XV Domenica

Home Su Sommario Cerca Contatti Privacy Area riservata

 

SPUNTI DI RIFLESSIONE

11 Giugno2010

Celebrazione prime Comunioni

 

IL VANGELO

 

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai». Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levìta, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così».

Parola del Signore

 

SPUNTI PER L’OMELIA


Venne chiesto una volta a Gesù quale fosse il comandamento più importante, ossia la legge fondamentale perché l'uomo fosse degno della vita eterna. E Gesù risponde: "Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente e il prossimo tuo come te stesso". Non si poteva certamente mettere in dubbio che ogni uomo è creato da Dio, e che egli ama tutti indistintamente. Ma la domanda più difficile, posta a Gesù, la stessa  che anche noi spesso ci poniamo, è la seguente: "Ma chi è il mio prossimo?"

Potremmo rispondere: ogni uomo sulla terra, perché tutti siamo figli dello stesso Padre. Bellissima risposta, ma allora perché tanta violenza e tanto odio? Forse perché ancora non si è riusciti a comprendere il vero senso dell’amore e della giustizia. Gesù risponde a questa domanda, come solo lui sa fare, con una semplicità disarmante ma che porta con sé un incredibile verità. E lo fa con la parabola del buon samaritano. Gesù mette al centro della parabola "un uomo che scendeva da Gerusalemme a Gerico", ossia un uomo in viaggio, come è la nostra vita. Attraverso questa parabola Gesù vuole mettere in evidenza tre categorie di persone, o meglio tre modi di considerare il rapporto con l'uomo. La prima categoria sono "i briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo "semivivo". In altre parole non l'uccisero ma lo abbandonarono, impossibilitato a tornare a vivere, senza che qualcuno gli desse una mano. La seconda categoria quella dei leviti che non colgono nell’altro il volto del loro servire Dio; infine la stupenda figura del samaritano: un uomo qualunque, che fa la stessa strada, imbattendosi nel "semivivo". Il Vangelo ci dice che lo “vide e ne ebbe compassione”. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite versandovi olio e vino: poi caricatolo sul suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui. Fino a che il semivivo tornò a vivere e così continuare il suo viaggio. Alla fine della parabola Gesù invita, chi ne ha compreso a pieno la verità, di fare lo stesso. Ci sono dieci verbi in fila per descrivere l'amore: lo vide, si mosse a pietà, scese, versò, fasciò, caricò ... fino al decimo verbo: ritornerò indietro a pagare, se necessario. Questo è il nuovo decalogo, i nuovi dieci comandamenti di ogni uomo, credente o no, perché l'uomo sia uomo, perché la terra sia abitata da "prossimi", per una nuova visione del mondo e della storia. . Domandano a Gesù: cosa devo fare per essere vivo? Come si fa ad essere uomo? Gesù risponde con un verbo: amerai! Tutto il nostro futuro si racchiude in questo verbo. Un verbo al futuro perché questa è un'azione mai conclusa, perché durerà quanto durerà il tempo. Perché è un progetto: l'unico grande progetto che Dio ha pensato per ognuno di noi. Non un obbligo, ma una necessità per vivere. Cosa devo fare domani per essere vivo? Tu amerai. Cosa farò l'anno che verrà, e per il mio futuro? Tu amerai. E l'umanità, il suo destino, la sua Storia? Solo questo: tu amerai. Una parabola al centro del Vangelo, e al centro della parabola un uomo. E un verbo: tu amerai. Va' e anche tu fa' lo stesso. E troverai la vita.

 

Cosa usereste voi bambini per curare il malcapitato della parabola?  Chi mi aiuta?

 

SIMBOLI

 

Un bambino porta all’altare il primo simbolo: LE BENDE

 

Commento: Gesù mostra che il prossimo a cui si deve far del bene, non è solo il nostro amico, il nostro vicino, il nostro parente, ma è ANCHE e SOPRATTUTTO una persona che non ci piace, magari ci è ostile. Possiamo paragonare le bende a tutte quelle parole che possiamo dire per dare conforto e coraggio a chi ne ha bisogno, magari proprio a chi è più ostile.

 

Un bambino porta all’altare il secondo simbolo: L’ALCOL ETILICO

Commento: Il buon samaritano ha usato dell’olio per calmare il dolore delle ferite; noi useremmo dell’alcol per curare le ferite: un po’ di bruciore e tutto passa. Spesso ci dimentichiamo, però, che ci sono ferite più profonde, quelle del cuore, che per essere curate hanno bisogno di tutto il nostro amore e sono proprio loro a ricordarci il vero senso della vita ed il valore di chi ci sta accanto.

 

STORIELLA

 

Mi sto dirigendo verso l'ospedale di Milano, provo a parcheggiare l'auto dove non parcheggio di solito. Appena sceso, mi si fa incontro un marocchino sulla cinquantina molto cordiale e per nulla insistente, che mi richiede del farmaco antinfiammatorio per un insistente mal di schiena che lo affligge da tempo. Con me non ne ho e rispondo, forse anche per acquietarmi la coscienza, che lo avrei cercato nei reparti verso cui mi stavo dirigendo all'interno dell'ospedale. Terminata la mia visita al reparto oncologico, mi appresto a tornare verso l'auto. Naturalmente mi ero scordato di quella richiesta fattami in precedenza e quindi il farmaco non era in mio possesso. Non so al suo apparire cosa dire. Mi viene spontaneo, era lunedì, garantirgli un mio nuovo passaggio da quelle parti il mercoledì o il giovedì seguenti, ma dovevo ripassarci appositamente e quindi non mi era per nulla "comodo". Decisi, a tal punto, di tornare solo quando si fosse presentata l'occasione buona, magari anche dopo quindici giorni. Lungo il viaggio di ritorno a casa, mi sovvenne alla memoria una frase, letta e meditata, nella quale, si diceva che S. Chiara, "contava" gli atti di amore compiuti in un giorno. Inoltre mi ricordavo come sia estremamente importante rispettare la parola data, sempre. E allora, chi era per me in quel dato momento quel marocchino se non Gesù in persona affetto da mal di schiena che chiedeva a "me" quella data medicina, per di più difficile da reperire in quanto distribuita da un'azienda poco presente sul territorio nazionale? Non so come fare, decido di passare comunque il mercoledì seguente anche se devo allungare la strada. Il giorno seguente dopo il mio solito giro mi dirigo all'ora di pranzo verso casa anche per costatare le condizioni di mia moglie. Dirigendomi verso l'auto, passo sotto i portici ove è sito il bar presso il quale i colleghi si fermano per una spuntino. Passo vicino ad un tavolino. Mi arresto di colpo, mi volto e... trovo proprio quel collega di quella data ditta che produce la pomata che mi serve e gli chiedo qualche campione gratuito. (Faccio presente che quel collega in un anno lo vedrò si e no sette, otto volte). Il giorno seguente, intravedo il marocchino, abbasso il finestrino, consegno quanto dovuto ricevendo un grande sorriso ed un "grazie amico". Con rinnovata gioia nel cuore riprendo il mio "solito" giro.

Sono i gesti semplici di ogni giorno che permettono alle ferite dell’anima di rimarginarsi. Il mendicante ferito certo non avrà un buon ricordo di quell’esperienza, non tanto per le ferite riportate ma per l’indifferenza dimostrata da chi non lo ha soccorso. L’unica cosa certa che gli darà la carica per vivere ogni giorno è ridonare l’amore che ha ricevuto da uno sconosciuto; di cui forse non conoscerà mai il nome. A chi ci chiedesse il nome del samaritano potremmo semplicemente rispondere Gesù; è l’unico che si è chinato a fasciare le nostre ferite, a curare le nostre sofferenze, a sostenerci quando abbiamo rischiato di perderci. È lui che ci ha portati alla locanda, alla casa che tutti accoglie, lì s’è preso cura di noi e lì ci ha affidati a qualcuno. La Chiesa è questa locanda. Alla sua Chiesa, Dio affida il compito e la responsabilità di accompagnare, sostenere, curare, rialzare coloro che sono caduti.

 

Scarica

 

Visita gli altri  Commenti

Realizzato da Sabato Bufano - Informa s.a.s. - Tel. 0828620029
© 2006 Parrocchia Sacro Cuore di Gesù - Eboli (SA)