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- martedì | 25 agosto 2020
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Lectio martedì 25 agosto 2020
Martedì della Ventunesima Settimana del Tempo Ordinario (Anno A)
2 Lettera ai Tessalonicesi 2, 1-3.13-17
Matteo 23, 23 - 26
1) Preghiera
O Dio, che unisci in un solo volere le menti dei fedeli, concedi al tuo popolo di amare ciò che comandi e desiderare ciò che prometti, perché fra le vicende del mondo là siano fissi i nostri cuori dove è la vera gioia.
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2) Lettura: 2 Lettera ai Tessalonicesi 2, 1-3.13-17
Riguardo alla venuta del Signore nostro Gesù Cristo e al nostro radunarci con lui, vi preghiamo, fratelli, di non lasciarvi troppo presto confondere la mente e allarmare né da ispirazioni né da discorsi, né da qualche lettera fatta passare come nostra, quasi che il giorno del Signore sia già presente. Nessuno vi inganni in alcun modo!
Noi dobbiamo sempre rendere grazie a Dio per voi, fratelli amati dal Signore, perché Dio vi ha scelti come primizia per la salvezza, per mezzo dello Spirito santificatore e della fede nella verità. A questo egli vi ha chiamati mediante il nostro Vangelo, per entrare in possesso della gloria del Signore nostro Gesù Cristo. Perciò, fratelli, state saldi e mantenete le tradizioni che avete appreso sia dalla nostra parola sia dalla nostra lettera. E lo stesso Signore nostro Gesù Cristo e Dio, Padre nostro, che ci ha amati e ci ha dato, per sua grazia, una consolazione eterna e una buona speranza, conforti i vostri cuori e li confermi in ogni opera e parola di bene.
3) Commento su 2 Lettera ai Tessalonicesi 2, 1-3.13-17
• [1]Ora vi preghiamo, fratelli, riguardo alla venuta del Signore nostro Gesù Cristo e alla nostra riunione con lui.
Paolo è preoccupato, molto preoccupato. Nella comunità di Tessalonica, nonostante vi fosse una fede rigogliosa e una carità operosa, c’era qualcosa che turbava il suo esistere, la sua vita. Il turbamento creava disordini a livello di comprensione della stessa vita. Per questo è urgente che si intervenga e che si intervenga anche con una certa tempestività, ristabilendo la verità della rivelazione e della sua comprensione. I Tessalonicesi hanno un problema di comprensione della fede. La loro fede è stata alterata in parte, sulla venuta del Signore e sulla riunione dei credenti con Cristo Gesù. La questione non è però sulla verità in sé. Tutti dobbiamo andare incontro al Signore. Il Signore verrà incontro a noi.
Ma quando verrà il Signore? In attesa della sua venuta, cosa dobbiamo fare? Come dobbiamo comportarci? è a queste semplicissime domande che Paolo risponde, riponendo la fede sul lucerniere e la comprensione di essa nella sua esatta verità.
• 2]di non lasciarvi così facilmente confondere e turbare, né da pretese ispirazioni, né da parole, né da qualche lettera fatta passare come nostra, quasi che il giorno del Signore sia imminente.
La prima verità che Paolo annunzia è questa: il giorno del Signore non è imminente. Verrà di certo il Signore, ma di certo non verrà oggi, non verrà domani, non dopodomani. Quando verrà è stato, e dovrà sempre rimanere, mistero. Nessun uomo potrà mai saperlo. Il giorno della venuta del Figlio dell’uomo sulla terra per il giudizio non è oggetto di rivelazione, non lo è stato per il passato, non lo è per il presente e non lo sarà per il futuro. Dio Padre ha voluto che questo mistero rimanesse nascosto nel suo cuore. Questa è la verità. Perché allora i Tessalonicesi erano caduti dalla retta fede e si erano lasciati conquistare da un pensiero così estraneo alla natura e all’essenza della rivelazione? I motivi addotti da Paolo sono due: da un lato c’era chi si spacciava per un ispirato da Dio, per uno che aveva raccolto i segreti del Signore e tra questi segreti c’era anche quello della fine del mondo; dall’altro c’era chi sosteneva, o affermava che era stato lo stesso Paolo a dire queste cose e lo avrebbe detto in una sua lettera. Paolo è categorico. Non c’è alcuna lettera da parte sua. Non c’è alcuna ispirazione da parte del Signore. Se non c’è né l’una né l’altra fonte, se l’una e l’altra fonte sono false, perché loro sono così facilmente caduti nella confusione della loro mente e nel turbamento del loro cuore? Da qui la raccomandazione a non lasciarsi così facilmente turbare.
• [3]Nessuno vi inganni in alcun modo! Prima infatti dovrà avvenire l'apostasia e dovrà esser rivelato l'uomo iniquo, il figlio della perdizione.
Il comando di Paolo è perentorio. Il cristiano non può lasciarsi ingannare. Mai dovrà cadere nell’inganno. Se cade è anche sua responsabilità e quindi sua colpa. L’ingannato e l’ingannatore presso Dio sono gravati di uguale responsabilità. Il comando è assoluto. Il cristiano deve vigilare affinché nessun inganno, in alcun modo, possa intromettersi nella sua fede. Paolo ora dice perché non può venire la fine del mondo. Quanto Paolo dice è però più misterioso dello stesso mistero che vorrebbe svelare. Parla di un mistero annunziando un altro mistero ancora più velato e impossibile da potersi identificare nella storia. L’apostasia è il rinnegamento della fede in Cristo Gesù, il disprezzo pubblico di Cristo, per ritornare agli idoli di un tempo, assieme al combattimento contro la stessa fede prima abbracciata. Quale sarà questa apostasia? Quando essa verrà? Nessuno lo potrà mai sapere. Quale sarà la sua entità? Rimane un vero mistero. Assieme all’apostasia c’è un altro evento che dovrà compiersi: si dovrà rivelare l’uomo iniquo, il figlio della perdizione. Chi sarà mai questo uomo iniquo che dovrà essere rivelato? Quando sarà rivelato? Come lo si potrà conoscere? Ogni uomo iniquo è un segno premonitore che la fine del mondo sia imminente, sta per compiersi? Ancora: l’uomo iniquo è detto il figlio della perdizione. Figlio della perdizione è Giuda nei Vangeli, è colui che ha tradito il Signore.
Quale sarà il tradimento che opererà quest’uomo iniquo e verso chi?
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4) Lettura: Vangelo secondo Matteo 23, 23 - 26
In quel tempo, Gesù parlò dicendo: «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pagate la decima sulla menta, sull’anéto e sul cumìno, e trasgredite le prescrizioni più gravi della Legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà. Queste invece erano le cose da fare, senza tralasciare quelle. Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello! Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, ma all’interno sono pieni di avidità e d’intemperanza. Fariseo cieco, pulisci prima l’interno del bicchiere, perché anche l’esterno diventi pulito!».
5) Commento sul Vangelo secondo Matteo 23, 23 - 26
• Da queste poche righe, noi scopriamo il clima religioso in cui Gesù è cresciuto e, in particolare, le controversie apparentemente meschine a cui è stato posto di fronte. Certo egli, nella sua statura, domina le meschinità che lo circondano.
Che profonda differenza fra il suo mettersi al servizio del prossimo, fra il suo offrirsi quotidianamente e, ben presto, fra la sua passione... e questi uomini senza religione!
Gesù “maledice”, cioè non “dice del male”, ma “dice il male”. In questo “Guai a voi” non si deve vedere una semplice protesta, un sospiro d’impotenza di fronte a un comportamento deplorevole. Gesù smaschera il male, cerca di aprire gli occhi agli uomini che, non ancora del tutto induriti, possono essere liberati dallo choc della verità. La forza dell’invettiva è ancora al servizio dell’amore.
• La giustizia, la misericordia e la fedeltà.
L'insegnamento di Gesù è sempre rivolto all'uomo completo e lo riguarda nella sua interezza, come figlio dell'uomo, nella nascita naturale e come figlio di Dio, nella rinascita battesimale. Nel brano di oggi, Gesù si scaglia contro l'ipocrisia nel seguire solo esteriormente la legge di Dio. È una legge, anche se può variare in alcune manifestazioni esterne, è una legge eterna e che riguarda anche noi. Gesù si rivolge anche a noi stessi ed è, comunque e sempre, interessato alla nostra adesione piena, totale e convinta, nel rispetto della nostra stessa umanità. La legge Dio, scritta nei nostri cuori, è una legge d'amore che deve essere vissuta nella sincerità e nella verità e diventa così impegno concreto per nostra vita. La coerenza del nostro agire rispetto alla legge dell'amore significa una vita cristianamente e pienamente vissuta. La giustizia è alla base di ogni comportamento umano e significa dare a tutti quello che è giusto nel riconoscere nell'altro il volto di Gesù che chiede aiuto. La giustizia non è l'applicazione meccanica di una legge ma si rivolge al cuore di ognuno interpellando le coscienze nel nome di Cristo. La stessa "legge del taglione", dell'"occhio per occhio e dente per dente", contiene un nucleo di giustizia sociale che però Gesù stesso scardina in base alla misericordia di Dio. Nessun conflitto umano, per quanto retto da principi giusti, potrà mai terminare se non vi è la capacità del perdono reciproco. Solo così si può veramente vivere cristianamente. La fedeltà a questa legge significa l'aderenza totale all'amore che Cristo ci dona e che rende la nostra vita pienamente realizzata. A noi quindi trovare la possibilità di vivere, nel nostro quotidiano la legge di Cristo come realizzazione di un piano di salvezza che passa attraverso il rispetto ed il perdono.
• Matteo 23,23-24: Il quinto Guai a voi…! contro coloro che insistono nell’osservanza e dimenticano la misericordia: “Che pagate la decima della menta, dell’aneto e del cumino, e trasgredite le prescrizioni più gravi della legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà”. Questo quinto Guai a voi! di Gesù è contro i capi religiosi di quell’epoca, può essere ripetuto contro molti religiosi dei secoli successivi, fino ad oggi. Molte volte, in nome di Gesù, insistiamo su i dettagli e dimentichiamo la misericordia. Per esempio, il giansenismo ridusse ad arido il vissuto della fede, insistendo in osservanze e penitenze che deviarono la gente dal cammino dell’amore. La suora carmelitana Teresa di Lisieux crebbe nell’ambiente giansenista che marcava la Francia della fine del XIX secolo. A partire da una dolorosa esperienza personale, seppe recuperare la gratuità dell’amore di Dio, forza che deve animare dal di dentro l’osservanza delle norme. Poiché, senza l’esperienza dell’amore, le osservanze fanno di Dio un idolo.
• Matteo 23,25-26: Il sesto ‘Guai a voi…’ contro coloro che puliscono le cose fuori e sono sporchi dentro: “che pulite l’esterno del bicchiere e del piatto mentre all’interno sono pieni di rapina e d’intemperanza”. Nel Discorso della Montagna, Gesù critica coloro che osservano alla lettera la legge e trasgrediscono lo spirito della legge. Lui dice: "Avete inteso che fu detto agli antichi: Non uccidere; chi avrà ucciso sarà sottoposto a giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio. Chi poi dice al fratello: stupido, sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: pazzo, sarà sottoposto al fuoco della Geenna. Avete inteso che fu detto: non commettere adulterio, ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore” (Mt 5,21-22.27-28). Non basta osservare alla lettera la legge. Non basta non uccidere, non rubare, non commettere adulterio, non giurare, per essere fedeli a ciò che Dio ci chiede. Osserva pienamente la legge di Dio solo colui che, oltre alla lettera, va fino alla radice e strappa da dentro di sé “i desideri di rapina e intemperanza” che possono condurre all’assassinio, alla rapina, all’adulterio. La pienezza della legge si realizza nella pratica dell’amore.
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6) Per un confronto personale
• Sono due espressioni di ‘Guai a voi…’, due motivi per ricevere una critica da parte di Gesù. Quale dei due si applica a me?
• Osservanza e gratuità: quali delle due si applica in me?
7) Preghiera finale: Salmo 95
Vieni, Signore, a giudicare la terra.
Dite tra le genti: «Il Signore regna!».
È stabile il mondo, non potrà vacillare!
Egli giudica i popoli con rettitudine.
Gioiscano i cieli, esulti la terra,
risuoni il mare e quanto racchiude;
sia in festa la campagna e quanto contiene.
Acclamino tutti gli alberi della foresta
davanti al Signore che viene:
sì, egli viene a giudicare la terra;
giudicherà il mondo con giustizia
e nella sua fedeltà i popoli.
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