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- martedì | 6 ottobre 2020
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Lectio martedì 6 ottobre 2020
Martedì della Ventisettesima Settimana del Tempo Ordinario (Anno A)
Lettera ai Galati 1, 13 - 24
Luca 10, 38 - 42
1) Preghiera
O Signore, tu conosci il nostro bisogno di amare e di essere amati: aiutaci a maturare le nostre relazioni umane per alimentare in noi e negli altri la gioia della vita.
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2) Lettura: Lettera ai Galati 1, 13 - 24
Fratelli, voi avete certamente sentito parlare della mia condotta di un tempo nel giudaismo: perseguitavo ferocemente la Chiesa di Dio e la devastavo, superando nel giudaismo la maggior parte dei miei coetanei e connazionali, accanito com’ero nel sostenere le tradizioni dei padri.
Ma quando Dio, che mi scelse fin dal seno di mia madre e mi chiamò con la sua grazia, si compiacque di rivelare in me il Figlio suo perché lo annunciassi in mezzo alle genti, subito, senza chiedere consiglio a nessuno, senza andare a Gerusalemme da coloro che erano apostoli prima di me, mi recai in Arabia e poi ritornai a Damasco. In seguito, tre anni dopo, salii a Gerusalemme per andare a conoscere Cefa e rimasi presso di lui quindici giorni; degli apostoli non vidi nessun altro, se non Giacomo, il fratello del Signore. In ciò che vi scrivo – lo dico davanti a Dio – non mentisco.
Poi andai nelle regioni della Siria e della Cilìcia. Ma non ero personalmente conosciuto dalle Chiese della Giudea che sono in Cristo; avevano soltanto sentito dire: «Colui che una volta ci perseguitava, ora va annunciando la fede che un tempo voleva distruggere». E glorificavano Dio per causa mia.
3) Commento sul Lettera ai Galati 1, 13 - 24
• Dio mi scelse fin dal seno di mia madre e mi chiamò con la sua grazia. (Gal 1,15) - Come vivere questa Parola?
"Mi scelse fin dal seno materno"! Un'espressione che fa pensare. Oggi si è propensi a pensare al feto come a qualcosa di irrilevante tanto che lo si può manipolare, si può decidere se farlo andare avanti o eliminarlo. E qui, Paolo ci dice che su di esso Dio ha già un progetto d'amore: lo ha scelto! Certo, Paolo sta parlando di se stesso e in relazione alla particolare vocazione di cui prenderà coscienza sulla via di Damasco. Ed io, tu, ogni uomo non può dire la stessa cosa di se stesso?
Ogni essere che si affaccia alla vita non vi approda per caso: Dio lo ha desiderato, Dio lo ha chiamato. Apriamo la Genesi e troviamo: "Dio disse... e fu". Un giorno Dio ha pronunciato il nostro nome e noi abbiamo iniziato ad esistere. Anche noi siamo stati desiderati, chiamati con la sua grazia. Anche su di noi egli ha intessuto un sogno stupendo, di cui forse non abbiamo ancora preso pienamente coscienza. È così per tutti!
• In questa scelta è la nostra grandezza: voluto da Dio e non comparso per caso!
In questa chiamata il segreto della nostra realizzazione: abbiamo un posto, un compito da svolgere nel mondo che ci rende collaboratori di Dio e ci fa porre accanto ai fratelli con un ruolo ben preciso. Nessuno può dire: io sono inutile!
E questo vale per ogni uomo, anche per il piccolo che sta formandosi nel grembo materno e ancora non sa nulla della sua grandezza, anche per il vecchio che ne ha perso il ricordo...
Vogliamo sostare, quest'oggi, in contemplazione di questo dono stupendo che è la vita. Chiederemo poi al Signore di farci comprendere e approfondire la chiamata con cui ci ha raggiunto e continua a raggiungerci ogni giorno, per potervi rispondere con prontezza e gioia.
Mio Dio, quanto sei grande e quanto meravigliose sono le tue opere! Contemplo in noi e intorno a noi il miracolo della vita e percepiamo l'eco della tua voce che ci chiama a rendercene responsabili, a collaborare con te e con i fratelli, svolgendo il compito che ci affidi, perché essa fiorisca in pienezza.
Ecco la voce di un lebbroso Lino Villachà: Sento che la vita - questo breve momento per il quale nacqui, questo spazio aperto sull'infinito, in cui sono germogliato e che ora devo gestire - è un miracolo grande
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4) Lettura: Vangelo secondo Luca 10, 38 - 42
In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».
5) Commento sul Vangelo secondo Luca 10, 38 - 42
• La condizione di Gesù come maestro itinerante offre a Marta la possibilità di accoglierlo a casa sua. Il racconta presenta gli atteggiamenti delle due sorelle: Maria, seduta, ai piedi di Gesù, è tutta presa dall’ascolto della sua Parola; Marta, invece, è tutta presa dai molti servizi e si avvicina a Gesù per contestare il comportamento della sorella. Il dialogo tra Gesù e Marta occupa un largo spazio nel racconto (vv.40b-42): Marta inizia con una domanda retorica, «Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire?»; poi chiede un intervento di Gesù perché richiama la sorella che si è defilata dalle faccende domestiche, «Dille dunque che mi aiuti?». Gesù risponde con un tono affettuoso, è questo il senso della ripetizione del nome «Marta, Marta»: gli ricorda che lei è preoccupata per «molte cose», in realtà, c’è bisogna di «una soltanto» e conclude con un richiamo alla sorella che ha scelto la parte migliore, quella che non le sarà tolta. Luca ha costruito il racconto su un contrasto: le due diverse personalità di Marta e Maria; la prima è presa dalle «molte» cose, la seconda ne compie una sola, è tutta presa dall’ascolto del Maestro. La funzione di questo contrasto è sottolineare l’atteggiamento di Maria che si dedica all’ascolto pieno e totale del Maestro, diventando così il modello di ogni credente.
• Due modi di servire il Signore.
«Marta, Marta, tu ti preòccupi e ti àgiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c'è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta». C'è un dolce rimprovero in queste parole di Gesù nei confronti di Marta; lei vuole offrire, come sempre, la migliore accoglienza al Signore. Evidentemente si sente onorata di averlo come ospite nella sua casa ed è quindi normale che si preoccupi e si agiti per molte cose. Quale donna, innamorata di Cristo, non lo farebbe. È molto probabile che il suo affaccendarsi derivi dalla voglia di preparare un buon pranzo al Signore, offrendogli tutto il meglio di quanto dispone e di quanto è capace di preparare. Marta diventa così il modello di una schiera innumerevole di donne, umili, solerte e sagge che spendono la loro vita nella silenziosa operosità delle mura domestiche, facendo tutto con amore e per amore del Signore. Maria, la sorella di Marta e di Lazzaro, si è scelta la parte migliore. Lei è profondamente convinta, come affermerà lo stesso Cristo, che non di solo pane vive l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio. Ha scelto quindi di nutrirsi e bearsi della Parola di Gesù e giace lì, attenta ed affascinata da suo amato maestro. Lei, forse senza averlo ascoltato, è già convinta che chi ascolta la sua parola e la mette in pratica è per lui fratello, sorella e madre. Vuole quindi stabilire con lui una più profonda comunione, una intimità di intensissimo amore. I santi ci dimostrano che la gioia più grande di cui possiamo godere sulla terra consiste proprio nel lasciarsi penetrare dallo spirito di Gesù nell'ascolto umile e docile della sua parola di verità e di salvezza. Anche Maria è un'antesignana di tante donne che si sono consacrate completamente al Signore e vivono di preghiera e di ascolto, nel silenzio dei loro monasteri e dei loro conventi. Sono la schiera delle contemplative, quelle che il mondo chiama impropriamente recluse, ma che invece si fanno carico di tutte le urgenze della Chiesa e del mondo. Abbiamo comunque due fulgidi esempi di santità: quella operosa di Marta e quella contemplativa di Maria. Le due splendide figure si integrano vicendevolmente e sono due esempi mirabili che conducono alla santità.
• La figura di Marta. È lei che prende l’iniziativa di accogliere Gesù nella sua casa. Nel dedicarsi all’accoglienza del Maestro è presa dall’affanno per le molteplici cose da preparare e dalla tensione di sentirsi sola in questo impegno. È presa dai tanti lavori, è ansiosa, vive una grossa tensione. Pertanto Marta «si fa avanti» e lancia a Gesù una legittima richiesta di aiuto: perché deve essere lasciata sola dalla sorella. Gesù le risponde costatando che lei è solo preoccupata, è divisa nel cuore tra il desiderio di servire Gesù con un pasto degno della sua persona e il desiderio di dedicarsi all’ascolto di Lui. Gesù, quindi, non biasima il servizio di Marta ma l’ansia con cui lo compie. Poco prima Gesù aveva spiegato nella parabola del seminatore che il seme caduto tra le spine evoca la situazione di coloro che ascoltano la Parola, ma si lasciano prendere dalle preoccupazioni (Lc 8,14). Quindi Gesù non contesta all’operosità di Marta il valore di accoglienza riguardo alla sua persona ma mette in guardia la donna dai rischi in cui può incorrere: l’affanno e l’agitazione. Anche su questi rischi Gesù si era già pronunciato: «Cercate il suo regno e tutto il resto vi sarà dato in aggiunta» (Lc 12,31).
• La figura di Maria. È colei che ascolta la Parola: viene descritta con un imperfetto «ascoltava», azione continuativa nell’ascoltare la Parola di Gesù. L’atteggiamento di Maria contrasta con quello pieno di affanno e tensione della sorella. Gesù dice che Maria ha preferito «la parte buona» che corrisponde all’ascolto della sua parola. Dalle parole di Gesù il lettore apprende che non ci sono due parti di cui una è qualitativamente migliore dell’altra, ma c’è soltanto quella buona: accogliere la sua Parola. Questa attitudine non significa evasione dai propri compiti o responsabilità quotidiane, ma soltanto la consapevolezza che l’ascolto della Parola precede ogni servizio, attività.
• Luca è particolarmente attento a legare l’ascolto della Parola alla relazione con il Signore. Non si tratta di dividere la giornata in tempi da dedicare alla preghiera e altri al servizio, ma l’attenzione alla Parola precede e accompagna il servizio. Il desiderio di ascoltare Dio non può essere supplito da altre attività: bisogna dedicare un certo tempo e spazio a cercare il Signore. L’impegno per coltivare l’ascolto della Parola nasce dall’attenzione a Dio: tutto può contribuire, l’ambiente il luogo, il tempo. Tuttavia il desiderio di incontrare Dio deve nascere dentro il proprio cuore. Non esistono tecniche che automaticamente ti portano a incontrare Dio. È un problema di amore: bisogna ascoltare Gesù, stare con Lui, e allora il dono viene comunicato, e inizia l’innamoramento. L’equilibrio tra ascolto e servizio coinvolge tutti i credenti: sia nella vita familiare che professionale e sociale: come fare perché i battezzati siano perseveranti e raggiungano la maturità della fede? Educarsi all’ascolto della Parola di Dio. È la via più difficile ma sicura per arrivare alla maturità di fede.
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6) Per un confronto personale
• So creare nella mia vita situazioni e itinerari di ascolto? Mi limito solo ad ascoltare la Parola in chiesa, oppure, mi dedico a un ascolto personale e profondo cercando spazi e luoghi idonei?
• Ti limiti a un consumo privato della Parola o diventi annunciatore di essa per diventare luce per gli altri e non solo lampada che illumina la propria vita privata?
7) Preghiera finale: Salmo 138
Guidami, Signore, per una via di eternità.
Signore, tu mi scruti e mi conosci,
tu conosci quando mi siedo e quando mi alzo,
intendi da lontano i miei pensieri,
osservi il mio cammino e il mio riposo,
ti sono note tutte le mie vie.
Sei tu che hai formato i miei reni
e mi hai tessuto nel grembo di mia madre.
Io ti rendo grazie:
hai fatto di me una meraviglia stupenda.
Meravigliose sono le tue opere,
le riconosce pienamente l’anima mia.
Non ti erano nascoste le mie ossa
quando venivo formato nel segreto,
ricamato nelle profondità della terra.