SABATO SANTO:
il tempo sospeso del bene
Il giorno del sepolcro
e del silenzio. Ma nel ventre della terra cova come un seme il
germoglio della nuova vita
NEL PUNTO PIÙ
LONTANO DA DIO
«Svegliati tu che dormi, non ti
ho creato perché fossi prigioniero»
Il venerdì si è concluso.
La terra ha smesso di scuotersi, le donne e gli uomini di piangere.
Un uomo buono ha staccato Gesù dalla croce, lo ha avvolto in un
lenzuolo e lo ha sepolto. Si fa notte e, dice Luca, già splendono le
luci del sabato, il giorno del riposo. Tutti si fermano, aspettano:
le guardie davanti alla tomba, le donne che nelle loro case
preparano gli aromi e gli oli con cui profumare il corpo di Gesù, i
discepoli sbigottiti, la folla che non si dà spiegazioni. Gli
evangelisti tacciono. Dopo avere fatto l’esperienza del morire (il
venerdì, durante le ore drammatiche della crocifissione, c’era
ancora la partecipazione della vita), Gesù fa l’esperienza della
morte. E per lui, secondo la tradizione, non è un giorno di riposo.
Il sabato, mentre tutto sulla terra è sospeso, Gesù sprofonda: nel
buio, negli abissi, nel punto più estremo e più lontano da Dio. «Non
ti ho creato perché rimanessi prigioniero. Usciamo di qui». I
pittori di icone lo hanno immaginato così, con le mani tese, mentre
strappa dal buio chi lo aspettava fin dalle origini. Ma a qualcuno,
questa improvvisa irruzione di bene e di libertà, sarà parso il più
insopportabile dei tormenti. Dostoevskij ha mostrato che nemmeno
l’inferno può saziare il cuore dell’uomo e la pratica della
contemporaneità purtroppo ce lo conferma: abbiamo sotto gli occhi
come il chiasso si sposa alla violenza, la corruzione e la crudeltà
al basso tornaconto, la desolazione alla strage, lo spreco alla
povertà assoluta. Forse, la sospensione del Sabato Santo ci spinge
proprio a questo, a 'cambiare la mente': «Per arrivare a capire quel che a non capire sembriamo spesso ostinarci».
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Registrazione audio
della Veglia Pasquale
presieduta
da
don
Giuseppe Landi
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Foto
della Veglia Pasquale
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