V Tempo Ordinario

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SPUNTI DI RIFLESSIONE

 

6 FEBBRAIO 2010 - V DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)

 

Giornata Nazionale per la vita

 

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 5,13-16)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.

Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli».              Parola del Signore

 

 

SPUNTI PER L’OMELIA

 

Cari ragazzi oggi si celebra la 33a Giornata Nazionale per la vita e il tema che (uso una parola difficile)  il Consiglio Episcopale ha scelto è "Educare alla pienezza della vita".

Ma cosa vuol dire esattamente questo? Che siamo maleducati? No!

Voi potreste dirmi: “Noi la vita ce l’abbiamo da quando siamo nati, quindi la conosciamo bene … è la nostra! Che cosa dobbiamo imparare allora?”. Dobbiamo imparare a rispettarla: la nostra e quella degli altri.

Tante persone, soprattutto i più grandi, a volte non riescono a riconoscere la vita … vi faccio qualche esempio: un bambino che non è ancora nato ma si trova nel pancino della mamma, spesso non viene considerato una persona … oppure una persona ammalata tanto da non riuscire più a parlare o a muoversi, a volte viene considerata inutile.

La vita è sempre il bene più grande, un tesoro prezioso dal momento del concepimento fino al suo spegnersi naturale.

Ma cosa rende piena una vita? Cosa fa veramente sentire bene ognuno nella propria vita? È la forza dell’amore: è lei a riempire di senso la vita; è lei che ci aiuta ad affrontare il sacrificio e a dedicarci generosamente agli altri.

Pensiamo alle famiglie che accudiscono nelle loro case i familiari anziani e agli sposi che, talvolta anche quando hanno pochi soldini, accolgono con gioia nuove creature. Guardiamo i genitori che, con grande pazienza, accompagnano i figli adolescenti nella crescita umana e spirituale e li orientano con tenerezza verso ciò che è giusto e buono. Quanto è importante il contributo di quei nonni che si affiancano alle nuove generazioni, ai nipotini, educandoli a capire, alla luce della loro esperienza, ciò che conta davvero.

La Chiesa ci ha dato questo messaggio da seguire e da fare nostro al punto che potremmo anche noi stessi diventare educatori alla pienezza della vita e non solo alunni nella scuola della vita.

Anche il Vangelo di oggi ci invita a riempire la nostra vita, in che modo? Trasformandoci in qualcosa che renda la nostra vita saporita, piacevole, che ci dia soddisfazione. Il Vangelo di oggi ci invita a diventare sale della terra e luce del mondo. E come si fa a diventare sale della terra e luce del mondo? Ci si deve mettere sempre in mostra? Far vedere a tutti quanto siamo bravi? In realtà una persona perfetta da fastidio. Dio non ci chiede di essere perfetti ma di rendere visibile la sua perfezione. Che significa? Ve lo spiego subito …

Una persona che sta in ginocchio a pregare non da fastidio a nessuno, ma, allo stesso tempo, è un faro! Se ci mettiamo a guardare un quadro in un museo, quel quadro susciterà interesse, e altri si fermeranno a guardarlo. La gente non guarderà noi che guardiamo il quadro, ma vedendoci, avrà voglia di guardare il quadro e, senza neanche accorgersi che noi esistiamo, renderà gloria al quadro!

Chi ci ha portato a guardare a Dio? Le persone che guardano Dio e che ci parlano di suo figlio Gesù.

Mi colpisce sempre il fatto che Gesù dice la stessa cosa di se stesso e di noi: "Io sono la luce del mondo", "voi siete la luce del mondo".

Come essere luce? Innanzitutto lasciandoci illuminare da Lui: "guardate il suo volto e voi sarete raggianti". Anzitutto è impossibile far luce se non si è accesi, quindi la testimonianza del Vangelo nasce dall'essere accesi, cioè dal sentire vicinissima la presenza del Signore e poi una candela accesa ha il potere di accenderne mille spente, mentre mille spente non ne accenderanno mai una. Gesù non solo ci esorta a vivere nella luce, ma addirittura ci chiede di essere luce. E tutti sappiamo cosa voglia dire la luce nel cuore e tra gli uomini che incontriamo. Certamente non conosce la luce, e quindi non può essere sale, chi vive ed opera nel male e nella cattiveria. Non è certamente luce la voglia di ricchezza  che crea facilmente voglia di crimine. Non è luce l'egoismo che non ci fa vedere i fratelli che hanno bisogno di amore. La luce ha un solo nome: amore.

Il sale della terra, la luce del mondo è Gesù. La nostra vita sarà luce e sale se parlerà di Lui, e il meno possibile di noi. In questo modo possiamo rischiare di non essere ascoltati o di essere derisi, ma non daremo fastidio e non susciteremo un rifiuto. La presenza di Gesù nelle nostre vite può essere paragonata ad una squadra di calcio di serie A.

Vediamo ora insieme quali sono gli elementi fondamentali per vincere la partita più importante:

 

1) Il primo simbolo, portato all’altare da un bambino, è lo schema di gioco.

Commento:

Gesù ci ricorda che ciascuno di noi ha delle capacità uniche e che per fare goal occorre mettersi in gioco: mettere a disposizione degli altri le proprie qualità. Questo è lo schema  di gioco che servirà per un fine comune: essere un riflesso della luce di Dio che illumina il mondo reso buio dall’egoismo.

  

2) Il secondo simbolo, portato all’altare da un bambino, è un pallone.

Commento:

Fatto nostro lo schema di gioco preparato da Dio, Egli ci chiede di scendere in campo e di giocare la nostra partita rispettando le regole. Regola fondamentale: diventare sale per calciare il pallone con forza e decisione e dedicargli un saporitissimo goal che fa gioire noi e Lui … che fa il tifo per noi.

 

Per chi pratica il calcio, qualche volta succede che l'allenatore ci riunisce, in modo che siamo in prima fila, così che tutti vedano tutti. In quel momento ci ricorda il nostro ruolo, sottolinea le possibilità che abbiamo dimostrato e ci incoraggia e stimola ad essere sempre all'altezza della situazione.

Non parla in terza persona "i giocatori...", ma in seconda: "Voi...", e qualche volta anche "Tu...".

Non abbiamo scuse, non possiamo fermarci a dire "ma io queste cose le ho sempre fatte; io so come si gioca..". Ci pone davanti le nostre responsabilità.

Una cosa del genere l'ha fatta Gesù: la presentazione delle beatitudini (di domenica scorsa) possiamo considerarla come l'illustrazione dello schema di gioco che intende insegnarci, avendoci convinto che sia quello vincente. Adesso si tratta di tradurre lo schema generale in uno stile di gioco dove ognuno ha la sua possibilità di riuscita, e di conseguenza manifesta la responsabilità di mettercela tutta per il risultato.

Gesù aveva detto "Beati i poveri in spirito, i miti, chi opera per la pace, usa misericordia,...".

Continua con delle indicazioni chiare e immediate: "Siete il sale della terra...la luce del mondo...".

La luce è un bene prezioso come pure il sale.

Le partite si vincono non perché si sa meglio la teoria dello sport che si sta praticando, e neppure la storia dei personaggi leggendari e dei campionati passati. La classifica nasce dai risultati di fatto riportati in partita e le partite solo segnando più punti degli avversari. La fedeltà a Dio si misura anche nell'amore per il prossimo. L'uomo segue gli insegnamenti del Signore solo quando si impegna con il prossimo, donando con generosità, usando giustizia nelle sue scelte. La classifica dell'uomo credente la si stila non solo con la frequenza in chiesa, la partecipazione alle messe o al gruppo di catechesi; entra in questo punteggio, e con un valore non secondario, l'amore per chi ci sta attorno e la disponibilità a diventare prossimo di ogni persona. Il giudizio finale nasce in base all'amore vissuto con gesti concreti. Davanti ad un allenatore così deciso non possiamo tirarci indietro. Lui non ci rimprovera, non ci umilia, non ci fa fare brutte figure. Sempre ci incoraggia e ci indica nuovi traguardi, ci propone mete per soddisfare la voglia di vincere nel gioco della vita. Lui ci ricorda il nostro valore, le qualità che ha messo in noi; che siamo stati pensati e voluti da lui. Siamo la sua squadra e non vogliamo tirarci indietro. Ci ricorda di altre sfide che sentivamo importanti e siamo poi riusciti a vincere con determinazione e umiltà, mettendocela tutta e soprattutto seguendo le indicazioni che lui ci dà... ma non dalla panchina, perché in campo c'è anche lui.

 

STORIELLA

Due blocchi di ghiaccio

 

C’erano una volta due blocchi di ghiaccio. Si erano formati durante il lungo inverno, all’interno di una grotta di tronchi, rocce e sterpaglie in mezzo ad un bosco sulle pendici di un monte.

Si fronteggiavano con ostentata reciproca indifferenza. I loro rapporti erano di una certa freddezza.

Qualche “buongiorno” qualche “buonasera”. Niente di più. Non riuscivano cioè a “rompere il ghiaccio”. Ognuno pensava dell’altro:”Potrebbe anche venirmi in contro”. Ma i blocchi di ghiaccio da soli, non possono né andare né venire. Non succedeva niente e ogni blocco di ghiaccio si chiudeva di più in se stesso.

Nella grotta viveva un tasso che un giorno sbottò: “Peccato che ve ne dobbiate stare qui. E’ una magnifica giornata di sole!”. I due blocchi di ghiaccio scricchiolarono penosamente. Fin da piccoli avevano appreso che il sole era il grande pericolo. Sorprendentemente, quella volta, uno dei due blocchi di ghiaccio chiese:”Com’è il sole?”. “E’ meraviglioso … è la vita” rispose imbarazzato il tasso. “Puoi aprirci un buco nel tetto della tana …. vorrei vedere il sole …” disse l’altro. Il tasso non se lo fece ripetere. Aprì uno squarcio nell’intrico delle radici e la luce calda e dolce del sole entrò come un fiotto dorato. Dopo qualche mese, un mezzodì, mentre il sole intiepidiva l’aria, uno dei blocchi si accorse che poteva fondere un po’ e liquefarsi diventando un limpido rivolo d’acqua. Si sentiva diverso, non era più lo stesso blocco di ghiaccio di prima. Anche l’altro fece la stessa meravigliosa scoperta. Giorno dopo giorno, dei blocchi di ghiaccio sgorgarono due ruscelli d’acqua che scorrevano all’imboccatura della grotta e dopo poco si fondevano insieme formando un laghetto cristallino che rifletteva il colore del cielo. I due blocchi di ghiaccio sentivano ancora la loro freddezza, ma anche la loro fragilità e la loro solitudine, la preoccupazione e l’insicurezza comune. Scoprirono di essere fatti allo stesso modo e di aver bisogno, in realtà, l’uno dell’altro. Arrivarono due cardellini e un’allodola e si dissetarono. Gli insetti vennero a ronzare intorno al laghetto, uno scoiattolo dalla lunga coda morbida ci fece il bagno. E in tutta questa felicità si rispecchiavano i due blocchi di ghiaccio che ora avevano trovato un cuore.

 

A volte basta solo un raggio di sole, che potrebbe risplendere grazie al nostro impegno nel fare una buca nel soffitto; una parola gentile, che potrebbe essere pronunciata da ciascuno di noi; un saluto, che potrebbe partire dal nostro sorriso, per fare felici quelli che ci stanno accanto. Come in una vera squadra di calcio, in cui tutti hanno bisogno dell’abilità degli altri per segnare goal, anche i due blocchi di ghiaccio si sono resi conto che fusi insieme hanno dato molto di più agli altri, anziché da soli, e questo li ha resi finalmente felici perché si sono sentiti reciprocamente amati.

 

 

PREGHIERA

 

Signore, vogliamo giocare nella tua squadra,

seguire lo schema di gioco che anche tu hai usato e

ti ha portato a vincere la grande sfida con il peccato.

Tu ci affidi dei ruoli importanti perché hai fiducia in noi e

sai che puoi contare sulla nostra grinta.

Ci insegni il perdono,

perdonandoci per primo.

Ci educhi al dono gratuito,

perché anche noi siamo un dono d'amore.

Ci allarghi l'orizzonte

perché tutti gli uomini sono tuoi fratelli.

Ci usi misericordia

e ci ricordi che solo imitando questo tuo amore per noi,

troveremo una misericordia senza confini.

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