Per la preghiera personale e familiare: Lectio divina sulla Liturgia della Parola del giorno - giovedì 24 settembre 2020

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  • giovedì | 24 settembre 2020

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Lectio giovedì 24 settembre 2020
 
Giovedì della Venticinquesima Settimana del Tempo Ordinario (Anno A)
 
Qoèlet 1, 2 - 11
Luca 9, 7 - 9
 
 
1) Orazione iniziale
O Dio, che nell’amore verso di te e verso il prossimo hai posto il fondamento di tutta la legge, fa’ che osservando i tuoi comandamenti meritiamo di entrare nella vita eterna.
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2) Lettura: Qoèlet 1, 2 - 11
Vanità delle vanità, dice Qoèlet, vanità delle vanità: tutto è vanità.
Quale guadagno viene all’uomo per tutta la fatica con cui si affanna sotto il sole?
Una generazione se ne va e un’altra arriva, ma la terra resta sempre la stessa.
Il sole sorge, il sole tramonta e si affretta a tornare là dove rinasce.
Il vento va verso sud e piega verso nord. Gira e va e sui suoi giri ritorna il vento.
Tutti i fiumi scorrono verso il mare, eppure il mare non è mai pieno: al luogo dove i fiumi scorrono, continuano a scorrere. Tutte le parole si esauriscono e nessuno è in grado di esprimersi a fondo.
Non si sazia l’occhio di guardare né l’orecchio è mai sazio di udire.
Quel che è stato sarà e quel che si è fatto si rifarà; non c’è niente di nuovo sotto il sole.
C’è forse qualcosa di cui si possa dire: «Ecco, questa è una novità»?
Proprio questa è già avvenuta nei secoli che ci hanno preceduto. 
Nessun ricordo resta degli antichi, ma neppure di coloro che saranno si conserverà memoria presso quelli che verranno in seguito.
 
3) Commento sul  Qoèlet 1, 2 – 11
La prima lettura tratta dal libro del Qoelet inizia con la frase: "Vanità delle vanità, tutto è vanità"; infatti le cose della terra non danno sicurezza, sfumano in un attimo. Anche chi ha lavorato tutta la vita bene con impegno e coscienza, dovrà lasciare poi i suoi beni ad altri che per possederle non avranno fatto niente: è vano, alla luce della fede, contare su di esse, poiché cosa ne viene all'uomo di tutte le preoccupazioni, di tutte le sue fatiche, di tutti i tormenti dell'anima per risolvere e realizzare le cose terrene?
 
Il libro del Qoelet è un libro di contestazione, inizia e finisce con la parola "vanità". L'autore vuole evidenziare come l'uomo deve tendere in tutta la sua vita alle "cose del cielo", mentre spesso è tanto preso dalle cose terrene che non ricorda di essere stato creato per la realizzazione di un progetto che lo porterà a vivere eternamente in Dio.
Il termine ebraico "hebel" significa "soffio" e solo un soffio durano infatti le cose terrene!
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4) Lettura: dal Vangelo di   Luca 9, 7 - 9
In quel tempo, il tetràrca Erode sentì parlare di tutti questi avvenimenti e non sapeva che cosa pensare, perché alcuni dicevano: «Giovanni è risorto dai morti», altri: «È apparso Elìa», e altri ancora: «È risorto uno degli antichi profeti». Ma Erode diceva: «Giovanni, l’ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire queste cose?». E cercava di vederlo.
 
5) Riflessione sul Vangelo di  Luca 9, 7 - 9  
•  Erode, tetrarca della Galilea, venne a sapere quanto accadeva e non sapeva che cosa pensare... Nel suo animo sorgevano pensieri contraddittori sull’identità e sulla missione di Cristo. La comparsa di Cristo nella sua vita lo sconvolge e lo devia. Non capisce e vorrebbe invece conoscere la verità. Gli piacerebbe anche capire: sa, sente che la verità gli è vicina, ma lui non riesce ad afferrarla. 
Se si trattasse di Giovanni Battista, mandato a morte da lui, che ora è risorto, Erode non potrebbe evitare la propria condanna. Se si trattasse, invece, di Elia, la posizione di Erode non sarebbe comunque migliore: Elia fu profeta di Dio, le sue parole devono essere considerate parole di Dio. Erode si chiede allora come potrebbe giustificarsi davanti a Dio. Se, infine, si trattasse di un altro degli antichi profeti tornato nella persona di Gesù, ancora una volta Erode si troverebbe in una situazione delicata, perché, in ogni modo, dovrebbe rendere conto delle sue azioni nel nome della verità. 
L’interesse di Erode nei confronti di Cristo è risvegliato e guidato dalla curiosità, ma anche dal timore che si scopra la sua responsabilità nell’assassinio di Giovanni Battista. Egli ne serba sempre un certo rimorso; del resto come potrebbe liberarsene? 
L’irruzione di Cristo nella nostra vita provoca anche in noi delle domande fondamentali. La sua vita e, soprattutto, il suo insegnamento, le sue leggi, i suoi principi, le sue esigenze morali non possono lasciare nessuno indifferente e insensibile. Cristo ci interpella e ci spinge a cercare la nostra verità. Ci incita ad un esame di coscienza severo riguardo la nostra posizione e il nostro comportamento di fronte a lui e al suo insegnamento. Noi non possiamo rimanere inattivi e muti. 
Prima di formulare una risposta, dobbiamo sapere se vogliamo rimanere nell’ambito di una curiosità puramente intellettuale, teorica, o se vogliamo andare più a fondo nelle cose cercando di scoprire, dietro il legislatore-filosofo, il Figlio di Dio venuto fra noi a portare il lieto messaggio, promotore di una Nuova Alleanza, ma anche costruttore del regno di Dio, fondato sulla pietra angolare dell’amore. Siamo capaci di seguirlo su questa via?
 
Sentire senza comprendere.
Il Re Erode ha sentito parlare vagamente di Cristo, della sua dottrina nuova, delle sue opere, dei segni e prodigi che compie, ma tutto ciò ha generato in lui solo una divertita curiosità. Non è sorretto dalla fede e di conseguenza riduce tutto a dimensioni e ragionamenti umani. È incapace di comprendere la chiamata divina, egli vorrebbe solo essere testimone di uno di quei miracoli dei quali tanto si parla. Il tiranno diventa la figura di tutti coloro che vorrebbero “vedere” Cristo, fidandosi della sola intelligenza, ignari che è impossibile all’uomo entrare nelle verità divine, senza il sostegno della fede e della grazia. Quanti ancora oggi vorrebbero “capire” Dio, ridurlo alle proprie dimensioni, pretendendo di darGli suggerimenti e direttive! Il salmista saggiamente ammonisce: “Nella tua luce, Signore, vediamo la luce” (Sal 36,10).
 
Il vangelo di oggi presenta la reazione di Erode alla predicazione di Gesù. Erode non sa come porsi davanti a Gesù. Aveva ucciso Giovanni Battista ed ora vuole vedere Gesù da vicino. L’orizzonte sembra minacciato.
 
• Luca 9,7-8: Chi è Gesù? Il testo inizia con l’esposizione delle opinioni della gente e di Erode su Gesù. Alcuni associavano Gesù a Giovanni Battista e a Elia. Altri lo identificavano con un Profeta, cioè con una persona che parla a nome di Dio, che ha il coraggio di denunciare le ingiustizie dei poderosi e che sa animare la speranza dei piccoli. È il profeta annunciato nell’Antico Testamento come un nuovo Mosè (Dt 18,15). Sono le stesse opinioni che Gesù stesso raccoglie dai discepoli quando domanda:"Chi sono io secondo la gente?” (Lc 9,18). Le persone cercavano di capire Gesù partendo da cose che loro conoscevano, pensavano e speravano. Cercavano di inquadrarlo nei criteri familiari dell’Antico Testamento con le sue profezie e speranza, e nella Tradizione degli Antichi con le loro leggi. Ma erano criteri insufficienti. Gesù non vi entrava, lui era più grande!
 
• Luca 9,9: Erode vuole vedere Gesù. Ma Erode diceva “Giovanni l’ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire tali cose?” E cercava di vederlo. Erode, uomo superstizioso e senza scrupoli, riconosce di essere lui l’assassino di Giovanni Battista. Ora vuole vedere Gesù. In questo modo Luca suggerisce che le minacce incominciano a spuntare sull’orizzonte della predicazione di Gesù. Erode non ha avuto paura di uccidere Giovanni. Non avrà paura di uccidere Gesù. D’altro canto, Gesù, non ha paura di Erode. Quando gli dissero che Erode cercava di prenderlo per ucciderlo, gli mandò a dire: “Andate a dire a quella volpe: ecco io scaccio i demoni e compio guarigioni oggi e domani; ed il terzo giorno avrò finito” (Lc 13,32). Erode non ha potere su Gesù. Quando nell’ora della passione, Pilato manda Gesù ad essere giudicato da Erode, Gesù non risponde nulla (Lc 23,9). Erode non merita risposta.
 
Da padre a figlio. A volte si confondono i tre Erodi che vissero in quell’epoca, poi i tre appaiono nel Nuovo Testamento con lo stesso nome:
a) Erode, chiamato il Grande, governò su tutta la Palestina dal 37 a. Cristo. Lui appare alla nascita di Gesù (Mt 2,1). Uccise i neonati di Betlemme (Mt 2,16).
b) Erode, chiamato Antipas, governò sulla Galilea dal 4 al 39 dopo Cristo. Appare nella morte di Gesù (Lc 23,7). Uccise Giovanni Battista (Mc 6,14-29).
c) Erode, chiamato Agrippa, governò su tutta la Palestina dal 41 al 44 dopo Cristo. Appare negli Atti degli Apostoli (At 12,1.20) e uccise l’apostolo Giacomo (At 12,2).
 
Quando Gesù aveva più o meno quattro anni, il re Erode morì. Era lui che aveva fatto uccidere i neonati di Betlemme (Mt 2,16). Il suo territorio fu diviso tra i figli, Archelao, ricevette il governo sulla Giudea. Era meno intelligente di suo padre, ma più violento. Quando assunse il potere, furono massacrate circa 3000 persone sulla pizza del Tempio! Il vangelo di Matteo dice che Maria e Giuseppe, quando seppero che questo Archelao aveva assunto il governo della Giudea, ebbero paura di ritornare per quel cammino e si ritirarono a Nazaret, in Galilea (Mt 2,­22), governata da un altro figlio di Erode, chiamato Erode Antipa (Lc 3,1). Questo Antipa durò oltre 40 anni. Durante i trenta e tre anni di Gesù non ci furono cambiamenti nel governo della Galilea.
 
Erode il Grande, il padre di Erode Antipa, aveva costruito la città di Cesarea Marittima, inaugurata nell’anno 15 prima di Cristo. Era il nuovo porto di sbocco dei prodotti della regione. Doveva competere con il grande porto di Tiro nel Nord e, così, aiutare a svolgere il commercio nella Samaria e nella Galilea. Per questo, fin dai tempi di Erode il Grande, la produzione agricola in Galilea iniziava ad orientarsi non più a partire dai bisogni delle famiglie, come succedeva prima, ma partendo dalle esigenze del mercato. Questo processo di mutazione nell’economia continuò durante tutto il governo di Erode Antipa, oltre quarant’anni, e trovò in lui un organizzatore efficiente. Tutti questi governatori erano ‘servi del potere’. Infatti chi comandava in Palestina, dal 63 prima di Cristo, era Roma, l’Impero. 
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6) Alcune domande per aiutarci nella meditazione e nella orazione
• È bene chiedersi sempre: Chi è Gesù per me?
• Erode vuole vedere Gesù. Era una curiosità superstiziosa e morbosa. Altri vogliono vedere Gesù perché cercano un senso per la loro vita. Ed io che motivazione ho che mi spinge a vedere ed incontrare Gesù?
 
 
7) Preghiera: Salmo 89
Signore, tu sei stato per noi un rifugio di generazione in generazione.
 
Tu fai ritornare l’uomo in polvere, quando dici: «Ritornate, figli dell’uomo».
Mille anni, ai tuoi occhi, sono come il giorno di ieri che è passato,
come un turno di veglia nella notte.
Tu li sommergi: sono come un sogno al mattino, come l’erba che germoglia;
al mattino fiorisce e germoglia, alla sera è falciata e secca.
Insegnaci a contare i nostri giorni e acquisteremo un cuore saggio.
Ritorna, Signore: fino a quando? Abbi pietà dei tuoi servi!
Saziaci al mattino con il tuo amore: esulteremo e gioiremo per tutti i nostri giorni.
Sia su di noi la dolcezza del Signore, nostro Dio: rendi salda per noi l’opera delle nostre mani,
l’opera delle nostre mani rendi salda.