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SPUNTI DI
RIFLESSIONE –
VI DOMENICA DEL TEMPO
ORDINARIO (ANNO
B)
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VANGELO (Mc 1, 40-45)
La lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato.
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Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli
diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo
toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito la lebbra scomparve da
lui ed egli fu purificato. E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e
gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va’, invece, a mostrarti al
sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come
testimonianza per loro». Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a
divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una
città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni
parte. Parola del Signore
SPUNTI PER L’OMELIA
Accanto all’altare sarà presente un tavolino con sopra appoggiati dei
palloncini.
Cari ragazzi, volevo chiedervi una cosa prima di iniziare l’omelia … a chi è mai
capitato di fare una cosa eccezionale, sbalorditiva, una cosa proprio fuori dal
normale che lascerebbe chiunque a bocca aperta, un cosa difficilissima da fare?
E ovviamente non l’avete raccontato a nessuno, vero? Nooo! Scommetto che i
giornali ancora ne parlano … Però, anche se siete riusciti in imprese
impossibili, non credo che abbiate mai fatto dei miracoli, tipo guarire dei
malati gravissimi, o almeno non ancora, vero? Ma allora, secondo voi, come mai
Gesù non vuole che si sappia in giro che può fare cose straordinarie come
guarire, e far vivere meglio chi lo incontra? Forse non voleva si sapesse in
giro chi fosse? Oppure che poteva guarire? Oggi i medici bravi a cui magari
riescono operazioni importanti, delicate, fanno a gara nel farsi pubblicità! E
chiunque ha un malanno è disposto ad attraversare l’Italia e non solo, per farsi
visitare da quel medico. Ad esempio, un mio amico che da piccolo non vedeva
tanto bene e rischiava di perdere la vista, ha girato tutta Italia ed è andato
fino in Russia perché i genitori avevano saputo di una cura sperimentale! I suoi
genitori infatti erano preoccupatissimi e dunque disposti a tutto pur di
aiutarlo a star bene. Il mio amico mi raccontava che questi dottori avevano
studi bellissimi, quando parlavano o lo visitavano avevano sempre un’aria seria.
Lui non capiva quasi niente, ed era terrorizzato sia prima di partire che dopo.
Quando hanno trovato la cura per lui, i suoi genitori erano contenti e lo
dicevano a tutti, consigliavano di andare da quel medico così bravo. So anche,
che gli hanno regalato cose preziose in segno di riconoscimento. E Gesù,
invece?! Evidentemente non amava la pubblicità! O forse non quel tipo! Insomma
non vuole passare semplicemente per un guaritore prodigioso! Non vuole che la
gente lo cerchi per vedere i miracoli e i segni prodigiosi e non per ascoltare
la Bella Notizia, che il suo cuore di Figlio non vede l’ora di condividere con
tutti. Infatti, Gesù non vuole essere solo un medico per il lebbroso come per
noi, vuole entrare in relazione con noi, desidera partecipare alla nostra vita
ed essere nostro compagno d’avventure, il nostro migliore amico. Il
dottore invece viene ricordato solo in caso di malattia, poi è facile
dimenticarlo, in genere non si diventa amici del proprio medico!
Ma vi ricordate cosa fa il lebbroso, dopo che
Gesù gli chiede di non dire nulla a nessuno? Gli dà retta? Il
Vangelo dice: “quello si allontanò e si
mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare
pubblicamente in una città”. Chi mi aiuta a capire cosa passa nella mente del
lebbroso?
Un bambino si reca all’altare con un palloncino gonfiato con l’elio, e ne legge
il commento:
Commento:
A volte, la gioia che ci doni, gonfia talmente tanto il nostro cuore, che
dimentichiamo di fare ciò che tu ci chiedi, e quasi voliamo via da te. Legaci al
tuo polso Signore, così che possiamo ascoltarti da vicino.
Vedete ragazzi questi palloncini poggiati sul tavolo? Sono un po’ tristi o no?
Ci possiamo giocare a pallone, e presto scoppieranno sotto il peso di un calcio
… mi ricordano un po’ il povero lebbroso prima di essere guarito da Gesù, era
triste, cupo, con lo sguardo rivolto verso il basso e magari davvero qualcuno,
piuttosto cattivo, potrebbe avergli dato un calcio soltanto perché era una
persona sola senza nessuno che potesse difenderlo … quante volte accade che
nelle grandi città, dei ragazzi annoiati da tutto, decidono di prendersela con
chi è più debole di loro? Però oggi il Vangelo ci parla di una storia a lieto
fine, Gesù guarisce il lebbroso, gli riempie il cuore di gioia … gli ridona la
dignità, dopo chissà quanto tempo di malattia è stato finalmente risanato, può
ritornare dalla sua famiglia, a casa sua … insomma lo fa volare veramente in
alto! Ma il Signore gli aveva chiesto di fare una piccola cosa, e lui cosa fa?
Bravi, esattamente l’opposto. Ma perché secondo voi non fa quello che gli chiede
Gesù? Avete ragione, era una gioia troppo, troppo grande, che proprio non ce
l’ha fatta a rimanere in silenzio! Secondo me, mentre attraversa la città,
quest’uomo non cammina: corre, salta, ballonzola, per la gioia che lo invade!
Come fa a restare zitto?! Strada facendo avrà ripetuto cento volte il suo
stupore: “Sono guarito! Guarito! ... sapete? La mia lebbra è sparita! Non ho più
piaghe, non ho più bolle bianchicce sul mio corpo! Sono di nuovo sano! ... la
mia pelle è intatta, normale, come un tempo! Adesso sono guarito!”. Sono certo
che Gesù, con il suo cuore capace di comprendere tutto quello che passa nelle
nostre anime, avrà di certo perdonato la piccola disobbedienza di quest’uomo,
che ha annunciato a tutti la sua felicità, con il cuore pieno di gratitudine,
anche se … quali sono le conseguenze della sua disobbedienza? Vi ricordate cosa
dice il Vangelo? Gesù non poteva più entrare nelle città perché tutti volevano
essere guariti da lui. Ebbene ragazzi, è sempre una cosa fantastica e che ci fa
sentire “3 metri sopra il cielo”, quando il nostro cuore è pieno di gioia, ma è
importante anche ascoltare ciò che Dio ci suggerisce. Allora troviamo un
accordo: lasciamoci innalzare dalla gioia che Dio mette nel nostro cuore, ma
restiamo legati al suo polso per stare abbastanza vicini a lui da ascoltare
ciò che ha da dirci. Ragazzi, qualche settimana fa abbiamo celebrato una
giornata speciale, ovvero dei malati di … ? Lebbra, bravissimi! E che cosa
sapete della lebbra? La lebbra colpisce la pelle e la fa cadere a pezzi,
lentamente, il volto di un lebbroso può essere mostruoso. Fin dai tempi più
antichi, gli ammalati di lebbra sono stati messi da parte, allontanati dalle
altre persone, mandati fuori dalla città. E la Legge di Mosè era precisa e
dettagliata in proposito: chi veniva colpito da questo male, doveva andare ad
abitare fuori dall’accampamento, fuori dalla città, lontano da tutti gli altri.
Doveva indossare vesti strappate e stare con il capo coperto e il volto
nascosto, perché tutti potessero capire subito dal suo aspetto che era un
lebbroso. Non doveva avvicinarsi alle persone, ma anzi doveva gridare la sua
malattia, se per caso qualcuno che non ne sapeva nulla provava ad avvicinarsi.
Insomma una situazione molto triste. Ma adesso vorrei raccontarvi una storiella
…
STORIELLA -
Il falco pigro
Un grande re ricevette in omaggio due pulcini di falco e si affrettò a
consegnarli al Maestro di Falconeria perché li addestrasse. Dopo qualche mese,
il maestro comunicò al re che uno dei due falchi era perfettamente addestrato.
"E l'altro?" chiese il re. "Mi dispiace, sire, ma l'altro falco si comporta
stranamente; forse è stato colpito da una malattia rara, che non siamo in grado
di curare. Nessuno riesce a smuoverlo dal ramo dell'albero su cui è stato posato
il primo giorno. Un inserviente deve arrampicarsi ogni giorno per portargli
cibo". Il re convocò veterinari e guaritori ed esperti di ogni tipo, ma nessuno
riuscì a far volare il falco. Incaricò del compito i membri della corte, i
generali, i consiglieri più saggi, ma nessuno potè schiodare il falco dal suo
ramo. Dalla finestra del suo appartamento, il monarca poteva vedere il falco
immobile sull'albero, giorno e notte.
Un giorno fece proclamare un editto in cui chiedeva ai suoi sudditi un aiuto per
il problema. Il mattino seguente, il re spalancò la finestra e, con grande
stupore, vide il falco che volava superbamente tra gli alberi del giardino.
"Portatemi l'autore di questo miracolo", ordinò. Poco dopo gli presentarono un
giovane contadino. "Tu hai fatto volare il falco? Come hai fatto? Sei un mago,
per caso?" gli chiese il re. Intimidito e felice, il giovane spiegò: "Non è
stato difficile, maestà. Io ho semplicemente tagliato il ramo. Il falco si è
reso conto di avere le ali ed ha incominciato a volare".
Mentre riflettevo sul Vangelo di oggi, mi è capitato di leggere questa
storiella, e mi è venuto da pensare che, anche se nelle nostre città non ci
capita di incontrare persone malate di lebbra, tante volte continuiamo a
trattare qualcuno proprio come un tempo venivano trattati i lebbrosi, e così
facendo noi mettiamo un enorme ed ingombrante ramo che impedisce alle persone di
muoversi. I lebbrosi erano quelli che venivano messi da parte perché inutili,
anzi pericolosi, giusto? Quelli con cui nessuno voleva avere a che fare, no?
Quelli che se ne dovevano stare da soli, in disparte, lontano da tutti gli
altri, vero? Beh … mi sembra che anche oggi ci sono tante persone che vivono
così, anche in mezzo a noi, anche molto molto vicino a noi. Penso a quello che
vedo ogni giorno, semplicemente a scuola: chi non ci piace, viene messo da
parte; chi non è bravo a giocare a pallone, viene tenuto lontano; la compagna
che non sa fare la spaccata è una schiappa e quindi non la vogliamo nel nostro
gruppetto all’intervallo; quello non prende mai 10, allora lo possiamo prendere
in giro e tenerci alla larga; quella lì è così timida che non dice mai una
parola: peggio per lei, di certo noi non la andiamo a cercare … Dite di no? Che
nelle vostre classi non capita? Meglio così, mi fa piacere! Perché questi
atteggiamenti impediscono ai più deboli di potersi esprimere, di potersi
confrontare, di stare insieme agli altri, di poter sorridere … impediscono di
volare! Proviamo per un attimo a pensare alla nostra vita, alle persone che
conosciamo … Di sicuro ci verrà in mente qualcuno che è sempre un po’ in
disparte, qualcuno che nessuno invita a giocare. Allora, da ora in poi, potremmo
vedere finalmente questi fastidiosi rami che impediscono di sorridere, potremmo
fare come ha fatto Gesù, potremmo andare incontro a questo amico, a questa
amica, che si sente messo da parte, che si sente come il lebbroso, tagliare i
rami che gli impediscono di volare e così ripetere a modo nostro lo stesso
miracolo di Gesù: donare la gioia al cuore delle persone più deboli.
PREGHIERA FINALE
Signore, benedici le mie mani,
perché siano delicate
e sappiano prendere
senza mai imprigionare,
sappiamo dare senza calcolo,
e abbiano la forza di consolare e benedire.
Signore, benedici la mia bocca
perché ti renda testimonianza
e non dica nulla che ferisca o distrugga,
perché pronunci soltanto parole risanatrici,
e faccia sbocciare il sorriso.
Signore, benedici il mio cuore,
perché sappia dare calore e rifugio,
sia ricco di perdono e di comprensione,
e sappia condividere con amore
il dolore e la gioia.
Amen
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