Per la preghiera personale e familiare: Lectio divina sulla Liturgia della Parola del giorno - sabato 18 luglio 2020

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  • sabato | 18 luglio 2020

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Lectio sabato 18 luglio 2020
 
Sabato della Quindicesima Settimana del Tempo Ordinario (Anno A)
 

Michea 2, 1 - 5
Matteo 12, 14 - 21  
 
 
1) Preghiera 
O Dio, che mostri agli erranti la luce della tua verità, perché possano tornare sulla retta via, concedi a tutti coloro che si professano cristiani di respingere ciò che è contrario a questo nome e di seguire ciò che gli è conforme.
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2) Lettura: Michea 2, 1 - 5
Guai a coloro che meditano l’iniquità e tramano il male sui loro giacigli; alla luce dell’alba lo compiono, perché in mano loro è il potere. Sono avidi di campi e li usurpano, di case e se le prendono. Così opprimono l’uomo e la sua casa, il proprietario e la sua eredità.
Perciò così dice il Signore: «Ecco, io medito contro questa genìa una sciagura da cui non potranno sottrarre il collo e non andranno più a testa alta, perché sarà un tempo di calamità. In quel tempo si intonerà su di voi una canzone, si leverà un lamento e si dirà: “Siamo del tutto rovinati; ad altri egli passa l’eredità del mio popolo, non si avvicinerà più a me, per restituirmi i campi che sta spartendo!”. Perciò non ci sarà nessuno che tiri a sorte per te, quando si farà la distribuzione durante l’assemblea del Signore».
 
3) Riflessione su Michea 2, 1 – 5
• Dal v. 1 del cap. 2 fino a tutto il cap. 3 una sequenza di oracoli che ci illustrano i motivi di questo intervento così clamoroso, irruento, travolgente per il popolo di Dio. Per Michea la notizia non consiste nel fatto che l’impero assiro è in espansione, ma nel fatto che il Signore è uscito dalla sua dimora: viene Lui, la nostra storia è visitata da Lui, noi siamo alle prese con Lui. Questo è determinante nel caso di Michea, ma è determinante nella testimonianza dei profeti: noi siamo alle prese con Lui e non è un’entità astratta, teorica, evanescente; è il protagonista della nostra storia.
 
• Cap. 2, vv. 1-5, primo oracolo: “Guai a coloro che meditano l’iniquità e tramano il male sui loro giacigli; alla luce dell’alba lo compiono, perché in mano loro è il potere (vedete come è rapido il passaggio dal progetto malvagio all’efficacia della sua attuazione)
Sono avidi di campi e li usurpano (la contestazione è rivolta alla sfacciataggine della prepotenza, compiuta in piena luce, che si manifesta nei soprusi che i prepotenti di turno si permettono nei confronti di coloro che sono in condizioni di debolezza e sovvertono così tutto l’ordine antico perché la terra è stata distribuita fin dal tempo dell’ingresso nella terra promessa. Ricordate quando Giosuè distribuì la terra tribù per tribù, poi, all’interno, clan per clan, famiglia per famiglia; adesso quell’ordine che tutto rimanda all’iniziativa di Dio, tutto interpreta come dono Suo, eredità ricevuta da Lui, è tragicamente, spudoratamente sovvertito), di case, e se le prendono. Così opprimono l’uomo e la sua casa, il proprietario e la sua eredità (nell’espressione “sono avidi” è usato il verbo che compare nel decimo comandamento: “non desiderare”; qui è proprio il desiderio che è elaborato, coltivato, esasperato e diventa motivo portante e garanzia auto-giustificatrice di comportamenti così ingiusti e prepotenti. Il desiderio, l’avidità diventano il titolo di merito per sopraffare la debolezza altrui).
Perciò così dice il Signore: «Ecco, io medito contro questa genìa una sciagura da cui non potran sottrarre il collo e non andranno più a testa alta, perché sarà quello tempo di calamità. In quel tempo si comporrà su di voi un proverbio e si canterà una lamentazione: «È finita!», e si dirà: «Siamo del tutto rovinati! Ad altri egli passa l’eredità del mio popolo; – Ah, come mi è stata sottratta! – al nemico egli spartisce i nostri campi». Perciò non ci sarà nessuno che tiri la corda per te, per il sorteggio nell’adunanza del Signore”.
Michea non se la prende con i cosiddetti nemici; ci saranno quelli che diranno: “mi è stata sottratta la mia eredità” ma non c’è niente da fare, dice Michea. Siamo alle prese con gentaglia che merita solo di essere messa al giogo. Questi prepotenti di adesso non sono altro che ridicoli personaggi che meritano gli sberleffi e poi non c’è prospettiva di avvenire: “non ci sarà nessuno che tiri la corda per te”, che giochi a tuo favore in una futura redistribuzione della terra.
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4) Lettura: Vangelo secondo Matteo 12, 14 - 21  
In quel tempo, i farisei uscirono e tennero consiglio contro Gesù per farlo morire. Gesù però, avendolo saputo, si allontanò di là. Molti lo seguirono ed egli li guarì tutti e impose loro di non divulgarlo, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa: «Ecco il mio servo, che io ho scelto; il mio amato, nel quale ho posto il mio compiacimento. Porrò il mio spirito sopra di lui e annuncerà alle nazioni la giustizia. Non contesterà né griderà né si udrà nelle piazze la sua voce. Non spezzerà una canna già incrinata, non spegnerà una fiamma smorta, finché non abbia fatto trionfare la giustizia; nel suo nome spereranno le nazioni».
 
5) Riflessione  sul Vangelo secondo Matteo 12, 14 - 21  
Il Vangelo di oggi ci dice che Dio vuole la nostra felicità. Capisco veramente che cosa significa ciò? Dio vuole la felicità di noi tutti, qualunque siano i nostri limiti. Ciò che è straordinario è che tutto ciò che costituisce la nostra sofferenza o la nostra felicità si trova espresso nella Bibbia. Noi vi ci ritroviamo interamente: noi e le nostre esperienze. È in Gesù che la parola decisiva di Dio ci è rivelata, ed è in lui che ci è rivelato il “” di Dio. Dio non può dirci di più, e con maggiore insistenza, che attraverso Gesù, suo Figlio, nostro Salvatore. Gesù ci ha detto prima di tutto questo: siamo accettati nella nostra vita. Ecco ciò che esprime la parola di Dio. Lo capiamo? Gesù dice: “Voglio la tua felicità infinita. Nella tua vita l’afflizione non avrà l’ultima parola quando sarai a pezzi, il tuo lume di speranza si sarà spento, e tu dirai: ‘‘Io sono cattivo’’”. Colui che accoglie le parole di Dio imparerà che, al di là di queste parole che gli sfuggono, la vita rinasce. La Chiesa non vive, se la Bibbia non raggiunge la vita nel cuore delle comunità. E la nostra vita è così spesso gelata! Le cose che escono dal congelatore sembrano spesso scipite, senza gusto, riconoscibili solo dalla loro etichetta. Ma è sufficiente che siano riscaldate perché riprendano gusto. Anche la nostra vita è spesso gelata, come pure le nostre relazioni. 
Ma la parola di Dio riscalda. La Bibbia ci dice: per quanto la sua situazione sia disperata, ciascuno di noi può ripartire da zero. Perché è chiamato, e può cominciare a sentire che cos’è la vita, la sapienza, la capacità d’amare. Troverà un senso nella sua vita, se questa sarà impregnata d’amore per la parola che l’ha raggiunto e l’ha reso capace di aprirsi sempre più a se stesso. Egli non ha niente di meglio da dire su ciò che può essere la vita. 
Metti la tua vita sotto il segno della parola, e vedrai tu stesso il risultato.
 
Gesù e i farisei…
La ferocia contro Gesù non si placherà mai. La verità che egli ha portato, la liberà dei figli, della quale egli è il Profeta li dà fastidio. Ieri abbiamo sentito lo scandalo per aver strappato qualche spiga nel giorno di sabato. Anche oggi cercano di toglierlo di mezzo, di chiudere la sua bocca. E Gesù, proprio come il servo mite ed umile, non contende ma si fa da parte, si allontana. È mite il Figlio di Dio che guarisce tutti. Compie veramente la figura del servo di Dio che non oppone resistenza con la violenza, ma con la mitezza del servo sofferente di Isaia del quale il egli dice: Lo Spirito del Signore è sopra di me, mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista, per rimettere in libertà gli oppressi. Non è facile mettersi da parte, specie quando crediamo di aver ragione, di stare nel giusto, di aver usato i carismi ricevuti secondo la volontà di Dio. Forse i destinatari della nostra carità non ne erano degni... allora scuotiamo la polvere dei nostri piedi, con amore e non disprezzo verso di loro e andiamo a fare la carità a coloro che hanno il cuore più aperto e gli occhi dell’anima più puliti, sapendo che tutto ha il suo tempo e il suo percorso. Ancora oggi, noi Cristiani, crediamo e preghiamo perché coloro ai quali per primi era rivolto l’annunzio della Buona novella capiscano e credano nella grande novità, nel grande compimento dell’antica promessa, portata al mondo da Gesù, Figlio di Dio.
 
• Matteo 12,14: La reazione dei farisei: decidono di uccidere Gesù. Questo verso è la conclusione dell’episodio precedente, in cui Gesù sfida la malizia dei farisei, curando l’uomo che aveva la mano inaridita (Mt 12,9-14). La reazione dei farisei è stata di tenere un consiglio contro Gesù. Si arriva così alla rottura della relazione tra le autorità religiose e Gesù. In Marco questo episodio è molto più esplicito e provocante (Mc 3,1-6). Dice che la decisione di uccidere Gesù non era solo dei farisei, ma anche degli erodiani (Mc 3,6). Altare e Trono si uniranno contro Gesù.
 
• Matteo 12,15-16: La reazione della gente: seguire Gesù. Quando viene a conoscenza della decisione dei farisei, Gesù si allontana dal luogo dove si trova. La gente lo segue. Pur sapendo che le autorità religiose hanno deciso di uccidere Gesù, la gente non si allontana da Gesù, anzi lo segue. Molti lo seguirono ed egli guarì tutti, ordinando loro di non divulgarlo La gente sa discernere. Gesù chiede di non divulgare la notizia, di non dire ciò che sta facendo. Grande contrasto. Da un lato, il conflitto di vita e morte, tra Gesù e le autorità religiose, dall’altro il movimento della gente desiderosa di incontrare Gesù! Soprattutto gli emarginati e gli esclusi che si presentavano a Gesù con le loro malattie e i loro mali. Loro che non erano accolti in società, e nell’ambito religioso, erano accolti da Gesù.
 
• Matteo 12,17: La preoccupazione di Matteo: Gesù è il nostro Messia. Questa reazione diversa da parte dei farisei e della gente spinse Matteo a vedere in questo una realizzazione della profezia del Servo. Da un lato, il Servo, era perseguitato dalle autorità che lo hanno insultato e gli hanno sputato in faccia, ma lui non si volta indietro. Rese la sua faccia dura come pietra, sapendo di non restare deluso (Is 50,5-7). Dall’altro il Servo è cercato ed atteso dalla gente. La folla venuta da lontano aspetta il suo insegnamento (Is 42,4). È esattamente ciò che sta avvenendo con Gesù.
 
• Matteo 12,18-21: Gesù adempie la profezia del Servo. Matteo riporta interamente il primo cantico del Servo. Leggiamo il testo lentamente, pensando a Gesù e ai poveri che oggi sono esclusi: “Ecco il mio servo che io ho scelto; il mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Porrò il mio spirito sopra di lui e annunzierà la giustizia alle genti. Non contenderà, né griderà, né si udrà sulle piazze la sua voce. La canna infranta non spezzerà, non spegnerà il lucignolo fumigante, finché abbia fatto trionfare la giustizia; nel suo nome spereranno le genti”.
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6) Per un confronto personale
• Conosci qualche fatto in cui le autorità religiose, in nome della religione, decisero di perseguitare ed uccidere persone che, come Gesù, facevano bene alla gente?
• Nella nostra comunità siamo servi di Dio per la gente? Cosa ci manca?
 
7) Preghiera finale: Salmo 9
Ascolta, Signore, le suppliche dei poveri.
 
Perché, Signore, ti tieni lontano,
nei momenti di pericolo ti nascondi?
Con arroganza il malvagio perseguita il povero:
cadano nelle insidie che hanno tramato! 
 
Il malvagio si vanta dei suoi desideri,
l’avido benedice se stesso.
Nel suo orgoglio il malvagio disprezza il Signore:
«Dio non ne chiede conto, non esiste!»;
questo è tutto il suo pensiero. 
 
Di spergiuri, di frodi e d’inganni ha piena la bocca,
sulla sua lingua sono cattiveria e prepotenza.
Sta in agguato dietro le siepi,
dai nascondigli uccide l’innocente. 
 
Eppure tu vedi l’affanno e il dolore,
li guardi e li prendi nelle tue mani.
A te si abbandona il misero,
dell’orfano tu sei l’aiuto.