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- lunedì | 31 agosto 2020
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Per prendere visione della Lectio Divina di oggi
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Lectio lunedì 31 agosto 2020
Lunedì della Ventiduesima Settimana del Tempo Ordinario (Anno A)
1 Lettera ai Corinzi 2, 1 - 5
Luca 4, 16 - 30
1) Orazione iniziale
O Dio, nostro Padre, unica fonte di ogni dono perfetto, suscita in noi l’amore per te e ravviva la nostra fede, perché si sviluppi in noi il germe del bene e con il tuo aiuto maturi fino alla sua pienezza.
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2) Lettura: 1 Lettera ai Corinzi 2, 1 - 5
Io, fratelli, quando venni tra voi, non mi presentai ad annunciarvi il mistero di Dio con l’eccellenza della parola o della sapienza. Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e Cristo crocifisso. Mi presentai a voi nella debolezza e con molto timore e trepidazione. La mia parola e la mia predicazione non si basarono su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello Spirito e della sua potenza, perché la vostra fede non fosse fondata sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio.
3) Commento su 1 Lettera ai Corinzi 2, 1 - 5
• Paolo sente la fatica della predicazione poiché scopre che nel mondo greco, dove si è avventurato, la sapienza, nata nella cultura ebraica e maturata nei fatti e nella parola di Gesù, sapienza di Dio tra noi, è stata profondamente rifiutata. Infatti, all'inizio di questo capitolo, Paolo fa riferimento alla delusione sofferta nella sua prima esperienza di predicazione ad Atene. Il fallimento in Atene, la città dei filosofi, ha fatto comprendere l'insignificanza della cultura umana su cui egli aveva puntato molto per farsi accettare. La delusione è diventata consapevolezza e così si esprime alla sua comunità di Corinto a cui scrive dopo essersi fermato molti mesi.
• "Anch'io, fratelli, quando venni tra voi, non mi presentai ad annunciarvi il mistero di Dio con l'eccellenza della parola o della sapienza. Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e Cristo crocifisso. Mi presentai a voi nella debolezza e con molto timore e trepidazione. La mia parola e la mia predicazione non si basarono su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello Spirito e della sua potenza, perché la vostra fede non fosse fondata sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio" (1 Cor 2, 1-5).
Al principio egli impiega i suoi giorni feriali nel lavoro manuale, fabbricando tende nella casa di Aquila e Priscilla, una coppia di cristiani scacciati dall'imperatore Claudio da Roma per tensioni e scontri tra ebrei (probabilmente sono tensioni tra nuclei di cristiani e residenti di cultura ebraica tradizionale) Questa coppia accoglie in casa l'apostolo, inizialmente come lavoratore; dopo qualche tempo, Paolo si dedicherà, a tempo pieno, alla predicazione (At 18,1-11).
• Paolo ha sempre apprezzato la cultura ebraica, e pensando al mondo occidentale, ha apprezzato la cultura greca e la sua filosofia. Ma l'esperienza gli ha fatto capire che sono due realtà che non possono mescolarsi. Ciò che egli porta è la sapienza di Dio attraverso Gesù e questa sapienza non può essere offerta se non dallo Spirito che è il principio rivelatore. È lo Spirito di Dio che ci permette di conoscere i doni che ci sono stati elargiti. E si chiamano spirituali perché vengono dallo Spirito.
Certamente questo comporta una grande responsabilità perché il dono di Dio non è solo un richiamo morale del proprio comportamento ma è l'offerta di una comprensione più alta che nasce da parte di Dio per poter interpretare e far maturare il mondo.
D'altra parte Gesù non ci ha assicurato che ci aiuterà a capire nel tempo e a sviluppare in noi e nel mondo i semi che egli ha gettato.
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4) Lettura: dal Vangelo secondo Luca 4, 16 - 30
In quel tempo, Gesù venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore».
Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Elisèo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro». All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.
5) Riflessione sul Vangelo secondo Luca 4, 16 - 30
• “Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udito con i vostri orecchi”. Gesù si presenta. Egli è l’inviato, il Messia, colui sul quale è lo Spirito, colui che viene per liberare l’uomo. Non è più soltanto il figlio di Giuseppe. Non è un medico o un consolatore qualsiasi. Egli è il Cristo, l’Unto di Dio. È lui il Messia promesso e annunciato. La salvezza è giunta. E, quando Dio si rivela, l’uomo, ogni uomo assume una nuova dimensione.
“Oggi si è adempiuta questa scrittura che voi avete udito con i vostri orecchi”. L’accoglienza del consacrato dallo Spirito Santo fa sì che l’uomo che accoglie la parola prenda parte a questa consacrazione. La rivelazione di Gesù nel suo ruolo di Messia e di Salvatore è la rivelazione dell’uomo giustificato dallo Spirito.
L’uomo che accoglie la parola, che crede, diventa, in lui, a sua volta, ciò che egli è. Sì, oggi si è compiuta questa parola della Scrittura che voi avete ascoltato, può compirsi se credete che Gesù di Nazaret è colui che è stato inviato da Dio.
• Nessun profeta è bene accetto in patria.
Nel Vangelo di San Luca la missione pubblica di Gesù comincia, con la potenza dello Spirito Santo, subito dopo le tentazioni. Non a caso, Gesù stesso sceglie la città di Nazareth come inizio l'annuncio la venuta del nuovo Regno messianico. A Nazareth è stato allevato con amore e cura nella Santa Famiglia; una vita trascorsa nel nascondimento e nell'umiltà del servizio pronto e generoso. Proprio a Nazareth, il Figlio di Dio vuole subito provocare una reazione per costringere tutti a domandarsi chi veramente Egli sia. È il Messia della Misericordia, dell'annuncio del Nuovo Regno di pace. In questa scelta Gesù, però scopriamo la vera essenza di questo regno Messianico. L'incarnazione ci mostra la proposta di Dio; proprio attraverso il passaggio con l'umanità di Cristo si realizza il Regno Messianico. Possiamo aggiungere che con la vita umile e di obbedienza del nascondimento di Cristo nella casa di Nazareth ci sono mostrate le virtù capaci di realizzare questo disegno divino. A Nazareth, nella sua casa, vi è la vera palestra dove Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini. La Missione e l'annuncio del Regno è nel segno dell'obbedienza al Padre; obbedienza che Gesù aveva già annunciato con l'obbedienza a Giuseppe, padre terreno della Santa Famiglia. Le armi della preghiera, umiltà, sacrificio sono nella dotazione della palestra che Gesù ha sperimentato nei trenta anni di vita di nascondimento. Lo scandalo è proprio questo; non sono le armi che ci si aspettava per chi doveva inaugurare il regno come potenza umana e non irrompere del Regno di Misericordia. Impariamo da Gesù a fortificarci nelle vere virtù perché in Lui si realizzi la pienezza del Regno!
• Oggi iniziamo la meditazione del Vangelo di Luca, che si prolungherà tre mesi fino alla fine dell’anno liturgico. Il vangelo di oggi parla della visita di Gesù a Nazaret e della presentazione del suo programma alla gente della sinagoga. In un primo momento, la gente rimane ammirata. Ma, subito dopo, quando si rende conto che Gesù vuole accogliere tutti, senza escludere nessuno, la gente si ribella e vuole ucciderlo.
• Luca 4,16-19: La proposta di Gesù. Spinto dallo Spirito Santo, Gesù ritorna in Galilea (Lc 4,14) e inizia ad annunciare la Buona Notizia del Regno di Dio. Si reca nelle comunità, insegna nelle sinagoghe e giunge a Nazaret, dove era cresciuto. Ritorna nella comunità, dove ha partecipato fin da piccolo, per trenta anni. Il sabato, come era solito fare, Gesù si reca alla sinagoga per partecipare alla celebrazione e si mette in piedi per fare la lettura. Sceglie il testo di Isaia che parla di poveri, carcerati, ciechi e oppressi (Is 61,1-2). Questo testo rispecchia la situazione della gente della Galilea al tempo di Gesù. L’esperienza che Gesù aveva di Dio, Padre d’amore, gli dava uno sguardo nuovo per valutare la realtà.
In nome di Dio, Gesù prende posizione in difesa della vita del suo popolo e, con le parole di Isaia, definisce la sua missione: (1) annunciare la Buona Notizia ai poveri,
(2) proclamare ai prigionieri la liberazione,
(3) ridare la vista ai ciechi,
(4) restituire la libertà agli oppressi e, riprendendo l’antica tradizione dei profeti,
(5) proclamare “un anno di grazia da parte del Signore”. Gesù proclama l’anno del giubileo!
• Nella Bibbia, l’“Anno del Giubileo” era una legge importante. Inizialmente, ogni sette anni (Dt 15,1; Lev 25,3) era necessario restituire le terre al clan delle origini. Così si impediva la formazione di latifondi e si garantiva alle famiglie la sopravvivenza. Bisognava perdonare anche i debiti e riscattare le persone rese schiave (Dt 15,1-18). Non fu facile realizzare l’anno del giubileo ogni sette anni (cf Ger 34,8-16). Dopo l’esilio, si decise di realizzarlo ogni cinquant’anni (Lev 25,8-12). L’obiettivo del Giubileo era, e continua ad essere, quello di ristabilire i diritti dei poveri, accogliere gli esclusi e reintegrarli nella convivenza. Il giubileo era uno strumento legale per ritornare al senso originale della Legge di Dio. Era un’occasione offerta da Dio per fare una revisione del cammino, scoprire e correggere gli errori e ricominciare tutto da capo. Gesù inizia la sua predicazione proclamando un Giubileo, “Un anno di grazia da parte del Signore”.
• Luca 4,20-22: Unire Bibbia e Vita. Terminata la lettura, Gesù attualizza il testo di Isaia dicendo: “Oggi si è adempiuta questa scrittura che voi avete udito con i vostri orecchi!” Assumendo le parole di Isaia come parole sue, Gesù dà ad esse un senso pieno e definitivo e si dichiara messia che viene per adempiere la profezia. Questo modo di attualizzare il testo provoca una reazione di discredito da parte di coloro che si trovano nella sinagoga. Restano scandalizzati e non vogliono saperne nulla di lui. Non accettano che Gesù sia il messia annunciato da Isaia. Dicevano: “Non è il figlio di Giuseppe?” Rimangono scandalizzati perché Gesù parla di accogliere i poveri, i ciechi e gli oppressi. La gente non accetta la proposta di Gesù. E così nel momento in cui presenta il progetto di accogliere gli esclusi, lui stesso è escluso.
• Luca 4,23-30: Superare i limiti della razza. Per aiutare la comunità a superare lo scandalo e farla capire che la sua proposta faceva parte della tradizione, Gesù racconta due storie conosciute della Bibbia, la storia di Elia e quella di Eliseo. Le due storie criticano la chiusura mentale della gente di Nazaret. Elia fu mandato alla vedova di Sarepta (1 Re 17,7-16). Eliseo fu mandato ad occuparsi dello straniero della Siria (2 Re 5,14). Spunta qui la preoccupazione di Luca che vuole mostrare che l’apertura verso la tradizione viene già da Gesù. Gesù ebbe le stesse difficoltà che stavano tenendo le comunità al tempo di Luca. Ma la chiamata di Gesù non calmò gli animi, anzi! Le storie di Elia e di Eliseo produssero ancora più rabbia. La comunità di Nazaret giunge al punto di voler uccidere Gesù. Ma lui conserva la calma. La rabbia degli altri non riesce ad allontanarlo dal proprio cammino. Luca ci indica che è difficile superare la mentalità del privilegio e della chiusura mentale.
• É importante notare i dettagli in uso nell’Antico Testamento. Gesù cita il testo di Isaia fino a dove dice: "proclamare un anno di grazia da parte del Signore". Non cita il resto della frase che dice: "ed un giorno di vendetta del nostro Dio". La gente di Nazaret si scaglia contro Gesù perché lui pretende di essere il messia, perché vuole accogliere gli esclusi e perché ha omesso la frase sulla vendetta. Loro volevano che il Giorno di Yavè fosse un giorno di vendetta contro gli oppressori del popolo. In questo caso, la venuta del Regno non sarebbe stata una vera mutazione o conversione del sistema. Gesù non accetta questo modo di pensare, non accetta la vendetta (cf. Mt 5,44-48). La sua nuova esperienza di Dio Padre/Madre lo aiutava a capire meglio il senso delle profezie.
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6) Per un confronto personale
• Il programma di Gesù è quello di accogliere gli esclusi. Noi accogliamo tutti o escludiamo qualcuno? Quali sono i motivi che ci spingono ad escludere certe persone?
• Il programma di Gesù è veramente il nostro programma, il mio programma? Quali sono gli esclusi che dovremmo accogliere meglio nella nostra comunità? Chi o cosa ci dà la forza per svolgere la missione dataci da Gesù?
7) Preghiera finale: Salmo 118
Quanto amo la tua legge, Signore!
Quanto amo la tua legge!
La medito tutto il giorno.
Il tuo comando mi fa più saggio dei miei nemici,
perché esso è sempre con me.
Sono più saggio di tutti i miei maestri,
perché medito i tuoi insegnamenti.
Ho più intelligenza degli anziani,
perché custodisco i tuoi precetti.
Tengo lontani i miei piedi da ogni cattivo sentiero,
per osservare la tua parola.
Non mi allontano dai tuoi giudizi,
perché sei tu a istruirmi.
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