III domenica T.O.

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SPUNTI DI RIFLESSIONE   III DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)

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Davanti all’altare vi sarà la scritta, tema della 62° Giornata Mondiale per i malati di Lebbra:

“Vivere è aiutare a vivere”

 

VANGELO (Mc 1,14-20)
Convertitevi e credete al Vangelo.

 

+ Dal Vangelo secondo Marco

Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo». Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». E subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti. E subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedèo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui.

Parola del Signore

 

SPUNTI PER L’OMELIA

 

Oggi Gesù comincia a fare davvero sul serio! Si … si! Il termine giusto in questa III domenica del Tempo Ordinario è proprio questo: COMINCIARE. Non so se vi è mai capitato di dire la frase: “Oggi comincio a …” … fare la dieta … studiare … fare il bravo. Insomma, cominciare qualcosa presuppone che si sia disposti a continuarla. Siete d’accordo? Bene … vediamo un po’ insieme che cosa ha cominciato a fare Gesù e anche che cosa hanno cominciato a fare i vari personaggi di cui ci parla la Parola di Dio di quest’oggi. Ma ciò non basta! Dobbiamo poi soffermarci su ciò che dovremmo cominciare a fare noi, proprio su invito di Gesù. Andiamo con ordine. Prima lettura di oggi: il profeta Giona viene inviato da Dio a Ninive, città molto grande, per annunciare ai suoi abitanti la sua parola. Lui ha paura e scappa dalla parte opposta. Viene buttato in mare e dopo essere stato mangiato da un pesce ed essere rimasto per tre giorni nella sua pancia, finalmente capisce che deve obbedire a Dio. Va a Ninive, fa la sua predicazione, ma forse non è molto convinto. Gli abitanti di Ninive, senza attendere ancora, cominciano a credere alle parole del profeta, si convertono e fanno penitenza. Per questo motivo Dio, vedendo le loro opere buone, risparmia Ninive, perché non solo gli abitanti ascoltano ma abbandonano la loro condotta malvagia: Dio ha misericordia nei loro confronti. Giona invece si arrabbia col Signore perché non doveva perdonarli, ma castigarli per il male fatto. E Dio ancora una volta con la sua bontà cerca di far capire a Giona i pensieri del suo cuore e la sua volontà di portare gli uomini alla salvezza. Alla fine Ninive si trasforma in una comunità che ha fiducia nell’amore di Dio e per questo si converte … cambia … va avanti. Eh si, ragazzi, perché la conversione per il cristiano non è tornare indietro ma andare avanti nella certezza che Dio ci guida sulla strada giusta. Convertirsi significa cominciare una nuova vita. E questo lo sa bene il protagonista della Seconda Lettura di oggi: San Paolo. Anche lui dopo la conversione (di cui oggi celebriamo la Festa) ha cominciato una nuova vita e oggi, nella sua Lettera, ci dice con molta chiarezza che in questo mondo passa tutto e non dobbiamo fermarci alle cose che abbiamo. Sembra quasi che San Paolo ci inviti a non vivere la nostra vita quotidiana. In realtà egli ci chiede di cominciare a viverla in maniera diversa. In che modo? Chi mi aiuta?

 

Un bambino porta all’altare un “pulsante” con la scritta “START” e ne legge il commento:

 

Commento: Dobbiamo vivere la vita quotidiana in pienezza. Le nostre giornate con le gioie e i dolori, le sconfitte e le speranze, devono essere tutte orientate verso ciò che ha davvero valore: Dio.

 

Bene … bene … stiamo iniziando a capire che Gesù ci chiede di cominciare a cambiare il nostro modo di pensare e di agire. Lo chiede a noi oggi, proprio come lo chiedeva alle persone del suo tempo. Vi faccio un esempio che si collega anche alla Giornata che oggi la Chiesa ci fa celebrare: la 62° Giornata Mondiale dei Malati di Lebbra. Ai tempi di Gesù i lebbrosi vivevano ai margini della società perché la loro malattia era altamente contagiosa. La lebbra poi era vista come una punizione ed il lebbroso considerato un peccatore, una persona impura … un intoccabile. Per Gesù non ci sono toccabili e intoccabili, ma solo poveri che chiedono aiuto e l’amicizia di Dio. Gesù non ha paura ha toccare le persone, “sporcarsi le mani”, si immerge fino in fondo nella loro umanità e li guarisce con la consapevolezza di sfidare i potenti e di disobbedire alle leggi ingiuste. Solo in questo modo si possono “guarire” le persone: con il coraggio, che l’amore ci da, di stare con loro! E Gesù questo coraggio ce l’ha avuto! Allora, la Giornata Mondiale per i Malati di Lebbra, il cui tema è “Vivere è aiutare a vivere”, rappresenta un appuntamento importante per cominciare a rendere concreta la nostra vicinanza, nella preghiera e nella condivisione, a tanti fratelli che ingiustamente sono ancora colpiti da questa malattia. Questa giornata ci da anche l’occasione per riflettere su come vivere: aiutando gli altri a vivere davvero. Proprio come faceva Gesù … e proprio Gesù ha dato inizio, quest’oggi alla nuova vita dei suoi primi discepoli. Il Vangelo di oggi inizia dicendo: "Dopo che Giovanni fu arrestato" (Mc 1,14). L'attività di Gesù comincia dopo che Giovanni Battista è stato messo a tacere dai cosiddetti “potenti”. Questi si sentono tranquilli perché hanno messo a tacere la voce di Giovanni Battista ma ecco che Dio ne suscita una molto più potente, che è quella di Gesù, Figlio di Dio. Gesù comincia a predicare il Vangelo. La parola "Vangelo" vuol dire letteralmente "buona notizia". E qual è la buona notizia che Gesù annuncia: non un Dio buono, ma un Dio esclusivamente buono, un Dio dal cui amore nessuna persona si può sentire esclusa, qualunque sia la sua condotta, qualunque sia il suo comportamento. Poi Gesù dice: "Il tempo è compiuto" (Mc 1,15). Ma quale tempo? In realtà Gesù vuole dire a coloro che lo ascoltano che non c’è più tempo da perdere e tutto ciò che non hanno fatto fino a quel momento, devono assolutamente cominciare a farlo. Non so se vi è mai capitato di sentir dire ai più grandi (a me capita spessissimo) frasi del tipo: "Quando sarò grande … quando avrò tempo …  quando ci saranno altre condizioni … quando cambieranno le cose … quando i figli saranno grandi … quando sarò meno pieno di cose … quando starò bene … allora farò". Proprio il contrario di ciò che Gesù ci chiede oggi. La vita è adesso, non domani. E mi chiedo: e se non lo fate oggi perché lo dovreste fare domani? E ancora: ma se non sentite il desiderio oggi, come potreste sentirlo domani? Avete un problema da affrontare? Fatelo adesso, perché altrimenti diverrà più grande. Avete qualche difettuccio da cambiare? Fatelo adesso perché il tempo è ora. Avete un amico con cui c’è qualche conto in sospeso? Fate pace con lui adesso perché questa pace tornerà a voi. Domani potrebbe essere mai. Avete qualcuno da ringraziare? Ad esempio i vostri genitori (ma non ci facciamo sentire!). Fatelo adesso e vi sentirete amati ancora di più e sempre meglio. Sapete, ragazzi, ogni volta che rimandiamo qualcosa che è importante fare avremo sempre meno forza per farla. Un ragazzo nel ghetto di Varsavia nel 1941 ha scritto questa poesia: "Da domani sarò triste, da domani. Ma oggi sarò contento". È questo lo spirito con cui vi chiedo … anzi Gesù vi chiede di affrontare la vostra vita, le giornate, le cose belle e quelle meno belle. Gesù vi vuole contenti … felici … anzi felicissimi. Ma non domani! Oggi! E sapete perché? Perché vuole realizzare con voi il suo Regno, il suo progetto d’amore. Avete capito bene! Lui si trova lungo il lago di Tiberiade e vede dei pescatori che stanno facendo il loro lavoro: sono appena rientrati dalla pesca, hanno lavato le reti e ora le stanno piegando e mettendo in ordine pronte per la prossima uscita in mare. La chiamata di Gesù lì raggiunge lì sul posto di lavoro. Questo ci fa capire che il Signore può chiamarci ovunque. Gesù li chiama, li chiama ad essere pescatori di uomini e proprio il loro mestiere di pescatori li aiuterà a capire la nuova missione: portare gli uomini alla salvezza! Wow … Certo che Gesù è proprio originale... poteva scegliersi persone migliori per questo servizio! Poteva scegliere persone preparate e ricche, invece sceglie quattro pescatori! A quel tempo, il mestiere del pescatore era considerato un mestiere per gente rude, e poi erano della Galilea ... gente di poca reputazione. Gesù, chiamandoli, offre loro un progetto di vita straordinario. Insomma, Dio fa la sua parte ma vuole avere bisogno di noi. A Lui piace costruire le cose belle insieme, perché quando una cosa si costruisce insieme diventa più importante. Quando un gioco, una cosa a cui tieni molto la comperi con i tuoi piccoli risparmi, ci stai più attento, la curi di più perché sai quanto hai dovuto impegnarti per possederla! La stessa cosa è con il dono del Regno di Dio. È un dono che c'è perché Gesù lo ha realizzato con la sua vita, ma è come un piccolo seme che deve crescere e svilupparsi: per questo ha bisogno del mio, del tuo, del nostro impegno. Ma … attenzione! Gesù non vuole un impegno qualsiasi. Vi racconto una storia che vi aiuterà a capire.

 

STORIELLA – Il pellegrino e i tre spaccapietre (Bruno Ferrero)

 

Durante il Medioevo, un pellegrino aveva fatto voto di raggiungere un lontano santuario, come si usava a quei tempi. Dopo alcuni giorni di cammino, si trovò a passare per una stradina che si inerpicava per il fianco desolato di una collina brulla e bruciata dal sole. Sul sentiero spalancavano la bocca grigia tante cave di pietra. Qua e là degli uomini, seduti per terra, scalpellavano grossi frammenti di roccia per ricavare degli squadrati blocchi di pietra da costruzione. Il pellegrino si avvicinò al primo degli uomini. Lo guardò con compassione. Polvere e sudore lo rendevano irriconoscibile, negli occhi feriti dalla polvere di pietra si leggeva una fatica terribile. Il suo braccio sembrava una cosa unica con il pesante martello che continuava a sollevare ed abbattere ritmicamente. "Che cosa fai?", chiese il pellegrino. "Non lo vedi?" rispose l'uomo, sgarbato, senza neanche sollevare il capo. "Mi sto ammazzando di fatica". Il pellegrino non disse nulla e riprese il cammino. S'imbatté presto in un secondo spaccapietre. Era altrettanto stanco, ferito, impolverato."Che cosa fai?", chiese anche a lui, il pellegrino. "Non lo vedi? Lavoro da mattino a sera per mantenere mia moglie e i miei bambini", rispose l'uomo. In silenzio, il pellegrino riprese a camminare. Giunse quasi in cima alla collina. Là c'era un terzo spaccapietre. Era mortalmente affaticato, come gli altri. Aveva anche lui una crosta di polvere e sudore sul volto, ma gli occhi feriti dalle schegge di pietra avevano una strana serenità. "Che cosa fai?", chiese il pellegrino. "Non lo vedi?", rispose l'uomo, sorridendo con fierezza. "Sto costruendo una cattedrale". E con il braccio indicò la valle dove si stava innalzando una grande costruzione, ricca di colonne, di archi e di ardite guglie di pietra grigia, puntate verso il cielo.

 

Questo è l’impegno che ci chiede Dio quando ci chiama a realizzare il suo progetto d’amore. Allora dobbiamo essere pronti a dire: “Oggi comincio … ad amare davvero quello che faccio … quello a cui sono chiamato da Dio”.

 

PREGHIERA FINALE – Insegnami ad usare bene il tempo

 

Dio mio, insegnami ad usare bene il tempo che tu mi dai
e ad impiegarlo bene, senza sciuparne.

Insegnami ad immaginare il futuro
senza disperarmi che non possa essere come io l'immagino.

Insegnami a piangere sulle mie colpe
senza cadere nell'inquietudine.

Insegnami ad agire senza fretta,
e ad affrettarmi senza precipitazione.

Insegnami ad unire la fretta alla lentezza,
la serenità all’entusiasmo, l’attenzione alla pace.

Aiutami quando comincio,
perché è proprio allora che io sono debole.

Veglia sulla mia attenzione quando lavoro,
e soprattutto riempi tu i vuoti delle mie opere.

Fa' che io ami il tempo
che tanto assomiglia alla tua grazia
perché esso porta tutte le opere alla loro fine
e alla loro perfezione senza che noi abbiamo l'impressione
di parteciparvi in qualche modo.

 

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