo dello spirito e quelle che reggono la realtà vivente sono le stesse. Per questo: «quando si riesce ad esprimere adeguatamente e con bellezza il Vangelo, sicuramente quel messaggio risponderà alle domande più profonde dei cuori» (Evangelii gaudium, 265). Nulla vi è di autenticamente umano che non trovi eco nel cuore di Dio.
Amerai, dice Gesù, usando un verbo al futuro, come una azione mai conclusa. Amare non è un dovere, ma una necessità per vivere.
Cosa devo fare, domani, per essere ancora vivo? Tu amerai.
Cosa farò anno dopo anno? Tu amerai.
E l'umanità, il suo destino, la sua storia? Solo questo: l'uomo amerà.
Ed è detto tutto. Qui gettiamo uno sguardo sulla fede ultima di Gesù: lui crede nell'amore, si fida dell'amore, fonda il mondo su di esso.
Amerai Dio con tutto il cuore. Non significa ama Dio esclusivamente e nessun altro, ma amalo senza mezze misure. E vedrai che resta del cuore, anzi cresce e si dilata, per amare il marito, il figlio, la moglie, l'amico, il povero. Dio non è geloso, non ruba il cuore, lo dilata.
Ama con tutta la mente. L'amore è intelligente: se ami, capisci di più e prima, vai più a fondo e più lontano. Amo molto quel proverbio inglese che dice «clarity, charity»: chiarezza, carità. La chiarezza si raggiunge percorrendo la via dell'amore (J. Tolentino).
Gli avevano domandato il comandamento grande e lui invece ne elenca due. La vera novità non consiste nell'avere aggiunto l'amore del prossimo, era un precetto ben noto della legge antica, ma nel fatto che le due parole insieme, Dio e prossimo, fanno una sola parola, un unico comandamento. Dice infatti: il secondo è simile al primo. Amerai l'uomo è simile ad amerai Dio. Il prossimo è simile a Dio, il fratello ha volto e voce e cuore simili a Dio. Il suo grido è da ascoltare come fosse parola di Dio, il suo volto come una pagina del libro sacro.
Amerai il tuo prossimo come ami te stesso. Ed è quasi un terzo comandamento sempre dimenticato: ama te stesso, amati come un prodigio della mano di Dio, scintilla divina. Se non ami te stesso, non sarai capace di amare nessuno, saprai solo prendere e accumulare, fuggire o violare, senza gioia né intelligenza né stupore.
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6) Alcune domande per aiutarci nella meditazione e nella orazione
- Avverto anche in me la "gioia dello Spirito Santo"?
- Da che cosa mi sono convertito quando ho fatto la mia scelta personale di fede?
- Sto attendendo l'arrivo del Figlio di Dio e della sua salvezza? In cosa consiste per me questa salvezza?
7) Preghiera: Salmo 17
Ti amo, Signore, mia forza.
Ti amo, Signore, mia forza,
Signore, mia roccia,
mia fortezza, mio liberatore.
Mio Dio, mia rupe, in cui mi rifugio;
mio scudo, mia potente salvezza e mio baluardo.
Invoco il Signore, degno di lode,
e sarò salvato dai miei nemici.
Viva il Signore e benedetta la mia roccia,
sia esaltato il Dio della mia salvezza.
Egli concede al suo re grandi vittorie,
si mostra fedele al suo consacrato.