Per la preghiera personale e familiare: Lectio divina sulla Liturgia della Parola del giorno - domenica 11 ottobre 2020

Dettagli evento

  • domenica | 11 ottobre 2020

____________________________________________________________________________________________________________________

Per prendere visione delle Lectio Divine finora pubblicate 

_____________________________________________________________________________________________________________________

Per prendere visione della Lectio Divina di oggi 

_____________________________________________________________________________________________________________________


Lectio domenica 11 ottobre 2020
 
Domenica della Ventottesima Settimana del Tempo Ordinario (Anno A)
 
 
Lettera ai Filippesi 4, 12 - 14. 19 - 20
Matteo 22, 1 - 14
 
 
1) Orazione iniziale 
Ci preceda e ci accompagni sempre la tua grazia, Signore, perché, sorretti dal tuo paterno aiuto, non ci stanchiamo mai di operare il bene.
______________________________________________________________________________
 
 
2) Lettura: Lettera ai Filippesi 4, 12 - 14. 19 - 20
Fratelli, so vivere nella povertà come so vivere nell’abbondanza; sono allenato a tutto e per tutto, alla sazietà e alla fame, all’abbondanza e all’indigenza. Tutto posso in colui che mi dà la forza. Avete fatto bene tuttavia a prendere parte alle mie tribolazioni. 
Il mio Dio, a sua volta, colmerà ogni vostro bisogno secondo la sua ricchezza con magnificenza, in Cristo Gesù. Al Dio e Padre nostro sia gloria nei secoli dei secoli. Amen.
 
3) Commento su Lettera ai Filippesi  4, 12 - 14. 19 - 20
- Nella seconda lettura, tratta dalla lettera ai Filippesi, l'apostolo Paolo ringrazia i fratelli cristiani di Filippi che hanno partecipato alle sue tribolazioni, la ricompensa verrà loro data dal Signore nostro Gesù Cristo. Ringrazia per la loro partecipazione, anche se lui ha ormai la forza che gli viene dal Cristo per affrontare la fame, il duro lavoro, la povertà, l'abbondanza, la sobrietà.
Anche noi dovremmo essere capaci di partecipare e condividere le negatività che accadono ai nostri fratelli nella fede, siano essi parenti o amici o persone vicine, affinché attraverso la solidarietà trovino la forza per riprendere coraggio e ritrovare la strada giusta.
 
- "So vivere nella povertà come so vivere nell'abbondanza; sono allenato a tutto e per tutto, alla sazietà e alla fame, all'abbondanza e all'indigenza. Tutto posso in colui che mi dà la forza. Avete fatto bene tuttavia a prendere parte alle mie tribolazioni". (Fil 4,12-14) - Come vivere questa Parola?
San Paolo si rivolge agli abitanti di Filippi da poco tempo diventati cristiani. Con la semplicità degli uomini autentici e dei veri cristiani comunica loro il suo tenore di vita che, anche per noi oggi, può davvero essere esemplare.
L'Apostolo delle genti afferma dunque di aver imparato a vivere con disinvoltura tanto nella povertà come in situazioni di benessere. 
Paolo, che in altra circostanza, allude alle sue pratiche sportive, qui si dichiara allenato a tutto e per tutto. Gli opposti, l'Apostolo li chiama per nome dentro la sua esperienza esistenziale. Sì, tanto la sazietà come il suo contrario: la fame; tanto l'abbondanza come il suo opposto: l'indigenza, egli li ha affrontati con quella libertà e agilità di spirito che è propria degli uomini in cui l'individuo matura fino a diventare una persona rispondente al sempre bellissimo disegno di Dio.
E tutto questo perché per San Paolo conta veramente in Colui che gli dà la forza (Cf v.13). Questa è davvero fede che investe e trasfigura la vita!
No e poi no al piagnucolare vittimistico! Il cristiano sa di poter affrontare le sfide della vita non perché conta solamente su di sé, ma soprattutto conta su quel Signore Gesù che dalla croce e dal sepolcro vuoto in un nimbo di luce ha proclamato vittoria su ogni vero male e sulla morte.
Signore Gesù, rendi anche noi allenati a tutto e per tutto con quella serenità d'animo che è sapere che Tu illumini e sostieni i nostri giorni con indefettibile amore sempre
Ecco la voce di una santa, Teresa di Calcutta: "Il male mette radici quando un uomo comincia a pensare di essere migliore degli altri".
______________________________________________________________________________
 
4) Lettura: dal Vangelo secondo Matteo 22, 1 - 14
In quel tempo, Gesù, riprese a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti e ai farisei] e disse: «Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire. Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: Dite agli invitati: “Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. 
Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali».
 
5) Riflessione sul Vangelo secondo Matteo 22, 1 - 14
- Gesù racconta la parabola del re che invita alla festa di nozze del figlio, per illustrare la realtà del Regno. I primi invitati però si mostrano indifferenti o addirittura ostili: maltrattano e uccidono i messaggeri del re; allora anche questi reagisce con durezza, fa uccidere gli assassini e distrugge la loro città. A questo punto il re manda a chiamare tutti quelli che si trovano per strada, buoni e cattivi, perché partecipino alla festa: la sala si riempie di commensali. Nel primo gruppo di invitati possiamo vedere il popolo d’Israele, in particolare i suoi capi, che hanno rifiutato e ucciso Gesù; ecco allora che il re chiama i più poveri e disgraziati ad entrare nel banchetto ed essi accettano. È proprio così: quante persone che nella società contano poco o niente hanno aderito al Regno di Dio: essi hanno un tesoro inestimabile nel loro cuore, tesoro che il mondo non vede.
Come riuscirà la Chiesa, Sposa di Cristo, a presentare agli uomini del nostro mondo, della nostra società post-cristiana, l’incredibile invito del Padre alle nozze di suo Figlio? Come far sedere alla tavola di questo “banchetto di grasse vivande, di cibi succulenti, di vini raffinati” un’umanità apparentemente senza appetito? Questo compito appassionante di tutta la Chiesa - questa nuova evangelizzazione - deve occupare tutti i figli del nuovo popolo di Dio. Ne va di mezzo la vita e la vita del mondo.
Sembra che annunciare l’invito con un nuovo ardore, con nuovi metodi, con una nuova espressione non sia un mezzo superato. Alcuni tra coloro che trasmettono questo invito alle nozze saranno forse maltrattati, forse uccisi. Ci saranno certamente quelli che rifiutano l’invito. Ma questo non deve fermare gli annunziatori. C’è gente agli angoli delle strade. Basta annunciare con convinzione che noi andiamo a un banchetto, che l’invito di Cristo è arrivato fino a noi e che noi conosciamo le portate. Basta sapere che noi possiamo tutto in colui che ci conforta.
L’annunciamo così? Siamo convincenti perché abbiamo già partecipato a questo banchetto? Non c’è niente di più ripugnante di coloro le cui parole ripetono quello che dicono gli altri, senza dare prova di alcuna esperienza. Se abbiamo veramente accolto il Regno di Dio dobbiamo lasciar trasparire la consolazione e la gioia che reca nel nostro cuore, perché gli altri possano essere attirati.
 
- Invitati...
Il banchetto che Dio ha preparato per noi è una grande festa di nozze. Lo sposo è il suo Figlio prediletto, Gesù Cristo. Egli è venuto per rinsaldare i vincoli di amore, che sin dalla creazione ci legavano al nostro Creatore e Padre. Le vivande sono già pronte sulla mensa, le festa è iniziata con la sua venuta tra noi. Egli ci nutre con la sua Parola e poi, egli stesso si farà nostro cibo e nostra bevanda, dandoci la sua carne e il suo sangue. I motivi della festa sono la sua presenza, il nostro ritorno nella casa del Padre, la nostra riconciliazione e soprattutto la riscoperta dell'amore di Dio per noi. Per le nozze siamo rivestiti di un abito nuovo, di una nuova dignità. Non siamo più schiavi, ma liberi e quindi a pieno titolo, annoverati tra gli invitati alle nozze. In questo contesto comprendiamo la gravità del rifiuto e di conseguenza i beni incommensurabili che colpevolmente perdiamo. Speriamo di non dover mai essere annoverati tra coloro che invitati, rifiutano l'invito perché affaccendati per le sciocchezze del mondo e ancor meno tra coloro che al rifiuto aggiungono l'aggravante della violenza sugli inviati di Dio. Abbiamo almeno l'astuzia e la sapienza di farci trovare ai crocicchi delle strade per la seconda convocazione, pronti ad indossare l'abito nuziale della grazia e della riconciliazione per poi essere ammessi al convito di Dio. Ora quel banchetto è approntato settimanalmente nel giorno in cui Cristo ripete le sue nozze con l'umanità nel banchetto eucaristico; la vivanda che rigenera è Lui, nel suo corpo e nel suo sangue. È lui la vittima immolata sull'altare del mondo, è Lui risorto che ci fa risorgere e ci infonde una vita nuova, è Lui che ci fa riscoprire la gioia della fraternità, affogando nel suo calice tutti i veleni che inquinano la vita degli uomini e del mondo. Anche tu, sicuramente sei tra gli invitati; il Signore attende la tua risposta.
 
- Al banchetto del Re non persone perfette ma in cammino
C'è, nella città, una grande festa: si sposa il figlio del re, l'erede al trono, eppure nessuno sembra interessato; nessuna almeno delle persone importanti, quelli che possiedono terreni, buoi e botteghe. È la fotografia del fallimento del re. Che però non si arrende al primo rifiuto, e rilancia l'invito. Come mai di nuovo nessuno risponde e la festa promessa finisce nel sangue e nel fuoco? È la storia di Gesù, di Israele, di Gerusalemme...
Allora disse ai suoi servi: andate ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze.
Per la terza volta i servi ricevono il compito di uscire, chiesa in uscita, a cercare per i crocicchi, dietro le siepi, nelle periferie, uomini e donne di nessuna importanza, basta che abbiano fame di vita e di festa. Se i cuori e le case si chiudono, il Signore, che non è mai a corto di sorprese, apre incontri altrove. Neanche Dio può stare solo. L'ordine del re è illogico e favoloso: tutti quelli che troverete chiamateli alle nozze. Tutti, senza badare a meriti, razza, moralità. L'invito potrebbe sembrare casuale, invece esprime la precisa volontà di raggiungere tutti, nessuno escluso.
Dai molti invitati passa a tutti invitati, dalle persone importanti passa agli ultimi della fila: fateli entrare tutti, cattivi e buoni. Addirittura prima i cattivi e poi i buoni, senza mezze misure, senza bilancino, senza quote da distribuire...
Il Vangelo mostra che Lui non cerca uomini perfetti, non esige creature immacolate, ma vuole uomini e donne incamminati, anche col fiatone, anche claudicanti, ma in cammino. È così è il paradiso. Pieno di santi? No, pieno di peccatori perdonati, di gente come noi. Di vite zoppicanti. Il re invita tutti, ma non a fare qualcosa per lui, ma a lasciargli fare delle cose per loro: che lo lascino essere Dio!
Il re entrò nella sala... Noi pensiamo Dio lontano, separato, sul suo trono di gloria, e invece è dentro la sala della vita, in questa sala del mondo, è qui con noi, uno cui sta a cuore la gioia degli uomini, e se ne prende cura; è qui, nei giorni delle danze e in quelli delle lacrime, insediato al centro dell'esistenza, nel cuore della vita, non ai margini di essa.
E si accorge che un invitato non indossa l'abito delle nozze. Tutti si sono cambiati d'abito, lui no; tutti anche i più poveri, non so come, l'hanno trovato, lui no; lui è come se fosse rimasto ancora fuori dalla sala. È entrato, ma non credeva a una festa. Non ha capito che si fa festa in cielo per ogni peccatore pentito, per ogni figlio che torna, per ogni mendicante d'amore. Non crede che Dio mostri il suo volto di padre nei racconti di un Rabbi che amava banchetti aperti per tutti.
______________________________________________________________________________
 
 
6) Alcune domande per aiutarci nella meditazione e nella orazione
- I momenti più importanti della nostra vita li viviamo spesso in comunità, seduti intorno alla tavola apparecchiata In quei momenti siamo disponibili a donare agli altri la gioia, la serenità e la felicità che sentiamo nel nostro cuore. Siamo sempre pronti a condividere questi momenti o preferiamo chiuderci nell'intimo della famiglia? Quali le motivazioni del desiderio di solitudine?
- Paolo ringrazia gli amici cristiani per aver condiviso con lui i momenti difficili. Siamo sempre disponibili a condividere con gli altri le difficoltà della vita o preferiamo far finta di niente per rispettare la privacy di ognuno?
- Viviamo nella certezza e nella speranza di poter partecipare a quel banchetto voluto da Dio per noi?
- Siamo consapevoli che il Signore non ci sceglie perché siamo buoni, ma ci sceglie per donarci la salvezza attraverso il perdono dei nostri peccati?
 
 
 
7) Preghiera: Salmo 22
Abiterò per sempre nella casa del Signore.
 
Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l’anima mia.           
 
Mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.
Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza.
 
Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca.
 
Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni.
 
 
8) Orazione Finale
O Padre, che ci hai raccolti nella Chiesa, comunità dei credenti, rendici forti per affrontare le prove della vita, testimoniando al mondo che la fede nel tuo nome conduce alla consolazione, in attesa del banchetto eterno nei cieli.