Per la preghiera personale e familiare: Lectio divina sulla Liturgia della Parola del giorno - mercoledì 8 luglio 2020

Dettagli evento

  • mercoledì | 8 luglio 2020

https://www.sacrocuoreboli.it/sacrocuore/file/pagine/1114/08-luglio-2020.pdf




Lectio mercoledì 8 luglio 2020
 
Mercoledì della Quattordicesima Settimana del Tempo Ordinario (Anno A)

 
Libro di Osea 10, 1 - 3. 7 - 8. 12
Matteo 10, 1 - 7  
 
 
1) Preghiera 
O Dio, che nell’umiliazione del tuo Figlio hai risollevato l’umanità dalla sua caduta, donaci una rinnovata gioia pasquale, perché, liberi dall’oppressione della colpa, partecipiamo alla felicità eterna.
______________________________________________________________________________
 
 
2) Lettura: Libro di Osea 10, 1 - 3. 7 - 8. 12
Vite rigogliosa era Israele, che dava sempre il suo frutto; ma più abbondante era il suo frutto, più moltiplicava gli altari; più ricca era la terra, più belle faceva le sue stele. Il loro cuore è falso; orbene, sconteranno la pena! Egli stesso demolirà i loro altari, distruggerà le loro stele.
Allora diranno: «Non abbiamo più re, perché non rispettiamo il Signore.
Ma anche il re, che cosa potrebbe fare per noi?». Perirà Samarìa con il suo re, come un fuscello sull’acqua. Le alture dell’iniquità, peccato d’Israele, saranno distrutte, spine e cardi cresceranno sui loro altari; diranno ai monti: «Copriteci» e ai colli: «Cadete su di noi».
Seminate per voi secondo giustizia e mieterete secondo bontà; dissodatevi un campo nuovo, perché è tempo di cercare il Signore, finché egli venga e diffonda su di voi la giustizia.
 
3) Commento su  Libro di Osea  10, 1 - 3. 7 - 8. 12
• “Vite rigogliosa era Israele, che dava sempre il suo frutto; ma più abbondante era il suo frutto, più moltiplicava gli altari; più ricca era la terra, più belle faceva le sue stele”. L’immagine della vite rigogliosa è quanto mai efficace, la vite era la cultura eletta che richiedeva anche la maggior cura, e il vino era simbolo di letizia (Is 5,1; Ps 80/79, 9-12). Dio curava la sua vite ed essa dava frutto sempre più abbondante man mano che la vite estendeva i suoi rami. Israele però non attribuì a Dio tutto questo, ma agli idoli, moltiplicando gli altari e le stele del culto a Baal. 
“Il loro cuore è falso; orbene, sconteranno la pena! Egli stesso demolirà i loro altari, distruggerà le loro stele”. Il culto a Baal non era dichiaratamente a Baal, come fecero Acab e Gezabele, ma camuffato da un’identificazione di Jhavéh con Baal. 
Osea ben vede la falsità di Israele [bisogna però dire che in Israele c’erano molti che erano fedeli a Dio (1Re 19,18) e altri che trovavano sostegno nell’azione dei profeti e la diffondevano, ma non era che una minoranza: un resto] e dichiara la giustizia della punizione incombente di Dio. Riguardo al culto a Baal, Dio dimostrerà che Baal è il nulla, poiché demolirà gli altari idolatrici e spezzerà le stele e il nulla non ci potrà fare niente.
 
• “Gli abitanti di Samaria trepidano per il vitello di Bet-Aven; è in lutto il suo popolo e i suoi sacerdoti ne fanno lamento, perché la sua gloria sta per andarsene. Sarà portato anch’esso in Assiria come offerta al gran re”. Dopo l’invasione assira (734 - 732), che sottrasse al regno del Nord parte della Galilea, nel 722 ne seguì un’altra che conquistò quel poco che rimaneva del regno del Nord. Il santuario di Bet-Aven “casa dell’idolo” era molto importante perché in quel luogo (Betel) Giacobbe aveva avuto una visione e aveva costruito un altare (Gn 28,11; 35,1). 
Il santuario con il vitello d’oro posto da Geroboamo (1Re 12,29) verrà rimosso e ridotto a un trofeo da portare in Assiria, “come offerta al gran re”. Tutti i lamenti penitenziali dei sacerdoti e del popolo non serviranno a nulla. “Èfraim ne avrà vergogna, Israele arrossirà per i suoi intrighi. Perirà Samaria con il suo re, come un fuscello sull’acqua”. 
La fine della “gloria” del vitello d’oro, che non fu mai gloria, ma infamia, significò la sconfitta religiosa di fronte agli dei dell’Assiria. Era il crollo dell’idolo più importante e la certezza della fine di Samaria. 
Le alture dell’iniquità, peccato d’Israele, saranno distrutte, spine e cardi cresceranno sui loro altari”. I luoghi dell’iniquità, le b?m?h, saranno distrutte dagli Assiri come atto di trionfo dei loro dei. Tutto sarà deserto e finirà nel trionfo delle spine e dei cardi 
“Diranno ai monti: ‹Copriteci” e ai colli: “Cadete su di noi›”. Nell’orrore delle crudeltà dei vincitori si invocherà la morte.
_____________________________________________________________________________
 
 
4) Lettura: dal Vangelo secondo Matteo 10, 1 - 7  
In quel tempo, chiamati a sé i suoi dodici discepoli, Gesù diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità. 
I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello; Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello; Filippo e Bartolomeo; Tommaso e Matteo il pubblicano; Giacomo, figlio di Alfeo, e Taddeo; Simone il Cananeo e Giuda l’Iscariota, colui che poi lo tradì. Questi sono i Dodici che Gesù inviò, ordinando loro: «Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d’Israele. Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino».
 
5) Riflessione sul Vangelo secondo Matteo 10, 1 - 7  
Gesù manda i suoi discepoli nel mondo. Sono incaricati di predicare e di guarire. In fondo, le due cose non sono che una. Ecco il contenuto della loro predica: il regno dei cieli è molto vicino. Dio è vicino a voi, dentro la vostra vita, vi accompagna, nascosto, sul vostro cammino. I discepoli non si accontentano di predicare ciò. Devono renderlo credibile attraverso la loro stessa vita. Devono brillare di forza buona, positiva e portatrice di salvezza, di un’atmosfera che sollevi gli uomini, infonda coraggio, ridia loro fiducia, li guarisca e porti loro la salvezza... 
Questo testo non parla solamente degli inizi della Chiesa, ma della sua missione duratura: conservare viva la novità di Dio, nelle parole e nelle azioni. Ognuno di noi può contribuirvi, qualsiasi sia la sua situazione e le sue possibilità. La nostra professione di fede in Dio non è credibile se la nostra vita non lo testimonia. Le nostre comunità sono luoghi dove gli uomini possono trovare il riposo e la pace? Sono io stesso un uomo radiante di pace? Bisogna assolutamente che io lasci entrare in me, ancora di più, il lieto messaggio di Dio: Dio è vicino a noi e ci considera con una infinita benevolenza.
 
Strada facendo, predicate.
Il regno di Dio deve coinvolgere l'intera umanità, iniziando dalle pecore disperse d'Israele. Gesù percorre le strade della Palestina annunciando la novità" del suo vangelo. Egli ha chiamato a se i dodici, affinché condividano con lui l'intimità dei giorni, ascoltino la sua predicazione, vedano le sue opere, imparino a conoscerlo e ad amarlo. Dovranno poi essere loro a continuare la sua missione nel mondo; dovranno andare come pecore in mezzo ai lupi, dovranno affrontare contrarietà e persecuzioni per il suo nome. Per questo oggi sentiamo Gesù che trasferisce a loro i suoi stessi poteri per dare forza soprannaturale al loro impegno e alla loro testimonianza. "Gesù diede loro il potere di scacciare gli spiriti immondi e di guarire ogni sorta di malattie e d'infermità". Appare evidente che il Signore guarda il nostro mondo e il nostro spirito e ne scruta i mali più minacciosi e profondi; appare che egli viene a noi come medico e già molte volte ha guarito ogni sorta di malattie, viene come liberatore e redentore dell'uomo e per questo lo libera da ogni influsso del maligno. Strada facendo anche i suoi discepoli dovranno ripetere gli stessi segni per annunciare che è giunto a noi il Regno di Dio. L'annuncio e la testimonianza diventano così i segni di Dio per noi e gli strumenti umano-divini della chiesa. Il mandato dato agli Apostoli, si estenderà poi ai loro successori, a tutti i credenti e ai battezzati in Cristo. I seguaci scopriranno che, insito nella stessa vocazione cristiana, si racchiude il sacrosanto dovere di trasmettere la fede e tutti i benefici ricevuti da Dio. Veniamo così a sapere che non ci è lecito trattenere egoisticamente per noi i doni e i talenti che il Signore ci ha affidato: sono beni che di loro natura sono destinati ad estendersi, espandersi e crescere di generazione in generazione. Forse per troppo tempo questi doni e questo mandato sono rimasti monopolizzati da pochi prescelti. La chiesa, nel Concilio Vaticano II, ha riaffermato con forza il ruolo dei laici come testimoni della fede e missionari del Vangelo di Cristo. Così la missionarietà della chiesa ha avuto un nuovo impulso e un nuovo vigore, ma soprattutto a guadagnarne sono stati gli stessi fedeli che hanno potuto così crescere nell'appartenenza e nell'impegno e hanno potuto sperimentare che questa è opera disinteressata ed evidente manifestazione della grazia divina.
 
• Il vangelo di oggi ci presenta l’inizio del Discorso della Missione, in cui si mette l’accento su tre aspetti: 
(a) la chiamata dei discepoli (Mt 10,1); 
(b) l'elenco dei nomi dei dodici apostoli che saranno i destinatari del discorso della missione (Mt 10,2-4); 
(c) l’invio dei dodici (Mt 10,5-7).
 
• Matteo 10,1: La chiamata dei dodici discepoli. Matteo aveva già parlato della chiamata dei discepoli (Mt 4,18-22; 9,9). Qui, all’inizio del Discorso della Missione, ne presenta un riassunto: “chiamati a sé i dodici discepoli, Gesù diede loro il potere di scacciare gli spiriti immondi e di guarire ogni sorta di malattie e d’infermità”. Il compito o la missione del discepolo è seguire Gesù, il Maestro, formando comunità con lui e svolgendo la stessa missione di Gesù: scacciare gli spiriti immondi, guarire ogni sorta di malattie e di infermità. Nel vangelo di Marco, loro ricevono la stessa duplice missione, formulata con altre parole: Gesù costituì il gruppo dei Dodici, perché rimanessero con lui e per mandarli a predicare, e a scacciare i demoni” (Mc 3,14-15). Il primo: Stare con lui, cioè formare comunità, in cui Gesù è il centro. Il secondo: Predicare e poter scacciare i demoni, cioè annunciare la Buona Novella e combattere la forza del male che distrugge la vita della gente e aliena le persone. Luca dice che Gesù pregò tutta la notte, ed il giorno dopo chiamò i discepoli. Pregò Dio per sapere chi scegliere (Lc 6,12-13).
 
• Matteo 10,2-4: L’elenco dei nomi dei dodici apostoli. Gran parte di questi nomi vengono dall’Antico Testamento. Per esempio, Simeone è il nome di uno dei figli del patriarca Giacobbe (Gen 29,33). Giacomo è lo stesso che Giacobbe (Gen 25,26). Giuda è il nome dell’altro figlio di Giacobbe (Gen 35,23). Matteo aveva anche il nome di Levi (Mc 2,14), che è l’altro figlio di Giacobbe (Gen 35,23). Dei dodici apostoli sette hanno un nome che viene dal tempo dei patriarchi. Due si chiamano Simone, due Giacomo, due Giuda e uno Levi! Solamente uno ha un nome greco: Filippo. Ciò rivela il desiderio della gente di ricominciare la storia, dall’inizio! Forse è bene pensare ai nomi che oggi vengono dati ai figli quando nascono. Perché ognuno di noi è chiamato da Dio, per mezzo del suo nome.
 
• Matteo 10,5-7: L’invio o la missione dei dodici apostoli verso le pecore perdute di Israele. Dopo aver enumerato i nomi dei dodici, Gesù li manda con queste raccomandazioni: "Non andate fra i pagani e non vi fermate nelle città dei Samaritani. Rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa di Israele. Andate ed annunciate che il Regno di Dio è vicino”. In questa unica frase c’è una triplice insistenza nel mostrare che la preferenza della missione è per la casa di Israele: 
(a) Non andare tra i pagani
(b) non entrare nelle città dei Samaritani
(c) andare piuttosto alle pecore perdute di Israele. Qui spunta una risposta al dubbio dei primi cristiani circa l’apertura verso i pagani. Paolo, che affermava con tanta fermezza l’apertura ai pagani, è d’accordo nel dire che la Buona Novella di Gesù deve essere annunciata prima ai giudei e, poi, ai pagani (Rom 9,1 a 11,36; cf. At 1,8; 11,3; 13,46; 15,1.5.23-29). Ma poi, nello stesso vangelo di Matteo, nella conversazione di Gesù con la cananea, avverrà l’apertura verso i pagani (Mt 15,21-29).
 
L’invio degli apostoli verso tutti i popoli. Dopo la risurrezione di Gesù, ci sono diversi episodi sull’invio degli apostoli non solo verso i giudei, ma verso tutti i popoli. In Matteo: “Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,19-20). In Marco: “Andate per tutto il mondo, proclamate la Buona Novella a tutte le creature. Coloro che credono e saranno battezzati saranno salvi; coloro che non credono saranno condannati” (Mc 15-16). In Luca: "Così è scritto: il Messia soffrirà e risusciterà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno annunciati la conversione e il perdono dei peccati a tutte le nazioni, cominciando da Gerusalemme. E voi siete testimoni di questo." (Lc 24,46-48; At 1,8). Giovanni riassume tutto nella frase: “Come il Padre mi ha mandato, anche io mando voi!” (Gv 20,21).
______________________________________________________________________________
 
6) Per un confronto personale
• Hai pensato qualche volta al significato del tuo nome? Hai chiesto ai tuoi genitori perché ti hanno dato il nome che hai? Ti piace il tuo nome?
• Gesù chiama i discepoli. La sua chiamata ha un duplice scopo: formare comunità ed andare in missione. Come vivo nella mia vita questa duplice finalità?
 
 
7) Preghiera finale: Salmo 104
Ricercate sempre il volto del Signore.
 
Cantate al Signore, a lui inneggiate,
meditate tutte le sue meraviglie.
Gloriatevi del suo santo nome:
gioisca il cuore di chi cerca il Signore. 
 
Cercate il Signore e la sua potenza,
ricercate sempre il suo volto.
Ricordate le meraviglie che ha compiuto,
i suoi prodigi e i giudizi della sua bocca. 
 
Voi, stirpe di Abramo, suo servo,
figli di Giacobbe, suo eletto.
È lui il Signore, nostro Dio:
su tutta la terra i suoi giudizi.