Per la preghiera personale e familiare: Lectio divina sulla Liturgia della Parola del giorno - domenica 4 ottobre 2020

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  • domenica | 4 ottobre 2020

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Lectio domenica 4 ottobre 2020
 
Domenica della Ventisettesima Settimana del Tempo Ordinario (Anno A)
San Francesco d’Assisi
 
Lettera ai Filippesi 4, 6 - 9
Matteo 21, 33 - 43
 
 
1) Orazione iniziale 
O Dio, che in san Francesco d’Assisi, povero e umile, hai offerto alla tua Chiesa una viva immagine del Cristo, concedi anche a noi di seguire il tuo Figlio nella via del Vangelo e di unirci a te in carità e letizia.
 
San Francesco ha veramente realizzato il Vangelo che la liturgia ci fa proclamare nella sua festa: ha ricevuto la rivelazione di Gesù con il cuore semplice di un bambino, prendendo alla lettera tutte le parole di Gesù.  Ed a quelli che lo seguirono egli non voleva dare altra regola se non le parole del Vangelo, perché per lui tutto era contenuto nel rapporto con Gesù, nel suo amore. Le stimmate che ricevette verso la fine della sua vita sono proprio il segno di questo intensissimo rapporto che lo identificava con Cristo. Francesco fu sempre piccolo, volle rimanere piccolo davanti a Dio e non accettò neppure il sacerdozio per rimanere un semplice fratello, il più piccolo di tutti, per amore del Signore.
Per lui si sono realizzate in pieno le parole di Gesù: "il mio giogo è dolce e il mio carico leggero". Quanta gioia nell'anima di Francesco, povero di tutto e ricco di tutto, che accoglieva tutte le creature con cuore di fratello, che nell'amore del Signore sentiva dolci anche le pene!
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2) Lettura: Lettera ai Filippesi 4, 6 - 9
Fratelli, non angustiatevi per nulla, ma in ogni circostanza fate presenti a Dio le vostre richieste con preghiere, suppliche e ringraziamenti. E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù. In conclusione, fratelli, quello che è vero, quello che è nobile, quello che è giusto, quello che è puro, quello che è amabile, quello che è onorato, ciò che è virtù e ciò che merita lode, questo sia oggetto dei vostri pensieri. Le cose che avete imparato, ricevuto, ascoltato e veduto in me, mettetele in pratica. E il Dio della pace sarà con voi!
 
3) Commento su Lettera ai eFilippesi 4, 6 - 9
- La seconda lettura è la continuazione della lettera di San Paolo ai Filippesi. In essa l'apostolo invita la comunità di Filippi a non lasciarsi turbare dalle Cassandre che, come al solito fanno capolino, nella storia di ogni popolo, periodicamente vaticinando: catastrofi, fini del mondo, terza guerra mondiale, etc. A tutto questo c'è un rimedio, come suggerisce l'autore della lettera: avere fiducia nella preveggenza di Dio e vivere in pace con tutti.
Prosegue poi dicendo che, nel mondo non c'è soltanto ed esclusivamente il male, e i discepoli di Gesù, devono apertamente testimoniare e apprezzare i valori che vedono incarnati loro prossimo. Questo è possibile se c'è, come sostengono spirituale, una preghiera piena di fiducia e sincera. La nostra vita che è piena di angosce e di speranze, solo dopo Gesù Cristo, si pone sotto il segno della pace e della gioia: " Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, porta molto frutto ".
 
- Fratelli, 6non angustiatevi per nulla, ma in ogni circostanza fate presenti a Dio le vostre richieste con preghiere, suppliche e ringraziamenti.
Nelle sue ultime esortazioni alla cara comunità di Filippi, Paolo inserisce l'invito a non lasciarsi dominare da ansiose inquietudini. Il verbo utilizzato (merimnao) è quello che si trova anche nel discorso della montagna, quando Gesù esorta a non preoccuparsi troppo per il cibo e il vestito (Mt 6,25.31.34). I Filippesi piuttosto devono rivolgersi a Dio. Siamo nelle mani di Dio, che è pronto a esaudirci e a far scaturire così dalle nostre labbra una preghiera di ringraziamento. Non è un atteggiamento infantile, ma affonda le radici in una robusta fede nel progetto di salvezza attuato da Dio.
 
- E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù.
L'effetto di questa fede sarà la protezione da parte di Dio. La comunità è perseguitata e vive ogni giorno la contraddizione tra il messaggio di Dio e la dura realtà. Però il confidare nel Signore gli dà la forza di perseverare e di avere il cuore in pace, nonostante tutte le difficoltà.
Subito dopo però corregge il tiro e ritorna al proprio insegnamento. Non basta cercare e pensare a ciò che è giusto vero e nobile, bisogna mettere in pratica ciò che è giusto, e soprattutto quello che Paolo stesso ha insegnato con le parole e con l'esempio! L'affermazione finale della presenta del Dio della pace è una conseguenza di questo comportamento, ma anche un saluto finale. Vi sono alcuni studiosi infatti che ipotizzano la presenza in Filippesi di almeno due lettere diverse, fuse insieme. Questo augurio sarebbe dunque la finale di una delle due lettere.
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4) Lettura: dal Vangelo secondo Matteo 21, 33 - 43
In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo, che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo. Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”. Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero. Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?». Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo». E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture: “La pietra che i costruttori hanno scartato
è diventata la pietra d’angolo; questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi”?
Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti».
 
5) Riflessione sul Vangelo secondo Matteo 21, 33 - 43
- Nel vangelo di oggi Gesù racconta una parabola e usa l’immagine della vigna: Egli vuole mettere in evidenza quanto Dio ha fatto per Israele, e come abbia affidato ad esso il Suo regno. Ma Israele, soprattutto nei suoi capi, ha perseguitato i profeti ed ora vuole uccidere il Figlio. La risposta del Signore all’ingratitudine di Israele e alla sua mancanza di frutti sarà il togliere ad esso il Regno di Dio e affidarlo ad altri che lo faranno fruttificare. 
Soffermiamoci un momento su alcuni particolari della parabola che offrono spunti interessanti.  Anzitutto stupisce la pazienza del padrone che manda vari servi e arriva a inviare suo figlio con la speranza che rispettino almeno lui: i vignaioli invece giungono all’omicidio. La pazienza del padrone allude alla pazienza di Dio per il Suo popolo e all’amore per esso: Egli ama Israele ed è fedele all’amore nonostante l’ingratitudine del popolo.
Un altro particolare che fa riflettere è che i vignaioli si impossessano della vigna che era stata data loro in gestione e la usano come cosa loro; anche questo aspetto riflette l’atteggiamento degli ebrei ma più in generale degli uomini nei confronti dei doni di Dio che spesso sono vissuti impossessandosene, come se fossero cosa propria.
Questi due elementi dovrebbero far riflettere anche noi: ci rendiamo conto dell’amore di Dio, che persevera nonostante i nostri peccati o infedeltà? Sappiamo stupirci e gioire di questo? A volte nel profondo pensiamo di dover guadagnare l’amore di Dio, ma non è così: Egli ci ama gratuitamente così come siamo anche con i nostri difetti, ce lo ha detto e mostrato Gesù. È importante che chiediamo la grazia di riconoscere nel profondo l’amore di Dio.
Ad ogni modo l’uccisione del figlio da parte dei vignaioli e, fuor di metafora, la persecuzione dei profeti e l’uccisione di Gesù non sono l’esito definitivo della vicenda. Gesù conclude la parabola di oggi dicendo che la pietra che i costruttori hanno scartata è divenuta testata d’angolo: è un riferimento alla Sua resurrezione con la quale Egli ha vinto la morte e ha aperto la strada della salvezza per tutti. Non è stato l’odio e l’egoismo degli uomini a scrivere la parola fine al Regno: anzi, l’Onnipotenza e l’amore di Dio ha trasformato la morte del Figlio in salvezza per tutti. Anche noi sappiamo così che i nostri peccati e i nostri tradimenti non bloccano per sempre la via della salvezza: se li riconosciamo e li affidiamo a Dio chiedendo perdono diventano vie di salvezza. È questo il lieto annuncio che mostra la vittoria di Dio sull’egoismo e il male prodotti dall’uomo: Egli sa trarre dal male il bene! Chiediamo il Suo aiuto e la grazia di aprirci sempre al perdono.
 
- I frutti della vigna.
Fra le tante suggestive immagini a cui il nostro Dio si paragona, è molto attraente quella del vignaiolo che si prende cura amorevole della sua vigna, attendendo poi il momento del raccolto per godere degli attesi frutti. Così il Signore Iddio si comporta con il suo popolo prediletto. Nulla lascia di intentato perché la sua vigna abbondi di splendidi grappoli. Purtroppo le legittime attese del Signore restano ripetutamente deluse per colpa delle infedeltà dei suoi amati. Che triste delusione! Siamo ben consapevoli che spesso le infedeltà al Signore derivano dalle eccessive preoccupazioni per le cose della terra, quelle che ci fanno trascurare quelle ben più preziose del cielo. Vincere allora le inquietudini, le eccessive preoccupazioni assumendo un interiore atteggiamento di fiducioso e filiale abbandono al Padre nel fervore della preghiera, significa riassumere la linfa vitale che garantisce i frutti migliori e più abbondanti. Occorrono i doni dello Spirito per essere sapienti e saggi. Non solo un popolo prediletto può sperimentare l'infedeltà, ma perfino i capi religiosi, quelli che dovrebbero essere i primi testimoni, sacerdoti, dottori della legge, scribi e farisei cadono nella tentazione della falsità e dell'ipocrisia. La responsabilità in questi casi si accresce a dismisura e il peccato diventa di una particolare gravità. Non solo non si compie il bene, ma si impedisce ad altri di compierlo. Il peccato diventa motivo di gravissimo scandalo ed è duramente condannato dal Signore: «Chi scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare». Accogliere con infinita gratitudine la parola di Dio e coloro che ce la porgono è uno dei doveri principali del cristiano. È la garanzia che rende veramente fruttuosa la nostra vita agli occhi di Dio e anche del nostro prossimo.
 
- Più forte dei tradimenti, il progetto di Dio è vino di festa.
Gesù amava le vigne, doveva conoscerle molto bene e deve averci anche lavorato. Le osservava con occhi d'amore e nascevano parabole, ben sei sono riferite dai Vangeli. Ha adottato la vite come proprio simbolo (io sono la vite e voi i tralci, Gv 15,5) e al Padre ha dato nome e figura di vignaiolo (Gv 15,1). Lanza del Vasto ha intitolato un suo libro con questa immagine visionaria: L'arca aveva una vigna per vela. L'arca della nostra storia, quella che salva l'umanità, l'arca che galleggia sulle acque di questi ininterrotti diluvi e li attraversa, è sospinta da una vela che è Cristo-vite, della quale noi tutti siamo tralci. Insieme catturiamo il vento di Dio, il vento del futuro. Noi la vela, Dio il vento.
Ma oggi Gesù racconta di una vigna con una vendemmia di sangue e tradimento. La parabola è trasparente. La vigna è Israele, siamo noi, sono io: tutti insieme speranza e delusione di Dio, fino alle ultime parole dei vignaioli, insensate e brutali: «Costui è l'erede, venite, uccidiamolo e avremo noi l'eredità!».
Il movente è avere, possedere, prendere, accumulare. Questa ubriacatura per il potere e il denaro è l'origine delle vendemmie di sangue della terra, «radice di tutti i mali» (1Tm 6,10).
Eppure come è confortante vedere che Dio non si arrende, non è mai a corto di meraviglie e ricomincia dopo ogni tradimento ad assediare di nuovo il cuore, con altri profeti, con nuovi servitori, con il figlio e, infine, anche con le pietre scartate. Conclude la parabola: «Che cosa farà il Padrone della vigna dopo l'uccisione del Figlio?» La soluzione proposta dai giudei è logica, una vendetta esemplare e poi nuovi contadini, che paghino il dovuto al padrone. Gesù non è d'accordo, Dio non spreca la sua eternità in vendette. E infatti introduce la novità propria del Vangelo: la storia perenne dell'amore e del tradimento tra uomo e Dio non si conclude con un fallimento, ma con una vigna nuova.
«Il regno di Dio sarà dato a un popolo che ne produca i frutti». E c'è un grande conforto in queste parole. I miei dubbi, i miei peccati, il mio campo sterile non bastano a interrompere la storia di Dio. Il suo progetto, che è un vino di festa per il mondo, è più forte dei miei tradimenti, e avanza nonostante tutte le forze contrarie, la vigna fiorirà.
Ciò che Dio si aspetta non è il tributo finalmente pagato o la pena scontata, ma una vigna che non maturi più grappoli rossi di sangue e amari di tristezza, bensì grappoli caldi di sole e dolci di miele; una storia che non sia guerra di possessi, battaglie di potere, ma produca una vendemmia di bontà, un frutto di giustizia, grappoli di onestà e, forse, perfino acini o gocce di Dio tra noi.
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6) Alcune domande per aiutarci nella meditazione e nella orazione
- Siamo convinti che la salvezza è offerta a tutti e non un privilegio solo nostro?
- Il nostro piacere o non piacere non rende la vigna fruttuosa anzi la rende improduttiva. Abbiamo mai pensato a questo?
- Oggi sembra che la siepe che la cinge sia divelta e la vigna sia diventata pascolo per gli animali selvatici. Crediamo ancora che nessuno prevarrà contro di essa?
 
 
7) Preghiera: Salmo 79
La vigna del Signore è la casa d’Israele.
 
Hai sradicato una vite dall’Egitto, 
hai scacciato le genti e l’hai trapiantata.
Ha esteso i suoi tralci fino al mare,
 arrivavano al fiume i suoi germogli.
 
Perché hai aperto brecce nella sua cinta 
e ne fa vendemmia ogni passante?
La devasta il cinghiale del bosco 
e vi pascolano le bestie della campagna.
 
Dio degli eserciti, ritorna! 
Guarda dal cielo e vedi
e visita questa vigna, 
proteggi quello che la tua destra ha piantato,
il figlio dell’uomo 
che per te hai reso forte.
 
Da te mai più ci allontaneremo, 
facci rivivere e noi invocheremo il tuo nome.
Signore, Dio degli eserciti, fa’ che ritorniamo, 
fa’ splendere il tuo volto e noi saremo salvi.
 
 
8) Orazione Finale
Gesù, il Cristo, il tuo diletto Figlio, è vite feconda. Fa, o Padre, che rimaniamo in lui, perché possiamo portare molto frutto, offrendo al mondo carità e amore.