Per la preghiera personale e familiare: Lectio divina sulla Liturgia della Parola del giorno - mercoledì 5 agosto 2020

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  • mercoledì | 5 agosto 2020

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Lectio mercoledì 5 agosto 2020
 
Mercoledì della Diciottesima Settimana del Tempo Ordinario (Anno A)

 
Geremia 31, 1 - 7
Matteo 15, 21 - 28  
 
 
1) Preghiera 
Mostraci la tua continua benevolenza, o Padre, e assisti il tuo popolo, che ti riconosce suo pastore e guida; rinnova l’opera della tua creazione e custodisci ciò che hai rinnovato.
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2) Lettura: Geremia 31, 1 - 7  
«In quel tempo – oracolo del Signore – io sarò Dio per tutte le famiglie d’Israele ed esse saranno il mio popolo. Così dice il Signore: Ha trovato grazia nel deserto un popolo scampato alla spada; Israele si avvia a una dimora di pace». Da lontano mi è apparso il Signore: «Ti ho amato di amore eterno, per questo continuo a esserti fedele. Ti edificherò di nuovo e tu sarai riedificata, vergine d’Israele. Di nuovo prenderai i tuoi tamburelli e avanzerai danzando tra gente in festa.
Di nuovo pianterai vigne sulle colline di Samarìa; dopo aver piantato, i piantatori raccoglieranno.
Verrà il giorno in cui le sentinelle grideranno sulla montagna di Èfraim: “Su, saliamo a Sion, andiamo dal Signore, nostro Dio”. Poiché dice il Signore: Innalzate canti di gioia per Giacobbe, esultate per la prima delle nazioni, fate udire la vostra lode e dite: “Il Signore ha salvato il suo popolo, il resto d’Israele”».
 
3) Commento su  Geremia 31, 1 - 7  
La liturgia odierna ci insegna che la vera fede non solo salva, ma attiva anche il dinamismo della conversione. L'uomo, da sempre, si presenta come un cieco a causa della sua esasperata ricerca della perfezione e della onnipotenza. E questo accadde da sempre, da Genesi sino ad oggi.
L'odierna umanità e composta da una società che vanifica i motivi creativi delle coscienze, soddisfacendoli con l'abbondanza dei consumi. Così l'uomo contemporaneo è un gigante cieco, dotato di un immenso potere tecnologico ma privo di valori, soprattutto, morali. Tutto questo è cominciato, nel tempo, con l'umanesimo, che ha posto l'uomo come centro dell'universo. Ma l'umanesimo o è aperto alla trascendenza o è chiuso in se stesso ed allora è disumano.
 
La scienza, la tecnologia, la politica, la ragione sono per l'uomo ma non sono integralmente l'uomo, perché " L'uomo è la misura delle cose, ma è Dio che è il metro dell'uomo". L'umanesimo, col suo tempo, ha dissociato queste due verità e noi oggi viviamo con un pensiero debole: ogni antropologia, se esasperata, inevitabilmente conduce al relativismo ed in fine sfocia nel nichilismo.
L'uomo odierno, a causa delle sue grandi conoscenze tecnologiche è portato a credere di poter fare a meno di Dio. L'uomo di questo secolo non si rende conto che Dio è intimo a lui più di quanto l'uomo non sia intimo se stesso.
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4) Lettura: dal Vangelo secondo Matteo 15, 21 - 28  
In quel tempo, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidòne. Ed ecco una donna Cananea, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». Ma egli non le rivolse neppure una parola. 
Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!». Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele». Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami!». Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». «È vero, Signore, – disse la donna – eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». 
Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita.
 
5) Riflessione sul Vangelo secondo Matteo 15, 21 - 28  
Nel Vangelo di oggi vediamo Gesù costretto dai suoi nemici a lasciare la Galilea, la terra della sua infanzia, e a trovare rifugio nelle regioni pagane attorno a Tiro e Sidone, dove regnavano il materialismo e il vizio. Una donna cananea, pagana, discendente da un popolo odiato dagli Ebrei, avendo sentito parlare di Gesù e dei suoi poteri miracolosi, voleva convincerlo a guarire sua figlia, posseduta da uno spirito maligno. Raggiunse dunque Gesù e i discepoli sulla strada, gridando e implorando, in modo inopportuno, la clemenza di Gesù. Ma Gesù non le prestò la minima attenzione. La donna non volle lasciar perdere: lo seguì, si prostrò davanti a lui supplicandolo con ostinazione. Gesù allora le disse con dolcezza, ma con fermezza: “Non è bene prendere il pane dei figli per gettarlo ai cagnolini”, ricordandole la sua non appartenenza al popolo eletto. Egli le parlò in questo modo per spingerla ad un atto di fede più grande. La risposta della donna fu infatti coraggiosa e spirituale: “È vero, Signore, ...ma anche i cagnolini si cibano delle briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni”. Con queste parole, la donna fece cadere ogni resistenza, perché Gesù poté allora vedere in lei una figlia di Israele, che aveva fede nel suo potere e nella sua autorità. Ne guarì subito la figlia dicendo: “Donna, davvero grande è la tua fede! Ti sia fatto come desideri”.
 
Fede e umiltà…
Anche un rifiuto può diventare occasione per far crescere la fede. Gesù si è portato in una zona pagana, dalle parti di Tiro e di Sidone. Gli viene incontro una donna Cananéa con una intensa preghiera: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide. Mia figlia è crudelmente tormentata da un demonio». L’evangelista aggiunge: «Ma egli non le rivolse neppure una parola». Tacere dinanzi all’accorata invocazione di soccorso pronunciata da una madre affranta, potrebbe sembrare crudele, ma il proseguo della storia cambia completamente il nostro parere. Intervengo anche gli astanti a favore della donna, il Signore però insite quasi a voler far splendere dal buio tutta l’intensità della luce della fede di quella “pagana”. Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli per gettarlo ai cagnolini». «È vero, Signore, disse la donna, ma anche i cagnolini si cibano delle briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». Allora Gesù le replicò: «Donna, davvero grande è la tua fede! Ti sia fatto come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita. C’è un felice abbinamento che dovrebbe sempre accompagnare la nostra preghiera, fede ed umiltà. Solo le virtù aprono il cuore di Dio alla misericordia e anche al miracolo, quando occorre.
 
La dinamica del racconto. Mentre Gesù svolge in Galilea la sua attività ed é in cammino verso Tiro e Sidone, una donna gli si avvicina e inizia a importunarlo con una richiesta di aiuto per la sua figlia ammalata. La donna rivolge a Gesù con il titolo «figlio di Davide», un titolo che risuona strano sulla bocca di una pagana a che potrebbe essere giustificato per la situazione estrema che vive la donna. Si potrebbe pensare che questa donna creda già in qualche modo alla persona di Gesù come il salvatore finale, ma lo si esclude perché solo nel v.28 viene riconosciuto il suo atto di fede, proprio da Gesù. Nel dialogo con la donna Gesù sembra mostrare quella scontata distanza e diffidenza che vigeva fra il popolo d’Israele e i pagani. 
 
Da un lato Gesù conferma alla donna la priorità per Israele di accedere alla salvezza, e davanti all’insistente preghiera della sua interlocutrice Gesù sembra prendere le distanze; un atteggiamento incomprensibile al lettore ma nell’intenzione di Gesù esprime un alto valore pedagogico. Alla prima invocazione «Pietà di me, Signore, figlio di Davide» (v.22) Gesù non risponde. Al secondo intervento questa volta da parte dei discepoli che lo invitano ad esaudire la preghiera della donna, esprime solo un rifiuto che sottolinea quella secolare distanza fra il popolo eletto e i popoli pagani (vv.23b-24) Ma all’insistenza della preghiera della donna che si prostra davanti a Gesù, segue una risposta dura e misteriosa: «non è bene prendere il pane dei figli per gettarlo ai cagnolini» (v.26). 
 
La donna và oltre la durezza delle parole di Gesù e vi coglie un piccolo segnale di speranza: la donna riconosce che il piano di Dio portato avanti da Gesù interessa inizialmente il popolo eletto e Gesù chiede alla donna il riconoscimento di tale priorità; la donna sfrutta tale priorità per presentare un motivo forte per ottenere il miracolo: «Anche i cagnolini si cibano delle briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni» (v.27). La donna ha superato la prova della fede: «Donna, davvero grande e la tua fede» (v.28); infatti, all’umile insistenza della sua fede risponde con un gesto di salvezza. 
Da questo episodio viene rivolto ad ogni lettore del Vangelo un invito ad avere quell’atteggiamento interiore di «apertura» verso tutti, credenti o no, vale a dire, disponibilità e accoglienza senza riserve verso qualsiasi uomo.
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6) Per un confronto personale
• La parola inquietante di Dio ti invita a spezzare le tue chiusure e i tuoi piccoli schemi. Sei capace di accogliere tutti i fratelli che si accostano a te?
• Sei consapevole della tua povertà per essere capace come la cananea di affidarti alla parola salvifica di Gesù?
 
 
7) Preghiera finale: Geremia 31, 10 - 13
Il Signore ci custodisce come un pastore il suo gregge.
 
Ascoltate, genti, la parola del Signore, 
annunciatela alle isole più lontane e dite:
«Chi ha disperso Israele lo raduna
e lo custodisce come un pastore il suo gregge». 
 
Perché il Signore ha riscattato Giacobbe,
lo ha liberato dalle mani di uno più forte di lui.
Verranno e canteranno inni sull’altura di Sion,
andranno insieme verso i beni del Signore.
 
La vergine allora gioirà danzando
e insieme i giovani e i vecchi.
«Cambierò il loro lutto in gioia,
li consolerò e li renderò felici, senza afflizioni».