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- sabato | 17 ottobre 2020
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Lectio sabato 17 ottobre 2020
Sabato della Ventottesima Settimana del Tempo Ordinario (Anno A)
Sant’Ignazio di Antiochia
Lettera agli Efesini 1, 15 - 23
Luca 12, 8 - 12
1) Preghiera
Dio onnipotente ed eterno, che nel sacrificio dei martiri edifichi la tua Chiesa, mistico corpo del Cristo, fa’ che la gloriosa passione che meritò a sant’Ignazio una corona immortale, ci renda sempre forti nella fede.
Nelle tre virtù teologali la speranza si trova tra la fede e la carità: si appoggia alla fede e dà slancio alla carità. Avere molta speranza è come orientarsi verso la cima di una montagna: chi vuoi raggiungerla desidera superare tutti gli ostacoli per poter contemplare il meraviglioso panorama che si gode dall'alto. Sant'Ignazio d'Antiochia era colmo di un'immensa speranza.
Sant'Ignazio ha avuto il coraggio di perdere la vita per guadagnarla. la parola di Cristo è diventata in lui come una sorgente che vuol zampillare fino al Padre. Egli ardeva dal desiderio di guadagnare Cristo e per questo vedeva la necessità di essere simile a lui nella passione, di essere macinato dai denti delle belve per diventare frumento di Cristo. Nella sua grande speranza egli corre incontro al martirio, con un coraggio intrepido.
Ed ora Ignazio splende ai nostri occhi come un santo ardente di fervore e di amore, che ci fa vergognare dei nostri atteggiamenti di fronte alle piccole difficoltà della nostra vita.
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2) Lettura: Lettera agli Efesini 1, 15 - 23
Fratelli, avendo avuto notizia della vostra fede nel Signore Gesù e dell’amore che avete verso tutti i santi, continuamente rendo grazie per voi ricordandovi nelle mie preghiere, affinché il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una profonda conoscenza di lui; illumini gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi e qual è la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi, che crediamo, secondo l’efficacia della sua forza e del suo vigore. Egli la manifestò in Cristo, quando lo risuscitò dai morti e lo fece sedere alla sua destra nei cieli, al di sopra di ogni Principato e Potenza, al di sopra di ogni Forza e Dominazione e di ogni nome che viene nominato non solo nel tempo presente ma anche in quello futuro. Tutto infatti egli ha messo sotto i suoi piedi e lo ha dato alla Chiesa come capo su tutte le cose: essa è il corpo di lui, la pienezza di colui che è il perfetto compimento di tutte le cose.
3) Riflessione su Lettera agli Efesini 1, 15 - 23
• S. Paolo, nella lettera agli Efesini (1,15-23), svela il significato del suo ringraziamento a Dio, presentato come Padre di Gesù (Messia glorificato) e Padre della gloria. Infatti, la gloria appartiene a Dio, anzi da lui emana e ne è la fonte. Gloria (in ebraico "pesantezza, gravità, pienezza") significa stabilità e ricchezza e quindi caratteristica fondamentale di Dio che sa ascoltare ed accogliere senza tradire mai.
"L'illuminazione degli occhi" è espressione battesimale: gli Israeliti pregano Jahvé perché dia loro occhi illuminati (Salmo 13,3; 19,8) e sappia aprire la mente allo Spirito della sapienza per conoscere la speranza racchiusa nella divina chiamata, la ricchezza dell'eredità celeste promessa, la straordinaria grandezza della potenza di Dio.
• Viene qui ripreso il mistero di Gesù nei suoi diversi aspetti: risurrezione, ascensione, regalità universale, misteriosa e operante presenza nella Chiesa. La potenza di Dio sottomette a Gesù gli esseri celesti, le potenze, le autorità presenti e future (Col 1,16). Con Cristo sta la Chiesa, la comunità dei chiamati. Essa si sviluppa e vive sulla terra, destinata ad essere ricolma della presenza dell'amore di Dio.
Nella dimora di Dio che ospita Gesù risorto e lo vede seduto alla destra dell'Onnipotente si impostano rapporti nuovi in tutta la creazione.
Come re orientale, vince e mette tutto sotto i suoi piedi: niente nell'universo gli si sottrae ma tutto è alle sue dipendenze.
La Chiesa. che è corpo di Gesù, spazio della pienezza di Dio e di Cristo che tutto include, ha un grande compito che si sviluppa nel tempo attraverso i credenti. Rassicuriamoci di fronte al male e alle potenze, siamo invitati a vivere con amore e senza paura questa novità che Gesù porta nel mondo e che desidera sia conosciuta e amata, diventando speranza per tutti.
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4) Lettura: Vangelo secondo Luca 12, 8 - 12
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io vi dico: chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell’uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio; ma chi mi rinnegherà davanti agli uomini, sarà rinnegato davanti agli angeli di Dio. Chiunque parlerà contro il Figlio dell’uomo, gli sarà perdonato; ma a chi bestemmierà lo Spirito Santo, non sarà perdonato.
Quando vi porteranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non preoccupatevi di come o di che cosa discolparvi, o di che cosa dire, perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire».
5) Riflessione sul Vangelo secondo Luca 12, 8 - 12
• Riconoscere la propria appartenenza a Cristo davanti agli uomini è segno del proprio cristianesimo. Già il nome di “cristiano” contiene in sé il nome di “Cristo”. Il cristiano è l’“unto”, il consacrato a Cristo.
Interiormente ciò si realizza col battesimo e con la cresima, che sanciscono l’appartenenza a Cristo. È nostro dovere mostrare questa dipendenza ai nostri fratelli. Ogni giorno, dobbiamo riflettere sul modo di testimoniare, nella nostra vita, Cristo agli altri. Ignorare le vie del Signore e il piano divino di salvezza, allontanare consapevolmente Cristo dalla nostra vita è il peccato contro lo Spirito Santo. Il peccato contro lo Spirito Santo è rifiutare la salvezza. Nelle situazioni difficili, che esigono che l’uomo porti testimonianza di Dio, ci aiuta lo Spirito Santo, che ispira il nostro comportamento. La virtù della fortezza, indispensabile in una vita modellata sull’esempio di Cristo, è un dono dello Spirito Santo.
• Riconoscere per essere riconosciuti.
Gli Apostoli, primi testimoni dell'annuncio di salvezza, operata da Cristo con la sua morte e risurrezione, anche dinanzi alle persecuzioni, anche quando venivano portati dinanzi ai tribunali, anche quando veniva loro ingiunto di non parlare più della nuova dottrina, affermavano con vigore: «non possiamo tacere». Ciò derivava dalla certezza della loro fede e dal mandato ricevuto dal Signore. Anche noi, battezzati in Cristo, dal giorno del nostro battesimo ci impegniamo in prima persona e per tutta la vita ad essere suoi testimoni. Oggi siamo sollecitati da una ulteriore certezza ad adempiere questo sacrosanto dovere: «chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell'uomo lo riconoscerà». Questo ammonimento ci proietta nella fase finale della nostra esistenza e ci pone dinanzi al giudizio di Dio. Riconoscere Cristo e testimoniarlo diventa la garanzia di un riconoscimento dinanzi agli angeli di Dio e dinanzi a Dio stesso. Accade esattamente il contrario per coloro che misconoscono il Cristo e lo rinnegano nella vita terrena; si preparano volontariamente e colpevolmente ad essere ignorati nel regno di Dio e a cadere nel buio dell'amore.
Per essere poi capaci di resistere alle tentazioni e alle violenze il Signore ci assicura l'assistenza dello Spirito Santo per confutare ogni errore e vivere nella pienezza della verità.
• In sintesi il percorso nel cap.11 è caratterizzato da questo incontro con l’insegnamento di Gesù che gli rivela l’intimità di Dio, la misericordia del cuore di Dio, ma anche la verità del suo essere uomo. Nel cap.12, invece, Gesù contrappone al giudizio pervertito dell’uomo la benevolenza di Dio che dona sempre con sovrabbondanza. È in questione la vita dell’uomo. Bisogna prestare attenzione alla perversione del giudizio umano o meglio all’ipocrisia che distorce i valori per privilegiare soltanto il proprio interesse e i propri vantaggi, più che interessarsi alla vita, quella che va accolta gratuitamente. La parola di Gesù lancia al lettore un appello sul come affrontare la questione della vita: l’uomo sarà giudicato per come si comporterà al momento delle minacce. Bisogna preoccuparsi non tanto degli uomini che possono «uccidere il corpo» ma piuttosto avere a cuore il timore di Dio che giudica e corregge. Ma Gesù non promette ai discepoli che saranno risparmiati da minacce, persecuzioni, ma li rassicura sull’aiuto di Dio al momento della difficoltà.
• Saper riconoscere Gesù. L’impegno coraggioso a riconoscere pubblicamente la sua amicizia con Gesù, comporta come conseguenza la comunione personale con lui al momento del suo ritorno per giudicare il mondo. Allo stesso tempo il tradimento, «chi mi rinnegherà», colui che ha paura di confessare, riconoscere pubblicamente Gesù, si condanna da solo. Il lettore è invita a riflettere sulla portata cruciale di Gesù nella storia della salvezza: bisogna decidersi o con Gesù o contro di Lui e della sua Parola di grazia; da questa decisione, riconoscere o rinnegare Gesù, dipende la nostra salvezza. Luca evidenzia che la comunione che Gesù dona nel tempo presente ai suoi discepoli verrà confermata e diventerà perfetta al momento della sua venuta nella gloria («verrà nella gloria sua e del Padre e degli angeli santi»: 9, 26). L’appello alle comunità cristiane è molto evidente: anche se si è esposti alle ostilità del mondo, è indispensabile non venir meno nella testimonianza coraggiosa a Gesù, alla sua comunione con Lui, valere non vergognarsi di essere e mostrarsi cristiani.
• La bestemmia contro lo Spirito santo. Bestemmiare è inteso qui da Luca come il parlare offensivo o parlare contro. Tale verbo era stato applicato a Gesù quando in 5,21 aveva perdonato i peccati. La questione che pone il nostro brano può sollevare nel lettore qualche difficoltà: la bestemmia contro il Figlio dell’uomo è meno grave di quella contro lo Spirito santo? Il linguaggio di Gesù può risultare abbastanza forte per il lettore del vangelo di Luca: nel percorso del vangelo ha visto Gesù che mostrava il comportamento di Dio che va in cerca del peccatore, che è esigente ma che sa attendere il momento del ritorno a Lui o la maturazione del peccatore. In marco e Matteo la bestemmia contro lo Spirito è il mancato riconoscimento del potere di Dio dietro gli esorcismi di Gesù. Ma in Luca può significare il deliberato e consapevole rifiuto dello Spirito profetico che è all’opera nelle azioni e nell’insegnamento di Gesù, vale a dire, un rifiuto all’incontro con l’agire misericordioso e salvifico col Padre. Il mancato riconoscimento dell’origine divina della missione di Gesù, le offese dirette alla persona di Gesù, possono essere perdonati, ma chi nega l’agire dello Spirito santo nella missione di Gesù non sarà perdonato. Non si tratta di un’opposizione tra la persona di Gesù e lo Spirito santo, o di un contrasto, simbolo di due periodi della storia diversi, quello di Gesù e quello della comunità post-pasquale, ma, in definitiva, l’evangelista intende mostrare che rinnegare la persona del Cristo equivale a bestemmiare contro lo Spirito santo.
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6) Per un confronto personale
• Sei consapevole che essere cristiani richiede di affrontare difficoltà, insidie, pericoli, fino a rischiare la propria vita per testimoniare la propria amicizia con Gesù?
• Ti vergogni di essere cristiano? Ti sta più a cuore il giudizio degli uomini, la loro approvazione o quello di non perdere la tua amicizia con Cristo?
7) Preghiera finale: Salmo 8
Hai posto il tuo Figlio sopra ogni cosa.
O Signore, Signore nostro,
quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra!
Voglio innalzare sopra i cieli la tua magnificenza,
con la bocca di bambini e di lattanti.
Quando vedo i tuoi cieli, opera delle tue dita,
la luna e le stelle che tu hai fissato,
che cosa è mai l’uomo perché di lui ti ricordi,
il figlio dell’uomo, perché te ne curi?
Davvero l’hai fatto poco meno di un dio,
di gloria e di onore lo hai coronato.
Gli hai dato potere sulle opere delle tue mani,
tutto hai posto sotto i suoi piedi.