VII Tempo Ordinario

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SPUNTI DI RIFLESSIONE

 

20 FEBBRAIO 2010 - VII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)

 

VANGELO

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 5,38-48)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio e dente per dente”. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle. Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».                        Parola del Signore

 

SPUNTI PER L’OMELIA

 

Buongiorno a tutti cari ragazzi … come state? Tutto bene? Avete fatto un’abbondante colazione questa mattina? Spero proprio di si, perché oggi Gesù ci invita a scalare una montagna, ma non una montagna qualsiasi: la montagna più alta del mondo … Proprio così ragazzi! Cerchiamo di capire meglio il significato dell’affermazione che ho appena fatto.

A dire il vero, anch’io, quando ho letto il Vangelo di questa domenica, ho pensato che Gesù stesse raccontando una storia di fantascienza piuttosto che storie utili per la nostra vita di tutti i giorni. Mi sono messo a riflettere un po’ per cercare di capire come attualizzare il discorso di Gesù e finalmente ho trovato il giusto paragone. Immaginiamo di dover scalare una montagna. Dopo un po’, il respiro comincia a diventare affannoso e si cerca di parlare il meno possibile; solo quando è necessario. Altri elementi, che definirei fondamentali da ricordare quando si è in montagna sono: l’aria pulita e il panorama meraviglioso che si apre dinanzi ai nostri occhi. Tutto questo è fonte di gioia per chi ha la fortuna di viverlo e anche se costa fatica, tuttavia si è felici per la meravigliosa esperienza che si sta facendo. Quando si va in montagna, però, oltre alle cose positive, ci sono tutta una serie di pericoli ai quali si deve prestare molta attenzione. Uno di questi è certamente il rischio di perdersi. Infatti, quando vogliamo raggiungere una meta, ci sono i percorsi segnati; ed una volta scelto il luogo, seguendo la segnaletica, stiamo sicuri. Se ciò non bastasse, però, avremmo comunque la possibilità di chiedere aiuto ad una guida che, conoscendo bene il posto, ci aiuterebbe a raggiungere la destinazione.

La stessa cosa accade nel nostro cammino di fede: un percorso in salita, come la scalata di una montagna. I nostri segnali? La Parola di Dio. La nostra guida? Gesù Cristo e i suoi insegnamenti. Ogni domenica ci viene offerta la ‘segnaletica’ giusta per non sbagliare strada e camminare sicuri anche quando percorriamo sentieri difficili e faticosi. Stavolta, però, Gesù vuole metterci davvero alla prova. Eh si, perché, se avete ascoltato bene il Vangelo, vi sarete resi conto che quello di oggi è davvero un cammino duro da percorrere e non tutti sono disposti a farlo. “Porgi l’altra guancia, ama  il tuo nemico”... Mamma mia e che paroloni!!! è così difficile volersi bene tra fratelli, nella stessa casa, nella stessa comunità; figuriamoci volere bene ad un nemico!

Mi ricordo che, quand’ero piccolino (e penso che anche adesso sia così) chi era troppo buono veniva spesso considerato un po’ stupidino. Nella società in cui ci troviamo a vivere oggi vince sempre il più forte. Gesù, però, ci dice che vince chi sa far trionfare il bene sul male … eh vi sembra una cosa facile??? Fin quando si tratta di dare elemosina a qualcuno, tutti, bene o male, lo sanno fare; ma non appena dobbiamo dedicare il nostro tempo e il nostro impegno agli altri, le cose diventano un po’ più complicate. Facciamo un esempio concreto: se la maestra vi chiede di aiutare, ogni tanto, un vostro compagno in difficoltà con i compiti voi lo fate (spero!);  ma se vi da questo incarico per tutto l’anno, forse incomincerà un po’ a pesarvi ed incomincerete a scocciarvi. è così un po’ per tutti, anche per noi grandi, sappiamo anche porgere l’altra guancia ma quando queste sono finite, che facciamo??? Il più delle volte rispondiamo con la violenza perché siamo esseri umani ed abbiamo l’istinto di difenderci. è un meccanismo di sopravvivenza ma Gesù ci ha fatto liberi e dà la possibilità ad ognuno di scegliere e di scegliere il bene.

Anche se con le parole di oggi da un lato noi possiamo sentirci giudicati perché non sempre riusciamo a viverle a pieno, dall’altro lato queste parole possono accendere in noi un forte senso di speranza. Davvero anche noi possiamo divenire perfetti come il Padre che è nei cieli … ma cosa vuol dire essere perfetti secondo voi? Vuol dire essere buoni, accoglienti, gentili … in una parola caritatevoli. Dovremmo imparare ad amare come il Padre ama noi, senza riserve, solo per il nostro bene, solo per renderci felici. La vera felicità, di cui Gesù ci parla, è la vita eterna, il suo Regno, il Paradiso. Vogliamo impegnarci per ottenere questo grande dono da Gesù? Immagino che siamo tutti disposti a farlo ma come? Ce lo dice lo stesso Gesù raccontandoci una parabola bellissima: quella di un re che organizza un banchetto per le nozze del figlio e fa un gran numero di inviti a tutti coloro che conosce. Gli invitati, però, chi per una scusa, chi per un’altra, non accettano l’invito al banchetto. Il re, non contento, manda i suoi servi ad invitare chiunque incontrino in mezzo alla strada, senza distinzione di razza, cultura o ceto sociale. Il requisito necessario per partecipare a questa grande festa è, però, l’abito nuziale. Un po’ come avviene per noi. Al banchetto, anche se si è storpi o poveri peccatori, Gesù vuole che si vada con "la veste nuziale", ossia con il cuore aperto all’amore. Si tratta di un abito abbastanza difficile da trovare, per cui Gesù chiede a noi stessi di prepararlo. Che ne dite allora di cucirci proprio una bella veste che ci vada a pennello così, una volta indossata, non dimenticheremo mai che siamo più simili a bestie quando uccidiamo, siamo più simili ad uomini quando giudichiamo ma siamo più simili a Dio quando perdoniamo.

Vediamo un po’ allora quali sono i simboli di oggi:

 

Un bambino porta all’altare un ago e ne legge il commento.

 

Commento: Così come l’ago, in maniera silenziosa, buca la stoffa per poter realizzare uno splendido vestito, anche noi, spinti dal nostro amore, vogliamo trapassare i cuori dei nostri fratelli offrendo loro il nostro silenzioso ma caritatevole perdono.

 

Un bambino porta all’altare un ago e ne legge il commento.

 

Commento: Il filo è quell’elemento minuscolo che tiene unito l’intero vestito. Tu, Signore, sei il nostro filo perché invisibilmente ci tieni uniti a te porgendoci sempre l’altra guancia, accettandoci per quello che siamo, amandoci per primo.

Che ne dite ragazzi … vogliamo imparare ad essere dei sarti per realizzare questo splendido vestito? Allora vi nomino, per le prossime due settimane, ‘apprendisti sarti’!!!

 

STORIELLA - Lo scorpione (Bruno Ferrero)

 

Un monaco si era seduto a meditare sulla riva di un ruscello. Quando aprì gli occhi, vide uno scorpione che era caduto nell'acqua e lottava disperatamente per stare a galla e sopravvivere.
Pieno di compassione, il monaco immerse la mano nell'acqua, afferrò lo scorpione e lo posò in salvo sulla riva. L'insetto per ricompensa si rivoltò di scatto e lo punse provocandogli un forte dolore. Il monaco tornò a meditare, ma quando riaprì gli occhi, vide che lo scorpione era di nuovo caduto in acqua e si dibatteva con tutte le sue forze. Per la seconda volta lo salvò e anche questa volta lo scorpione punse il suo salvatore fino a farlo urlare per il dolore. La stessa cosa accadde una terza volta. E il monaco aveva le lacrime agli occhi per il tormento provocato dalle crudeli punture alla mano. Un contadino che aveva assistito alla scena esclamò: «Perché ti ostini ad aiutare quella miserabile creatura che invece di ringraziarti ti fa solo male?». «Perché seguiamo entrambi la nostra natura» rispose il monaco. «Lo scorpione è fatto per pungere e io sono fatto per essere misericordioso».

E tu, per che cosa sei fatto?

 

PREGHIERA

Se crediamo che il perdono

è più forte del male che ci colpisce

e più grande del nostro orgoglio.

Se crediamo che il perdono

è capace di trasformare lo spirito e il cuore

e spingerci oltre.
Se crediamo che il perdono

è accoglienza, umiltà e maturazione

e che è in grado modellare un essere nuovo e bello.
Se crediamo che il perdono

fa crescere nel più profondo di noi stessi

la gioia della resurrezione e l'allegria della Pasqua;
allora per oggi e per ogni altro giorno che verrà
noi trasformeremo la nostra vita grazie al perdono.

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