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- venerdì | 12 giugno 2020
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Lectio venerdì 12 giugno 2020
Venerdì della Decima Settimana del Tempo Ordinario (Anno A)
1 Libro dei Re 19, 9. 11 - 16
Matteo 5, 27 - 32
1) Preghiera
O Dio, sorgente di ogni bene, ispiraci propositi giusti e santi e donaci il tuo aiuto, perché possiamo attuarli nella nostra vita.
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2) Lettura: 1 Libro dei Re 19, 9. 11 - 16
In quei giorni, [Elìa, giunto al monte di Dio, l’Oreb,] entrò in una caverna per passarvi la notte, quand’ecco gli fu rivolta la parola del Signore: «Esci e férmati sul monte alla presenza del Signore». Ed ecco che il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento, un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto, un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco, il sussurro di una brezza leggera. Come l’udì, Elìa si coprì il volto con il mantello, uscì e si fermò all’ingresso della caverna. Ed ecco, venne a lui una voce che gli diceva: «Che cosa fai qui, Elìa?». Egli rispose: «Sono pieno di zelo per il Signore, Dio degli eserciti, poiché gli Israeliti hanno abbandonato la tua alleanza, hanno demolito i tuoi altari, hanno ucciso di spada i tuoi profeti. Sono rimasto solo ed essi cercano di togliermi la vita».
Il Signore gli disse: «Su, ritorna sui tuoi passi verso il deserto di Damasco; giunto là, ungerai Cazaèl come re su Aram. Poi ungerai Ieu, figlio di Nimsì, come re su Israele e ungerai Elisèo, figlio di Safat, di Abel-Mecolà, come profeta al tuo posto».
3) Riflessione su 1 Libro dei Re 19, 9. 11 - 16
• «Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti... ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento, un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto, un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco, una voce di silenzio sottile. Come l'udì, Elia si coprì il volto con il mantello, uscì e si fermò all'ingresso della caverna». (1Re 19, 11-13) - Come vivere questa Parola?
Si tratta della celebre ‘teofania' di Dio al profeta Elia sul monte Oreb. Essa contiene un insegnamento fondamentale anche per noi cristiani del terzo millennio. Come si vede dal testo citato, in quest'incontro ravvicinato con il Trascendente, Dio sconvolge e scombina tutti gli schemi che il profeta s'era fatto prima su di Lui. Infatti, dalle teofanie avute precedentemente, egli aveva imparato a conoscere un Dio potente, violento, il Dio del fuoco e degli sconvolgimenti naturali. Ora però gli si rivela un Dio inedito, nuovo, che non s'aspettava: un Dio silenzioso, «una voce di silenzio sottile», come dice il testo ebraico originale. Elia, dunque, deve modificare e rompere tutti i suoi schemi del passato, già ben fissati. Dio è sempre più in là, oltre gli schemi e le formule: Deus semper major! Questa lezione data dal Signore al suo profeta è fondamentale anche per noi! Dio non è catturabile nei nostri schemi. Egli rimane sempre il Dio Vivente da cercare nella fede, che ci precede e che scompiglia i nostri schemi prefissati. Non è mai un Dio banale e scontato, manipolabile, ma un Dio sempre nuovo e imprevedibile!
Voce di silenzio è una parola assai espressiva, proprio del linguaggio mistico, che connette due realtà apparentemente inconciliabili e serve ad esprimere l'indicibile, in una specie di cortocircuito del discorso. Infatti, quello che Elia ode sulla montagna non è il «sussurro di una brezza leggera» (come è scritto nella traduzione vigente), ma una «voce di silenzio sottile», cioè la voce di Dio che gli parla nel silenzio. Il silenzio non è solo assenza di rumori, è soprattutto percezione interiore di chi ha fatto silenzio dentro di sé, e così è in grado di ascoltare veramente Dio e non se stesso, o le ripercussioni del proprio ego. Il silenzio ha una sua voce. La voce di Dio è appena un silenzio sottile e trattenuto. Qui la teologia, l'esperienza mistica si fa apofatica (negativa): preferisce non dire, piuttosto che dire troppo. Proprio per questo la sua voce è di silenzio.
Concludendo, possiamo riassumere l'esperienza di Elia, - che può diventare anche la nostra - affermando che nell'incontro autentico e profondo con Dio, bisogna avere il coraggio di abitare il silenzio.
Signore, stiamo in silenzio, non apriamo bocca, perché sei tu che agisci (Sal 38, 10).
Ecco la voce di un grande Vescovo e Martire Ignazio di Antiochia (agli Efesini 15, 1-2): «È meglio tacere ed essere che parlare e non essere... Chi possiede veramente la parola di Gesù, può ascoltare anche il suo silenzio, per essere perfetto»
• Ci fu il mormorio di un vento leggero. Come l'udì, Elia si coprì il volto con il mantello, uscì e si fermò all'ingresso della caverna. Ed ecco, sentì una voce che gli diceva: "Che fai qui, Elia?" - Come vivere questa Parola?
L'insegnamento di Gesù si pone in continuità con la Legge d'Israele, ma va anche al di là della Legge con l'insegnamento delle Beatitudini e la promessa della vita eterna. Vivere le Beatitudini vuol dire lasciarsi coinvolgere totalmente dal modo di vivere di Gesù: convertire le azioni, ma anche curare i pensieri, i desideri, le inclinazioni... In effetti, Egli ci spinge a dare tutto; desidera niente di meno che il nostro cuore, il nostro amore, e non per un suo possesso egoistico (non sarebbe il Dio-Amore!) ma per una piena realizzazione di noi stessi.
La vita cristiana non è una vita banale e semplicistica, è una tensione costante a vivere una vita casta, sobria, santa, una vita nello Spirito.
Il Signore, però, non ci lascia soli. La vita con Dio, la vita eterna comincia già adesso, dal momento in cui prendiamo sul serio Gesù e cerchiamo di vivere pienamente la volontà del Padre che è nei cieli. Già da ora Egli è in noi e noi in Lui, per quel mistero d'amore che è l'Eucaristia e la vita nello Spirito.
Nella prima lettura, dal libro dei Re, impariamo da Elia come avvicinarci a Dio. Egli nella tribolazione ha pregato con insistenza e Dio ha risposto. Dio si è fatto conoscere ad Elia non nel chiasso ma nel mormorio di un vento leggero, non con maestà ma in modo intimo, familiare: "Che fai qui, Elia?"
Anche per noi è importante dare spazio a Dio, pregare con insistenza, fare silenzio dentro di noi, per poter accogliere la parola che Dio certamente vuole condividere con noi.
Oggi, nella nostra pausa contemplativa, chiediamo allo Spirito Santo di 'farmi stare tranquillo' nel silenzio del cuore. Preghiamo con amore e insistenza: Parlaci, Signore!
Ecco la voce di un grande teologo Yves Congar: Durante la vita umana di Gesù, lo Spirito Santo aveva in lui il suo tempio che conteneva gli uomini in previsione e in potenza di assumerli come figli di Dio. Dopo la glorificazione del Signore, lo Spirito Santo ha questo tempio in noi e nella Chiesa. Egli compie in noi le stesse operazioni di nascita, di vita come membri del corpo di Cristo, di consumazione di questa qualità del nostro corpo stesso, nella gloria e nella libertà dei figli di Dio.
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4) Lettura: Vangelo secondo Matteo 5, 27 - 32
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto: “Non commetterai adulterio”. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore. Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geènna. E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala e gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geènna.
Fu pure detto: “Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto del ripudio”. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio».
5) Riflessione sul Vangelo secondo Matteo 5, 27 - 32
• Nel vangelo di oggi, Gesù rilegge il comandamento “Non commettere adulterio”. Gesù rilegge la legge partendo dall’intenzione che Dio aveva proclamato secoli prima sul Monte Sinai. Cerca lo Spirito della Legge e non si rinchiude nella lettera. Riprende e difende i grandi valori della vita umana che costituiscono lo sfondo di ciascuno di questi Dieci Comandamenti. Insiste sull’amore, sulla fedeltà, sulla misericordia, sulla giustizia, sulla verità, sull’umanità (Mt 9,13; 12,7; 23,23; Mt 5,10; 5,20; Lc 11,42; 18,9). Il risultato dell’osservanza piena della Legge di Dio umanizza la persona. In Gesù appare ciò che avviene quando un essere umano lascia che Dio riempia la sua vita. L’obiettivo ultimo è quello di unire i due amori, la costruzione della fraternità in difesa della vita. Più grande è la fraternità, maggiore sarà la pienezza di vita e maggiore sarà l’adorazione tributata da tutte le creature a Dio Creatore e Salvatore.
• Il peccato viene dal di dentro.
Già guardare una donna con desiderio significa commettere adulterio con lei. Il peccato come le opere di bene provengono dalle nostre interiori convinzioni, dall'orientamento che abbiano impresso nel nostro cuore. L'azione che ne segue è solo la esteriore manifestazione di ciò che prima è maturato dentro di noi. I nostri occhi, definiti la finestra dell'anima, ci trasferiscono immagini e causano sensazioni che, se non filtrate dalla nostra coscienza, che deve operare la selezione, ci spingono all'azione cattiva, non conforme alla norma divina. Ecco perché il Signore arriva a dirci che se il nostro occhio ci è motivo di scandalo, dobbiamo essere pronti anche a cavarlo pur di entrare nel regno dei cieli. L'inquinamento dell'anima è un fatto molto più debilitante della perdita di un nostro organo fisico come il nostro occhio o la nostra mano. Siamo così sollecitati a considerare con la migliore attenzione i valori del nostro corpo, pur meritevoli di attenzioni e di cure, e quelli dello spirito, che dobbiamo conservare integro per la vita eterna. Viene da pensare che ai nostri giorni talvolta sono più affollati gli ambulatori dei medici che non i confessionali e le chiese. Spesso capita di vedere gente che si affanna più per la dimora terrena che non per quelle definitiva e celeste. Soffriamo momenti di confusione e di capovolgimenti di valori. Ciò anche perché il nostro sguardo non più assuefatto a svolgere con sapienza la dovuta introspezione dell'anima. C'è troppo chiasso intorno e la fretta morde il nostro incedere nel mondo. Riflettere, meditare, esaminarsi interiormente è virtù di pochi. Forse anche per questo il discorso sulla fedeltà coniugale per molti, come ai tempi di Cristo, non è più un valore.
? Matteo 5,27-28: Non commettere adulterio. Cosa richiede da noi questo comandamento? L’antica risposta era questa: l’uomo non può dormire con la donna di un altro. Questo lo esigeva la lettera del comandamento. Ma Gesù supera la lettera e dice: “ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore."
L’obiettivo del comandamento è la fedeltà reciproca tra uomo e donna che assumono insieme la vita insieme, da sposati. E questa fedeltà sarà completa solo se i due sapranno essersi fedeli l’uno all’altra nel pensiero e nel desiderio e sapranno giungere ad una trasparenza totale tra di loro.
• Matteo 5,29-30: Cava l’occhio e taglia la mano. Per illustrare ciò che Gesù ha appena detto, enuncia una parola forte di cui si serve in un’altra occasione quando parlò dello scandalo verso i piccoli (Mt 18,9 e Mc 9,47). Lui dice: “Se il tuo occhio destro ti è occasione di scandalo, cavalo e gettalo via da te: conviene che perisca una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geenna”. Ed afferma lo stesso nei riguardi della mano. Queste affermazioni non possono prendersi letteralmente. Indicano una radicalità e la serietà con cui Gesù insiste nell’osservanza di questo comandamento.
• Matteo 5,31-32: La questione del divorzio. All’uomo era permesso dare l'atto di divorzio alla donna. Gesù dirà nel Discorso della Comunità che Mosè lo permise per la durezza di cuore della gente (Mt 19,8). “Ma io vi dico: chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto di ripudio; ma io vi dico: chiunque ripudia sua moglie, eccetto il caso di concubinato, la espone all’adulterio e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio". Si è discusso molto su questo tema. Basandosi su questa affermazione di Gesù, la chiesa orientale permette il divorzio in caso di “fornicazione”, cioè, di infedeltà. Altri dicono che qui la parola fornicazione traduce un termine aramaico o ebraico zenuth che indicava un matrimonio tra gente della stessa parentela, che era proibito. Non sarebbe un matrimonio valido.
• Lasciando da parte l’interpretazione corretta di questa parola, ciò che importa è vedere l’obiettivo ed il senso generale delle affermazioni di Gesù nella nuova lettura che fa dei Dieci Comandamenti. Gesù parla di un ideale che deve stare sempre dinanzi ai nostri occhi. L’ideale definitivo è questo: “Essere perfetto come il Padre del cielo è perfetto” (Mt 5,48). Questo ideale vale per tutti i comandamenti rivisti da Gesù. Nella rilettura del comandamento: “Non commettere adulterio”, questo ideale si traduce in trasparenza e onestà tra marito e moglie. Più nessuno può dire: “Sono perfetto come il Padre del cielo è perfetto”. Staremo sempre al di sotto della misura. Non potremo mai meritare il premio perché saremo sempre al di sotto della misura. Ciò che importa è continuare il cammino, volgere lo sguardo verso l’ideale, sempre! Ma, nello stesso tempo, come fece Gesù, dobbiamo accettare le persone con la stessa misericordia con cui Lui accettava le persone e le orientava verso l’ideale. Per questo, certe esigenze giuridiche della Chiesa oggi, come per esempio, non permettere la comunione a persone che vivono in seconde nozze, sembrano andare più d’accordo con l’atteggiamento dei farisei che con quello di Gesù. Nessuno applica letteralmente la spiegazione del comandamento “Non uccidere”, dove Gesù dice che chi dice idiota a suo fratello merita l’inferno (Mt 5,22). Poiché se così fosse, tutti avremmo garantita già l’entrata all’inferno e nessuno si salverebbe. Perché la nostra dottrina usa misure differenti nel caso del quinto e del nono comandamento?
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6) Per un confronto personale
• Riesci a vivere l’onestà totale e la trasparenza con le persone dell’altro sesso?
• Come capire l’esigenza “essere perfetto come il Padre celeste è perfetto”?