Per la preghiera personale e familiare: Lectio divina sulla Liturgia della Parola del giorno - 5 giugno 2020

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  • venerdì | 5 giugno 2020

https://www.sacrocuoreboli.it/sacrocuore/file/pagine/1111/5-giugno-2020.pdfLectio del venerdì 5 giugno 2020

 

Venerdì della Nona Settimana del Tempo Ordinario (Anno A)
San Bonifacio
 
2 Lettera a Timoteo 3, 10 – 16
Marco 12, 35 - 37
 
 
1) Preghiera 
Interceda per noi, Signore, il santo vescovo e martire Bonifacio, perché custodiamo con fierezza e professiamo con coraggio la fede che egli ha insegnato con la parola e testimoniato con il sangue. 
 
MESSAGGERO DELLA BUONA NOVELLA. Un monaco viene mandato e si affretta ad annunciare la Buona Novella; un contemplativo viene trasformato in uomo d'azione, incaricato di fondare la Chiesa. Ciò che Gregorio Magno aveva fatto mandando Agostino in Inghilterra, Gregorio il lo ripete mandando Bonifacio in Germania. Il cristiano deve imparare a unire azione e contemplazione, a diventare contemplativo nell'azione. 
ANNUNCIARE IL VANGELO. Sec. VIII, epoca particolarmente dura: le invasioni barbariche hanno disgregato totalmente l'impero romano; l'eresia ariana ha fatto vacillare la fede. Diventa urgente ridare nuova vita alle Chiese, metterle in comunione fra loro e con Roma. Sarà l'opera di Bonifacio come missionario del Vangelo. In ogni epoca la Chiesa può vivere soltanto accogliendo lo Spirito che le comunica il suo slancio missionario.
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2) Lettura: 2 Lettera a Timoteo 3, 10 - 16
Figlio mio, tu mi hai seguito da vicino nell’insegnamento, nel modo di vivere, nei progetti, nella fede, nella magnanimità, nella carità, nella pazienza, nelle persecuzioni, nelle sofferenze. Quali cose mi accaddero ad Antiòchia, a Icònio e a Listra! Quali persecuzioni ho sofferto! Ma da tutte mi ha liberato il Signore! E tutti quelli che vogliono rettamente vivere in Cristo Gesù saranno perseguitati. Ma i malvagi e gli impostori andranno sempre di male in peggio, ingannando gli altri e ingannati essi stessi. Tu però rimani saldo in quello che hai imparato e che credi fermamente. Conosci coloro da cui lo hai appreso e conosci le sacre Scritture fin dall’infanzia: queste possono istruirti per la salvezza, che si ottiene mediante la fede in Cristo Gesù. Tutta la Scrittura, ispirata da Dio, è anche utile per insegnare, convincere, correggere ed educare nella giustizia, perché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.
 
3) Riflessione  su 2 Lettera a Timoteo 3, 10 - 16
•  Tu rimani saldo in quello che hai imparato e di cui sei convinto, sapendo da chi l'hai appreso e che fin dall'infanzia conosci le Sacre Scritture: questo possono istruirti per la salvezza che si ottiene per mezzo della fede in Cristo Gesù.  -  Come vivere questa Parola?
Quanto è pedagogica questa esortazione di Paolo a Timoteo! È come se gli dicesse: mi raccomando, non andare dietro alle mode, non credere che gli ultimi ritrovati scientifici e tecnologici sostituiscono quanto ti è stato tramandato e di cui, crescendo, ti sei convinto per esperienza personale e comunitaria. Se ogni nuova acquisizione non si integra con quella precedente, se non fa maturare i 'semi del Verbo' presenti nella storia, ma al contrario gli si contrappone svendendosi per la verità, l'ultima e la più vera, apri gli occhi!
"Rimani saldo in quello che hai appreso e di cui sei convinto."
Noi, in quanto cristiani, siamo capaci di 'rimanere saldi' in ciò che abbiamo imparato e di cui siamo convinti? Le Sacre Scritture sono per noi fonte di 'istruzione’, le conosciamo? Abbiamo letto la Bibbia, o almeno i Vangeli per intero?
Timoteo ne era stato istruito fin dall'infanzia, io forse no. Poco più di quaranta anni fa, la Sacra Scrittura era riservata a studiosi e presbiteri, ma dal Concilio Vaticano II in poi non abbiamo più scuse. Tutti i cristiani sono esortati a conservare un contatto continuo con la Bibbia mediante la lettura, lo studio e la meditazione (cf DV 25). "L'ignoranza delle Scritture” diceva San Girolamo “è ignoranza di Cristo".
Attenzione, però. Non basta conoscere e leggere la Bibbia, ci vuole un cuore aperto alla fede: "la salvezza si ottiene per mezzo della fede in Cristo Gesù". È l'accoglienza di Gesù e della forza dello Spirito di Sapienza che Egli effonde su di noi che ci permette di comprendere le Scritture e di mettere in pratica ciò che la Parola di Dio dice. E la Parola dice fondamentalmente AMORE, verso Dio e verso ogni fratello e sorella!
Oggi, nel nostro rientro al cuore, chiederemo allo Spirito Santo di darci il gusto della Parola letta, contemplata e pregata.
Aiutaci, Spirito Santo, a essere fedeli e perseveranti nella meditazione quotidiana della Parola: ci lasciamo da essa istruire, convincere ed anche correggere perché il nostro cuore diventi un cuore puro e libero, capace di amare.
Ecco le parole di un Padre della Chiesa, S. Gregorio Magno: È inutile chiedersi chi ha scritto queste cose, poiché per fede sappiamo che l'autore della Bibbia è lo Spirito Santo. È lui l'autore, perché ha ispirato quest'opera e, attraverso la fatica dello scrittore, ci ha trasmesso questi fatti da imitare. Cercare chi l'ha scritta è come leggere una lettera preoccupandoci di sapere con quale penna sia stata scritta. 
 
•  Tutta la Scrittura, ispirata da Dio, è anche utile per insegnare, convincere, correggere ed educare nella giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona. (2Tm 3,16-17) - Come vivere questa Parola?
La Bibbia (o Sacra Scrittura) non è un libro facile in tutte le sue parti. È bene leggerlo con l'aiuto di una guida e di qualche buon commento esegetico che aiuti a distinguere la verità sempre attuale della Parola di Dio da rivestimenti letterari legati all'epoca e all'aspetto antropologico dei destinatari a cui, a suo tempo, si sono rivolti i vari autori in un lunghissimo arco di storia. 
Precisato questo, resta il fatto inconfutabile che la Sacra Scrittura è veramente Parola del Signore. Chi scrive, pur con le sue particolarità di carattere, di esperienze umane e di stile è pur sempre "portavoce di Dio", ispirato da lui. Proprio perché sostanzialmente è Lui e non un uomo a rivolgersi a chi legge, la Parola insegna, convince, corregge ed educa nella giustizia. Sì, fa tutto questo contemporaneamente. 
Un'altra cosa è necessaria: il cuore deve essere aperto alla fede. Bisogna leggere con gli occhi del cuore illuminati dallo Spirito Santo e dunque con volontà docile a mettere in pratica ciò che la Parola dice. Diversamente la Bibbia resta un libro chiuso. Tutt'al più serve per rendere eruditi, non per imparare a vivere con saggezza.
Oggi, nel nostro rientro al cuore, ci spalanchiamo allo Spirito perché renda vivo in noi lo stupore e il grazie per il dono della Parola.
Spirito di luce e d'amore aprici oggi e sempre alla Parola di Dio. Fa' che noi l'accogliamo con venerazione e ci lasciamo da essa istruire, convincere e anche correggere.
Ecco le parole di un vescovo martire Oscar Romero: La Parola resta. E questa è la grande consolazione di chi predica. La mia voce scomparirà, ma la Parola che è Cristo resterà nei cuori di quanti lo avranno voluto accogliere. Fratelli, custodite questo tesoro. Non è la mia povera parola a seminare speranza e fede; è che io non sono altro che l'umile risuonare di Dio in questo popolo.
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4) Lettura: Vangelo secondo Marco 12, 35 - 37
In quel tempo, insegnando nel tempio, Gesù diceva: «Come mai gli scribi dicono che il Cristo è figlio di Davide? Disse infatti Davide stesso, mosso dallo Spirito Santo: “Disse il Signore al mio Signore: Siedi alla mia destra, finché io ponga i tuoi nemici sotto i tuoi piedi”. Davide stesso lo chiama Signore: da dove risulta che è suo figlio?». E la folla numerosa lo ascoltava volentieri.
 
5) Riflessione sul Vangelo secondo Marco 12, 35 - 37
•  “Siedi alla mia destra!”. Non si tratta forse del desiderio espresso dalla madre dei due figli di Zebedeo: “Di’ che questi miei figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno?”. Questa prossimità a Dio costituisce la piena beatitudine e il sommo grado della gloria, della vera gloria. La madre di Giacomo e Giovanni credeva in un regno sulla terra, ma la tradizione ebreo-cristiana dà a tale prossimità un senso spirituale molto alto. Ecco perché Gesù, alla richiesta di quella madre risponde con una domanda: “Potete bere il calice che io sto per bere?”. E, alla loro risposta positiva, Gesù soggiunge: “Il mio calice lo berrete; però non sta a me concedere che vi sediate alla mia destra o alla mia sinistra, ma è per coloro per i quali è stato preparato dal Padre mio”. La destra del Padre è riservata al Figlio e la destra del Figlio è anch’essa riservata! 
Gesù, Figlio di Dio, tu che siedi alla destra del Padre, abbi pietà di noi! Crea in noi un cuore contrito e umiliato; fa’ che possiamo bere al tuo calice con amore: saremo così glorificati secondo la tua saggezza, senza chiedere di sedere alla tua destra o alla tua sinistra! 
 
•  La vera identità del Cristo.
Un giorno Gesù chiese ai suoi apostoli: «Chi dice la gente che io sia?» Prima della risposta illuminata di Pietro «Tu sei il Cristo il figlio del Dio vivente», sono riferite le diverse dicerie della gente, vaghe ed insicure. Alcuni cercano un'identificazione di Gesù ricorrendo alla sua parentela e alle sue apparenti origini umane e concludono che è «il figlio del falegname». Gli scribi, come sempre e com'è loro stile, poggiano i loro ragionamenti sulle scritture, interpretandole però a modo loro, da incalliti e miopi conservatori. Per loro il Messia è figlio di Davide, ma non vogliono comprendere che lo stesso Davide lo chiama «Signore» e si china riverente verso il suo lontano successore. Ancora una volta coloro che attendevano il Messia, alla sua venuta non vogliono riconoscerlo perché scorgono in lui uno che viene a turbare il loro mondo religioso gretto e pieno di formalismi esteriori. L'invito di Gesù è di volgersi verso il futuro, di guardarlo con l'occhio della fede e di giudicarlo da quanto dice e fa nello svolgersi della sua missione. Non sono finiti i tentativi di ridurre la persona di Cristo entri i limiti angusti di una visione umana; è una tentazione ricorrente frutto di un esasperato razionalismo e soprattutto di mancanza di fede.
 
•  Nel vangelo dell’altro ieri, Gesù criticava la dottrina dei sadducei (Mc 12,24-27). Nel vangelo di oggi, critica l’insegnamento dei dottori della legge. E questa volta la sua critica non è diretta all’incoerenza della loro vita, ma all’insegnamento che loro trasmettono alla gente. In un’altra occasione, Gesù aveva criticato la loro incoerenza e aveva detto alla gente: “I dottori della Legge e i farisei hanno autorità per interpretare la Legge di Mosè. Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno” (Mt 23.2-3). Ora, lui si mostra riservato riguardo a coloro che insegnavano la speranza messianica, e basa la sua critica su argomenti tratti dalla Bibbia.
 
•  Marco 12,35-36: L’insegnamento dei dottori della Legge sul Messia. La propaganda ufficiale del governo, come pure quella dei dottori della Legge diceva che il messia sarebbe venuto in qualità di Figlio di Davide. Era il modo per insegnare che il messia sarebbe un re glorioso, forte e dominatore. Così gridò la gente la Domenica delle Palme: "Benedetto il Regno che viene del nostro padre Davide!" (Mc 11,10). Anche così gridò il cieco di Gerico: "Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!" (Mc 10,47).
 
• Marco 12,37: Gesù questiona l’insegnamento dei dottori sul Messia. Gesù questiona questo insegnamento dei dottori. Cita un salmo di Davide: “Il Signore disse al mio Signore: Siedi alla mia destra, finché io ponga i tuoi nemici a sgabello dei tuoi piedi!” (Sal 110,1) E Gesù aggiunge: “Se Davide stesso lo chiama Signore: come dunque può essere suo figlio?” Ciò significa che Gesù non era completamente d’accordo con l’idea di un messia Signore Glorioso, che sarebbe venuto quale re potente per dominare ed imporsi su tutti i suoi nemici. Marco aggiunge che alla gente piacque la critica di Gesù. Infatti la storia informa che i “poveri di Yavé “ (anawim) erano in attesa del messia non dominatore, ma servo di Dio per l’umanità.
 
•  Le diverse forme di speranza messianica. Lungo i secoli, la speranza messianica crebbe, assumendo forme diverse. Quasi tutti i gruppi e i movimenti dell’epoca di Gesù erano in attesa della venuta del Regno, ma ognuno a modo suo; farisei, scribi, esseni, zelati, erodiani, sadducei, i profeti popolari, i discepoli di Giovanni Battista, i poveri di Yavè. Potevano distinguersi tre tendenze nella speranza messianica della gente, al tempo di Gesù.
a) Messia inviato personale di Dio: Per alcuni, il Regno futuro doveva arrivare mediante un inviato di Dio, chiamato Messia o Cristo. Sarebbe stato unto per poter svolgere questa missione (Is 61,1). Alcuni speravano che lui fosse un profeta; altri che fosse un re, un discepolo o un sacerdote. Malachia, per esempio, aspetta il profeta Elia (Mal 3,23-24). Il Salmo 72 aspetta un re ideale, un nuovo Davide. Isaia aspetta ora un discepolo (Is 50,4), ora un profeta (Is 61,1). Lo spirito impuro gridava: "Io so chi sei tu: il santo di Dio! (Mc 1, 24). Segno che c’era gente che aspettava un messia che fosse sacerdote (Santo o Santificato). I poveri di Yavé (anawim) aspettavano il Messia “Servo di Dio”, annunciato da Isaia.
b) Messianismo senza messia. Per altri, il futuro sarebbe arrivato all’ improvviso, senza mediazione, né aiuto da parte di nessuno. Dio stesso sarebbe venuto in persona per realizzare le profezie. Non ci sarebbe stato un messia propriamente detto. Sarebbe stato un messianismo, senza messia. Di ciò ci si rende conto nel libro di Isaia, dove Dio stesso arriva con la vittoria in mano (Is 40,9-10; 52,7-8).
c) Il Messia è già giunto. C’erano anche gruppi che non aspettavano il messia. Per loro la situazione attuale doveva continuare com’era, poiché pensavano che il futuro era già giunto. Questi gruppi non erano popolari. Per esempio, i sadducei non aspettavano il messia. Gli erodiani pensavano che Erode fosse un re messianico.
 
•  La luce della risurrezione. La risurrezione di Gesù è la luce che illumina all’ improvviso tutto il passato. Alla luce della risurrezione i cristiani cominceranno a leggere l’Antico Testamento e scopriranno in esso nuovi significati che prima non potevano essere scoperti, perché mancava la luce (cf 2Cor 3,15-16). Loro cercavano nell’AT le parole per esprimere la nuova vita che stavano vivendo in Cristo. Lì trovavano la maggior parte dei titoli di Gesù: Messia (Sal 2,2), Figlio dell’Uomo (Dn 7,13; Ez 2,1), Figlio di Dio (Sal 2,7; 2 Sm 7,13), Servo di Yavè (Is 42,1; 41,8), Redentore (Is 41,14; Sal 19,15; Rt 4,15), Signore (LXX) (quasi 6000 volte!). Tutti i grandi temi dell’AT sfociano in Gesù e trovano in Lui la loro piena realizzazione. Nella risurrezione di Gesù sboccia il seme e secondo quanto detto dai Padri della Chiesa, tutto l’Antico Testamento diventa Nuovo Testamento.
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6) Per un confronto personale
• Qual è la speranza per il futuro del mondo di oggi in cui viviamo?
• La fede nella Risurrezione, influisce nel modo di vivere la tua vita?