S. Vito al Sele

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Chiesa di S. Vito al Sele

di Giuseppe Barra

 

Quasi al centro della Piana del Sele, nella contrada S. Cecilia, sorge la chiesa di S. Vito, ricordata tra le più antiche del territorio. Essa venne edificata per raccogliere, custodire e venerare le spoglie mortali dei Santi Vito, Modesto e Crescenza, martirizzati a Roma sotto Diocleziano.

La notizia più antica sulla chiesa di S. Vito al Sele è del 1042 ove è riportata tra i beni della Chiesa Salernitana. Nel 1067, Guglielmo d'Altavilla, usurpatore dei beni della Chiesa Salernitana, già scomunicato da Papa Alessandro II, dovette sottomettersi al Pontefice, di passaggio per Salerno, restituendo all'Arcivescovo di Salerno, insieme ad altri beni, anche la Chiesa ed i beni di S. Vito al Sele. Nel 1080, Roberto il Guiscardo, principe di Salerno, per intercessione della moglie Sichelgaita, confermò all'Arcivescovo Alfano i beni che la chiesa Salernitana possedeva in territorio di Eboli: "ecclesiam S. Viti de Silare cum corte et silvis et pertinentiis ipsorum". Nel 1090 è menzionata dal Paesano "...cum curte sua et teri in eadem loco (fluvio Syleris esistentibus)"; nel 1168 risulta nella Bolla "Licet nobis" di Papa Alessandro III; nell'anno 1221, Federico II di Svevia emanò un privilegio a favore della Chiesa Salernitana, col quale confermò tutte le concessioni che i principi suoi predecessori avevano fatto. In tale privilegio sono compresi territori siti nella terra d'Evoli e nel 1255 Alessandro IV conferma la sua appartenenza alla Chiesa Salernitana.

Durante la Santa Visita Pastorale, eseguita nell'anno 1585 dall'Arcivescovo di Salerno Mons. Marco Antonio Colonna Marsilio, la chiesa di S. Vito al Sele fu visitata e risulta in ottimo stato.

Padre Giacobillo, della Compagnia di Gesù, verso il 1600 scriveva a Giovanni Bollando: "Ho visitato quella zona della Lucania, e vi ho ammirato un'antichissima chiesa in onore di S. Vito, nella quale, ad ogni 15 giugno, trae gran calca di popolo e vi accedono numerosi partenti. Dietro l'altare, nel pavimento vi ha un forame da potersi turare con la mano, dal quale io distintamente avvertii un odore celestiale. Gli abitanti dicono colà rinserrarvisi i corpi dei tre martiri".

Nella Platea Pastore, conservata nell'Archivio Diocesano di Salerno, si dice: "Il signor Duca d'Evoli tiene un capitale di ducati 1220 lasciati dal quondam don Orazio di Luise sopra la Dogana di detta terra, qual capitale fu lasciato per la fabbrica della chiesa di S. Vito, sue camere, e cortile, e se ne deve anche far suppellettili, come il tutto appare dal testamento ed altre scritture d'assegnamento. Presentemente essendo mezza ruinata la detta chiesa di S. Vito a più istanze fattane dall'arcivescovo si sono dati dal Duca d'Evoli diversi ordini acciò si pagasse qualche somma dall'erario, e de facto da molti devoti s'è fatto l'ammasso anche delle pietre per fabbricarsi, come tutto apparisce dal testamento redatto dal notaio Francesco Rizzo il 4 novembre 1630". La chiesa fu riparata negli anni che vanno dal 1632 al 1636. Riparazioni furono eseguite anche nel 1715, come le mura, il tetto, il portone e l'abbellimento. Così anche nel 1846 quando il Decurionato di Eboli delibera che i donativi fatti nel 1837, al tempo del colera, siano convertiti in danari e spesi per le riparazioni del tetto, dei muri e dell'altare maggiore.

Un inventario riguardante la chiesa di S. Vito al Sele è del 1908, fatto dal Canonico don Michele Paesano. Tali oggetti erano sia nella cappella alla Piana sia nella Collegiata ed appartenevano a S. Vito. Per dovere di cronaca noi riporteremo non solo le opere d'arte ma anche gli altri oggetti. Nel documento sono riportate le seguenti voci: "... Antica statua del Santo restaurata dall'artista napoletano Raffaele della Campa l'anno 1898 per Lire 375 con due cani. Diadema, pettiglia, croce, palma e catenella d'argento per voto dei cittadini fatte l'anno 1779. Tre cappotti di seta. Due quadri ad olio negli archi dove erano gli altarini, rappresentando S. Vito, S. Modesto e S. Crescenza e l'altro l'Immacolata, S. Vito, S. Gaetano. Altri piccoli quadri su numero di sei. Altare di marmo fino fatto dai fratelli Farina l'anno 1860. Lampadari tre di ottone e cristallo all'arca, due dei quali donato da Michele Sica. Due lampade di ottone. Due candelabri di ottone donati dalla gente dei signori Alfano. Due cornacopi di ottone vicino alla nicchia donati da un Campanino. Due lampade di cristallo ed ottone donato dal medesimo. Confessionale. Dodici scanni con spalliera e nove senza spalliera. Orchestra con organo, che prima era della cappella di S. Rocco. Lapide in chiesa dell'anno 1779 ricordando la protezione del Santo. L'altra dietro l'altare con la scritta -Hic jacent corpore SS. Viti, Modesti atque Crescentiae-. Circa quest'ultima lapide si fa notare, e l'attestano con giuramento vari cittadini, tra cui Cosimo Astone, Vito Sica, ecc. che dopo l'anno 1860 tenendosi in custodia la Cappella di S. Vito al Sele da un certo Diego Sica, questi, senza conoscere il valore storico della pietra che esisteva dietro l'altare, fece togliere quella che ad antico ivi stava, di marmo comune e con antichi caratteri e vi sostituì quella che ora si vede. Non si sa dove la prima pietra fosse stata posta. Il medesimo fece togliere i due altarini che erano sotto i quadri laterali, e che secondo l'antica tradizione erano dedicati a S. Modesto e a S. Crescenza. Così porta la leggenda che la cappella presso il Sele dedicata a S. Vito fu edificata con tre altari. Piramide di legno con stanche e quintancola. Due scale di legno, di cui una piccola. Calice d'argento e patena d'ottone. Due messali di cui uno vecchio. Dodici candelieri. Campana con funi. Croce. Carta di gloria donata dai fratelli Farina. Camice ed ammitto. Cingolo. Tre pianete complete. Reliquia di S. Vito in teca d'argento ed autentica, donata da Mons. Maglione. Un quadro telone a due facce che si eleva il 15 maggio. Piramide dorata pel giorno della festa. Campana fatta dai fratelli Farina. 16 anelli. 8 bottoni. 5 paia di orecchini. 3 corni mondati d'oro. 3 berloque. 5 orologi guasti con catenine".

L'Arcivescovo di Salerno Mons. Demetrio Moscato, l'1 ottobre 1957, trasferisce la Parrocchia di S. Nicola de Schola Graeca in S. Vito al Sele. Nel 1974 la sede parrocchiale, dalla chiesa di S. Vito al Sele fu trasferita nel centro della località S. Cecilia, ciò perché la popolazione non si recava nella chiesa del Santo a causa della lontananza. La Parrocchia è retta dal parroco don Daniele Peron.

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