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- domenica | 23 giugno 2019
Il sacrificio della nuova alleanza
L'antica alleanza del Sinai tra Dio e Israele si era compiuta attraverso tre momenti successivi: la manifestazione di Dio al suo popolo (Es 19), la consegna del decalogo, «le dieci parole di Dio» (Es 20,1-21), come legge costituzionale, e il codice dell'alleanza (ampliamenti del decalogo: Es 20,22-23,33). E si era conclusa e sancita solennemente con dei «sacrifici di comunione» (Es 24).
La nuova ed eterna alleanza fra Dio e l'umanità si è pure compiuta attraverso tre momenti simili a quelli: una nuova, più profonda e universale manifestazione di Dio in Cristo (Me 1,10-11; 9,2-8), un decalogo riportato alla sua purezza e integrità, al suo «compimento» (Mt 5,17-48), e il nuovo codice delle beatitudini, della legge interiore, del «comandamento nuovo» dell'amore (Mt 5,1-12; 6-7; Gv 13,34-35; 15,10-17). Essa pure si è conclusa ed è stata solennemente sancita nel vero «sacrificio di comunione» nel Sangue di Cristo (Me 14,22-24; ecc.).
L'odierna celebrazione del Corpo e del Sangue di Cristo ci richiama a tutta la nuova alleanza che acquista così un significato più pieno, e a sua volta fa capire meglio la portata del sacrificio di Cristo.
Il sangue, sigillo dell'antica alleanza...
Gli antichi, e in particolare gli Ebrei, sigillavano un contratto di alleanza col sangue delle vittime offerte. Così avvenne al Sinai per l'alleanza dell'antica legge. In questo rito (prima lettura), Mosè richiama le parole e la legge di Dio, legge «scritta», intangibile; il popolo riafferma la sua volontà di metterla in pratica e di obbedire a Dio. Quindi Mosè asperge col sangue delle vittime l'altare e lo stesso popolo. Il sangue, che è vita, indica che l'alleanza è vitale; sparso sull'altare e sul popolo, significa che tra il popolo e Dio vi è comunione: nella fedeltà all'alleanza, il popolo vive della vita di Dio. Tutto ciò è segno, prefigurazione e anticipazione di ciò che Cristo porterà a pienezza di significato e di efficacia.
... e dell'alleanza nuova ed eterna
Il sommo sacerdote, entrando col sangue dell'espiazione nel Santo dei santi, scompariva dalla vista del popolo, ma era più che mai attivo nella sua opera di mediazione per il popolo.
Cristo, entrato nella sua gloria (Le 24,26), offre per noi il suo sangue purificatore. Ma egli resta presso il Padre in una solidarietà attivissima a nostro riguardo: il suo sangue ha un potere infinito che veramente purifica e redime, assume le miserie e i sacrifici degli uomini di tutti i tempi, instaura la nuova alleanza e ha la forza di trarre con sé i redenti all'eredità eterna promessa da Dio (seconda lettura).
Per questo, il sacrificio di Cristo è unico, efficace, eterno; da solo compie tutto ciò che ogni altro sacrificio umano non ha la forza di compiere, ma non respinge quei sacrifici, anzi dà ad essi valore ed efficacia, unendoli al suo sangue.
Il sacramento del suo Corpo e del suo Sangue
Il racconto di Marco (vangelo) presenta i caratteri essenziali del sacrificio di Cristo. L'antico rito dell'agnello pasquale, sacrificio evocativo della liberazione degli Ebrei dalla schiavitù, raggiunge pienezza e significato totalmente nuovi.
Cristo, offrendo se stesso alla immolazione, opera la liberazione integrale e definitiva, e col suo sangue sparso per tutti come espiazione dei peccati (seconda lettura), sigilla la nuova alleanza, quella che è davvero «l'alleanza».
Nell'antica legge vi erano sacrifici di liberazione, di alleanza e comunione, di espiazione, di ringraziamento. Il sacrificio unico di Cristo ha in sé e supera tutti questi valori: il sacrificio pasquale di liberazione, il sacrificio dell'alleanza e della comunione con Dio, il sacrificio della espiazione del peccato, il sacrificio del ringraziamento. Anzi, da questo prende il nome l'Eucaristia, che vuoi dire appunto «ringraziamento», perché gli uomini devono sommamente ringraziare Dio per i suoi doni. Cristo ha dato inizio al banchetto dell'ultima cena, ringraziando Dio, innalzando al Padre il «grazie», ciò che gli uomini troppe volte dimenticano di fare, per i benefici della creazione e della redenzione.
La solennità di oggi è per ciascuno di noi un invito ad esprimere il nostro «grazie» a Cristo per il totale dono di sé, in corpo e sangue, come cibo e bevanda (Gv 6,51-58): il miglior modo di dirlo è di partecipare di questo pane e di questo vino che Cristo ci offre, di fare nostra l'Eucaristia, il «ringraziamento» che Cristo offre al Padre, per offrirlo insieme con lui, nutriti di lui, mossi e uniti dal suo Spirito Santo.
O prezioso e meraviglioso convito!Dalle «Opere» di san Tommaso d'Aquino, dottore della Chiesa
(Opusc. 57, nella festa del Corpo del Signore, lect. 1-4)
L'Unigenito Figlio di Dio, volendoci partecipi della sua divinità, assunse la nostra natura e si fece uomo per far di noi, da uomini, déi. Tutto quello che assunse, lo valorizzò per la nostra salvezza. Offrì infatti a Dio Padre il suo corpo come vittima sull'altare della croce per la nostra riconciliazione. Sparse il suo sangue facendolo valere come prezzo e come lavacro, perché, redenti dalla umiliante schiavitù, fossimo purificati da tutti i peccati. Perché rimanesse in noi, infine, un costante ricordo di così grande beneficio, lasciò ai suoi fedeli il suo corpo in cibo e il suo sangue come bevanda, sotto le specie del pane e del vino.
O inapprezzabile e meraviglioso convito, che dà ai commensali salvezza e gioia senza fine! Che cosa mai vi può essere di più prezioso? Non ci vengono imbandite le carni dei vitelli e dei capri, come nella legge antica, ma ci viene dato in cibo Cristo, vero Dio. Che cosa di più sublime di questo sacramento? Nessun sacramento in realtà é più salutare di questo: per sua virtù vengono cancellati i peccati, crescono le buone disposizioni, e la mente viene arricchita di tutti i carismi spirituali. Nella Chiesa l'Eucaristia viene offerta per i vivi e per i morti, perché giovi a tutti, essendo stata istituita per la salvezza di tutti.
Nessuno infine può esprimere la soavità di questo sacramento. Per mezzo di esso si gusta la dolcezza spirituale nella sua stessa fonte e si fa memoria di quella altissima carità, che Cristo ha dimostrato nella sua passione. Egli istituì l'Eucaristia nell'ultima cena, quando, celebrata la Pasqua con i suoi discepoli, stava per passare dal mondo al Padre. L'Eucaristia é il memoriale della passione, il compimento delle figure dell'Antica Alleanza, la più grande di tutte le meraviglie operate dal Cristo, il mirabile documento del suo amore immenso per gli uomini.
L'antica alleanza del Sinai tra Dio e Israele si era compiuta attraverso tre momenti successivi: la manifestazione di Dio al suo popolo (Es 19), la consegna del decalogo, «le dieci parole di Dio» (Es 20,1-21), come legge costituzionale, e il codice dell'alleanza (ampliamenti del decalogo: Es 20,22-23,33). E si era conclusa e sancita solennemente con dei «sacrifici di comunione» (Es 24).
La nuova ed eterna alleanza fra Dio e l'umanità si è pure compiuta attraverso tre momenti simili a quelli: una nuova, più profonda e universale manifestazione di Dio in Cristo (Me 1,10-11; 9,2-8), un decalogo riportato alla sua purezza e integrità, al suo «compimento» (Mt 5,17-48), e il nuovo codice delle beatitudini, della legge interiore, del «comandamento nuovo» dell'amore (Mt 5,1-12; 6-7; Gv 13,34-35; 15,10-17). Essa pure si è conclusa ed è stata solennemente sancita nel vero «sacrificio di comunione» nel Sangue di Cristo (Me 14,22-24; ecc.).
L'odierna celebrazione del Corpo e del Sangue di Cristo ci richiama a tutta la nuova alleanza che acquista così un significato più pieno, e a sua volta fa capire meglio la portata del sacrificio di Cristo.
Il sangue, sigillo dell'antica alleanza...
Gli antichi, e in particolare gli Ebrei, sigillavano un contratto di alleanza col sangue delle vittime offerte. Così avvenne al Sinai per l'alleanza dell'antica legge. In questo rito (prima lettura), Mosè richiama le parole e la legge di Dio, legge «scritta», intangibile; il popolo riafferma la sua volontà di metterla in pratica e di obbedire a Dio. Quindi Mosè asperge col sangue delle vittime l'altare e lo stesso popolo. Il sangue, che è vita, indica che l'alleanza è vitale; sparso sull'altare e sul popolo, significa che tra il popolo e Dio vi è comunione: nella fedeltà all'alleanza, il popolo vive della vita di Dio. Tutto ciò è segno, prefigurazione e anticipazione di ciò che Cristo porterà a pienezza di significato e di efficacia.
... e dell'alleanza nuova ed eterna
Il sommo sacerdote, entrando col sangue dell'espiazione nel Santo dei santi, scompariva dalla vista del popolo, ma era più che mai attivo nella sua opera di mediazione per il popolo.
Cristo, entrato nella sua gloria (Le 24,26), offre per noi il suo sangue purificatore. Ma egli resta presso il Padre in una solidarietà attivissima a nostro riguardo: il suo sangue ha un potere infinito che veramente purifica e redime, assume le miserie e i sacrifici degli uomini di tutti i tempi, instaura la nuova alleanza e ha la forza di trarre con sé i redenti all'eredità eterna promessa da Dio (seconda lettura).
Per questo, il sacrificio di Cristo è unico, efficace, eterno; da solo compie tutto ciò che ogni altro sacrificio umano non ha la forza di compiere, ma non respinge quei sacrifici, anzi dà ad essi valore ed efficacia, unendoli al suo sangue.
Il sacramento del suo Corpo e del suo Sangue
Il racconto di Marco (vangelo) presenta i caratteri essenziali del sacrificio di Cristo. L'antico rito dell'agnello pasquale, sacrificio evocativo della liberazione degli Ebrei dalla schiavitù, raggiunge pienezza e significato totalmente nuovi.
Cristo, offrendo se stesso alla immolazione, opera la liberazione integrale e definitiva, e col suo sangue sparso per tutti come espiazione dei peccati (seconda lettura), sigilla la nuova alleanza, quella che è davvero «l'alleanza».
Nell'antica legge vi erano sacrifici di liberazione, di alleanza e comunione, di espiazione, di ringraziamento. Il sacrificio unico di Cristo ha in sé e supera tutti questi valori: il sacrificio pasquale di liberazione, il sacrificio dell'alleanza e della comunione con Dio, il sacrificio della espiazione del peccato, il sacrificio del ringraziamento. Anzi, da questo prende il nome l'Eucaristia, che vuoi dire appunto «ringraziamento», perché gli uomini devono sommamente ringraziare Dio per i suoi doni. Cristo ha dato inizio al banchetto dell'ultima cena, ringraziando Dio, innalzando al Padre il «grazie», ciò che gli uomini troppe volte dimenticano di fare, per i benefici della creazione e della redenzione.
La solennità di oggi è per ciascuno di noi un invito ad esprimere il nostro «grazie» a Cristo per il totale dono di sé, in corpo e sangue, come cibo e bevanda (Gv 6,51-58): il miglior modo di dirlo è di partecipare di questo pane e di questo vino che Cristo ci offre, di fare nostra l'Eucaristia, il «ringraziamento» che Cristo offre al Padre, per offrirlo insieme con lui, nutriti di lui, mossi e uniti dal suo Spirito Santo.
O prezioso e meraviglioso convito!Dalle «Opere» di san Tommaso d'Aquino, dottore della Chiesa
(Opusc. 57, nella festa del Corpo del Signore, lect. 1-4)
L'Unigenito Figlio di Dio, volendoci partecipi della sua divinità, assunse la nostra natura e si fece uomo per far di noi, da uomini, déi. Tutto quello che assunse, lo valorizzò per la nostra salvezza. Offrì infatti a Dio Padre il suo corpo come vittima sull'altare della croce per la nostra riconciliazione. Sparse il suo sangue facendolo valere come prezzo e come lavacro, perché, redenti dalla umiliante schiavitù, fossimo purificati da tutti i peccati. Perché rimanesse in noi, infine, un costante ricordo di così grande beneficio, lasciò ai suoi fedeli il suo corpo in cibo e il suo sangue come bevanda, sotto le specie del pane e del vino.
O inapprezzabile e meraviglioso convito, che dà ai commensali salvezza e gioia senza fine! Che cosa mai vi può essere di più prezioso? Non ci vengono imbandite le carni dei vitelli e dei capri, come nella legge antica, ma ci viene dato in cibo Cristo, vero Dio. Che cosa di più sublime di questo sacramento? Nessun sacramento in realtà é più salutare di questo: per sua virtù vengono cancellati i peccati, crescono le buone disposizioni, e la mente viene arricchita di tutti i carismi spirituali. Nella Chiesa l'Eucaristia viene offerta per i vivi e per i morti, perché giovi a tutti, essendo stata istituita per la salvezza di tutti.
Nessuno infine può esprimere la soavità di questo sacramento. Per mezzo di esso si gusta la dolcezza spirituale nella sua stessa fonte e si fa memoria di quella altissima carità, che Cristo ha dimostrato nella sua passione. Egli istituì l'Eucaristia nell'ultima cena, quando, celebrata la Pasqua con i suoi discepoli, stava per passare dal mondo al Padre. L'Eucaristia é il memoriale della passione, il compimento delle figure dell'Antica Alleanza, la più grande di tutte le meraviglie operate dal Cristo, il mirabile documento del suo amore immenso per gli uomini.