II Domenica
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======================================================================== SPUNTI DI RIFLESSIONE – II DOMENICA DI QUARESIMA (ANNO B)
PAROLA CHIAVE: PRESENZA ========================================================================
VANGELO (Mc 9,2-10)
+ Dal Vangelo secondo Marco In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro. Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti. Parola del Signore
SPUNTI PER L’OMELIA
Ciao ragazzi. Mamma mia come siete belli stamattina! Ma non solo voi … anche i vostri genitori! Ahahahah … scherzo naturalmente. Per qualcuno di loro forse ci vorrebbe una bella maschera … ops ma che dico? Ci vorrebbe una bella trasfigurazione. Sapete che cos’è? Il Vangelo di questa settimana ci porta in cima a un monte alto, in un luogo appartato, dove si verifica questo evento specialissimo: la Trasfigurazione. Chi di voi ha letto i libri, o ha visto i film, di Harry Potter, sa che alla scuola di Hogwarts la prof.ssa McGranitt insegna proprio Trasfigurazione, una materia magica che permette di imparare a trasformare gli oggetti, gli animali, e persino di modificare l'aspetto del proprio corpo. Quel che riguarda Harry Potter è pura fantasia, naturalmente, ma spiega bene il significato della parola Trasfigurazione: cambiare d'aspetto, trasformarsi sotto gli occhi di qualcuno, senza usare nessun travestimento. È proprio quanto avviene a Gesù, sotto gli occhi di Pietro, Giacomo e Giovanni: "In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche". Beh … Marco fa un esempio un po' strano: "Nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche". Non è un bell'esempio. Avrebbe potuto dire, ad esempio, che "le sue vesti divennero splendenti come le vesti del sommo sacerdote". Infatti si diceva che i vestiti del sommo sacerdote erano pieni di scintillii. Cosa vuol dire Marco, allora? Vuol dire: per quanto tu faccia (anche il miglior lavandaio) non puoi raggiungere lo splendore di questa condizione. Questo splendore lo può raggiungere solo chi si lascia invadere da Dio, solo chi lascia che Dio lo trasformi. Vi ricordate Madre Teresa? Il suo viso era pieno di rughe e scavato, ma aveva un volto splendido. Perché? Perché in lei Dio si faceva visibile, splendente; in lei Dio traspariva. Quando tu la guardavi vedevi qualcosa di oltre, di più in là del suo volto: in lei risplendeva Lui. La parola splendore viene dal greco spledòs, che vuol dire cenere. Lo splendore ha sempre a che fare con una trasformazione, con un bruciare il vecchio per essere qualcosa di nuovo, con un morire perché qualcosa di nuovo possa rinascere. Nella luce splendente che si sprigiona dal corpo trasfigurato di Gesù, i tre Apostoli presenti socchiudono gli occhi, quasi abbagliati. Quando li riaprono, vedono che il loro Rabbi non è più da solo: sono apparsi altri due personaggi, il profeta Elia e il patriarca Mosè. Parlano con Gesù, questi due grandi protagonisti della storia del popolo d'Israele; non sappiamo cosa gli dicano, ma parlano tranquillamente con lui, come se si conoscessero. Pietro, Giacomo e Giovanni sono stupiti e anche un po' impauriti: quasi non credono ai loro occhi e non riescono a capire cosa mai stia accadendo. Secondo quanto racconta la Sacra Scrittura, sanno che Mosé è morto da tempo, nel deserto, prima di entrare nella Terra Promessa: allora è forse un fantasma quello che parla con il Maestro e Signore? Del profeta Elia, vissuto tanto tanto tempo prima di loro, non si sa neppure come sia morto, perché i suoi discepoli l'hanno visto lasciare la terra a bordo di un carro infuocato che è salito verso il cielo … Come mai adesso lo vedono qui, di fronte a loro? Poveri Apostoli! Sono confusi e spaventati, si stringono l'un l'altro e finalmente Pietro prende la parola: "Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia". Pietro … Pietro … chissà cosa gli è saltato in mente! Ma se quella che stava guardando era una visione, come era possibile che Mosé ed Elia riposassero nelle capanne che voleva costruire? Forse era un po’ ubriaco il ragazzo! Ahahahah … Non sappiamo perché Pietro abbia fatto questa affermazione ma, illustri studiosi della Bibbia ci hanno detto un’altra cosa molto interessante che ci fa capire le intenzioni di Pietro. Sapete ragazzi, Gesù, nei Vangeli, non si rivolge mai a Simone chiamandolo Pietro, ma gli evangelisti invece sì. E loro hanno questo stratagemma per dirci le intenzioni di Pietro. Quando lo chiamano Simone allora l'apostolo è in accordo con Gesù; quando lo chiamano Simon Pietro allora vuol dire che è dubitante; quando lo chiamano Pietro allora vuol dire che è contrario, nemico, di Gesù. Quindi qui Pietro è nemico, ostile, contrario alle idee di Gesù. In realtà quando Gesù da a Simone il nome di Pietro vuole sottolineare un po’ la sua testa dura. Sappiamo però che dopo la morte e la Risurrezione di Cristo, Pietro cambiò completamente il suo modo di pensare: un cambiamento totale, definitivo, stabile. La conversione è questo: tu non sei più tu. Cioè: tu sei sempre te stesso, ma non senti, non pensi, non vivi e quindi non agisci più come prima perché hai fatto un'esperienza che ti ha cambiato tutto. Vi svelo un piccolo segreto da tener presente ogni volta che vi capita qualcosa. Quando avviene qualcosa che non ci aspettiamo, potremmo ragionare in due modi diversi. Nel primo caso potremmo pensare: “Quello che mi sta accadendo non è come quello che so, che ho in testa e quindi non vale”. In tal caso riduciamo la realtà al nostro cervello. Vi faccio qualche esempio … la mamma si ammala e non può accompagnarvi in palestra … per voi è una tragedia. Non sarebbe mai dovuta accadere una cosa del genere! Non riuscite a farvene capaci perché non è ciò che pensavate potesse accadere. Può avvenire, al contrario, di pensare che quello che accade, anche se non è come ce lo aspettiamo, potrebbe essere. In tal caso ci impegniamo personalmente per capire e per accettare la cosa. Qui è il nostro cervello che riesce ad adattarsi alla realtà. Davanti a questo dilemma si sono trovati anche i nostri tre Apostoli. Pietro non accettava Gesù: lui lo voleva diverso. Solo che amando il Gesù che aveva nella sua testa, non amava il Gesù reale, carne ed ossa, com'era veramente. Amava la sua idea di Gesù, non Gesù. Questo è un invito per tutti noi. Il Signore ci chiede di accettare le persone per quello che sono e non per quello che tu vorresti che loro fossero. Questo significa amare. Se amiamo le persone perché sono come noi, perché pensano come noi, perché fanno quello che noi vogliamo, perché sono identiche a noi, non stiamo amando nient'altro che noi stessi (noi in loro). In realtà il Signore ci chiede di amare coloro che ci stanno accanto esattamente per quello che sono. Perché in loro si trova una caratteristica bellissima. Chi mi aiuta a scoprire di che cosa si tratta?
Un bambino porta all’altare la scritta “PRESENZA” e, dopo averne letto il commento, lo attacca al pollice della sagoma della mano accanto all’altare.
Commento: Camminare insieme significa condividere la speranza di trovare la PRESENZA di Cristo che ospita la nostra paura di perderci e sa indicarci sempre e comunque la strada giusta.
Eh si, ragazzi, dopo aver scelto di seguire il desiderio di metterci in cammino e andare avanti con PERSEVERANZA (I domenica di Quaresima) nonostante tutte le difficoltà che potremmo incontrare; oggi ci fermiamo a riflettere sulla bellezza e la preziosità di non essere soli nel cammino della vita e della fede. Abbiamo, infatti, dei compagni di viaggio che ci permettono di affrontare il nostro cammino con serenità. Senza di loro non riusciremmo a superare le nostre paure … e non sapremmo condividere le gioie che viviamo. Qual è dunque l’impegno che ci viene chiesto in questa seconda domenica di Quaresima? Beh … si tratta di una cosa un po’ difficile … ma si può fare. Sapete come si chiama? Amare. Oggi Gesù ci chiede di accettare le persone per quello che sono. Accettare che siano diversi da noi. Vi faccio qualche esempio. C'è un avvocato che ha una figlia: lui la vede già nel suo studio, magari un famoso magistrato, conosciuto e rinomato. Solo che a sua figlia piace l'arpa e vuole vivere suonando l'arpa. Cos'è l'amore? Accettare che gli altri facciano una strada che non è quella che noi vorremmo per loro. Lo accettiamo perché è la loro strada e non la nostra. Amare è dire: "Io farei diversamente, ma accetto la tua scelta. Il mio amore non viene meno se tu fai così". L’amore dunque è accettazione. Possiamo non condividere, possiamo essere contrari ma accettiamo le scelte di chi ci sta accanto perché si tratta della loro vita. L’accettazione è in grado di donare la vera pace. Amare gli altri è accettarli e renderli liberi di fare la loro strada. E se faremo così ameremo e saremo amati. Perché ognuno di noi è prezioso agli occhi di Dio e racchiude in sé un valore grandissimo: la sua PRESENZA. Ognuno di noi sente il bisogno di essere accettato dagli altri ma si deve impegnare anche ad accettare gli altri. Vi racconto una storia.
STORIELLA – Lo studente e l’anello
Un alunno presentò al suo professore un problema: "Sono qui, professore, perché sono tanto debole, e non ho la forza per fare niente. Dicono che non servo a nulla, che non faccio bene niente, che sono lento e multo stupido. Come posso migliorare? Che posso fare per valorizzarmi di più?". Il professore senza guardarlo, disse: "Sono molto spiacente mio caro, ma ora non posso aiutarti, devo prima risolvere il mio problema. Forse dopo". E facendo una pausa parlò: "Se mi aiuterai, potrò risolvere il mio problema con più rapidità e dopo forse potrò aiutarti a risolvere il tuo". "Va bene, professore", balbettò il giovane, ma si sentì un'altra volta sminuito. Il professore prese un anello che portava al mignolo, lo dette al ragazzo e disse: "Monta a cavallo e vai fino al mercato. Devi vendere questo anello perché devo pagare un debito. È necessario che tu ottenga per l'anello il massimo possibile, ma non accettare meno di una moneta d'oro. Va e torna con la moneta il più velocemente possibile". Il giovane prese l'anello e partì. Arrivò al mercato e cominciò a offrire l'anello ai commercianti. Essi lo guardavano con interesse, fino a quando il giovane diceva quanto pretendeva per l'anello. Quando il giovane menzionava una moneta d'oro, alcuni ridevano, altri andavano via senza nemmeno guardarlo, e solo un vecchietto fu amabile al punto di spiegargli che una moneta d'oro era molto preziosa per comprare un anello. Tentando di aiutare il giovane, arrivarono a offrire una moneta d'argento e una tazza di rame, ma il giovane ricusava le offerte seguendo le istruzioni di non accettare meno di una moneta d'oro. Dopo aver offerto il gioiello a tutti coloro che passavano al mercato e abbattuto per l'insuccesso, montò a cavallo e ritornò. Il giovane avrebbe desiderato avere una moneta d'oro per comprare egli stesso l'anello, liberando così il suo professore dalla preoccupazione e poter poi ricevere il suo aiuto e i suoi consigli. Entrò in casa e disse: "Professore, mi dispiace molto, ma è impossibile ottenere ciò che ha chiesto. Forse si potrebbero ottenere 2 o 3 monete d'argento, ma non credo che si possa ingannare nessuno sul valore dell'anello". "È importante quello che mi dici, ragazzo", obiettò sorridendo. "Prima si deve sapere il valore dell'anello. Prendi il cavallo e vai dal gioielliere. Chi meglio di lui può sapere il valore esatto dell'anello? Digli che vuoi venderlo e domanda quanto ti può dare. Ma non importa quanto ti offre, non lo vendere. Torna qui con il mio anello". Il giovane arrivò dal gioielliere e gli dette l'anello da esaminare. Il gioielliere lo esaminò con una lente d'ingrandimento, lo pesò e disse: "Dica al suo professore che, se vuole venderlo ora, non posso dargli più di 58 monete d'oro". "58 monete d'oro!", esclamò il giovane. "Sì", replicò il gioielliere, "io so che col tempo potrei offrire circa 70 monete, ma se la vendita è urgente...". Il giovane corse emozionato a casa del professore per raccontare quelle che era successo. Il professore dopo aver udito quanto offerto dal gioielliere, disse: "Tu sei come questo anello, una gioia preziosa e unica. Può essere valutata solo da uno specialista. Pensavi che chiunque potesse scoprire il suo vero valore?". E così dicendo tornò a collocare il suo anello nel dito.
Tutti noi siamo come questa gioia. Preziosi e unici e andiamo per tutti i mercati della vita pretendendo che persone inesperte ci valorizzino. Ripensate al vostro valore e a quello degli altri. Viviamo questa domenica, il periodo di Quaresima … ma che dico … tutta la nostra vita con il cuore e gli occhi aperti per accorgerci dei dettagli d’Amore con cui il Signore ci rende felici e diciamoGli “GRAZIE”. Gesù di questo sarebbe davvero felice e ci permette di sollevarlo, in parte, dal dolore togliendo un altro pezzo del suo chiodo.
PREGHIERA FINALE
Signore,
tutti urlano!
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Realizzato da Sabato Bufano -
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