Per la preghiera personale e familiare: Lectio divina sulla Liturgia della Parola del giorno - sabato 15 agosto 2020

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  • sabato | 15 agosto 2020


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Lectio sabato 15 agosto 2020
 
Sabato della Diciannovesima Settimana del Tempo Ordinario (Anno A)
Assunzione della Beata Vergine Maria
 

1 Lettera ai Corinzi 15, 20 - 26
Luca 1, 39 - 56  
 
 
1) Preghiera 
Dio onnipotente ed eterno, che hai innalzato alla gloria del cielo in corpo e anima l’immacolata Vergine Maria, madre di Cristo tuo Figlio, fa’ che viviamo in questo mondo costantemente rivolti ai beni eterni, per condividere la sua stessa gloria.
 
Dopo l’annuncio, Maria è partita verso la montagna di Giudea per andare a trovare Elisabetta. Colma dello Spirito Santo, Elisabetta l’ha benedetta. L’ha proclamata “Madre del mio Signore”. Fonte di gioia. Beatitudine vivente della fede. Maria ha risposto con il cantico del Magnificat. Parole ispirate, che lasciano intravedere il suo cuore. Esse sono per noi il suo “testamento spirituale”. Identificandosi con Maria, la Chiesa di tutti i tempi continua a cantare tutti i giorni il Magnificat come suo proprio cantico. 
Celebriamo oggi il mistero dell’Assunzione. Alla fine del suo passaggio sulla terra, la Madre del Redentore, preservata dal peccato e dalla corruzione, è stata elevata nella gloria in corpo e anima vicino a suo Figlio, nel cielo. La tomba vuota di Maria, immagine della tomba vuota di Gesù, significa e prelude alla vittoria totale del Dio della vita sulla morte, quando alla fine del mondo farà sorgere in vita eterna la morte corporale di ognuno di noi unita a quella di Cristo.
Nel focolare della Trinità, Maria ci aspetta tutti per vivere e cantare con lei la nostra riconoscenza alla Grazia di Dio. La beatitudine divina e umana della Salvezza. Il suo eterno Magnificat. 
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2) Lettura: 1 Lettera ai Corinzi 15, 20 - 26
Fratelli, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti. Perché, se per mezzo di un uomo venne la morte, per mezzo di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti. Come infatti in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita. Ognuno però al suo posto: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo. Poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo avere ridotto al nulla ogni Principato e ogni Potenza e Forza. È necessario infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. L’ultimo nemico a essere annientato sarà la morte, perché ogni cosa ha posto sotto i suoi piedi.
 
3) Riflessione su 1 Lettera ai Corinzi 15, 20 - 26
- Maria è stata assunta in cielo corpo e anima, cioè con tutto il suo essere è già partecipe della risurrezione dei morti che aspetta tutti noi, senza aver subito la corruzione del corpo di carne. Per questo motivo la Chiesa ha scelto come seconda lettura questo brano della lettera ai Corinti, in cui Paolo mette in chiaro come avverrà la resurrezione dei morti. I cristiani di Corinto infatti avevano assunto un'interpretazione tutta loro della risurrezione di Cristo: in forza della loro professione di fede pensavano di partecipare già spiritualmente alla salvezza cristiana. Il momento della morte era visto per loro come il passaggio definitivo verso questa situazione di pienezza. Escludevano così la risurrezione futura promessa invece dalla predicazione di Paolo e dal Vangelo. Nel capitolo 15 della sua lettera Paolo mette in chiaro la situazione: Cristo è davvero risorto ed è stato il primo. Poi risorgeranno tutti coloro che gli appartengono ed egli riconsegnerà il suo regno a Dio Padre. Se Cristo è il primo di coloro che risorgono dai morti, Maria è la seconda e con la sua assunzione al cielo ci ricorda il destino di gloria e di felicità che attende tutti noi dopo la prova della morte.
 
- Paolo sembra spostare l'angolo d'osservazione parlandoci della resurrezione di Cristo. In realtà non è così. La responsabilità e la morte di Adamo vengono riscattati dalla morte e resurrezione del Salvatore. In Maria è presente la nuova Eva: l'Immacolata. Per questo non poteva subire la corruzione della morte. Se Cristo ascende al cielo, Maria viene assunta al cielo anticipando il prodigio che investirà l'intera comunità dei credenti, coloro, cioè, che hanno fatto proprio questo mistero e lo vivono nell'attesa.
 
- Nella seconda lettura, tratta dal capitolo 15 della 1Cor, l'apostolo Paolo ci comunica la ragione per cui tutti gli uomini siamo sottomessi alla morte a causa di Adamo. Ma ora “tutti riceviamo la vita in Cristo”, primizia dei risorti, allorché verrà, sulle nubi del cielo, per consegnare il Regno al Padre dopo aver messo tutti i nemici sotto i suoi piedi e quindi anche la morte. Il risorto non ha voluto rimanere solo nel suo trionfo ma, ad esso, ha associato la chiesa sua sposa, incaricandola di trionfare, con tutti gli uomini, sull'odio, la paura e gli squilibri.
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4) Lettura: Vangelo secondo Luca 1, 39 - 56  
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. 
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
Allora Maria disse: «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente e Santo è il suo nome; di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre». 
Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.
 
5) Riflessione sul Vangelo secondo Luca 1, 39 - 56 
- Nella prima parte del vangelo odierno risuonano le parole di Elisabetta, «Benedetta tu fra le donne», precedute da un movimento spaziale. Maria lascia Nazaret, collocata al nord della Palestina, per recarsi al sud, a circa centocinquanta chilometri, in una località che la tradizione ha identificato con l'attuale Ain Karem, poco lontana da Gerusalemme. Il muoversi fisico mostra la sensibilità interiore di Maria, che non è chiusa a contemplare in modo privato ed intimistico il mistero della divina maternità che si compie in lei, ma è proiettata sul sentiero della carità. Ella si muove per portare aiuto alla sua anziana cugina. Il recarsi di Maria da Elisabetta è connotato dall'aggiunta 'in fretta' che sant'Ambrogio interpreta così «Maria si avviò in fretta verso la montagna, non perché fosse incredula della profezia o incerta dell'annunzio o dubitasse della prova, ma perché era lieta della promessa e desiderosa di compiere devotamente un servizio, con lo slancio che le veniva dall'intima gioia... La grazia dello Spirito Santo non comporta lentezze». Il lettore, però, sa che il motivo vero del viaggio non è indicato, ma lo può ricavare attraverso delle informazioni desunte dal contesto. L’angelo aveva comunicato a Maria la gravidanza di Elisabetta, già al sesto mese (cfr. v. 37). Inoltre il fatto che ella si fermerà tre mesi (cfr. v. 56), giusto il tempo perché il bambino possa nascere, permette di ritenere che Maria intendeva portare aiuto alla cugina. Maria corre e va là dove la chiama l'urgenza di una necessità, di un bisogno, dimostrando, cosi, una spiccata sensibilità e concreta disponibilità.
 
- Ave, piena di grazia.
L'angelo la saluta "piena di grazia", irrorata e fecondata dallo Spirito Santo è lei la prescelta da Dio per diventare la Madre del Salvatore. Diventa lei l'altare e il talamo dove nasce il Figlio di Dio. È lei la perfetta discepola che adempie fino ai piedi della croce la sua solenne promessa di fedeltà: "si compia in me secondo la tua parola". Lei diventa Madre e resta sempre Vergine. Già santa ed immacolata, preservata dal peccato originale in vista della sua particolarissima missione, viene ulteriormente adornata di luce e di grazia dalla presenza viva del suo unigenito, il Signore Gesù. Sul Calvario assume per volere dello stesso suo Figlio il compito di essere la madre di tutti i credenti, la madre della chiesa, un compito universale che la innesta indissolubilmente alla redenzione. Tutto questo è l'opera mirabile di Dio su Maria che trova l'apice, il culmine, la logica conclusione nella sua assunzione al cielo in anima e corpo. Lo stesso amore che l'ha resa madre, ora l'attrae verso il Cielo. Ora ci appare come la donna vestita di sole, come colei che in modo speciale partecipa alla gloria della risurrezione. È accolta ed innestata nella trinità divina, Lei ci sollecita a pensare ad una chiesa splendente come Lei, a vedere la nostra meta meno lontana a pregustare la gloria riservati agli eletti di Dio. La onoriamo come Madre e regina del cielo e della terra nella gloria dei santi. La ammiriamo come modello eccelso di santità, la desideriamo come Madre, la invochiamo come nostra avvocata e madre di misericordia. Come Gesù anche lei, la madre ci ripete per alimentare la nostra fiducia, vado a prepararvi un posto perché anche voi siete chiamati alla mia stessa meta, siete destinati alla vittoria.
 
- Insieme con Maria, portato in grembo, Gesù si muove con la Madre. Da qui è facile evincere il valore cristologico dell’episodio della visita di Maria alla cugina: l’attenzione è soprattutto su Gesù. A prima vista potrebbe sembrare una scena concentrata sulle due donne, in realtà, ciò che è importante per l’evangelista è il prodigio presente nel loro concepimento. La mobilitazione di Maria tende, in fondo, a far incontrare le due donne.
 
- Appena Maria entra in casa e saluta Elisabetta, il piccolo Giovanni ha un sussulto. Secondo alcuni il sussulto non è paragonabile agli spostamenti del feto, sperimentati da ogni donna incinta. Luca usa un verbo greco particolare che significa propriamente 'saltare'. Volendo interpretare il verbo, un po' liberamente, lo si può indicare con 'danzare', escludendo così l’accezione di un fenomeno solo fisico. Qualcuno ha pensato che quella ‘danza’ la si potrebbe considerare una forma di 'omaggio' che Giovanni rende a Gesù, inaugurando, non ancora nato, quell'atteggiamento di rispetto e di sudditanza che caratterizzerà la sua vita: «Dopo di me viene uno che è più forte di me e al quale non son degno di sciogliere i legacci dei suoi sandali» (Mc 1,7). Un giorno lo stesso Giovanni testimonierà «Chi possiede la sposa è lo sposo; ma l'amico dello sposo che è presente e l'ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo ora questa mia gioia è compiuta. Egli deve crescere e io invece diminuire» (Gv 3,29-30). Così commenta s. Ambrogio: «Elisabetta udì per prima la voce, ma Giovanni percepì per primo la grazia». Una conferma di questa interpretazione la troviamo nelle stesse parole di Elisabetta che, riprendendo al v. 44 lo stesso verbo greco già impiegato al v. 41, precisa: «Ha esultato di gioia nel mio grembo». Luca, con questi particolari, ha voluto evocare il prodigio verificatosi nell'intimità di Nazaret. Solo ora, grazie al dialogo con un'interlocutrice, il mistero della divina maternità lascia la sua segretezza e la sua dimensione individuale, per diventare un fatto noto, oggetto di apprezzamento e di lode.
 
- Le parole di Elisabetta «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?» (vv. 42-43). Con un'espressione semitica che equivale a un superlativo («fra le donne»), l’evangelista vuole attirare l’attenzione del lettore sulla funzione di Maria: essere la «Madre del Signore». E quindi a lei viene riservata una benedizione («benedetta tu») e una beatitudine beata. In che consiste quest’ultima? Esprime l'adesione di Maria alla volontà divina. Maria non è solo destinataria di un arcano disegno che la rende benedetta, ma pure persona che sa accettare e aderire alla volontà di Dio. Maria è una creatura che crede, perché si è fidata di una parola nuda e che ella ha rivestito col suo «» di amore. Ora Elisabetta le riconosce questo servizio d’amore, identificandola «benedetta come madre e beata come credente».
Intanto Giovanni percepisce la presenza del suo Signore ed esulta, esprimendo con quel movimento interiore la gioia che scaturisce da quel contatto salvifico. Di tale evento si farà interprete Maria nel canto del Magnificat.
 
- Un canto di amore:
In questo canto Maria si considera parte degli anawim, dei ‘poveri di Dio’, di coloro che ‘temono Dio’ riponendo in Lui ogni loro fiducia e speranza e che sul piano umano non godono nessun diritto o prestigio. La spiritualità degli anawim può essere sintetizzata dalle parole del Salmo 37,79: «Nel silenzio sta innanzi a Dio e in lui spera», perché «coloro che sperano nel Signore possederanno la terra».
Nel Sal 86,6 l'orante, rivolgendosi a Dio, dice: «Dona al tuo servo la tua forza»: qui il termine 'servo' esprime il suo essere sottomesso, come anche il sentimento dell'appartenenza a Dio, di sentirsi sicuro presso di lui.
I poveri, nel senso strettamente biblico, sono coloro che ripongono in Dio una fiducia incondizionata; per questo sono da considerarsi la parte migliore, qualitativa, del popolo d'Israele.
Gli orgogliosi, invece, sono coloro che ripongono tutta la loro fiducia in se stessi.
Ora, secondo il Magnificat, i poveri hanno mille motivi per rallegrarsi, perché Dio glorifica gli anawim (Sal 149,4) e abbassa gli orgogliosi. Un'immagine presa dal NT, che traduce molto bene l'atteggiamento del povero dell'AT, è quella del pubblicano che con umiltà si batte il petto, mentre il fariseo compiacendosi dei suoi meriti si consuma nell'orgoglio (Lc 18,9-14). In definitiva Maria celebra quanto Dio ha operato in lei e quanto opera in ogni credente. Gioia e gratitudine caratterizzano questo inno alla salvezza che riconosce grande Dio ma che pure fa grande chi lo canta.
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6) Per un confronto personale
- La mia preghiera è innanzitutto espressione d’un sentimento o celebrazione e riconoscimento dell’azione di Dio?
- Maria è raffigurata come la credente nella Parola del Signore. Quanto tempo dedico all’ascolto della Parola di Dio?
- La tua preghiera si alimenta alla Bibbia, come ha fatto Maria? Oppure sono dedito al devozionalismo che produce a getto continuo preghiere incolori e insapori? Sei convinto che ritornare alla preghiera biblica è sicurezza di trovare un alimento solido, scelto da Maria stessa?
- Sei nella logica del Magnificat che esalta la gioia del dare, del perdere per trovare, dell’accogliere, la felicità della gratuità, della donazione?
 
 
7) Preghiera finale: Salmo 44
Risplende la regina, Signore, alla tua destra.
 
Figlie di re fra le tue predilette;
alla tua destra sta la regina, in ori di Ofir.
 
Ascolta, figlia, guarda, porgi l’orecchio:
dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre.
 
Il re è invaghito della tua bellezza.
È lui il tuo signore: rendigli omaggio.
 
Dietro a lei le vergini, sue compagne,
condotte in gioia ed esultanza,
sono presentate nel palazzo del re.