XXIX Domenica

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SPUNTI DI RIFLESSIONE

 

17 OTTOBRE 2010 - XXIX DOMENICA DEL T. O. (ANNO C) - FESTA DELL’ORATORIO

 

SANTA MESSA PRESIEDUTA DA MONS. LUIGI MORETTI

 

Uniti per la Corresponsabilità

(frase davanti all’altare)

 

Dal Vangelo secondo Luca  (Lc 18, 1-8)

 

In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai: «In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”.

Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”».

E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».      Parola di Dio

 

Spunti per l’omelia

 

Davanti all’altare vi saranno dei pezzi di puzzle incastrati tra di loro. Sul pezzo centrale è presente un’immagine della nostra Parrocchia. Sui pezzi intorno a quello centrale, durante l’omelia, verranno attaccate le immagini dei componenti della Comunità Parrocchiale del Sacro Cuore.

 

In questa bella domenica di metà ottobre eccomi qui per la prima volta nella vostra comunità parrocchiale per vivere con voi una giornata molto speciale … oggi festeggeremo la Festa dell’Oratorio insieme a tutti voi qui presenti che avete collaborato alla realizzazione di questa giornata. Cerchiamo subito miei cari, di capire cosa Gesù ci voleva dire con il Vangelo di oggi e vediamo se riusciamo ad utilizzare il suo insegnamento per la Festa che oggi vivremo. Il Vangelo che abbiamo ascoltato racchiude una parabola davvero interessante e si conclude con una domanda, una domanda molto seria, fatta da Gesù.

Allora procediamo con ordine, un passo per volta, e cerchiamo di comprendere tutto per bene. Per prima cosa, l'evangelista Luca ci spiega il motivo per cui Gesù racconta proprio questa parabola: per insegnare ai suoi discepoli "la necessità di pregare sempre, senza stancarsi" (ricordiamoci bene questa cosa importantissima che riprenderemo dopo e che sarà utile per vivere bene questa giornata). Gesù vuole che tutti ricordiamo bene che bisogna pregare sempre, ogni giorno, senza stancarsi e senza scoraggiarsi se si ha l'impressione di non venir subito esauditi nelle proprie richieste. Insomma, Gesù vuole farci comprendere l’atteggiamento giusto da avere quando si prega: la costanza. Chi di voi mi aiuta a capire meglio questo atteggiamento?

 

Un bambino porterà all’altare l’immagine di persone anziane della nostra comunità parrocchiale e ne leggerà il commento: Le persone più anziane sono il pilastro spirituale delle comunità, con il loro sostegno fatto di preghiera e amore. La costanza le caratterizza, una vita intera trascorsa all’insegna dell’attenzione e del servizio per gli altri. Il loro contributo insostituibile li rende fonte di ricchezza per tutti.”   

L’immagine viene poi attaccata su uno dei pezzi di puzzle davanti all’altare.

 

Gli anziani, alimentano e sostengono la base su cui poggia il grande e originale puzzle della corresponsabilità, con la loro caratteristica preponderante: la costanza! Costanza nella preghiera, nel servizio e nell’amore. La loro profonda conoscenza della vita, li rende patrimonio vivente di un sapere fatto di esperienza vissuta sulla propria pelle, ed in quanto tale testimonianza di ciò che Dio può fare attraverso le nostre umili mani.

 

Queste persone mi fanno venire in mente proprio la protagonista del Vangelo di oggi. Gesù racconta ai suoi discepoli la storia di una povera vedova. Le vedove sono delle donne a cui è morto il marito. Al tempo di Gesù una donna che rimaneva vedova si trovava in una situazione difficile, senza aiuto, senza protezione. Senza un uomo accanto una donna non poteva far nulla. La vedova del racconto di Gesù ha bisogno di essere difesa e per questo si rivolge al giudice. Ma il giudice della sua città non ha voglia di darle ascolto. Il giudice sa che la vedova non potrà pagargli molti soldi e quindi non vuole dedicarle il suo tempo senza averne un buon guadagno. Ha clienti molto più importanti, figuriamoci se può interessarsi dei piccoli problemi di una vedova! Non gli importa nulla della situazione di questa donna, non si commuove affatto: si rifiuta di darle ascolto. La vedova però non si scoraggia: ogni giorno torna a presentarsi all'ufficio del giudice ripetendogli sempre la stessa preghiera: "Fammi giustizia contro il mio avversario!". I giorni passano e il giudice si trova sempre la vedova tra i piedi. Dovunque va, incontra la vedova che, testarda, insiste: Aiutami!

Per un po' il giudice prova a far finta di niente ma poi si stufa dei continui lamenti della vedova, che continua a ripetere: "Fammi giustizia!". E allora gli viene un pensiero: "Anche se non temo Dio e non ho rispetto di nessuno, poiché questa vedova è così molesta, le farò giustizia, perché non venga continuamente a importunarmi". Il giudice pensa che dando il tanto atteso aiuto alla vedova, questa smetterà di tormentarlo e lo lascerà in pace!

Chissà se a volte capita anche a noi di ragionare e di comportarci come questo giudice ... A chi ci chiede un piacere, una cortesia, un favore che non avremmo voglia di fare, diciamo ugualmente di sì per non dover sopportare le sue insistenze. Un comportamento come questo non è proprio secondo il cuore di Dio: non è bello essere generosi in questo modo, quasi per forza ... Non è bello, però sappiamo tutti che a volte capita. Capita di non essere sempre disponibili nei confronti degli altri. Chi di voi mi aiuta a capire che significa disponibilità?

Un bambino porterà all’altare l’immagine di persone adulte della nostra comunità parrocchiale e ne leggerà il commento: Gli adulti, con la loro disponibilità, rappresentano un silenzioso esempio di vita cristiana; un punto di riferimento per i più giovani; un sostegno materiale e morale per l’altro. La pazienza esercitata ogni giorno per far rispettare le regole e per rispettarle, li pone in prima linea, instancabili, nel progetto di corresponsabilità.

L’immagine viene poi attaccata su uno dei pezzi di puzzle davanti all’altare.

 

Gli adulti, nonostante siano presi dagli affanni quotidiani, dalle preoccupazioni della vita: il lavoro, la casa, il benessere della famiglia, si rendono disponibili per un sostegno sia materiale che morale per l’altro. Essi rappresentano un silenzioso esempio di vita cristiana ed un punto di riferimento per i più giovani. La loro coerenza nel servizio, li pone in prima linea, infaticabili, nel progetto di corresponsabilità.

 

Pensando alla disponibilità mi vengono in mente tutte le persone adulte, presenti fra di noi che, a differenza di questo giudice, si rendono continuamente disponibili alla realizzazione delle molteplici attività della comunità parrocchiale. Queste stesse persone si sono anche rese disponibili per la riuscita di questa giornata. Sapete qual è la cosa più bella? Dai loro volti traspare l’amore con il quale svolgono il loro servizio.

Ma torniamo alla parabola: Gesù termina di raccontare del giudice e della vedova e chiede ai discepoli che lo ascoltano: "Avete udito ciò che dice il giudice disonesto? E Dio non farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà a lungo aspettare?". Che paragone fa', il Signore Gesù! Sta dicendo: ma insomma, se persino un giudice poco onesto si decide a dare ascolto alla vedova per non essere più disturbato dalle richieste di lei, come pensate che si comporterà Dio Padre verso coloro che si rivolgono a Lui? Li farà forse aspettare e soffrire in una lunga attesa? È lo stesso Gesù a rispondere: "Vi dico che farà loro giustizia prontamente". Il Padre buono ascolta sempre il grido e il pianto di chi subisce un'ingiustizia, ed interviene con la prontezza che viene dall'amore. Vi è capitato qualche volta di svegliarvi la notte, all'improvviso? La stanza è buia, avete sete e forse anche un pochino di paura. Subito cominciate a chiamare: "Mamma! Papà!" prima sottovoce, poi a voce sempre più alta. E appena vi sentono, mamma e papà corrono nella vostra stanza, accendono la luce, si siedono sul letto e vi abbracciano, cacciando via la paura. Anche Dio Padre si comporta come i nostri genitori: quando sente il nostro pianto, la nostra paura, corre subito in nostro aiuto, non ci lascia mai da soli, mai!  Dopo aver raccontato la parabola, dopo aver rassicurato i discepoli sul cuore di Dio Padre, che è sempre attento al grido di chi soffre, il Maestro Gesù fa ancora un'altra domanda: "Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?". Che domandona! Che tono serio ha improvvisamente il Signore Gesù! Che cosa vuole dire questa domanda strana? Perché la fa proprio in questo momento? Il Maestro di Nazareth sta parlando di Dio Padre che ascolta il grido dei suoi figli: come mai ora Gesù interroga i suoi discepoli sulla fede? Proviamo ad usare parole nostre, più semplici, per riascoltare la stessa domanda che Gesù rivolge ai discepoli e a tutti noi. Dice Gesù: a volte vi sembra che Dio Padre non vi ascolti, avete l'impressione di non essere subito accontentati in quello che chiedete nelle vostre preghiere. E allora cominciate a dubitare. Ma avete fede, sì o no? Appunto: abbiamo fede, sì o no? Quando ci rivolgiamo a Dio, lo facciamo per abitudine o perché davvero il nostro cuore è pieno di fiducia verso di lui? Ci crediamo veramente? Ci fidiamo di Dio? E se crediamo davvero, la nostra fede si vede dal nostro atteggiamento? E secondo voi quali sono gli atteggiamenti che Gesù vorrebbe sempre vedere nei suoi figli? La gioia e l’entusiasmo. Vediamo un po’ che cosa mi dite su questi ultimi due atteggiamenti?

Un bambino porterà all’altare l’immagine di bambini della nostra comunità parrocchiale e ne leggerà il commento: I bambini, senza saperlo, portano, nel grande progetto della corresponsabilità, un ingrediente indispensabile … la gioia! Quella contagiosa, quella che dà la forza di continuare, quella che dona un sorriso gratuito e inaspettato.

L’immagine viene poi attaccata su uno dei pezzi di puzzle davanti all’altare.

 

I più piccolini apportano un’indispensabile ingrediente: la gioia di vivere! Che offre la speranza, un animo pulito, un sorriso senza malizia, sincero, gratuito ed inaspettato. Nessuno è troppo ricco per non aver bisogno di un sorriso contagioso che illumina un cielo grigio. Il carisma dei bambini è la gioia che riescono a diffondere negli animi, ad effondere nell’aria che respira la Chiesa.

 

Un bambino porterà all’altare l’immagine di giovani della nostra comunità parrocchiale e ne leggerà il commento: I giovani sono pieni di entusiasmo! Quello sano, quello che infondono in tutte le attività che richiedono impegno verso gli altri, quello che fa crescere loro e chi gli sta accanto, quello che non fa sentire la fatica, semplicemente perché si è uniti.

L’immagine viene poi attaccata su uno dei pezzi di puzzle davanti all’altare.

 

I giovani vivono l’esperienza della corresponsabilità “quasi” come un gioco. Grazie al loro entusiasmo, profuso in tutte le attività che richiedono impegno e dedizione verso gli altri, rendono il gioco, le cose semplici, un’esperienza di grandi valori e di grandi sentimenti. Esprimendosi danno spazio alla propria personalità, che é in evoluzione, vulnerabile e bisognosa di ritrovarsi, e al tempo stesso mettono a servizio dei fratelli la loro dote più bella: l’entusiasmo! Senza la quale niente ha un colore così intenso, niente brilla di luce viva, niente viene vissuto fino in fondo.

 

In particolare, in questa giornata mi piace mettere in evidenza la gioia e l’entusiasmo che riscontro proprio dai bambini e i giovani che vedo qui presenti!

Ecco, dunque, quello che dovremmo fare ogni giorno ... ecco ciò che avete fatto in questi giorni per poter realizzare questa giornata: avete collaborato. Ognuno ha offerto il suo contributo: dalle persone anziane, che con la loro costante preghiera ci hanno accompagnato e ci accompagnano agli adulti, che nonostante abbiamo solo la domenica come giorno libero della settimana si sono resi disponibili per poter realizzare al meglio la nostra festa. Dai giovani, che con il loro entusiasmo e la loro voglia di fare sanno rendere bella ogni attività che fanno; a voi bambini, che con la vostra gioia ed il vostro sorriso sapete dare a noi adulti la più bella testimonianza di fede … Sapete cosa sono la costanza, la disponibilità, l’entusiasmo, e la gioia? Sono dei carismi che messi al servizio della comunità danno vita ad una cosa meravigliosa: la CORRESPONSABILITÀ. Uniti per la Corresponsabilità è anche la frase che ho letto scritta davanti all’altare. Il simbolo che si trova ai piedi dell’altare è particolarmente significativo per spiegare questo tipo di atteggiamento. Il pezzo di puzzle che da solo non ha alcun significato, unito agli altri riesce a realizzare un’immagine completa, finita e meravigliosa. Allo stesso modo, i carismi di ciascuno di noi non hanno alcun senso se non sono uniti a quelli degli altri  all’interno di una bella realtà che la Chiesa e in particolare la Comunità parrocchiale. La corresponsabilità è, più profondamente, un atto che ci pone rispetto agli altri come loro completamento, parte di un tutt’uno, che ci porta a condividere gioie e momenti difficili. Si impara a pensare insieme, a mettere a servizio i propri carismi, ad essere una famiglia operosa.

Questo è il senso del tema di questa giornata, questo è la corresponsabilità che nasce dal rapporto vero e libero che dovrebbe esserci fra tutti noi per una migliore realizzazione di qualsiasi progetto.

Per farvi capire ancora meglio quanto sia importante collaborare tutti insieme con i nostri carismi per la realizzazione di un progetto, vi racconto una storiella.

 

Storiella

Gli abeti (Bruno Ferrero, C'è ancora qualcuno che danza)

 

Una pigna gonfia e matura si staccò da un ramo di abete e rotolò giù per il costone della montagna, rimbalzò su una roccia sporgente e finì con un tonfo in un avvallamento umido e ben esposto. Una manciata di semi venne sbalzata fuori dal suo comodo alloggio e si sparse sul terreno.  

"Urrà!" gridarono i semi all'unisono. "Il momento è venuto!"

Cominciarono con entusiasmo ad annidarsi nel terreno, ma scoprirono ben presto che l'essere in tanti provocava qualche difficoltà.

"Fatti un po' più in là, per favore!".

"Attento! Mi hai messo il germoglio in un occhio!".

E così via. Comunque, urtandosi e sgomitando, tutti i semi si trovarono un posticino per germogliare.
Tutti meno uno. Un seme bello e robusto dichiarò chiaramente le sue intenzioni: "Mi sembrate un branco di inetti! Pigiati come siete, vi rubate il terreno l'un con l'altro e crescerete rachitici e stentati. Non voglio avere niente a che fare con voi. Da solo potrò diventare un albero grande, nobile e imponente. Da solo!".
Con l'aiuto della pioggia e del vento, il seme riuscì ad allontanarsi dai suoi fratelli e piantò le radici, solitario, sul crinale della montagna. Dopo qualche stagione, grazie alla neve, alla pioggia e al sole divenne un magnifico giovane abete che dominava la valletta in cui i suoi fratelli erano invece diventati un bel bosco che offriva ombra e fresco riposo ai viandanti e agli animali della montagna. Anche se i problemi non mancavano.
"Stai fermo con quei rami! Mi fai cadere gli aghi".

"Mi rubi il sole! Fatti più in là…".

"La smetti di scompigliarmi la chioma?".

L'abete solitario li guardava ironico e superbo. Lui aveva tutto il sole e lo spazio che desiderava.
Ma una notte di fine agosto, le stelle e la luna sparirono sotto una cavalcata di nuvoloni minacciosi. Sibilando e turbinando il vento scaricò una serie di raffiche sempre più violente, finché devastante sulla montagna si abbatté la bufera.

Gli abeti nel bosco si strinsero l'un l'altro, tremando, ma proteggendosi e sostenendosi a vicenda.
Quando la tempesta si placò, gli abeti erano estenuati per la lunga lotta, ma erano salvi.
Del superbo abete solitario non restava che un mozzicone scheggiato e malinconico sul crinale della montagna.

Dio non ha creato "io". Ha creato "noi".

 

Preghiera

Signore,
nella Tua Chiesa c'è posto per tutti:
per il bambino e per l'anziano, per il giovane e per l'adulto,
per chi studia e per chi lavora,
per chi soffre e per chi gioisce.
Proprio come in una grande famiglia,

in cui ognuno ha una funzione speciale e che la rende unica.

Signore,

il mio impegno è di

raccontare al mondo intero il nostro incontro!

Voglio che tutti sappiano

che Tu solo puoi dare la speranza,

ma se Ti incontriamo riusciremo ad infondere fiducia nei nostri fratelli.

Che solo Tu puoi dare l’amore,

ma se Ti incontriamo saremo capaci di insegnare all’altro ad amare.

Che solo Tu puoi fare ciò che appare impossibile,

ma se Ti incontriamo saremo felici di fare il possibile.

Che Dio, Gesù e lo Spirito Santo

siete una cosa sola uniti dall’amore,

ma se Vi incontriamo anche la nostra comunità

sarà unita da questa stessa tenerezza.

Signore,

chi spera in Te acquista nuove forze,

e avendoci fatti simili a Te

ci dai la certezza che anche noi uniti, 

possiamo fare grandi cose.

 

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