Per la preghiera personale e familiare: Lectio divina sulla Liturgia della Parola del giorno - giovedì 16 luglio 2020

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  • giovedì | 16 luglio 2020

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Lectio giovedì 16 luglio 2020
 
Giovedì della Quindicesima Settimana del Tempo Ordinario (Anno A)
 
Profeta Isaia 26,7-9.12.16-19
Matteo 11, 28 - 30
 
 
1) Orazione iniziale
O Dio, che mostri agli erranti la luce della tua verità, perché possano tornare sulla retta via, concedi a tutti coloro che si professano cristiani di respingere ciò che è contrario a questo nome e di seguire ciò che gli è conforme.
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2) Lettura: Profeta Isaia 26,7-9.12.16-19
Il sentiero del giusto è diritto, il cammino del giusto tu rendi piano. Sì, sul sentiero dei tuoi giudizi, Signore, noi speriamo in te; al tuo nome e al tuo ricordo si volge tutto il nostro desiderio.
Di notte anela a te l’anima mia, al mattino dentro di me il mio spirito ti cerca, perché quando eserciti i tuoi giudizi sulla terra, imparano la giustizia gli abitanti del mondo.
Signore, ci concederai la pace, perché tutte le nostre imprese tu compi per noi.
Signore, nella tribolazione ti hanno cercato; a te hanno gridato nella prova, che è la tua correzione per loro. Come una donna incinta che sta per partorire si contorce e grida nei dolori, così siamo stati noi di fronte a te, Signore. Abbiamo concepito, abbiamo sentito i dolori quasi dovessimo partorire: era solo vento; non abbiamo portato salvezza alla terra e non sono nati abitanti nel mondo. Ma di nuovo vivranno i tuoi morti. I miei cadaveri risorgeranno! Svegliatevi ed esultate voi che giacete nella polvere. Sì, la tua rugiada è rugiada luminosa, la terra darà alla luce le ombre.
 
3) Commento sul  Profeta Isaia  26,7-9.12.16-19
Il cammino del giusto tu rendi piano. Sì, nella via dei tuoi giudizi, Signore, noi speriamo in te; al tuo nome e al tuo ricordo si volge tutto il nostro desiderio. (Isaia 26, 7-8) - Come vivere questa Parola?
Queste espressioni sono nel contesto di una pagina di Isaia in cui cogliamo sia tutta la fatica di un mondo in travaglio, sia l'orizzonte della novità di Dio. Essa è imprevedibile nel suo affacciarsi alla storia; il credere è sapere con certezza che verrà a rassicurarci, a colmarci di quell'Amore che è la nostra profonda e sofferta sete esistenziale. Così anche nei periodi difficili il "gridare a Dio nella prova che è la sua correzione" ci consente di sperimentare come, in fin dei conti, sia il Signore stesso a rendere piano il nostro del cammino. Nel senso che proprio in forza di quella sua Parola che ci illumina e ci sostiene, cresce in noi quella virtù teologale che è segreto di serenità e pace: "Signore, noi speriamo in te". E questa speranza nutrita dalla Parola e dall'Eucaristia, ravviva in noi la "memoria Dei", il ricordo di Dio e la benedetta potenza del suo nome, lungo lo scorrere dei giorni. Qui è serenità e sicurezza.
Oggi, nella nostra pausa contemplativa, facciamo il punto interiormente: Siamo "sulla via dei tuoi giudizi", Signore? Ossia siamo veramente nella tua volontà? Per esserlo sempre di più, ma dentro una forte speranza e serenità grande, chiediamo che il mio cuore di continuo si ricordi di te. Sei tu a sostenerci, tu che ci abiti, sei tu che ci aiuti a ritmare spesso il tuo nome nelle nostre occupazioni perché la nostra vita irradi gioia e speranza.
Ecco la voce di un eremita del XIX secolo Charles de Foucauld: Abbiate fiducia che Dio vi darà il destino migliore per la sua gloria, il migliore per la vostra anima, il migliore per la persona degli altri, poiché voi non domandate altro che questo, poiché tutto ciò che egli vuole voi lo volete, pienamente e senza riserve
 
La nostalgia di poter cantare per Gerusalemme liberata e splendente è sempre stato il sogno di ogni ebreo e il testo suggerisce il canto dei liberati dalla schiavitù. La speranza infatti si sta profilando per quelli che ancora sono deportati in Babilonia. Il testo fa riferimento al sec. VI a.C. e quindi non è del primo Isaia che vive nel secolo VIII, al tempo della potenza Assira che conquista il regno di Samaria, ma è del secondo Isaia.
L'elemento di garanzia della propria salvezza è rappresentata dalla "città forte" con "mura e bastioni" potenti, che difendono la potenza e la libertà del popolo di Dio.
Il riferimento alle mura è indispensabile per la sicurezza della città, poiché assicura la pace e tiene lontane le bande dei briganti e le scorrerie dei nemici.
Il ritorno da Babilonia pone subito il problema del ricostruire le mura e il tempio: due realtà fondamentali per la pace e la sicurezza. E nonostante la povertà e la debolezza di un popolo che torna povero e senza risorse, avvengono episodi di generosità e di costanza inimmaginabile per cui coloro che sono tornati riescono, in poco tempo, a circondarsi di mura.
Non a caso, poi, le stesse mura, nel breve testo successivo, tratto dal capitolo 54,12-14, rappresentano la saldezza, la stabilità e la profusione di bellezza che riempiono di orgoglio il popolo costruttore. Così, impreziosite di pietre preziose, perdono la loro fisionomia di materia opaca, e si trasfigurano nella bellezza di Gerusalemme e quindi nello splendore della Sposa di Dio, santa, madre, accolta nell'Alleanza, glorificata poiché preziosa nelle mani dell'Altissimo.
Proprio questa garanzia di protezione rimanda alla convinzione profonda di essere nella fiducia in Dio che è saldo: "Dio è la roccia eterna" ed esprime la preziosità del proprio lavoro, segno di sicurezza e di alleanza con Dio. Ma tutto questo si compie solo se "i figli sono discepoli del Signore". Allora Gerusalemme sarà fondata sulla giustizia e lontana dall'oppressione
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4) Lettura: dal Vangelo di Matteo 11, 28 - 30
In quel tempo, Gesù disse: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. 
Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».
 
5) Riflessione sul Vangelo di  Matteo 11, 28 - 30  
• Nel suo Vangelo san Matteo riporta una parola che rivela come Gesù intende la sua missione specifica, a chi si indirizza il suo messaggio e come questo trasforma la vita. 
Gesù non si rivolge agli uomini che sono sicuri di se stessi, che pensano di conoscere Dio e la sua volontà, e che si credono chiamati e autorizzati ad imporre agli altri le regole di una vita che piace a Dio. Gesù fa appello ai molti uomini che sono diventati “schiavi” e gemono sotto gli ordini e i comandamenti di questo mondo. La testa piegata e gli occhi bassi, essi camminano sotto il giogo che hanno loro imposto i dottori. Passo dopo passo, coscienti della propria limitatezza, nella timida speranza che Dio abbia pietà di loro. 
L’immagine del “giogo leggero”, che non schiaccia gli uomini, rappresenta le direttive di vita che dà Gesù, e che si oppongono a quelle degli antichi dottori (ma non alla Bibbia dell’Antico Testamento). 
Gesù conosce il Padre come nessun altro. Sa come il Padre vuole che siano gli uomini. La vita di colui che impara da lui - che è mite e umile di cuore - cambia dal di dentro: egli trova riposo e sollievo.  
 
Siamo affaticati? Egli ci attende.
L'essere affaticati, soffrire l'oppressione è proprio del viandante, del pellegrino, dell'infaticabile cercatore di Dio. È la fatica del ritorno dopo un lungo e sconsiderato percorso che ci allontana da Dio, dalla casa paterna. La fatica significa il dover riconoscere l'errore commesso, il dover lasciare ciò che prima si è cercato, il ripercorrere la strada a ritroso, in salita con sulle spalle il peso di una croce che ci siamo costruito con le nostre mani: è la fatica della conversione e l'oppressione del male che ancora giace pesante nel nostro spirito. Gesù ci coglie in questa situazione e ci invita a non sbagliare ancora la via: "Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò". L'essere ristorati da Lui significa che il gioco, prima pesante ed opprimente diventa "dolce" e il carico, prima insopportabile alla nostra povera natura umana, diventa leggero, perché Egli se ne assume il peso portandolo fino al Calvario. 
 
• Matteo 11,25-26: Solo i piccoli accettano e comprendono la Buona Novella del Regno. Gesù recita una preghiera: "Io ti ringrazio, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai saggi e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli”. I saggi, i dottori di quell’epoca, hanno creato un sistema di leggi che imponevano al popolo in nome di Dio (Mt 23,3-4). Loro pensavano che Dio esigeva dalla gente queste osservanze. Ma la legge dell’amore, che Gesù ci ha rivelato, diceva il contrario. Ciò che importa per salvarci, non è ciò che facciamo per Dio, ma ciò che Dio, nel suo grande amore, fa per noi! Dio vuole misericordia e non sacrifici (Mt 9,13). La gente piccola e povera capiva questo modo di parlare di Gesù e si rallegrava. I saggi dicevano che Gesù era nell’errore. Non riuscivano a capire questo insegnamento. Sì, Padre, perché così ti è piaciuto! Piace al Padre che i piccoli capiscano il messaggio del Regno e che i saggi e i sapienti non lo capiscano! Se loro vogliono capirlo, devono diventare alunni dei piccoli! Questo modo di pensare e di insegnare scomoda la gente e cambia la convivenza.
 
• Matteo 11,27: L’origine della nuova Legge: il Figlio conosce il Padre. Quello che il Padre ci deve dire, lo ha consegnato a Gesù, e Gesù lo rivela ai piccoli, perché questi si aprano al suo messaggio. Gesù, il Figlio, conosce il Padre. Lui sa ciò che il Padre ci voleva comunicare, quando molti secoli or sono, consegnò la sua Legge a Mosè. Anche oggi, Gesù sta insegnando molte cose ai poveri e ai piccoli e, attraverso di loro, a tutta la sua Chiesa.
 
• Matteo 11,28-30: L’invito di Gesù valido fino ad oggi. Gesù invita tutti coloro che sono stanchi ad andare da lui, e lui promette riposo. Nelle comunità attuali, noi dovremmo essere la continuazione di questo invito che Gesù rivolse alla gente stanca ed oppressa dal peso delle osservanze richieste dalle leggi di purezza. Lui dice: “Imparate da me che sono mite ed umile di cuore”. Molte volte, questa frase è stata manipolata, per chiedere alla gente sottomissione, mansuetudine e passività. Gesù vuole dire il contrario. Chiede alla gente di non ascoltare “i sapienti ed intelligenti”, i professori di religione dell’epoca e di cominciare ad imparare da lui, da Gesù, un uomo venuto dall’entroterra di Galilea, senza istruzione superiore, che si dice "mite ed umile di cuore". Gesù non fa come gli scribi che si esaltano con la loro scienza, ma si mette accanto alla gente sfruttata ed umiliata. Gesù, il nuovo maestro, sa per esperienza ciò che avviene nel cuore del popolo che soffre. Lui lo ha vissuto da vicino e lo ha conosciuto nei trent’anni di vita a Nazaret.
 
Come Gesù mette in pratica ciò che insegnò nel Discorso della Missione. Gesù ha una passione: annunciare la Buona Novella del Regno. Passione per il Padre e per la gente povera ed abbandonata della sua terra. Lì dove Gesù incontrava gente che lo ascoltava, Gesù trasmetteva la Buona Novella. In qualsiasi posto. Nelle sinagoghe durante la celebrazione della Parola (Mt 4,23). Nelle case degli amici (Mt 13,36). Andando lungo il cammino con i discepoli (Mt 12,1-8). Lungo le rive del mare, seduto in una barca (Mt 13,1-3). Sulla montagna, da dove proclamò le beatitudini (Mt 5,1). Nelle piazze e nelle città, dove la gente gli portava i malati (Mt 14,34-36). Anche nel Tempio di Gerusalemme, durante i pellegrinaggi (Mt 26,55)! In Gesù, tutto è rivelazione di ciò che portava dentro! Non solo annunciava la Buona Novella del Regno. Lui stesso era e continua ad essere un segno vivo del Regno. In lui appare evidente ciò che succede quando un essere umano lascia che Dio regni nella sua vita. Il vangelo di oggi rivela la tenerezza con cui Gesù accoglie i piccoli. Lui voleva che loro incontrassero riposo e pace. Per questa sua scelta, per i piccoli ed esclusi, Gesù fu criticato e perseguitato. Soffrì molto! Lo stesso avviene oggi. Quando una comunità cerca di aprirsi e di essere un luogo di accoglienza e di consolazione per i piccoli e gli esclusi di oggi che sono gli stranieri ed i migranti, molte persone non sono d’accordo e criticano.
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6) Alcune domande per aiutarci nella meditazione e nella orazione
• Hai sperimentato qualche volta il riposo promesso da Gesù?
• Come possono, le parole di Gesù, aiutare la nostra comunità ad essere un luogo di riposo per le nostre vite?
 
 
 
7) Preghiera: Salmo 101
Il popolo che hai creato, benedice il tuo nome.
 
Tu, Signore, rimani in eterno,
il tuo ricordo di generazione in generazione.
Ti alzerai e avrai compassione di Sion:
è tempo di averne pietà, l’ora è venuta!
Poiché ai tuoi servi sono care le sue pietre
e li muove a pietà la sua polvere. 
 
Le genti temeranno il nome del Signore
e tutti i re della terra la tua gloria,
quando il Signore avrà ricostruito Sion
e sarà apparso in tutto il suo splendore.
Egli si volge alla preghiera dei derelitti,
non disprezza la loro preghiera. 
 
Questo si scriva per la generazione futura
e un popolo, da lui creato, darà lode al Signore:
«Il Signore si è affacciato dall’alto del suo santuario,
dal cielo ha guardato la terra,
per ascoltare il sospiro del prigioniero,
per liberare i condannati a morte».