II domenica Avvento

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SPUNTI DI RIFLESSIONE   II DOMENICA DI AVVENTO (ANNO B)

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Davanti all’altare vi saranno tre scritte aventi solo la prima lettera scoperta

Accanto all’altare vi sarà una casa con la porta aperta e un focolare all’interno

 

VANGELO (Mc 1,1-8)

Raddrizzate le vie del Signore.

 

+ Dal Vangelo secondo Marco

Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio.

Come sta scritto nel profeta Isaìa:

«Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero:

egli preparerà la tua via.

Voce di uno che grida nel deserto:

Preparate la via del Signore,

raddrizzate i suoi sentieri»,

vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».           Parola del Signore

  

SPUNTI PER L’OMELIA

 

(L’omelia potrebbe iniziare a microfono spento) Buongiorno a tutti ragazzi! Ma che succede? Non funziona il microfono? Beh … mi toccherà urlare allora! (alzando il tono della voce e tenendo sempre il microfono davanti alla bocca) Mi sentite tutti? Allora … nel Vangelo di oggi si parla di un personaggio … (torna l’audio al microfono). Oh … finalmente! Mi sono sentito per un attimo proprio come il personaggio di cui intendo parlarvi oggi. Eh si, ragazzi. Avete capito chi è? Ma si, Giovanni il Battista. Quello del quale il Vangelo di oggi mette in evidenza una cosa che (scusatemi se ve lo dico) ma mi sembra piuttosto inutile! “Voce di uno che grida nel deserto …”. È triste anche il solo pensiero di un uomo che si metta a gridare in mezzo al deserto! Si può gridare dalla paura, dalla rabbia, dalla disperazione, ma anche per avvisare qualcuno, per metterlo in guardia! Si può gridare anche dalla gioia. Ma quando si grida nel deserto, qualunque sia la motivazione: chiedere aiuto, fare annunci o parlare a se stessi … è sempre la stessa cosa: UNUTILE … parole buttate al vento. Tant’è vero che ormai oggi la frase “voce nel deserto” viene usata per una persona le cui parole sono inascoltate. Il termine deserto deriva dal latino deserere, che significa “abbandonare”. Il che ci riporta al significato più profondo di questa parola che richiama un luogo abbandonato, incolto, disabitato. Proprio un posto da evitare, insomma! Ma allora perché Giovanni decide di andare a predicare proprio in un luogo impervio come questo? Possiamo capirlo se pensiamo che, nella Bibbia, il termine deserto ha un significato diverso. Si tratta, infatti, di un luogo dove Dio parla e si può ascoltare la sua voce. È nel deserto che Dio parla al cuore delle persone. Il deserto non è un luogo piacevole, ricco di comodità e in cui la gioia rende tutto facile. Il deserto non è neppure un luogo dietro l’angolo, che si possa raggiungere facilmente; non fa neppure parte delle mete dei viaggi che potremmo decidere di intraprendere. Eppure è il luogo in cui Dio si rivela … si mostra … e ci parla. Per questo Giovanni ha scelto il deserto … perché attraverso la sua voce la Parola di Dio arrivasse agli uomini. Eh si ragazzi … Giovanni è stato un tramite … un collegamento … una specie di … (Il sacerdote si avvicina all’altare e scopre la parte della prima parola) PONTE tra Dio e le persone del suo tempo. Sapete, ragazzi, il ponte è una struttura che ci permette di attraversare degli ostacoli, ad esempio un corso d’acqua. È, dunque, qualcosa che serve per mettere in contatto due luoghi che non comunicano per vie normali. Quando si dice che una persona “fa da ponte”, s’intende che costei riesce, con le proprie capacità positive, a mettere in relazione due realtà che non comunicano per vie normali. Dalla parola ponte deriva anche il termine “pontefice” che viene attribuito al Papa per indicare il suo ruolo fondamentale di persona scelta da Dio per indicare e suggerire il modo più opportuno per seguire gli insegnamenti di Dio e della Chiesa. Ora, vi chiedo … non vi sembra che Giovanni si sia comportato proprio come un ponte? Io credo di si! È riuscito, infatti, a portare tantissimi uomini e donne sulla strada giusta … quella che conduce a Dio. È stato un uomo semplice e umile. Si ragazzi, perché Giovanni godeva di tanta stima che se avesse detto di essere lui il Messia, gli avrebbero creduto; invece si è messo al servizio del "più forte", cioè più importante. Al momento giusto il "più forte" si è presentato al suo cospetto, ed egli l'ha indicato alla folla. Durante la sua predicazione, inoltre, ha amministrato un Battesimo di conversione. E che cos’è? In realtà quello di Giovanni è stato solo un rito esteriore di infusione di acqua su quanti hanno confessato i propri peccati per ottenere il … (Il sacerdote si avvicina all’altare e scopre la parte della seconda parola) PERDONO di Dio. Eh si … potremmo paragonare Giovanni ad un uomo grazie al quale si riesce ad ottenere il per–dono. Vi svelo un segreto (neppure poi tanto segreto)! Sapete il significato del nome Giovanni? “Dono del Signore”! E Giovanni il Battista, con la sua opera, è stato davvero un dono–per tutti coloro che, pentiti, hanno confessato i loro peccati si sono fatti battezzare ottenendo il per–dono di Dio. Perdono = donare completamente. Il Battesimo amministrato da Gesù, invece, avverrà non soltanto in acqua ma soprattutto in Spirito Santo e sarà esso stesso a lavare ciò che è sporco in ogni uomo e a donargli la Grazia di convertirsi. Eh si, ragazzi, perché tutta quella gente che si trovava sulle rive del fiume Giordano si era pentita dei propri peccati ma non si era convertita. Non avvertiva, cioè, la necessità di non commettere più il male. Questa Grazia la dona solo lo Spirito Santo. Sembrano, insomma, due riti identici ma non lo sono. Chi mi aiuta a capirne bene la differenza?

 

Un bambino porta all’altare una brocca d’acqua e un recipiente con del lievito

e ne legge il commento:

 

Commento:    L’acqua del battesimo di Giovanni, prepara e invita ciascuno a trasformare la propria vita. La conversione è come il lievito del battesimo di Gesù che fermenta nel nostro cuore e lo rende in grado di amare di un amore straordinario.

 

Capito adesso? La differenza tra il Battesimo di Giovanni e quello di Gesù sta nello Spirito Santo … cioè nella presenza di Dio nella nostra vita. Anche noi, col Battesimo, siamo consacrati dallo Spirito Santo, riceviamo cioè l'investitura (come un tempo venivano "unti" cioè consacrati i Re) per essere altri "Gesù", per vivere e amare come ama lui. Per questo Dio Padre ci esorta continuamente ad essere vigilanti, svegli, pronti e ci invita a preparare la strada della nostra vita affinché sia bella, pulita e accogliente per quando Lui verrà! E' come quando aspettiamo qualche amico tanto atteso e desiderato … penso che voi non gli fareste certo trovare la vostra casa così in disordine da farlo inciampare sulle vostre scarpe buttate a destra o a sinistra, o sui libri sparsi sul pavimento, o sui vestiti lasciati sulle scale a mano a mano che vi spogliate, o sugli zaini lasciati davanti alla porta d'ingresso! Immagino invece che facciate un po’ di … (Il sacerdote si avvicina all’altare e scopre la parte della terza parola) PULIZIA. Proprio così! Il Signore ci invita oggi ad essere dei ponti, a perdonare e a fare pulizia nella nostra casa (la nostra anima). Per fare bene le pulizie (lo sanno le vostre mamme) sono necessari … chi mi aiuta?

 

Un bambino porta all’altare un secchio d’acqua, un contenitore con alcol etilico

e uno strofinaccio e ne legge il commento:

 

Commento:    Lo spirito d’iniziativa, la volontà e il cuore sono gli ingredienti necessari per poter rendere la nostra casa sempre pulita e splendente per accogliere l’arrivo del Signore

 

Tutto questo è vero, ma non basta! Vi racconto una storia.

 

STORIELLA – Arriva Dio!

 

Un giorno un uomo "single" venne a sapere che Dio stava per venire a trovarlo. «Da me?», si preoccupò. «Nella mia casa?». Si mise a correre affannato attraverso tutte le camere, salì e scese per le scale, si arrampicò fin sul tetto, si precipitò in cantina. Vide la sua casa con altri occhi, adesso che doveva venire Dio. «Impossibile! Povero me!», si lamentava. «Non posso ricevere visite in questa indecenza. E' tutto sporco! Tutto pieno di porcherie. Non c'è un solo posto adatto per riposare. Non c'è neppure aria per respirare». Spalancò porte e finestre. «Fratelli! Amici!», invocò. «Qualcuno mi aiuti a mettere in ordine! Ma in fretta!». E cominciò a spazzare con energia la sua casa. Attraverso la spessa nube di polvere che si sollevava, vide uno che era venuto a dargli aiuto. In due era più facile. Buttarono fuori il ciarpame inutile, lo ammucchiarono e lo bruciarono. Si misero in ginocchioni e strofinarono vigorosamente le scale e i pavimenti. Ci vollero molti secchi d'acqua, per pulire tutti i vetri. Stanarono anche la sporcizia che si annidava negli angoli più nascosti. «Non finiremo mai!», sbuffava l'uomo. «Finiremo!», diceva l'altro, con calma. Continuarono a lavorare, fianco a fianco, per tutto il giorno. E, finalmente, la casa pareva messa a nuovo, lustra e profumata di pulito. Quando scese il buio, andarono in cucina e apparecchiarono la tavola. «Adesso», disse l'uomo, «può venire il mio Visitatore! Adesso può venire Dio. Dove starà aspettando?». «Io sono già qui!», disse l'altro, e si sedette al tavolo. «Siediti e mangia con me!».

 

Dio non ci lascia mai soli nel compito di «far pulizia» nella nostra casa-anima. È con noi, dalla nostra parte. Ci incoraggia con la sua parola, ci affianca e agisce con la sua grazia. Il sacramento della Confessione è opera contemporanea di Dio e del cristiano, che si incontrano per star bene insieme e «mangiare alla stessa tavola». Quindi, ragazzi, il Battesimo ci rende puliti ma non ci garantisce di non commettere più peccati. Solo con la confessione riusciamo a rendere di nuovo pura la nostra anima.

 

PREGHIERA FINALE – Rimetti a noi i nostri debiti

 

Tu ci perdoni sempre.
Tu ci dai sempre la possibilità di essere nuovi
e di ricominciare da capo.
Allora anche noi dobbiamo perdonare
gli amici che ci lasciano,
a quelli che parlano male di noi,
a quelli che non mantengono
gli impegni presi insieme.
Tu ci perdoni sempre.
Allora nessuno deve mai
«chiudere» con un fratello.
Mai disperare che il bene la spunti sui difetti.
Allora mai dobbiamo aspettare
che incomincino gli altri.
Tu ci perdoni sempre.
Allora nessuno di noi deve mai stancarsi
di ricominciare, di ridare fiducia.
Tu ci perdoni sempre
e non ti stanchi mai di noi.

 

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