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- sabato | 4 luglio 2020
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Lectio sabato 4 luglio 2020
Sabato della Tredicesima Settimana del Tempo Ordinario (Anno A)
Profeta Amos 9, 11 - 15
Matteo 9, 14 - 17
1) Preghiera
O Dio, che ci hai reso figli della luce con il tuo Spirito di adozione, fa’ che non ricadiamo nelle tenebre dell’errore, ma restiamo sempre luminosi nello splendore della verità.
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2) Lettura: Profeta Amos 9, 11 - 15
Così dice il Signore: «In quel giorno rialzerò la capanna di Davide, che è cadente; ne riparerò le brecce, ne rialzerò le rovine, la ricostruirò come ai tempi antichi, perché conquistino il resto di Edom e tutte le nazioni sulle quali è stato invocato il mio nome. Oracolo del Signore, che farà tutto questo. Ecco, verranno giorni – oracolo del Signore – in cui chi ara s’incontrerà con chi miete e chi pigia l’uva con chi getta il seme; i monti stilleranno il vino nuovo e le colline si scioglieranno.
Muterò le sorti del mio popolo Israele, ricostruiranno le città devastate e vi abiteranno, pianteranno vigne e ne berranno il vino, coltiveranno giardini e ne mangeranno il frutto.
Li pianterò nella loro terra e non saranno mai divelti da quel suolo che io ho dato loro».
3) Riflessione su Profeta Amos 9, 11 - 15
• In quel giorno rialzerò la capanna di Davide che è caduta; ne riparerò le brecce, ne rialzerò le rovine, la ricostruirò come ai tempi antichi.
– Come vivere questa Parola?
La Parola di Dio, anche quando denuncia la corruzione dilagante, finisce sempre con lo schiudere orizzonti di luce. È l'amore salvifico di Dio che comunque percorre la storia e fa sì che essa sia gravida di positività. "In quel giorno" esordisce la pericope della liturgia odierna. Il grande giorno inaugurato dall'opera redentiva di Cristo, culminante nell'effusione dello Spirito. Il giorno in cui siamo immersi anche noi. Ebbene, in questo giorno Dio è all'opera. Le grandi realizzazioni umane in cui tanto confidavamo non sono che "capanne" miseramente cadute. Ma ciò che di positivo esse rappresentano non è ripudiato da Dio. Tutta la pericope non fa' che rimandare all'impegno umano: chi ara e chi miete, chi pigia l'uva con chi getta il seme. Al tempo stesso, è indicato chiaramente quel "sovrappiù" che viene da Dio che solo lui può garantire. È un intrecciarsi dell'azione umana e di quella divina. È Dio che salva e riscatta dalla precarietà ogni conquista umana, ma l'uomo deve dare il suo libero e positivo contributo. La speranza, che percorre tutto il brano, poggia su queste due coordinate. "Senza di me non potete far nulla" ci ricorda Gesù E l'evangelista Luca completa: l'intervento salvifico di Dio è agganciato al "sì" di Maria, al suo pronto mettersi in viaggio verso quella porzione di umanità che, pur gravida della novità di Dio, ha bisogno di essere raggiunta dal soffio vivificante dello Spirito per rendersene conto.
Oggi, nella nostra pausa contemplativa, rifletteremo su questo intreccio di umano e divino che ci interpella. Non possiamo contare esclusivamente sulle fragili conquiste umane, ma neppure possiamo incrociare le braccia attendendo passivamente tutto da Dio.
Alimenta in noi, Signore, una speranza carica di confidente abbandono e di operoso impegno, perché noi possiamo guardare all'oggi con sereno ottimismo, e offrire il nostro libero e generoso apporto alla realizzazione del tuo piano d'amore.
Ecco la voce di un frate "Servo di Maria" Ermes M. Ronchi - Come Gesù, ogni credente sa da dove ripartire: dalle periferie della storia e del mondo, dagli uomini del pane amaro, dagli affamati di tenerezza, dagli esclusi. E ricomporre in unità i frammenti di questo mondo esploso.
• Farò tornare gli esuli del mio popolo Israele, e ricostruiranno le città devastate e vi abiteranno; pianteranno vigne e ne berranno il vino; coltiveranno giardini e ne mangeranno il frutto. Li pianterò nella loro terra e non saranno mai divelti da quel suolo che io ho concesso loro. - Come vivere questa Parola?
Questa pericope è a conclusione del libro del profeta Amos. Va letta in prospettiva messianica e anche escatologica. Sta a dire che le peripezie di un popolo amato da Dio ma "di dura cervice" si protraggono a lungo ma hanno poi un esito positivo. "Non c'è delusione per quanti sperano in te" dice la Bibbia. Sì, anche i periodi di prova, quando ci sembra di essere presi di mira dall' "ira di Dio", in realtà siamo nel mirino del suo Amore. Niente, assolutamente niente può avere un esito negativo. Se consentiamo a "seguire le Sue vie", questo Dio della vita ci condurrà là dove l'abbondanza della vita, del bene, della gioia avrà il suo esito definitivo, la sua vittoria sul male per sempre. Questa è la speranza del credente, questa la sua gioia.
Oggi, nella nostra pausa contemplativa, assaporeremo, nella pace, questa parola profetica e la riporremo in cuore come una promessa di consolazione che non delude. Assorbiremo interiormente la Parola di Gesù che fa eco e completa quella di Amos: "Avrete tribolazioni nel mondo, ma ritornerò da voi e i vostri cuori si rallegreranno e nessuno vi potrà togliere la vostra gioia"
Ecco la voce di una "nomade di Dio" Piccola Sorella Magdeleine di Gesù: È un momento doloroso, ma uno sguardo verso il presepio, verso il calvario, verso il tabernacolo, dà la gioia di soffrire. In fondo sono sempre in una gioia profonda, che può coesistere con il dolore. Sono schiacciata, annientata, eppure il Signore mi colma.
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4) Lettura: Vangelo secondo Matteo 9, 14 - 17
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano?». E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno. Nessuno mette un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio, perché il rattoppo porta via qualcosa dal vestito e lo strappo diventa peggiore. Né si versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti si spaccano gli otri e il vino si spande e gli otri vanno perduti. Ma si versa vino nuovo in otri nuovi, e così l’uno e gli altri si conservano».
5) Riflessione sul Vangelo secondo Matteo 9, 14 - 17
• La venuta di Cristo è paragonata al vino, simbolo dell’esultanza messianica. Gesù a Cana offre il vino migliore, la cui origine è sconosciuta, perché Dio solo lo offre, alla sua ora, al suo momento. Gesù è questo vino che rallegra il cuore della Chiesa; è colui che offre il vino della salvezza; è il dono di Dio per gli uomini.
Per capire Gesù, o piuttosto, per riceverlo, quello che è vecchio non basta. Bisogna nascere di nuovo, dall’acqua e dallo Spirito. La legge di Mosè non basta; bisogna ricevere le beatitudini. Il digiuno non basta; è necessaria la povertà del cuore, cioè l’atteggiamento spirituale che ci dispone a ricevere qualsiasi cosa da Dio. Cristo non è il risultato della nostra opera, ma il dono del Padre; non è il frutto della nostra ricerca, ma lo splendore di Dio che brilla gratuitamente sulla scena umana. Ciò che è vecchio è passato. La nuova creazione è cominciata.
• Possono forse digiunare quando lo sposo è con loro?
I farisei si lamentavano che Gesù mangiasse con i peccatori. Qui lo si accusa di non digiunare. La risposta di Cristo è significativa: Gesù inaugura il tempo messianico – il tempo delle nozze, già prefigurato dai profeti. – che è tempo di gioia. I discepoli non digiunano, perché Cristo è con loro. Questo è per il presente, ma per il futuro Gesù prevede che "verranno però giorni nei quali lo sposo sarà loro tolto e allora digiuneranno". Afflizione e digiuno vanno di pari passo, e la pratica ascetica del digiunare caratterizzerà i giorni nei quali "lo sposo sarà tolto". Per il tempo che corre tra il momento in cui lo sposo ci viene tolto e il suo ritorno, il digiuno acquista un nuovo significato: non è soltanto pratica di penitenza, è attesa, disponibilità per un più significativo incontro. Così ci sentiamo otri nuovi perché, evidentemente, la gioia del Vangelo è già in noi e in questo senso dobbiamo essere novità per l'ambiente in cui viviamo. E ci sentiamo contemporaneamente otri ancora vecchi – atteggiamento di penitenza - perché nessuno di noi può dire di essere già stato completamente raggiunto dal Vangelo. Nessuno come il cristiano deve continuamente vivere in questi due ruoli: un evangelizzato che evangelizza, e nel medesimo tempo un uomo ancora da evangelizzare. È appunto per questo che ascoltiamo la Parola ogni giorno e cerchiamo di far sì che ogni giorno ci dica qualcosa che ci illumini. Ambedue le immagini finali mettono di fronte l'antico e il nuovo. Ora è il tempo del nuovo: effervescente come vino giovane, forte e resistente come panno grezzo. Ha la sua legge propria, la legge della gioia e di una pienezza traboccante. "Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete e udire ciò che voi udite".
• Matteo 9,14: La domanda dei discepoli di Giovanni circa la pratica del digiuno. Il digiuno è un’usanza assai antica, praticata da quasi tutte le religioni. Gesù stesso la praticò per quaranta giorni (Mt 4,2). Ma non insiste con i discepoli affinché facciano la stessa cosa. Li lascia liberi. Per questo, i discepoli di Giovanni Battista e dei farisei, che erano obbligati a digiunare, vogliono sapere perché Gesù non insiste nel digiuno "Noi e i farisei digiuniamo. Perché i tuoi discepoli non digiunano?"
• Matteo 9,15: La risposta di Gesù. Gesù risponde con un paragone sotto forma di domanda: “Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto mentre lo sposo è con loro?” Gesù associa il digiuno al lutto, e lui si considera lo sposo. Quando lo sposo si trova con i suoi amici, cioè durante la festa delle nozze, loro non hanno bisogno di digiunare. Quando Gesù è con loro, con i discepoli, è festa, la festa delle nozze. Non devono quindi digiunare. Ma un giorno lo sposo andrà via. Sarà un giorno di lutto. Allora sì che, se vogliono, potranno digiunare. Gesù allude alla sua morte. Sa che, e sente che, se continua per questo cammino di libertà, le autorità lo vorranno uccidere.
• Matteo 9,16-17: Vino nuovo in otri nuovi! In questi due versi, il vangelo di Matteo riporta due frasi separate di Gesù sul rammendo nuovo su una tela vecchia e sul vino nuovo in otre nuovo. Queste parole gettano luce sulle discussioni ed i conflitti di Gesù con le autorità religiose dell’epoca. Non si pone un rammendo di tela nuova su una tela vecchia. Perché nel lavarla, il rammendo nuovo tira ancora di più il vestito vecchio, e lo strappo è maggiore. Nessuno mette vino nuovo in otri vecchi, perché il vino nuovo a causa della fermentazione, rompe l’otre vecchio. Vino nuovo in otre nuovo! La religione difesa dalle autorità religiose era come una vecchia tela, come un otre vecchio. Sia i discepoli di Giovanni che i farisei, cercavano di rinnovare la religione. In realtà, facevano soltanto rattoppi e, per questo, correvano il pericolo di compromettere e danneggiare sia la novità che le vecchie usanze. Non bisogna voler combinare la novità che Gesù ci porta con le vecchie usanze. O l’uno, o l’altro! Il vino nuovo che Gesù ci porta fa scoppiare l’otre vecchio. Bisogna saper separare le cose. Assai probabilmente, Matteo presenta queste parole di Gesù per orientare le comunità degli anni 80. C’era un gruppo di giudei-cristiani che volevano ridurre la novità di Gesù al giudaismo di prima della venuta di Gesù. Gesù non è contro ciò che è “vecchio”. Non vuole che ciò che è vecchio si imponga a ciò che è nuovo e, impedisca di manifestarsi. Non si può rileggere il Vaticano II con la mentalità preconciliare, come alcuni cercano di fare oggi
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6) Per un confronto personale
• Quali sono i conflitti attorno alle pratiche religiose che oggi fanno soffrire tante persone e sono motivo di accesa discussione e polemica? Qual è l’immagine di Dio che sta dietro tutti questi preconcetti, queste norme e queste proibizioni?
• Come capire la frase di Gesù: “Nessuno mette un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio?” Qual è il messaggio che emerge da tutto questo per la tua comunità di oggi?
7) Preghiera finale: Salmo 84
Il Signore annuncia la pace per il suo popolo.
Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore:
egli annuncia la pace
per il suo popolo, per i suoi fedeli,
per chi ritorna a lui con fiducia.
Amore e verità s’incontreranno,
giustizia e pace si baceranno.
Verità germoglierà dalla terra
e giustizia si affaccerà dal cielo.
Certo, il Signore donerà il suo bene
e la nostra terra darà il suo frutto;
giustizia camminerà davanti a lui:
i suoi passi tracceranno il cammino.