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San Berniero, compatrono di Eboli, una devozione
affievolita
di Paolo Sgroia
Nella Spagna settentrionale e
precisamente nella provincia di Soria, presso la destra
dell'Ucero, affluente del Duero, è situata El Burgo de
Osma; è l'antica Uxameburg,
detta anche Uxama.
In questa città nasceva, nella seconda
metà dell'XI secolo, Berniero da una famiglia nobile e
benestante.
Fin da fanciullo disprezzò le vanità del mondo
conducendo una vita austera e penitente.
In quel tempo numerose schiere di fedeli,
accesi di fervore mistico, erano spinti sulle vie
dell'Impero per visitare i principali
Santuari d'Oriente e d'Occidente,
d'Europa e d'Italia. Il giovane
Berniero, munitosi di cappello a larghe falde, di bastone, di scarsella e di
fiaschetta, con i sandali ai piedi si
mosse dalla Spagna e dopo esser giunto sulla
tomba di S. Pietro Apostolo ed essersi
portato in tutti quei luoghi dove il
Principe degli Apostoli era venerato,
giunse ad Eboli.
Il testo degli ACTA che riporta la
notizia è il seguente: Bienerus,
sive Bernerius Hispanus ex urbe Uxameburg quae nunc Burgum Osmae in Hispania
dicitur, claro genese octus, ... a saeculi voluptatibus abhorseus, selicta
patria, ecclesiarum praecipuarum peregrinationem suscepit. In qua cum magnam
vitae partem consumpsisset, tandem in Italiam veniens, apud Ebulum, oppidum in
Picentibus, sibsistit, cellula exstructa, victum quaritaus, modico pane et vino
od voletudinem stomachi contentus, caetera pauperibus irogalat.
Qui si costruì una cella, che la tradizione
ancora addita sotto il piazzale del convento di S. Pietro alli
Marmi.
Berniero fu ospite dei Benedettini, che
godevano fama di dottrina e di santità e ben presto s'innamorò
delle bellezze di questa terra. Eboli
divenne la sua seconda patria, il luogo dove esercitò le sue non comuni virtù
ed il suo ardente apostolato.
C'erano allora i volontari della
fede, quelli cioè che servivano la Chiesa, senza entrare a far parte delle
corporazioni religiose, come semplici oblati e collaboravano con i monaci nel
beneficare i poveri ed i sofferenti. Tra
questi volontari è da collocarsi la
figura del nobile pellegrino iberico. Egli visse elemosinando il vitto di
porta in porta; riteneva per se lo stretto
necessario, mentre il resto lo dispensava
ai poveri, non tralasciando di raccogliere qualcosa anche per i benedettini di Eboli, specie per la riparazione
del monastero e della chiesa. Si comportava proprio
come un S. Francesco in "ante litteram",
chiedendo pietre e mattoni.
Ad Eboli egli spese tutti i suoi giorni al
servizio di Dio e nell'aiuto dei
poveri e dei bisognosi, prestando la sua opera anche in favore dei contadini
nella Piana del Sele. La tradizione
racconta che egli prese parte alla
costruzione del ponte sul fiume Sele; poiché il ponte
veniva costruito di giorno e cadeva di notte,
si disperava di condurlo a termine, quando intervenne S. Berniero,
che in un solo giorno lo fece costruire così saldamente da resistere
miracolosamente a tutti gli urti. Così è riportato sempre negli ACTA:
Ebulensis pontem super Silaro omne edificare aggressus esset, et quod
una die extruetatur, altera corrueret, Bernerius collecta mendicando pecunia, et
ex ea lapidibus et caemento emptis, fabricam pontis suis manibus aggreditur; ita
ut quod uno die factum esset, seguenti duplicatum invenisetur, Ponte igitur
absoluto ...
La sua santità si rivelò un giorno in cui, per un povero, che non aveva
né fuoco né legna, fece cuocere miracolosamente dei pani.
Ormai vecchio, si adoperò per la
ricostruzione della Badia, donò opera morale e materiale confondendosi
con i muratori ed i marmolari, dando prova della sua qualità di
costruttore.
In Eboli trovò la morte e fu
seppellito nella Badia, in quel giorno avvennero altri prodigi:
oleum congelatum diu et incessanter rudendavit, cioè si sciolse
l'olio che per il freddo si era
ghiacciato e incessantemente si versava dalle giare che erano poste nel trappeto
del Monastero dei Benedettini. Contemporaneamente le campane suonarono da sole e
un profumo soave esalò dal suo corpo inerme.
La devozione per il santo,
purtroppo, negli anni si è affievolita, anche perché la statua che si venera
nella Collegiata di S. Maria della Pietà non viene più portata in processione
per le vie della città. Il motivo è che l’attuale statua fatta realizzare al
posto di quella tutta d’argento, trafugata nel 1980, è instabile perché
installata nella base della vecchia scultura.
Un’altra statua, del 1610,
realizzata da Donato Villano, si conserva nella cripta del convento di S. Pietro
alli Marmi, dove è deposta l’urna che contiene i resti del corpo del santo.
Altre sue immagini sono raffigurate su affreschi e su tele, tra cui la più
recente è posta nella chiesa del Sacro Cuore realizzata dal prof. Vincenzo
Paudice, e benedetta da mons. Italo D’Elia il 24 novembre 1996. L’opera è
gradevole e la si può ammirare da ogni punto della chiesa. Il santo è avvolto da
un mantello rosso vivo con bande gialle, con i piedi su un drago. È raffigurato
con il mantello al vento, una figura in movimento per rappresentare il suo
apostolato tra la gente di Eboli.
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