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- lunedì | 20 luglio 2020
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Lectio lunedì 20 luglio 2020
Lunedì della Sedicesima Settimana del Tempo Ordinario (Anno A)
Profeta Michea 6,1-4.6-8
Matteo 12, 38 - 42
1) Orazione iniziale
Sii propizio a noi tuoi fedeli, Signore, e donaci i tesori della tua grazia, perché, ardenti di speranza, fede e carità, restiamo sempre fedeli ai tuoi comandamenti.
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2) Lettura: Profeta Michea 6,1-4.6-8
Ascoltate dunque ciò che dice il Signore: «Su, illustra la tua causa ai monti e i colli ascoltino la tua voce!». Ascoltate, o monti, il processo del Signore, o perenni fondamenta della terra, perché il Signore è in causa con il suo popolo, accusa Israele. «Popolo mio, che cosa ti ho fatto? In che cosa ti ho stancato? Rispondimi. Forse perché ti ho fatto uscire dalla terra d’Egitto, ti ho riscattato dalla condizione servile e ho mandato davanti a te Mosè, Aronne e Maria?».
«Con che cosa mi presenterò al Signore, mi prostrerò al Dio altissimo? Mi presenterò a lui con olocausti, con vitelli di un anno? Gradirà il Signore migliaia di montoni e torrenti di olio a miriadi?
Gli offrirò forse il mio primogenito per la mia colpa, il frutto delle mie viscere per il mio peccato?».
Uomo, ti è stato insegnato ciò che è buono e ciò che richiede il Signore da te: praticare la giustizia,
amare la bontà, camminare umilmente con il tuo Dio.
3) Commento sul Profeta Michea 6,1-4.6-8
• Dio aveva liberato i Giudei dalla schiavitù in Egitto. Quando Balac chiese a Balaam di maledire i Giudei, Dio non lo permise, ma piuttosto fece in modo che li benedicesse. Secolo dopo secolo, Dio mandava la sua benedizione e cura sui Giudei. Per questo, il loro peccato era ancora più grave.
Questo è un paragone, nel campo spirituale, per chi è salvato oggi. Dio ha salvato noi dalla schiavitù del peccato, mediante potenti opere! Si è sempre curato di noi in modo perfetto, è sempre stato giusto con noi. Perciò, come a loro, Dio può chiederci: Popolo mio, che ti ho fatto? In che cosa ti ho stancato? Testimonia pure contro di me. In altre parole, la cura di Dio è perfetta, e nessuno ha alcuna critica valida contro Dio.
Dio dichiarò loro tutto questo per dimostrare la gravità del loro peccato. Ogni peccato è grave, ma coloro che ricevono più grazia da Dio sono ancora più colpevoli.
• Nei vv. 6 e 7, parlando come se fosse uno dei Giudei sotto accusa, Michea propone alcuni modi di cercare di placare Dio. Non cerca di negare i suoi peccati, perché sa che non si può ingannare Dio. Perciò, suggerisce qualche atto per mettersi a posto con Dio.
Notiamo che questo uomo, sapendo di essere colpevole, sta cercando di meritare il perdono per conto suo. Quello che propone è estremamente costoso, e sarebbe un enorme sacrificio per lui. Per esempio, dichiara: “Verrò in sua presenza con olocausti, con vitelli di un anno? 7 Gradirà il SIGNORE le migliaia di montoni, le miriadi di fiumi d’olio?” Parla di migliaia di montoni, e di fiumi di olio! Prima di tutto, per un uomo, sarebbe impossibile ottenere, ogni volta che pecca, migliaia di montoni. Poi, nessun uomo è in grado di procurare fiumi di olio d’oliva. Poi, quest’uomo arriva ad un punto ancora più estremo. Chiede: Dovrò offrire il mio primogenito per la mia trasgressione, il frutto delle mie viscere per il mio peccato?
• Quest’uomo arriva a suggerire che potrebbe perfino sacrificare suo figlio per cercare di coprire i suoi peccati. Questa era una pratica che i pagani usavano nel cercare di placare i loro falsi dèi. Anziché placare Dio, il solo parlare di uccidere il proprio figlio era un’abominazione a Dio. Comunque, offrire un figlio come sacrificio, oltre ad essere un’abominazione, non potrebbe mai pagare il peccato, perché ogni figlio nasce già peccatore, e sacrificare un peccatore non potrebbe mai pagare la condanna per un altro peccatore.
Ma l’uomo non può pagare il prezzo del proprio peccato. Cercare di meritare l’approvazione di Dio è un’impresa impossibile, e terribilmente pesante. È come mettersi un giogo pesantissimo e terribile sul collo. Rende la vita molto complicata, perché per quanto uno possa fare, non ha mai la pace di aver fatto la cosa giusta e di aver fatto abbastanza.
Tanti credenti hanno un concetto della vita cristiana simile a questo. Credono che devono quasi autoflagellarsi, per pagare, in qualche modo, per i loro peccati. Credono che devono arrivare a poter meritare la comunione con Dio ogni giorno. Si impegnano tanto, ma non hanno mai la pace di aver fatto abbastanza. Chi vive così, ha una vita veramente pesante. Non trova gioia nel suo cammino cristiano.
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4) Lettura: dal Vangelo secondo Matteo 12, 38 - 42
In quel tempo, alcuni scribi e farisei dissero a Gesù: «Maestro, da te vogliamo vedere un segno».
Ed egli rispose loro: «Una generazione malvagia e adultera pretende un segno! Ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona il profeta. Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell’uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra.
Nel giorno del giudizio, quelli di Nìnive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona! Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro questa generazione e la condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone!».
5) Riflessione sul Vangelo secondo Matteo 12, 38 - 42
• Maestro, vorremmo che tu ci facessi vedere un segno.
È la domanda che sembra legittima, rivolta a Gesù. Con ciò vogliono un segno che dimostrare visibilmente che Gesù sia il messia, quel messia che il popolo d'Israele si aspettava per il suo riscatto politico. Siamo ancora lontani dalla comprensione di Gesù come Figlio di Dio venuto per redimere il peccato del mondo con la sua morte e resurrezione. Questa richiesta è la stessa che verrà poi rivolta a Gesù morente sulla Croce. Si può credere a Gesù solo se lo si vede scendere dalla Croce per restaurare il regno davidico. In questa richiesta, come è posta, si nasconde una sfiducia nell'operato stesso del Signore. La condanna di Gesù si riferisce proprio alla chiusura dei cuori dei suoi ascoltatori. Egli per essere accolto dovrebbe dimostrare la sua potenza con eventi spettacolari ed incredibili. Noi siamo capaci di leggere nei segni dei tempi l'operare di Gesù anche nelle piccole cosa che ci sembrano poco importanti?
• Il vangelo di oggi ci presenta una discussione tra Gesù e le autorità religiose dell’epoca. Questa volta sono i dottori della legge ed i farisei che chiedono a Gesù di fare loro vedere un segno. Gesù aveva fatto molti segni: aveva guarito il lebbroso (Mt 8,1-4), il servo del centurione (Mt 8,5-13), la suocera di Pietro (Mt 8,14-15), i malati e i posseduti della città (Mt 8,16), aveva calmato la tempesta (Mt 8,23-27), scacciato i demoni (Mt 8,28-34) ed aveva fatto molti altri miracoli. La gente, vedendo questi segni, riconobbe in Gesù il Servo di Yavè (Mt 8,17; 12,17-21). Ma i dottori e i farisei non furono capaci di percepire il significato di tanti segnali che Gesù aveva già fatto. Loro volevano qualcosa di diverso.
• Matteo 12,38: La richiesta di un segno da parte dei farisei e dei dottori. I farisei giunsero e dissero a Gesù: "Maestro, vogliamo vedere un segno fatto da te". Vogliono che Gesù faccia un segno per loro, un miracolo, così potranno verificare ed esaminare se Gesù è o no colui che è mandato da Dio secondo ciò che loro immaginavano e speravano. Vogliono constatarlo. Vogliono sottoporre Gesù ai loro criteri, in modo da poterlo inquadrare nello schema del loro messianismo. In loro non c’é apertura per una possibile conversazione. Non avevano capito nulla di ciò che Gesù aveva fatto.
• Matteo 12,39: La risposta di Gesù: il segno di Giona. Gesù non si sottopone alla richiesta delle autorità religiose, perché non è sincera. "Una generazione perversa e adultera pretende un segno! Ma nessun segno le sarà dato, se non il segno di Giona profeta.” Queste parole costituiscono un giudizio molto forte riguardo ai dottori e ai farisei. Loro evocano l’oracolo di Osea che denunciava il popolo, accusandolo di essere una sposa infedele ed adultera (Os 2,4). Il vangelo di Marco dice che Gesù, dinanzi alla richiesta dei farisei, sospirò profondamente (Mc 8,12), probabilmente di disgusto e di tristezza dinanzi ad una cecità così grande. Perché a nulla serve mettere un bel quadro davanti a chi non vuole aprire gli occhi. Chi chiude gli occhi non può vedere! L’unico segno che sarà loro dato è il segno di Giona.
• Matteo 12,41: Qui c’è più di Giona. Gesù guarda verso il futuro: “Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell’uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra”. Ossia, l’unico segno sarà la risurrezione di Gesù che si prolungherà nella risurrezione dei suoi seguaci. Questo è il segno che nel futuro sarà dato ai dottori e ai farisei. Loro saranno messi dinanzi al fatto che Gesù, da loro condannato a morte e a una morte di croce, Dio lo risusciterà e continuerà a risuscitare in molti modi coloro che crederanno in lui. Per esempio, lui risusciterà nella testimonianza degli apostoli, “persone non istruite” che avranno il coraggio di affrontare le autorità annunciando la risurrezione di Gesù (At 4,13). Ciò che converte è la testimonianza! Non i miracoli: “Quelli di Ninive si alzeranno a giudicare questa generazione e la condanneranno, perché essi si convertirono alla predicazione di Giona”. La gente di Ninive si convertì dinanzi alla testimonianza della predicazione di Giona e denunciò l’incredulità dei dottori e dei farisei. Poiché “ecco, qui ora c’è più di Giona”.
• Matteo 12,42: Qui ora c’è più di Salomone. L’allusione alla conversione della gente di Ninive associa e fa ricordare l’episodio della Regina di Saba. “Nel giorno del giudizio la regina del sud si leverà a giudicare questa generazione e la condannerà, perché essa venne dall’estremità della terra per ascoltare la sapienza di Salomone; ecco, ora qui c’è più di Salomone!” Questa evocazione dell’episodio della Regina di Saba che riconosce la saggezza di Salomone, indica come veniva usata la Bibbia in quel tempo. Per associazione. La regola principale dell’interpretazione era questa: “La Bibbia si spiega mediante la Bibbia”. Finora questa è una delle norme più importanti per l’interpretazione della Bibbia, soprattutto per la lettura orante della Parola di Dio.
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6) Per un confronto personale
• Convertirsi vuol dire cambiare comportamento morale, ma anche cambiare le idee e il modo di pensare. Moralista è colui che cambia comportamento, ma conserva inalterato il suo modo di pensare. E io, come sono?
• Dinanzi all’attuale rinnovamento della Chiesa, sono fariseo che chiede un segno o sono come la gente che riconosce che questo è il cammino voluto da Dio?
7) Preghiera finale: Salmo 49
A chi cammina per la retta via, mostrerò la salvezza di Dio.
«Davanti a me riunite i miei fedeli, che hanno stabilito con me l’alleanza
offrendo un sacrificio». I cieli annunciano la sua giustizia: è Dio che giudica.
«Non ti rimprovero per i tuoi sacrifici, i tuoi olocàusti mi stanno sempre davanti.
Non prenderò vitelli dalla tua casa né capri dai tuoi ovili».
«Perché vai ripetendo i miei decreti e hai sempre in bocca la mia alleanza,
tu che hai in odio la disciplina e le mie parole ti getti alle spalle?
Hai fatto questo e io dovrei tacere? Forse credevi che io fossi come te!
Ti rimprovero: pongo davanti a te la mia accusa. Chi offre la lode in sacrificio, questi mi onora».