XXX domenica Anno B
|
|
SPUNTI DI RIFLESSIONE
25 Ottobre 2009
Dal Vangelo secondo Marco (Mc 10,46-52)
Gesù si fermò e disse:
«Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti
chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù.
Chi invece è previdente mette la candela in un luogo facile da raggiungere e grazie al suo fascio di luce che lo guida raggiunge il luogo in cui è riposto il contatore, che era momentaneamente saltato. Messo a posto il contatore ritorna la luce. In questi casi di improvvisa oscurità la candela risulta essere indispensabile. Chi sa di non possederla, sia pure per un breve istante, si pente di non essersela procurata. Chi invece è sicuro di averla in casa, provvede a mettervi mano immediatamente. Vi domanderete perché abbiamo fatto tutto questo discorso. Ebbene, dovete sapere, ragazzi, che non esiste solo la luce così come la conosciamo noi. Quella di cui vorrei parlarvi oggi è un altro tipo di luce. Questa luce serve ad illuminare un buio che non è come quello che conosciamo noi, e di cui a volte abbiamo tanta paura. Sto parlano della luce e del buio spirituali. Cerchiamo però di capire in che modo questi due elementi – luce e buio – si collegano al vangelo di oggi. Il protagonista del Vangelo di oggi, che avete ascoltato tutti, è Bartimeo. Non si tratta di un tipo qualsiasi: Bartimeo è un cieco. Oggi diremmo un non-vedente. Si tratta di un uomo abbastanza conosciuto da quelli della sua città, anche perché Bartimeo fa il mendicante. All’epoca di Gesù chi aveva un problema fisico, come Bartimeo, non poteva lavorare, per cui l’unica fonte di sostentamento per la sua vita era la solidarietà di chi passava accanto a lui, sulla strada che partiva da Gerico. Lui chiama Gesù “Figlio di Davide”; gli chiede “abbi pietà di me!” Da cieco egli è riuscito a vedere cose che gli altri “vedenti non vedono”: ha riconosciuto Gesù come il Messia tanto atteso e lo ha chiamato per nome. Bartimeo non ha avuto paura di usare il nome proprio di Gesù, come si fa con qualcuno che si ama, come si fa con un amico. Perché in Bartimeo la fiducia di essere guarito è davvero grande! Nei gesti, nei modi di fare, nel tono della voce, nelle parole che sceglie, tutto di lui dice la sua fede in Gesù. Ed è proprio questa grandissima fede che rende possibile il miracolo. Nel buio della sua vita egli ha riconosciuto Gesù come il fascio luminoso da seguire per uscire da quell’oscurità in cui viveva. La candela è stata la sua fede che lo ha condotto fino a Lui - il contatore. Perché, se non c’è amore, non c’è fede, la luce che proviene da Gesù non riusciremo mai ad incontrarla. La fede è un dono grandioso che Dio vuol dispensare a tutti a piene mani. Dipende da noi volerlo accogliere o meno secondo la disponibilità dell'apertura del cuore. La candela oggi verrà portata all’altare durante l’offertorio da un membro dei centri di ascolto della missione popolare parrocchiale; il fiammifero alleato della candela (senza il quale la candela non potrebbe essere accesa) è la preghiera. La preghiera nutre e fortifica la fede, dispone il cuore ad amare Gesù donandoci il senso delle cose che facciamo e della strada che percorriamo. Una strada che i membri del centro di ascolto hanno percorso per venire fin qua per incominciare a condividere con noi, cominciando dall’Eucarestia, la vita della comunità. Così simbolicamente hanno seguito una freccia che gli ha indicato la strada.
SIMBOLO
FRECCIA INVERSA Come domenica scorsa anche questa domenica il nostro simbolo è una freccia. La direzione della freccia è la stessa ma il suo verso è opposto. Cambiando il verso della freccia, sono cambiati anche i volti riprodotti sulla sua facciata (non più membri della nostra comunità parrocchiale, bensì membri dei centri d’ascolto). La freccia di domenica scorsa indicava il movimento delle persone della comunità verso le case di coloro che hanno aperto le porte ai centri di ascolto della missione popolare. Quest’oggi è la comunità parrocchiale che ha aperto le sue porte alle persone che hanno accettato l’invito di percorrere insieme l’avventura della missione popolare. Un bambino del catechismo, invitato dal celebrante, porterà questa freccia e la attaccherà alla cartina nei pressi dell’altare. Leggendo la riflessione che essa reca.
COMMENTO Il fascio luminoso, che ognuno di noi segue, non cambia: è sempre la luce dell’amore di Gesù. Cambiano i tratti di questa freccia: sono i volti delle persone che hanno accettato l’invito a trascorrere del tempo con noi per diventare membri e testimoni attivi della vita parrocchiale.
Nel cammino della fede ci accompagna la comunità ma soprattutto la guida della comunità che è il sacerdote. A questo punto vi racconto un episodio realmente accaduto…..
STORIELLA
Un vecchietto ateo, non credente, andò da un sacerdote. Sperava di essere aiutato a risolvere i suoi problemi di fede. Non riusciva a convincersi che Gesù di Nazaret fosse veramente risorto. Cercava dei segni di questa affermata risurrezione ... Quando entrò nella casa canonica, abitazione del sacerdote, c'era già qualcuno nello studio a colloquio. Il prete intravide il vecchietto in piedi in corridoio, e subito, sorridente, andò a porgergli una sedia. Quando l'altro si congedò, il sacerdote fece entrare l'anziano signore. Conosciuto il problema, gli parlò a lungo e dopo un fitto dialogo, l'anziano da ateo divenne credente, desiderando di ritornare alla parola di Dio, ai sacramenti e alla fiducia nella Madonna. Il sacerdote soddisfatto ma anche un po' meravigliato gli chiese: «Mi dica, del lungo colloquio qual è stato l'argomento che l'ha convinta che Cristo è veramente risorto e che Dio esiste?». «Il gesto con il quale mi ha porto la sedia perché non mi stancassi di aspettare», rispose il vecchietto.
Il sacerdote è un essere umano che ha alle spalle una famiglia e una storia come tutti gli altri, con i desideri, gli affetti, le lotte, le esitazioni, le debolezze di tutti. Ma con un compito impegnativo che Cristo gli ha affidato: far crescere la comunità parrocchiale, parte della Chiesa, primizia del suo Regno. Ogni tanto le cronache ci ricordano che c'è anche un'altra realtà, fatta di debolezza e infedeltà, di essa la Chiesa non può fare altro che chiedere perdono. Come uomo, il sacerdote può sbagliare, ma i gesti che compie come sacerdote, all'altare o in confessionale, non risultano per questo invalidi o inefficaci. È Cristo infatti che battezza, celebra, perdona; noi sacerdoti siamo solo strumenti nelle sue mani.
Preghiera Finale
Con la forza e la gioia del cuore innalzo la mia preghiera al Signore; lo ringrazio e gli chiedo sostegno per camminare nella via dell'amore. Poi un Salmo e un brano della Parola tracciano il percorso da seguire per la nuova giornata che inizia nel segno del lavoro e del servizio. Ho bisogno di quest'attimo di luce per organizzar gli impegni per non scivolare nell’idea di una cultura del fare e dell'apparire. Un silenzio di gioiosa comunione e l'ascolto attento della Parola sono i doni che guidano la mia vita nella fedeltà alla missione ricevuta.
|
Realizzato da Sabato Bufano -
Informa s.a.s. - Tel. 0828620029
|