Per la preghiera personale e familiare: Lectio divina sulla Liturgia della Parola del giorno - domenica 5 luglio 2020

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  • domenica | 5 luglio 2020

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Lectio domenica 5 luglio 2020
 
Domenica della Quattordicesima Settimana del Tempo Ordinario (Anno A)
 
Lettera ai Romani 8, 9. 11 - 13
Matteo 11, 25 - 30
 
 
1) Orazione iniziale 
O Dio, che ti riveli ai piccoli e doni ai miti l’eredità del tuo regno, rendici poveri, liberi ed esultanti, a imitazione del Cristo tuo Figlio, per portare con lui il giogo soave della croce e annunziare agli uomini la gioia che viene da te.
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2) Lettura: Lettera ai Romani 8, 9. 11 - 13
Fratelli, voi non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene. 
E se lo Spirito di Dio, che ha risuscitato Gesù dai morti, abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi.
Così dunque, fratelli, noi siamo debitori non verso la carne, per vivere secondo i desideri carnali, perché, se vivete secondo la carne, morirete. Se, invece, mediante lo Spirito fate morire le opere del corpo, vivrete.
 
3) Commento su Lettera ai  Romani  8, 9 . 11 - 13
- Lo Spirito di Dio abita in noi. La legge dello Spirito è legge di carità e dona la vita a chi è in Cristo. I cristiani non sono sotto il dominio della carne ma dello Spirito che abita in loro. Quelli che vivono secondo lo Spirito tendono a vivere attraverso la spiritualità, a differenza di quelli che vivono secondo la carne e quindi un rapporto puramente carnale. La carne tende alla morte mentre lo Spirito alla pace e alla vita. Colui che è in Cristo Gesù entra nella vita dello Spirito ed è liberato dalla legge del peccato e della morte.
 
- S. Paolo ci sta insegnando nel capitolo ottavo della lettera ai Romani, della nuova vita nella Spirito che abbiamo ricevuto come grazia a partire dal nostro battesimo e che siamo chiamati a seguire. Nelle parole di Paolo il giogo che affatica e opprime è la carne, cioè la spinta a vivere secondo l'istinto dell'orgoglio e dell'egoismo, mentre il giogo leggero è la vita nello Spirito, che abbiamo ricevuto gratuitamente e che spetta a noi far fruttificare nelle scelte concrete della vita.
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4) Lettura: dal Vangelo secondo Matteo 11, 25 - 30
In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».
 
5) Riflessione sul Vangelo secondo Matteo 11, 25 - 30
- Il brano del vangelo che abbiamo ascoltato è una preghiera di Gesù, che ringrazia il Padre per aver rivelato le cose del Regno ai piccoli, ai semplici. Egli constata che aderiscono a Lui non tanto i farisei, gli istruiti, ma i semplici, gli umili. I maestri della legge avevano reso la salvezza irraggiungibile ai più perché circondata da centinaia di prescrizioni. Ora Gesù annuncia la salvezza a chi semplicemente apre il cuore a Dio: i poveri, che accolgono Lui e il Suo insegnamento. La salvezza è iniziativa del Padre, che interviene nella storia concretamente per mezzo di Gesù: chi accoglie Lui, chi è disponibile alla rivelazione di Dio che Egli fa, è salvo!
Nella seconda parte del brano Gesù si rivolge a coloro che lo seguono e li invita a prendere il Suo giogo leggero. Quello che Egli propone è impegnativo, ma risponde alle esigenze profonde del cuore dell’uomo ed è quindi più leggero dell’osservanza legalistica di minuziosi precetti. I farisei avevano circondato la legge di molte prescrizioni: Gesù riporta fondamentalmente la legge all’amore. È più importante per la costruzione del Regno un’azione apparentemente piccola ma compiuta per amore che grandi imprese realizzate a titolo personale o per aumentare la considerazione di sé negli altri. L’insegnamento di Gesù è sconvolgente; la Chiesa ha riproposto questo insegnamento fin dall’inizio: S. Paolo, scrivendo ai Corinzi, diceva: Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti, ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato per ridurre al nulla le cose che sono. Certo non son mancati in venti secoli anche cristiani molto dotti, come S. Agostino, S. Tommaso d’Aquino ecc., o altri appartenenti a categorie altolocate, ma in loro la grandezza delle conoscenze non ha alimentato la superbia: essi hanno aderito a Gesù e messo la loro scienza a servizio del Regno. E S. Ireneo diceva che è meglio e più utile essere semplici e rimanere uniti a Dio attraverso l’amore, che sapere molte cose e montare in superbia.
Le esigenze di Gesù sono tuttavia radicali: in che senso il Suo giogo è leggero?
Egli chiede di arrivare al cuore della legge: l’amore; inoltre chiede di vivere il potere e l’autorità come servizio. Ancora, Gesù dice che il Padre ci ascolta sempre quando ci rivolgiamo a Lui e poi, ed è un punto fondamentale, Gesù stesso si è fatto povero e umile, ha condiviso la condizione degli ultimi, soprattutto ha dato per amore la Sua vita sulla Croce: Egli è il Salvatore, non ci salva l’osservanza perfetta della Legge!
 
- Venite a me!
«Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò». Ci giunge sempre propizio quest'invito del Signore, particolarmente in questo periodo dell'anno in cui sentiamo più urgente il bisogno di ristoro e di refrigerio. La stanchezza, l'oppressione fanno parte dell'esperienza umana, ne evidenziano i limiti e la fragilità, e spesso non bastono i nostri ristori per lenirli. Il Signore sa bene del peso del nostro giogo, egli stesso se ne è fatto carico. Vuole perciò liberarci di quel peso che ci opprimerebbe fino ad ucciderci se restasse sulle nostre spalle. Non ci risulta particolarmente difficile trovare un qualche refrigerio al nostro corpo, è arduo però trovare il vero conforto per l'anima quando è oppressa dal male e appesantito dalle avversità. Per questo il Signore ancora una volta ci chiama a se e ci sollecita ad un incontro personale con lui. Ci instilla per questo pensieri di umiltà e di mitezza, le virtù che egli ha praticato in modo sublime e che a noi consentirebbe di affidarci fiduciosamente a lui. La presunzione umana genera l'accumulo dei pesi sulle nostre fragili spalle fino a sommergerci in una tomba infernale costruita con le nostre mani. Ed ecco la preghiera di Gesù per noi: «Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli». Siamo noi i "piccoli" quando con semplicità di cuore e con sincera umiltà, riconoscendo i nostri limiti, la nostra fragilità, ci affidiamo al Signore nella preghiera assidua e costante, per attingere da lui la forza che non abbiamo. Questa è la via per conoscerlo e amarlo: "nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare". La rivelazione si apre alla nostra migliore comprensione proprio quando facciamo esperienza della bontà di Dio, trovando in lui il vero e completo ristoro. Così il gioco, pesante sulle nostre fragili spalle diventa dolce e il carico delle nostre miserie leggero. "È stato Dio infatti a riconciliare a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione". La vita sacramentaria è quindi la nostra forza: quel "venite a me" lo ascoltiamo con particolare interesse e sollecitudine nel giorno del Signore, quando come singoli e come comunità siamo invitati alla sua mensa.
 
- Dio è il cuore dolce e forte della vita.
Un momento di incanto di Gesù davanti ai piccoli, ai suoi: Ti rendo lode, Padre, perché queste cose le hai rivelate ai piccoli. I piccoli di cui è pieno il vangelo, gli ultimi della fila che sono i preferiti di Dio. Gesù è il primo dei piccoli: viene come figlio di povera gente, nasce in una stalla, non ha in mano nessun potere e la sua rivoluzione si compie su di una croce. Ma «un uomo vale non sulla misura della sua intelligenza, ma quanto vale il suo cuore» (Gandhi).
«Venite a me, voi tutti, che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro».
Gesù non viene, con obblighi e divieti; viene recando una coppa colma di pace. Gesù non porta precetti nuovi, ma una promessa: il regno di Dio è iniziato, ed è pace e gioia nello Spirito (Rm 14 ,17).
E se ti lasci riempire dalla pace del signore, «attraverso il riposo e la pace del vostro cuore, poi a decine, a migliaia attorno a voi saranno confortati, troveranno ristoro» (A. Louf).
«Imparate da me, che sono mite e umile di cuore». Imparate dal mio cuore. Cristo si impara imparandone il cuore, cioè il modo di amare. Il maestro è il cuore.
La pace si impara. La pienezza della vita si impara. A vivere si impara, imparando il cuore di Dio.
E la scuola è la vita di Gesù, quest'uomo senza poteri, libero come il vento, leggero come la luce, dignitoso e alto, che nulla e nessuno ha mai potuto piegare.
Imparate dal mio modo di amare: umile, senza arroganza, e mite, senza violenza. Ristoro dell'esistenza di ciascuno è un così, amore umile e mite, una creatura in pace, che diffonde un senso di serenità nell'arsura del vivere. E la nostra vita si rinfranca accanto alla sua.
Inizia, allora, il discepolato del cuore, per tutti, bambini e anziani, donne e uomini, preti e religiosi, per noi che ci sentiamo intelligenti, ma che corriamo il rischio di restare degli analfabeti del cuore. Funzionari delle regole e analfabeti del cuore. Perché Dio non è un concetto, non è una regola, non si riduce ad un sapere: Dio è il cuore dolce e forte della vita.
Dice Gesù: «Prendete su di voi il mio giogo. Il mio giogo è dolce e il mio carico leggero». Nel linguaggio della Bibbia «giogo» indica la legge: «Prendete su di voi la mia legge».
Prendete su di voi l'amore, è un re leggero, è un tiranno amabile, che neanche per un istante ferisce il cuore, non colpisce ciò che è al cuore dell'uomo, ma è instancabile nel generare, partorire, curare, confortare, dare ristoro. Non è uno fra i tanti maestri, è «il» maestro di una vita piena, con dentro il gusto e il calore di Dio.
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6) Alcune domande per aiutarci nella meditazione e nella orazione
1) Come ci rivolgiamo a Gesù durante le nostre preghiere?
2) Durante le nostre preghiere mettiamo veramente Cristo al centro della nostra vita?
3)Vi siete mai chiesti cosa significa l'affermazione: Dio ci ama?
 
 
7) Preghiera: Salmo 144
Benedirò il tuo nome per sempre, Signore.
 
O Dio, mio re, voglio esaltarti
e benedire il tuo nome in eterno e per sempre.
Ti voglio benedire ogni giorno,
lodare il tuo nome in eterno e per sempre.
 
Misericordioso e pietoso è il Signore,
lento all’ira e grande nell’amore.
Buono è il Signore verso tutti,
la sua tenerezza si espande su tutte le creature.     
 
Ti lodino, Signore, tutte le tue opere
e ti benedicano i tuoi fedeli.
Dicano la gloria del tuo regno
e parlino della tua potenza.   
 
Fedele è il Signore in tutte le sue parole
e buono in tutte le sue opere.
Il Signore sostiene quelli che vacillano
e rialza chiunque è caduto.