Gruppi Famiglia
|
|
PARROCCHIA SACRO CUORE Rione Pescara - Eboli (SA)
GRUPPI FAMIGLIA RITIRO DI AVVENTO domenica 7 dicembre 2008
FILIPPI: PAOLO VALORIZZA LA DONNA ED ISTITUISCE LA PRIMA CHIESA DOMESTICA
PROGRAMMA
ore 9.00 Accoglienza - Caffé (Salone comunitario) ore 9.15 Lodi Mattutine (Auditorium) ore 9.45 Spunti di Riflessione (Auditorium) ore 10.30 Meditazione personale (Complesso Parrocchiale) ore 11.30 Santa Messa (Chiesa) ore 12.30 Ora Sesta e Adorazione Eucaristica (Cappella) ore 13.30 Pranzo - Caffé (Salone Comunitario) ore 14.30 Santo Rosario (Chiesa) ore 15.00 Verifica Comunitaria (Auditorium) ore 16.30 Vespri (Auditorium) ore 17.00 Conclusione
Complesso Parrocchiale Sacro Cuore Atti 16, 6-15
6Attraversarono quindi la Frìgia e la regione della Galazia, poiché lo Spirito santo aveva impedito loro di proclamare la Parola nella provincia di Asia. 7Giunti verso la Mìsia, cercavano di passare in Bitìnia, ma lo Spirito di Gesù non lo permise loro; 8così, lasciata da parte la Mìsia, scesero a Tròade. 9Durante la notte apparve a Paolo una visione: era un Macèdone che lo supplicava: «Vieni in Macedonia e aiutaci!». 10Dopo che ebbe questa visione, subito cercammo di partire per la Macedonia, ritenendo che Dio ci avesse chiamati ad annunciare loro il Vangelo. 11Salpati da Tròade, facemmo vela direttamente verso Samotràcia e, il giorno dopo, verso Neàpoli 12e di qui a Filippi, colonia romana e città del primo distretto della Macedonia. Restammo in questa città alcuni giorni. 13Il sabato uscimmo fuori della porta lungo il fiume, dove ritenevamo che si facesse la preghiera e, dopo aver preso posto, rivolgevamo la parola alle donne là riunite. 14Ad ascoltare c’era anche una donna di nome Lidia, commerciante di porpora, della città di Tìàtira, una credente in Dio, e il Signore le aprì il cuore per aderire alle parole di Paolo. 15Dopo essere stata battezzata insieme alla sua famiglia, ci invitò dicendo: «Se mi avete giudicata fedele al Signore, venite e rimanete nella mia casa». E ci costrinse ad accettare.
È lo Spirito che guida i passi missionari di Paolo e suscita accanto a lui uomini e donne disponibili a collaborare nell’annuncio dell’Evangelo. Lidia, Aquila e Priscilla, Febe... testimoniano l’impegno di Paolo a valorizzare anche donne e coppie di sposi perché l’Evangelo giunga a tutti e perché la comunità cristiana sia edificata dalla diversità dei carismi. FILIPPI: Paolo valorizza la donna ed istituisce la prima Chiesa domestica
Dopo l’assemblea di Gerusalemme si è aperta ufficialmente la missione universale. Il cristianesimo, che in quel «Concilio» ha saputo aprirsi ad una dimensione universale, grazie a Paolo tende ad espandersi a tutto l’impero romano ed in esso trova difficoltà, ma anche accoglienza e riconoscimento. Nel lungo cammino che l’apostolo percorre da Gerusalemme a Roma, Filippi appare come tappa importante. La prima parte del brano è ambientata nella provincia d’Asia (odierna Turchia), dove Paolo e compagni percorrono quasi 2000 km di viaggio durante il quale non sembrano raccogliere frutti di conversione. La seconda parte si svolge in Macedonia, dove Paolo fonda la prima Chiesa domestica, grazie all’ospitalità di una donna di nome Lidia. Nel meditare questo brano occorre tener presente come le difficoltà aiutino l’apostolo a comprendere la volontà di Dio, il ruolo della Chiesa domestica (oggi come allora) e il prezioso apporto della donna nell’azione pastorale.
La città di Filippi prende nome dal suo fondatore: Filippo II di Macedonia, che verso il 356 a. C. fortifica un antico insediamento dei Traci. Nel 42 a. C. rinasce come città romana ed una decina di anni dopo, con l’arrivo di altri veterani, Ottaviano Augusto dona alla città autonomia amministrativa. Essa dista soli 17 km dal porto di Neapolis e nella parte bassa, bagnata dal fiume Angites, corre la via Ingazia, che collega Roma con l’Oriente. Quando vi giunge Paolo, Filippi fa parte del primo distretto della provincia romana di Macedonia ed appare come una piccola Roma, provvista del «foro» e con l’amministrazione modellata su quella della capitale. La lingua ufficiale è il latino, parlato anche dai cittadini indigeni traci, commercianti greci ed asiatici, giudei ed africani. Alla molteplice appartenenza etnica fa da riscontro la multireligiosità. Tuttavia i giudei presenti non sono numerosi, non avendo neppure una sinagoga.
«Lo Spirito di Gesù non lo permise loro» Paolo e Sila partono da Antiochia in direzione di Tarso, quindi visitano alcune Chiese fondate nel primo viaggio. A Listra, Paolo vuole aggregare anche Timoteo. Il terzetto punta verso Efeso e Mileto, ma qualcosa li respinge; essi si dirigono allora a nord, verso le città popolose della Bitinia, perché Paolo preferisce evangelizzare le grandi metropoli, dove è più facile incontrare le colonie dei giudei: «ma lo Spirito di Gesù non lo permise loro» (At 16,7). Paolo si impegna, ma il lavoro apostolico non viene confortato da risultati apprezzabili. Sembra un fallimento, specie se confrontato coi frutti ed i prodigi del primo viaggio. Le difficoltà del percorso, dovute alle ostilità incontrate nell’ambiente greco o nelle colonie ebraiche, vengono interpretate come indicazioni dello Spirito, che Gesù ha promesso ai suoi discepoli inviati a rendergli testimonianza. Non ci è dato di conoscere l’animo di Paolo e dei suoi compagni. Una cosa, tuttavia, appare chiara: il fallimento non avvilisce i protagonisti, ma li costringe a mettere in discussione i loro piani pastorali. Forse anche Paolo apprende una salutare lezione di umiltà: nell’evangelizzazione non serve avere la smania dei grandi numeri computabili, perché la conversione, più che dai nostri lodevoli sforzi, dipende anzitutto dal Signore. Anche se sembrano molte le cose da fare, non tutte sono volute da Dio. Paolo comprende tale lezione e si dimostra pronto a cambiare i suoi progetti. Luca esprime questa verità in maniera criptata. Infatti, lungo la strada, si trova la regione abitata dai Galati, ai quali Paolo indirizzerà anni dopo una lettera polemica, nella quale ricorderà un soggiorno ricco di frutti spirituali, ma Luca non accenna a tale sosta. Egli non dà neppure notizia della comunità di Troade, che Paolo fonda probabilmente prima di imbarcarsi verso l’Europa. Insomma, a Luca preme dipingere quel lungo viaggio come fosse «non missionario», perché continuamente condizionato da interventi inibitori da parte dello Spirito. Cosa rendeva Paolo riluttante a passare in Macedonia? Solo la ricerca delle grandi città della Provincia d’Asia o qualche altra resistenza interiore? Forse possiamo comprendere, riflettendo sulla visione notturna che segue.
«Vieni in Macedonia e aiutaci!» L’apostolo apprende la volontà divina attraverso una visione avuta nella notte, dove un macedone lo invita a passare da lui per portare aiuto (cfr. At 16,9). La visione assomiglia a tante altre narrate dalla Bibbia. Luca usa questo termine per rivelazioni divine o apparizioni angeliche (cfr. Lc 1,11; 22,43; At 7,30; 13,31). Esse si verificano sempre in vista di decisioni rilevanti per la storia della salvezza e con lo scopo di infondere coraggio ed illuminare scelte impegnative (cfr. At 9,10-17). Qui non appare un angelo, bensì un uomo, ritto in piedi e la sua richiesta assomiglia molto ad un comando. Paolo deve aver narrato la visione ai compagni e discusso il significato da attribuirle. Infatti, la risposta dei missionari suona strana: «subito cercammo di partire» (At 16,10). Vista la vicinanza di Troade con la costa macedone, forse in quella espressione inusuale si vuole accennare alla ricerca comune per decifrare il senso della visione. Infatti, il testo greco lascia intendere che c’è stato un confronto per cercare assieme i motivi che potevano indicare la volontà divina. La generica domanda di aiuto viene interpretata come una chiamata di Dio a portare il Vangelo della salvezza anche in Macedonia. In essa riecheggiano alcune invocazioni salmiche (3,8; 6,5; 79,9 e molte altre), che l’apostolo ben conosce. Dunque, l’aiuto invocato è la salvezza che viene dall’annuncio evangelico. Ne deriva che il macedone chiede a Paolo di soccorrere quel mondo romano, all’apparenza realizzato e bisognoso di nulla, portando l’annuncio evangelico, come una necessità primaria, un’urgenza inderogabile. Paolo sembra affrontare lo sbarco in Macedonia con titubanza, perché, non conoscendo a fondo la mentalità romana, è riluttante a misurarsi con essa. Forse proprio questa paura spinge Paolo a continuare l’annuncio in territorio anatolico, anziché affrontare decisamente il cammino di avvicinamento verso Roma. L’uomo apparso in visione lo invita ad accettare la sfida e ad entrare in un ambiente fortemente latinizzato. Quella visione offre finalmente la chiave di lettura per comprendere anche il senso dei precedenti impedimenti. Paolo apprende ancora una volta che deve obbedire allo Spirito e confidare nella grazia del Signore Gesù; ma capisce soprattutto che i fallimenti e le frustrazioni non sono sempre da interpretare come sconfitta, quanto piuttosto da leggere come messaggio divino che incoraggia a percorrere vie nuove, quelle che con eccesso di prudenza non vorrebbe percorrere. Ecco la volontà di Dio, lasciare l’Asia minore ed arrischiare il grande passaggio! Da Troade a Neapolis la traversata è veloce e gli apostoli ne approfittano.
«Rivolgevamo la parola alle donne là riunite» A conferma di aver interpretato giustamente il volere del Signore, tutti gli ostacoli vengono meno, ed in soli due giorni i missionari giungono a destinazione. Arrivato a Filippi, Paolo cerca ancora di portare l’annuncio evangelico privilegiando il mondo giudaico, ma in quella città vi sono così pochi giudei da non possedere neppure una sinagoga. Non di meno, conoscendo la condizione di costoro in diaspora, Paolo va a cercarli, di sabato, in riva al fiume (cfr. At 16,13). Infatti, vi trova un gruppo in preghiera, ma non ci sono uomini e per la prima volta la predicazione missionaria si rivolge ad un gruppo di sole donne. Nonostante questo, Paolo sembra trovarsi a suo agio: siede con loro e con stile familiare annuncia il Vangelo. All’azione degli evangelizzatori corrisponde immediata quella del Signore, che apre i cuori. La presenza delle donne negli Atti si rivela frequente, ma esse appaiono sempre in modo episodico, mai da protagoniste. Questa volta, invece, ci troviamo di fronte ad una donna importante, descritta in perfetto parallelismo col Centurione Cornelio. Paolo rivive l’esperienza già vissuta da Pietro, quando portò a conversione il primo pagano (cfr. At 10). Allo stesso modo nella penna di Luca, Lidia è la prima donna pagana che accoglie il Vangelo. E questa è la prima conversione dopo il «concilio di Gerusalemme». Per Paolo tale incontro deve essere stato importante ed incoraggiante. Non deve sfuggire all’attenzione che il primo annuncio avviene in un contesto di preghiera e di assoluta semplicità. L’apostolo sperimenta che anche in terra latina sono proprio le donne le prime ascoltatrici del Vangelo, che accolgono le parole predicate come Parola di Dio ed aprono la strada all’evangelizzazione.
«Il Signore le aprì il cuore» Tra quelle donne, Luca segnala il nome e la posizione sociale di Lidia. Commerciare in porpora, fa di lei una persona molto considerata dai concittadini. Costei è molto timorata di Dio, ossia una pagana che intrattiene contatti positivi col giudaismo. È anche tra gente come lei che la predicazione raggiunge i migliori successi. Infatti, essa ascolta Paolo, accoglie la sua testimonianza come Parola di Dio, tanto che: «il Signore le aprì il cuore per aderire alle parole di Paolo» (At 16,14). Segue a ciò il battesimo della donna e quello di tutta la sua famiglia. Il parallelo con l’episodio che chiude la missione di Paolo a Filippi, mette in luce l’importanza che Paolo attribuisce alla famiglia anche nell’opera di evangelizzazione. Chi si accosta al battesimo, non lo fa per conto proprio, ma coinvolge con sé anche tutta la famiglia. Lidia non appare la signora che impone il sacramento ai familiari (domestici compresi), ma colei che li rende partecipi del grande dono ricevuto. La tensione della missione verso la città trova nella casa/famiglia un importante ruolo di mediazione. Dalla famiglia stessa con la sua ospitalità, con la vita domestica fatta di piccole cose concrete, prende avvio la conversione degli abitanti della città. Si evince tutto ciò proprio osservando l’enfasi che Luca pone sull’accoglienza offerta da Lidia al gruppo missionario.
«Ci costrinse ad accettare» Dopo il battesimo, Lidia invita il gruppo dei missionari ad abitare a casa sua e lo fa con dolcezza irresistibile che li «costrinse ad accettare» (At 16,15). Il verbo utilizzato indica un’insistenza forte come quella dei due discepoli di Emmaus verso il risorto («Ma essi insistettero», Lc 24, 29). Anche l’ospitalità in una casa pagana viene segnalata per la prima volta nei viaggi di Paolo! Lidia mette in pratica quello che ha appena imparato, facendo cadere gli steccati che dividono per sesso e per etnia e seminando germogli di comunione. Inoltre, sia pur involontariamente, scombina gli schemi missionari di Paolo, che si faceva vanto di mantenersi col lavoro delle proprie mani! Notiamo che la donna non offre solo ospitalità, ma anche tutto ciò che questa comporta, compreso l’esporsi a condividere rischi e pericoli. Prima di lasciare Filippi, dopo la parentesi carceraria, gli apostoli torneranno a casa di Lidia per incontrare i fratelli ed esortarli a perseverare (cfr. At 16,40). Quella casa, che in un primo momento li aveva dolcemente costretti a divenire ospiti, ora viene cercata appositamente: è ormai diventata punto di riferimento della nascente comunità di Filippi. Anche sotto quest’aspetto, è la prima volta che Luca presenta una Chiesa domestica: una casa che diventa luogo d’incontro e di preghiera per i primi cristiani e centro di irradiazione del Vangelo, come in seguito accadrà anche altrove. Pur dovendo leggere questa pagina in stretta connessione con altri avvenimenti della missione di Filippi, possiamo non di meno cogliere alcuni messaggi importanti in riferimento a Lidia e a ciò che lei rappresenta. L’incontro con la donna costituisce un ulteriore progresso nell’opera evangelizzatrice di Paolo. Lidia appare davvero la primizia della Chiesa in ambiente romano e la sua abitazione diventa punto di riferimento per la Chiesa di Filippi. L’apostolo sperimenta quanto preziosa sia la collaborazione femminile: impara a sedersi accanto, a dialogare, a dare fiducia alla donna e ad accettare i suoi servigi e la sua collaborazione. In tale comportamento egli si avvicina sempre più allo stile missionario di Gesù. SPUNTI PER LA MEDITAZIONE PERSONALE E PER LA VERIFICA COMUNITARIA
* Il lungo e deludente viaggio della comitiva attraverso l’altopiano anatolico, insegna a Paolo che le frustrazioni ed i fallimenti pastorali possono essere provvidenziali. Anche tanti nostri fallimenti ci possono insegnare che dobbiamo saper osare, spiccare salti di qualità e trovare coraggio per nuove mete.
* Nella visione notturna, Paolo ascolta l’appello che sale da un mondo a lui poco conosciuto, un grido che invoca aiuto. Anche noi siamo chiamati a saper intercettare i bisogni e le nuove domande che sorgono dall’umanità, a saper intuire richieste all’apparenza difficili da accogliere.
* Come per il gruppo degli apostoli, anche noi siamo invitati a metterci in ascolto, a donare tempo e creatività; a cercare comunitariamente la giusta interpretazione della volontà divina e la soluzione da offrire.
* L’incontro con le donne diventa per Paolo la prima possibilità di fondare una Chiesa nel nuovo campo di apostolato. Sappiamo tutti quanto sia preziosa la collaborazione femminile per la missione della Chiesa; ma certamente resta ancora molta strada da percorrere per valorizzare la loro collaborazione nella pastorale ordinaria delle comunità cristiane. Cosa possiamo fare?
* La casa di Lidia diventa la prima Chiesa domestica in terra europea. La nuova evangelizzazione può trovare importante apporto dalle famiglie e dalle loro abitazioni: luoghi dove si prega, si pratica l’ospitalità e dove i credenti possono trovare incoraggiamento. I Laici, ed in particolare i coniugi cristiani e i laici consacrati, possono e devono diventare preziosi punti di riferimento. Come valorizzare il ruolo dei Laici per la pastorale ordinaria della nostra Comunità Parrocchiale e per la Missione Popolare Parrocchiale del 2010?
* La duttilità dell’azione missionaria di Paolo ci stimola ad uscire da schemi rigidi e a cercare nuove soluzioni pastorali, nella preghiera, nell’ascolto della Parola e nel discernimento comune. Cosa ne pensiamo? PREGHIERA
Padre santo e buono, spesso anche noi sentiamo risuonare nel nostro cuore il grido delle sorelle e dei fratelli, spesso anche in noi - come nella visione sperimentata da Paolo - risuona un grido d’aiuto. Sono tanti coloro che chiedono aiuto, sono tanti coloro che hanno bisogno di noi, di un ascolto, di una parola, di uno sguardo, di un sorriso, di un gesto riconciliante che accarezzi il dolore, di un abbraccio che colmi la solitudine. Ma noi spesso preferiamo non ascoltare questo grido, spesso preferiamo chiudere il cuore, spesso preferiamo ignorare la richiesta perché abbiamo già i nostri programmi. Eppure queste sorelle e questi fratelli hanno bisogno soprattutto di Te, hanno bisogno di essere rassicurati sul Tuo amore, fedele ed eterno, per ciascuno di loro, hanno bisogno di sapere che Tu sei con loro ogni giorno e che cammini insieme a ciascuno. Per questo, forse, preferiamo ignorare il loro grido di aiuto, perché sappiamo che, per ascoltarlo, dovremmo metterci totalmente in gioco, dovremmo consentire al tuo figlio Gesù di essere in noi presenza così intensa, viva e reale da saperLo trasmettere in ogni momento, in ogni azione, in ogni scelta. Aiutaci, Padre, a non chiudere mai il cuore alle necessità delle sorelle e dei fratelli, ma aiutaci soprattutto a capire che solo nella tua Parola, pregata, ascoltata, accolta e condivisa possiamo essere motivo autentico di speranza, possiamo diventare dono di vita. Aiutaci, Padre, ad essere, insieme, uomini e donne liberi, chiamati - nella vera complementarietà e diversità da te volute - a costruire il mondo che tu sogni. Amen.
|
Realizzato da Sabato Bufano -
Informa s.a.s. - Tel. 0828620029
|