II domenica T.O.
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======================================================================== SPUNTI DI RIFLESSIONE – II DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B) ========================================================================
VANGELO (Gv
1,35-42)
+ Dal Vangelo secondo Giovanni In quel tempo Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che, tradotto, significa maestro –, dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio. Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro. Parola del Signore
SPUNTI PER L’OMELIA
Ciao a tutti ragazzi! Riprendiamo la celebrazione delle domeniche del Tempo Ordinario, durante le quali il Signore ci prende per mano e ci fa capire quanto sia importante incontrarlo nella semplicità delle cose che viviamo ogni giorno. È, infatti, attraverso i gesti che facciamo quasi senza accorgercene, che Dio si rivela … si fa vedere. A proposito di vedere … sapete una cosa? Oggi per me è una grande gioia vedervi … fissare lo sguardo su di voi. Infatti sono felice per il solo fatto di avervi davanti agli occhi. No … non sono impazzito … tranquilli! È solo che il Vangelo di oggi non fa altro che parlare di "vedere" … "fissare lo sguardo" … "osservare" … ecc. La Parola di Dio, dunque, vuole proprio dirci qualcosa sugli occhi … non credete? Cerchiamo di capire meglio, così da riuscire a riflettere bene su ciò che oggi Gesù ci chiede di mettere in pratica. Innanzitutto, il primo a "fissare lo sguardo" su Gesù è Giovanni il Battista. Giovanni vede Gesù e non può fare a meno di restarne quasi folgorato. Fissa gli occhi su di Lui e lo vede così come Egli è: l’Agnello di Dio! Wow … il Battista non aveva due occhi … ma due radar! A volte l’azione del vedere ci sembra un po’ passiva, forse perché, quando gli occhi sono impegnati, il resto del corpo si ferma per lo stupore o per la paura. Ad esempio … non so se vi è mai capitato di attraversare la strada abbastanza distrattamente e di vedere arrivare all’improvviso un’automobile diretta verso di voi. La cosa più normale sarebbe quella di velocizzare il passo ma … il più delle volte ci si arresta, impietriti dalla paura. Così pure … davanti allo spettacolo meraviglioso di un tramonto, piuttosto che di un paesaggio particolarmente suggestivo, sembra che il cervello si blocchi a quell’immagine, senza avere la capacità di gestire altri pensieri. Questo è proprio ciò che è accaduto a Giovanni Battista. Non appena vede Cristo non riesce a pensare ad altro … ma solo a Colui che ha davanti: “l’Agnello di Dio”. Ed è proprio da questo sguardo che ha inizio la lunga catena dei discepoli di Cristo. I due che stavano con Giovanni, infatti, non perdono neanche un minuto ed iniziano a seguire il Maestro. A questo punto Gesù, "osservando che lo seguivano", chiede loro che cosa stessero cercando. "Che cosa cercate?". Pensiamo a quante volte avremo pronunciato questa frase nella nostra vita … Mi viene da pensare, ad esempio, alle vostre mamme che vi vedono indaffarati a trafficare con le mani in un cassetto o con la porta di uno sgabuzzino spalancata, in cerca di qualcosa di introvabile che di solito solo alla mamma è possibile trovare senza difficoltà. Ognuno di noi, anche senza accorgersene, è (o è stato) alla ricerca di qualcosa nella vita. E non è detto che lo trovi immediatamente; così come non è scontato avere sempre qualcuno al nostro fianco che ci aiuti a trovare ciò che cerchiamo. Mettersi alla ricerca, anche se a volte può creare scompiglio perché si mette tutto a soqquadro, è sempre e comunque un segno di energia … vivacità … vitalità. Significa, infatti, non dare nulla per scontato, nulla per certo: significa ritenersi sempre in cammino. E proprio quello di rimanere in cammino è uno degli atteggiamenti per eccellenza del discepolo. Lo sa bene Gesù! Perciò rivolge ai due discepoli proprio questa domanda: "Che cosa cercate?". Alla domanda di Gesù i discepoli rispondono con un’altra domanda: "Maestro, dove abiti?". Cercano di capire dove abita, cosa fa, cosa pensa, quali sono i suoi insegnamenti ma, soprattutto, cercano di capire chi è! E come si fa a capire davvero chi è Gesù? Lo dice Lui stesso: “Venite e vedrete”. Sapete cosa significa? Si può davvero conoscere Gesù, attraverso i nostri occhi. Gli occhi, anche se non parlano, sono in grado di dire molto più di quello che immaginiamo. Non so se avete mai sentito l’affermazione: "Gli occhi sono lo specchio dell’anima" … eh si, perché l’occhio riflette in maniera immediata le nostre sensazioni, le nostre paure, le emozioni più intime. Con gli occhi non solo guardiamo ma, più e meglio che con il linguaggio, manifestiamo il nostro carattere. Gli occhi sono la parte del corpo che "rivelano di noi, mentre scrutiamo gli altri". Sempre mobili e curiosi, "parlano" un linguaggio particolare mettendoci in contatto con gli altri. Gli occhi hanno una straordinaria capacità di comunicazione e, anche se non lo vogliamo, riescono in qualche modo a farci capire le intenzioni o lo stato d'animo del momento di una persona. Gli occhi non mentono mai. Provate a guardare negli occhi qualcuno che vi ha fatto del male, che vi ha offeso … oppure, al contrario, provate a guardare degli occhi le persone che vi amano … capirete immediatamente se sono sincere oppure no. Non ci credete? Chi mi aiuta?
Un bambino porta all’altare una serie di foto di occhi e ne legge il commento:
Commento: Se si mette il cuore negli occhi, questi sanno vedere oltre le apparenze. Insegnaci Gesù a far entrare l’amore nel nostro sguardo per riuscire a vedere il bello che c’è in ogni persona che incontriamo.
Il sacerdote mostra una ad una le foto e le commenta:
Eh si, con gli occhi si può scegliere di vedere le cose belle e quelle meno belle. Ma si può anche scegliere di far vedere ciò che di bello o di brutto c’è in ciascuno di noi. Gli occhi ci ridono (foto), ci piangono (foto) anche senza versare lacrime, si accigliano (foto), si arrabbiano di brutto (foto) … sono sempre così mobili, vivi e curiosi e possono essere ipnotici, freddi, spietati e ammaliatori ed è difficile che ci mentano. Insomma gli occhi sono la prima cosa che guardiamo quando parliamo o comunichiamo con una o più persone. Immagino che abbiate fatto l’esperienza dello sguardo dei vostri genitori. A volte solo guardandovi, i loro occhi possono rappresentare una minaccia, una punizione, un incoraggiamento o un’approvazione. Oppure ci capita di abbassare lo sguardo quando siamo imbarazzati o abbiamo paura, in cerca di un “rifugio” nel pavimento. Se fissate dritto negli occhi chi vi sta di fronte senza mai distogliere lo sguardo, sembra quasi che vogliate sfidarlo. Quanti cenni, quante occhiatacce o occhiolini che facciamo durante una giornata? Insomma ce n’è proprio per tutti i gusti … anzi per tutti gli occhi. E allora, cerchiamo di capire qual è il modo giusto di usare il nostro sguardo … verso dove orientarlo … ma soprattutto, come cambiarlo. Vi suggerisco un modo efficace per poter cambiare in meglio il vostro sguardo. Lo sguardo di ciascuno, infatti, dovrebbe essere sempre pronto a vivere tre dimensioni che gli permettono di essere davvero completo. - Uno sguardo al passato, per fare dei nostri ricordi qualcosa che ci arricchisce e ci permette di migliorare. - Uno sguardo al presente che ci aiuta a guardare il mondo intorno a noi, come all’unica occasione che abbiamo per fare la scelta giusta … il cambiamento che vogliamo vedere. - Infine, uno sguardo al futuro che ci permette di alzare gli occhi in cerca dei nostri sogni ma soprattutto del progetto di Dio. Questo ce lo insegna proprio Gesù. Egli chiede ai discepoli di vedere dove abita … di fare esperienza vera di Lui. È ciò che fa la differenza! La parola ex-perienza esprime bene questa cosa. Ex-perì in greco vuol dire "uscire da sé (ex) per comprendere una cosa da tutti i lati (perì)". Quello che vedi, quello che sai, è solamente un raggio di luce. Non è il sole! Un punto di vista è la vista da un punto. Esperienza vuol dire: solamente provando, entrandoci, capisco tutti i lati di questa cosa. Ex-per-ire in latino vuol dire "Esco da me per viaggiare/andare/conoscere (ire) nella vita". Devo muovermi, devo andare, altrimenti non conoscerò mai la grandezza della vita. E dopo? Ho il dovere di trasmettere agli altri la mia esperienza. Uno incontra qualcosa di bello, di grande, di intenso, di vero e vi invita: "Vieni anche tu a vedere!". È così: avete incontrato qualcosa che vi fa felici e volete che anche gli altri lo siano? Gridatelo … annunciatelo … ditelo a tutti! La vera evangelizzazione, la vera missione, avviene per contagio: "Oh, sapessi cos'ho incontrato!? Vieni anche tu!". E gli altri ci vengono non per chissà quali motivazioni ma perché sentono tutto il vostro entusiasmo, la vostra gioia, la vostra energia e quanto a voi abbia fatto bene tutto ciò. Sapete questa come si chiama? Si chiama testimonianza! È proprio attraverso la nostra testimonianza, infatti, che possiamo cambiare lo sguardo e il cuore degli altri. A tal proposito vi racconto una storia.
STORIELLA – La bontà cambia i cuori (Bruno Ferrero)
Un vecchietto che da molto tempo si era allontanato dalla Chiesa, un giorno andò dal parroco. Sperava di essere aiutato finalmente a risolvere i suoi problemi di fede. Quando entrò nella canonica, c'era già una persona a parlare con lui. Il sacerdote intravide il vecchietto in piedi in corridoio, e subito, uscì a portargli una sedia. Quando l'altro si congedò, il parroco fece entrare il vecchio signore. Conosciuto il problema, gli parlò a lungo e dopo un fitto dialogo, l'anziano, soddisfatto, disse che sarebbe tornato alla Chiesa. Il parroco, contento, ma anche un po' meravigliato, gli chiese: «Senta, mi dica, di tutto il nostro incontro, qual è l'argomento che più l'ha convinta a tornare a Dio?». «Il fatto che sia uscito a portarmi una sedia», rispose il vecchietto.
Mi piace pensare che proprio attraverso uno sguardo, un gesto, un’attenzione … si possa cambiare la vita di una persona. Gesù, alla fine del Vangelo di oggi, fissa lo sguardo su Simone e gli cambia il nome e, direi, anche la vita. Allo stesso modo avviene anche in un altro famoso incontro raccontato nel Vangelo: quello tra Gesù e la donna Samaritana. Proprio questo passo rappresenta il tema della settimana di preghiera per l’Unità dei Cristiani che ha inizio oggi e terminerà domenica prossima. Anche lì, al pozzo di Giacobbe, Gesù guardando la Samaritana ha provocato uno sconvolgimento nella vita della donna e, per la prima volta, l’ha fatta sentire amata. E lei, di tutta risposta, ha iniziato a trasmettere agli altri il bene ricevuto. Dovremmo cercare di imitare questa donna e sforzarci di vivere la nostra vita come un continuo scambio di bene, di pace e di unità. Vi invito dunque a pregare per l’unità dei cristiani di tutto il mondo perché capiscano sempre e comunque che ciò che li unisce e più forte e prioritario rispetto a ciò che li divide.
PREGHIERA FINALE – Lo sguardo
Grazie, Signore, per i miei occhi. Fa' che i miei occhi siano chiari e che il mio sguardo limpido trasmetta la purezza. Fa' che non sia sguardo deluso, disperato, arrabbiato. Ma che sappia ammirare, incantarsi, contemplare. Concedi al mio sguardo di essere profondo per riconoscere nel mondo la tua presenza. Che il mio sguardo, Signore, sia pulito e saldo, ma sappia intenerirsi e che i miei occhi siano capaci di piangere. Fa' che il mio sguardo non sporchi colui che tocca. Che non disturbi ma plachi. Che non rattristi ma comunichi Gioia. Che sia invitante e aiuti a superare se stessi. Ti offro i miei occhi così che guardando gli uomini, miei fratelli, sia tu a guardarli, e che attraverso me Tu doni a loro la Speranza.
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Realizzato da Sabato Bufano -
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