Ritiro inizio anno
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GRUPPI DI FORMAZIONE RITIRO INIZIO ANNO PASTORALE domenica 25 settembre 2005
LA COMUNITÀ PARROCCHIALE DEL SACRO CUORE IN DIALOGO
PROGRAMMA
Chiedo a me ed insieme chiedo a voi alcune conversioni urgenti da fare per essere Comunità Parrocchiale secondo il cuore di Cristo, segno visibile fra la gente del nostro tempo dell’amore con cui siamo stati amati e da Lui prediletti. Siamo una Parrocchia a cui è stato dato molto, sia in talenti, sia in persone che in opportunità umane e spirituali. Perché li abbiamo sotterrati? Perché ci siamo tante volte divisi? Perché nel nostro campo abbiamo lasciato seminare e crescere la zizzania? Chi l’ha seminata? Ecco alcune, tra le tante, urgenti conversioni per dissotterrare i talenti.
1 - CREDERE IN DIO PRESENTE ED OPERANTE IN MEZZO A NOI “Non a noi, Signore … ma al Tuo Nome da' Gloria”, canta il salmo 115. Troppo protagonismo ci ha indotto a pensare che siamo noi che operiamo, invece nel Regno di Dio è Lui che semina, è Lui che è presente e operante: noi siamo campo, terreno e mondo, a noi compete l’accoglienza. Questo è il tempo del recupero della fede e del ritorno a Dio. Ora è il tempo della conduzione dello Spirito: “Lo Spirito condusse Gesù … Lo Spirito dice alla Chiesa”. Lo Spirito Santo in questa stagione vuole condurci ad una visione teologale del mondo, spirituale della vita, laicale dell’esistenza. Abbandoniamo, perciò la mentalità pessimistica e negativa e lo sguardo mediocre influenzato dal male. Passiamo ad un “vedere” a partire dal Divino per cogliere quanto di bene è presente, anche se solo in germe. Tale sguardo è acquisibile se ci convertiamo ad una concezione ricca del primato della Parola di Dio. Grazie a questo rapporto privilegiato con la Parola, la Comunità credente vivrà una nuova stagione arricchita dalla presenza operante di Dio nella storia. Alla luce della storia Biblica, noi che oggi siamo “il piccolo resto del Popolo di Dio" siamo chiamati a leggere ed interpretare l’attualità storica con la nostra vicenda personale, discernendo l’azione dello Spirito Santo che riempie l’universo. Occorre stare con Maria sotto la Croce del Verbo Crocifisso tutti, nessuno escluso, ad ascoltare ciò che lo Spirito dice alla Chiesa.
2 - VIVERE L’AMORE FRATERNO E IL PERDONO Ognuno scenda dal piedistallo che si è costruito per essere più alto degli altri. Mi sembra di vedere questa foresta di torri; è difficile camminare fra di esse, tanto più fraternizzare, perché ognuno non vuole cedere il proprio spazio conquistato - a volte - a prezzo di tanti litigi. Occorre uscire dalla pretesa orgogliosa di sapere tutto di tutti e di capire bene ogni cosa dal proprio punto di vista. Nessuno è totale possessore della verità. Ridiamo primato alla carità, alla comprensione delle persone, riconosciamone la dignità. Facciamo nostro il detto di Papa Giovanni: “Noi siamo niente, siamo solo fratelli”. Buttiamo via le relazioni formali, fatte di esteriorità e di buone maniere; educhiamoci all’esperienza della riconciliazione e del perdono. Siamo autentici e trasparenti nei pensieri e nelle parole, quando ci comunichiamo reciprocamente modi di vedere, intuizioni e propositi. Il fondamento del nostro amore è in Dio Trinità, non nei nostri sentimenti, non nel nostro stato d’animo. L’amore è da Dio, non nasce nell’io. Se attingeremo alla fonte dell’Amore scaturiranno tante novità nelle nostre relazioni. Con-viviamo-di-Dio, perciò accogliamoci come dono. Dopo l’importanza della Parola di Dio, viene la nostra bocca: Dio ci ha dato la parola come mezzo di comunicazione tra di noi. Smettiamo di lanciare parole gli uni contro gli altri, dai nostri piedistalli, dalle nostre tribune. Riflettiamo sulle conseguenze che possono avere le nostre parole. Torniamo a recuperare il rispetto delle parole coscienti che hanno il potere di formare e sostenere le relazioni di comunità. Parlare è un atto morale che richiede responsabilità. I coltelli delle nostre parole tagliano in profondità. Le nostre parole possono uccidere come pugnali. Per costruire fraternità e sanare le ferite, non basta smettere di bestemmiare o di dire brutte parole; si devono, invece, usare parole capaci di creare comunione e di annullare le distanze. Siamo chiamati a formare una comunità dove si abbia il rispetto per le parole sincere; ciò implica l’atteggiamento dell’umiltà di fronte alla verità e all’altro. Troppo spesso il nostro parlare è carico d’arroganza. Pensate bene a cosa ci impegna il partecipare all’Eucaristia, grazie ad essa noi diventiamo con-sanguinei e con-corporei. Per il nostro mangiare comune il Corpo di Cristo ognuno di noi è reso carne della carne dell’altro. Fatti membri di una sì fatta famiglia, come possiamo serbare rancori, creare divisioni, stare nei nostri frammenti, litigare con i vicini, giudicarci a vicenda, andare per tribunali? Siamo fratelli in Cristo o siamo tornati nel pieno del paganesimo? Peggio! Siamo regrediti all’Antico Testamento dove era legge il taglione: “Occhio per occhio, dente per dente”? L’amore costa, ma ci guarisce. L’amore vicendevole chiede stima, rispetto e armonia, riconoscimento di ogni legittima diversità. Porta frutto quando c’è lo sforzo di imparare l’uno dall’altro. Il dialogo accogliente ed amoroso parte dall’ascolto e dal principio che l’altro in un certo senso abbia ragione. È facile vedere i difetti e gli errori degli altri pensando che noi non sbagliamo mai; se a causa delle nostre offese, non riconosciute, gli altri reagiscono e sbagliano, diamo sempre la colpa agli altri per primi e mai riconosciamo la nostra. La lotta per un autentico confronto è simile a quella di Giacobbe che lottò tutta la notte con l’Angelo del Signore, essa ci lascerà sempre feriti, ma benedetti. Ciò esige da parte nostra un non difenderci, un porgere l’altra guancia per capire, per amare. Diciamo bene le parole del Padre Nostro: “Rimetti a noi i nostri debiti, errori, peccati, come noi li rimettiamo a chi ci ha offeso” (Mt 6,12).
3 - CELEBRARE L’EUCARISTIA PER FAR FESTA NEL GIORNO DEL SIGNORE Al centro della nostra vita cristiana c’è la celebrazione del memoriale, c’è la ripetizione del gesto in cui “Gesù prese il pane e lo diede ai suoi discepoli dicendo: Prendete e mangiatene tutti, questo è il mio corpo offerto per voi.” (Mt 26,26). Al culmine del Vangelo c’è un gesto di dono assoluto, è il momento in cui la vita di Dio diventa tangibile, data e versata per noi. Capire l'importanza di questo gesto per la società di oggi è difficile perché siamo abituati all’idea di mercato, dove tutto si compra e si vende; ciò lo trasferiamo anche alle cose sante pensando di poterle comprare. Questa cultura del consumismo minaccia di divorarci. Come possiamo reagire e testimoniare che il Signore è generoso e ci ama fino al dono totale di sé? Partecipare all’Eucaristia è divenire a nostra volta pane spezzato, corpo dato per la vita e la salvezza di molti. È andare contro corrente, contro il consumismo, è farci consumare dall’amore come Gesù si è consumato, tutto per noi. Convertiamoci alla bellezza della Messa domenicale. Qui attingiamo alla fonte di ogni grazia e santità, ascoltiamo la Parola che nutre la nostra fede; riceviamo e siamo fatti corpo uno con Cristo ed essendo santo il Capo diventiamo santi anche noi, sue membra. La Domenica, L’Eucaristia e la Parrocchia sono tre realtà intimamente legate. La Domenica è il nostro giorno di festa, ci distingue dalle altre religioni, i Mussulmani fanno festa il Venerdì e gli Ebrei il Sabato. Se nella nostra cultura si chiama “fine settimana” per staccare dal lavoro e fare ciò che più piace, per noi credenti è “l’inizio della settimana”, il Giorno nuovo, del Signore, della Risurrezione, l’Ottavo giorno, il primo della settimana. Prima viene il giorno di Dio e poi i giorni per noi, per il lavoro, la famiglia, gli interessi, ... Questo è il vero senso del convocarci, del celebrare, deve essere superato il senso del precetto e della semplice obbedienza al comandamento “ricordati di santificare le feste” messo sotto pena di peccato. La Domenica e in essa la Messa sono il volto visibile della Parrocchia. In questo giorno, dalla partecipazione all’Eucaristia siamo fatti popolo e comunità. Qui, dove si rende visibile la Parrocchia, avviene anche la trasmissione della fede. In questo luogo fisico e in particolare alla Domenica ci si riunisce per ricevere e raccontare le meraviglie delle opere del Signore. La Parrocchia non deve essere pensata partendo dall’idea di una struttura e di una organizzazione in mano umana che risulterebbe sempre frutto di difetti e di limiti, ma deve essere ripensata a partire dall’Eucaristia. “L’Eucaristia è la fonte - dicono i Vescovi - la manifestazione del raduno dei figli di Dio, vero antidoto alla loro dispersione nel pellegrinaggio verso il Regno”. Nella Messa è presente il mistero della nostra salvezza, l’Eucaristia è nutrimento per noi credenti che lungo il cammino veniamo continuamente convertiti, chiamati e rinvigoriti. “Ogni volta, infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice voi annunziate la morte del Signore finché Egli venga” (1Cor 11,26-30). Stiamo attenti però alla continuazione di questa frase: “Chiunque mangia in modo indegno si rende colpevole. Ciascuno esamini prima se stesso, perché chi mangia senza credere nel Corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna”. Noto a volte distrazione e superficialità che fa essere incoerenti nel venire a fare la comunione. È importante comunicarci al Corpo del Signore, ma è compromettente e dà la scossa, potremmo anche morire nell’anima aumentando peccato a peccato se mangiassimo indegnamente, senza esserci ben confessati. I primi cristiani erano assidui all’appuntamento domenicale. Dov’è andata a finire per noi la fedeltà a ciò? Perché basta poco per saltare l’appuntamento? Quale testimonianza diamo alle nuove generazioni? La nostra identità si esplicita partecipando, l’incontro con il Risorto e il riconoscerlo vivo e presente in mezzo a noi avviene nell'Eucaristia. Ne consegue una forte spinta alla vita interiore e alla testimonianza. Dall’Eucaristia attingiamo la ricchezza inesauribile del sacrificio della Croce. La morte di Gesù è l’equivalente del prezzo di un riscatto. Siamo diventati sua proprietà in quanto ci ha gratuitamente redenti. Apparteniamo a chi ci ha infinitamente amato, e per amore ci ha fatto prima esistere e poi rivivere. Tornare al peccato sarebbe il massimo dell’ingratitudine. Convertiamoci alla fedeltà alla Messa domenicale ed impareremo a portare la croce dietro a Gesù, e con lui saremo strumento della nostra ed altrui salvezza.
4 - ACQUISIRE UNA COSCIENZA DI COMUNITà Grazie alla centralità dell’Eucaristia, all’ascolto della Parola ed alla Carità, avverrà il passaggio da un’individualità ad una comunione fraterna. Passeremo da una visione soggettivistica ad un pensare e vivere insieme. Ma questa conversione di atteggiamenti avverrà se lavoreremo a correggere noi stessi. Diceva Paolo VI: “Nessuno è anonimo, nessuno è estraneo nella Chiesa”. È ancora necessario tanto rinnovamento di mentalità per realizzare questa visione della Chiesa. Quanti nella Parrocchia si sentono “clienti” e non protagonisti, quanti sono un numero e non un soggetto, quanti praticanti passivi e non membri attivi della Comunità? Non è giusto che qualcuno si senta indispensabile ed altri si nascondano nell’anonimato, si ritengano inutili e fuori posto. La conversione iniziata dal Concilio deve essere portata pienamente nella nostra parrocchia. La Chiesa non è la società dei perfetti, essere Chiesa vuol dire avere uno stile comunitario nelle relazioni tra persone e gruppi. La spiritualità di comunione ci fa vivere l’amore di Dio come popolo, fa di Cristo il sacramento dell’unità, vincolo unico di comunione per una vita fraterna.
Il Carisma dell’essere Chiesa Ricordate il motto: “Prima si cuoce la torta intera e poi la si fa a fette per mangiarla”. Prima viene l’insieme, l’unità della Comunità e in essa tutto ciò che è comune, solo dopo vengono le parti fatte dai gruppi e dai singoli. In termini dottrinali si dice così: “Prima dei carismi, nella Chiesa esiste la Chiesa come carisma; è in secondo luogo che ogni carisma è dato per l’utilità comune e a servizio della Chiesa stessa”. Questo ragionamento teoricamente torna, ma in pratica e nei fatti accade sempre il contrario. Se dopo tredici anni che sono in mezzo a voi, ciò non è stato ancora capito ricomincerò da capo a dirlo, proporlo e farlo: “Prima viene la Chiesa e nella Chiesa la Parrocchia, solo dopo, in essa vengono i gruppi, le associazioni e le singole persone”. È una conversione urgente e necessaria. Le ragioni che ispirano questa urgente e necessaria conversione sono date dal fatto che la Chiesa è la creatura dello Spirito Santo che è la comunione tra il Padre e il Figlio, il primo dono dato ai credenti, ed è inviato dal Padre e dal Figlio dall’alto dell’albero della Croce. Sotto l’albero della Croce, la ferita del peccato viene guarita, la distanza tra l’uomo e la donna riconciliata, l’umanità ha la porta aperta alla casa del Padre. Qui nasce la nuova comunione ed un reciproco appartenersi l’uno all’altro: “Madre ecco tuo figlio! Figlio ecco tua Madre!”
Convertirsi dalla Comunione alla Comunità La Chiesa per essere comunità in senso teologale occorre che lo sia anche in senso umano:
Convertiamoci alla necessità di un continuo rinnovamento. Si tratta di accettare il rinnovamento iniziato quaranta anni fa dal Concilio Vaticano II. Occorre vivere come in un grande cantiere sapendo che si collabora ad un progetto comune dove ognuno mette a frutto il proprio talento. La comunione a cui dobbiamo convertirci esige un modello comunitario di Chiesa che metta l’accento sulle relazioni di uguaglianza e di fraternità, di dialogo e di comunicazione, di partecipazione e di responsabilità. Si tratta di fare della nostra Comunità un luogo ed una palestra di autentiche relazioni interpersonali, intorno ai valori dell’INCONTRO. Convertiamoci a mettere al primo posto l’ASCOLTO. Preliminare ad ogni realizzazione di comunità è anzitutto la capacità di ascolto. È l’attenzione e l’apertura all’altro, alla rispettosa accoglienza della sua persona. È ricevere l’altro come dono. Occorre l'educazione alla comunicazione di sé, al pensare insieme, alla condivisione dell'impegno. Si tratta di educarci anche alla lettura in comune dei segni dei tempi, alla riconciliazione come forma realistica di comunione. Convertiamoci ai valori che ci fanno crescere e ci uniscono. Occorre sperimentare come Comunità i segni e gli strumenti di pacificazione, di purificazione, di richiesta di perdono, di affidamento all’amore di Gesù Crocifisso. Si tratta di riscoprire il Sacramento della Riconciliazione vissuto come culmine di un cammino di conversione e di perdono. La Comunità cristiana nelle sue relazioni, nelle sue azioni, nella sua organizzazione non è fine a se stessa. Essa nasce dalla missione trinitaria e vive la missione di annuncio del Vangelo all’intera umanità.
DOMANDE PER LA RIFLESSIONE Verificare la nostra Parrocchia su tale modello trinitario.
PROFESSIONE D’IMPEGNO O Signore Dio! Con le riflessioni del nostro parroco, ci hai incoraggiato a mettere in atto alcune conversioni urgenti, per essere una Comunità di fede secondo il Tuo cuore, prima che sia troppo tardi. Crediamo nella Tua presenza operante, crediamo nella forza del Tuo Santo Spirito che dà coraggio anche a noi, come lo dette agli inizi della vita della Chiesa. Allontana da noi ogni senso critico e pessimistico, rendici fedeli ascoltatori della Tua Parola, per credere nell’efficacia delle Tue parole e non nei nostri mezzi. Donaci l’ansia del Vangelo per consegnarlo alla nuove generazioni, sapendo cogliere l’opportunità che Tu ci offri. Per questo c’impegniamo a dare spazio e formazione alle famiglie, ai ragazzi, agli adolescenti , ai giovani affinché Ti trovino, Ti scelgano, Ti amino.
Signore, Tu ci scruti e ci conosci, sai quanto orgoglio, quanta presunzione trabocca dal di dentro. Convertici ed insegnaci ad amarci, a non giudicarci, a perdonarci. Fa' che usiamo la parola per stimarci a vicenda, per dialogare, per costruire rapporti autentici. Fa' che l’Eucaristia ci bruci dentro, se non c’impegniamo per la comunione fraterna. Fa' che la bocca si chiuda al momento della recita del “Padre nostro”, se non sappiamo rimettere le offese ai fratelli . Fa' che la mano non si allunghi verso le altre mani, se non abbiamo volontà di pace con chiunque.
Signore, Tu ci dai il tempo per il lavoro, per il riposo, per soddisfare tutte le nostre necessità. Fa' che sappiamo ogni giorno ringraziarTi, sia al mattino che alla sera, per tutto ciò che ci dai. Aiutaci a mettere la Santa Messa al centro e al culmine della nostra vita di cristiani. Fa' che in ogni festa Tu sia per noi, il più importante da incontrare, da ascoltare, e di cui nutrirci. Aiutaci a fare della Celebrazione Domenicale il volto visibile della Parrocchia.
Confrontandoci con le prime comunità dei cristiani abbiamo molto cammino da fare per somigliare ad esse. Convertici, o Signore, all’ascolto della Tua Parola, al sentire fraterno e comunitario. Fa' che siamo capaci di mettere insieme i nostri carismi ed insegnaci ad amare l’unità, prima dei componenti. Convertici ai valori che ci fanno crescere e ci uniscono.
Sappiamo che essere Tua Chiesa vuol dire essere Tuoi testimoni e Tuoi missionari. In una grande famiglia come la parrocchia c’è bisogno di tutti: lettori, catechisti, educatori, animatori, … C’è bisogno di far parte dei Gruppi di Formazione e degli Organismi Pastorali di servizio. C’è necessità di fare i servizi più umili e preziosi come quelli della pulizia, dell’ordine, del mantenimento dei beni, fino a quelli derivanti dalle grandi chiamate al matrimonio, al sacerdozio, alla vita consacrata e alla molteplice esperienza della vita dei cristiani laici. Mentre scopriamo i nostri talenti e valorizziamo quelli degli altri, ci vogliamo rendere disponibili per un qualunque servizio di cui ci sia bisogno nella Comunità, senza aspettare che sia richiesto.
Noi, uomini e donne del nostro tempo, crediamo che Tu ci chiami ad una coerenza della vita, ad una radicalità evangelica, ad una testimonianza di santità aiutati dai mezzi che Tu sempre disponi per il nostro cammino, dalla preghiera ai sacramenti, dalla carità alla comunione fraterna. Vogliamo, con la Tua grazia, coniugare insieme AMORE e DOLORE per essere comunità gioiosa del Signore Risorto, segno e strumento, nel nostro tempo, del Tuo amore per tutti
PREGHIERA PER LA PARROCCHIA Ti preghiamo, Signore Dio, per intercessione di Maria Santissima Vergine del Rosario: Guarda alle famiglie della nostra Parrocchia, fa' che vivano nella concordia, trovino il tempo per onorarTi e pregarTi, siano fedeli ai doni del Sacramento del Matrimonio ed educhino i figli nella fede e nella carità.
Guarda ai ragazzi e ai giovani , fa' loro riscoprire l’entusiasmo degli ideali coraggiosi, l’impegno a seguirTi sulla strada della coerenza, l’apertura a compagni e amici per coinvolgerli nell’esperienza della Chiesa, liberi da pregiudizi.
Guarda alla Comunità Parrocchiale formata da tutti noi, fa' che cresca sul modello della Comunità apostolica, attenta alla Parola di Dio, fedele all’Eucaristia domenicale, assetata di preghiera personale e comunitaria, amichevole nella fraternità, caritatevole verso tutti i poveri.
Gloria a Te, o Padre, che operi tutto in tutti. Gloria a Te, o Figlio, che per amore Ti sei fatto servo. Gloria a Te, o Spirito Santo, che semini i Tuoi doni nei nostri cuori. Gloria a Te, o Santissima Trinità, che vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen
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