I domenica Avvento
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======================================================================== SPUNTI DI RIFLESSIONE – I DOMENICA DI AVVENTO (ANNO B) ========================================================================
Accanto all’altare vi sarà una casa con la porta aperta e un focolare all’interno Davanti all’altare ci saranno tre parole con le sole iniziali scoperte:
ACCOGLIENZA – ATTENZIONE – ATTESA
VANGELO (Mc
13,33-37)
+ Dal Vangelo secondo Marco In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare. Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati. Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!». Parola del Signore
SPUNTI PER L’OMELIA
Cari ragazzi tanti auguri! Per cosa? Ma per capodanno, nooo??? Ma come! Capodanno sarà fra un mese ed io vi faccio già gli auguri? Eh si, ragazzi … perché in questa domenica si apre il nuovo anno liturgico, il nuovo anno della chiesa e quindi il nuovo anno della fede. Ci facciamo gli auguri perché questo anno sia bello cioè ricco di gioia, di scoperte, di ACCOGLIENZA di Gesù, della sua Parola, di Dio e del suo amore. Bene … bene … La prima parola che ci accompagnerà quest’oggi ma anche per le prossime domeniche è proprio … (Il sacerdote si avvicina all’altare e scopre la parte della prima parola) ACCOGLIENZA. Accogliere significa ricevere anche se deriva dal latino col significato di raccogliere insieme. L’accoglienza è un’apertura: ciò che viene raccolto o ricevuto viene fatto entrare – ad esempio in una casa, in un gruppo, in sé stessi. Accogliere vuol dire mettersi in gioco. Non è semplicemente ospitare. Chi accoglie rende partecipe di qualcosa di proprio, si offre, si spalanca verso l'altro diventando un tutt'uno con lui. È questo, dunque il primo atteggiamento che il Signore ci chiede di avere per ben prepararci all’arrivo del Natale. Ragazzi, vedete questa casa? Rappresenta, in un certo senso, ciascuno di noi, il nostro cuore. Come potete osservare la porta è spalancata. Proprio questo è il segno che essa è pronta ad accogliere l’arrivo di qualcuno. Tuttavia, la vera accoglienza, non dovrebbe limitarsi solo a far entrare ma anche a far restare. Ed è a questo punto che entra in gioco un altro atteggiamento che ciascuno di noi dovrebbe far proprio. Chi mi aiuta?
Un bambino porta all’altare l’immagine di un fuoco acceso, ne legge il commento e lo attacca al focolare che si trova all’interno della casa:
Commento: Il fuoco illumina e rende possibile il cammino anche nel buio della notte; riscalda e fa sbocciare il miracolo della vita nel gelo; purifica e fa risplendere un oggetto di metallo prezioso in tutta la sua bellezza.
Eh si ragazzi, il fuoco è dono di Dio e simboleggia la forza di Dio di trasformare i nostri cuori a volte addormentati, di ridare vita dove c’è morte, luce dove c’è buio, coraggio di testimoniare dove c’è paura. Il fuoco è simbolo di vitalità, della prontezza di amare come Cristo ci ha amato. Una casa in cui è acceso il fuoco, è una casa accogliente; così come un cuore in cui arde la fiamma dell’amore di Dio, è un cuore pronto ad aprirsi agli altri e a rispondere ai loro bisogni. Ma, come si fa a capire quali sono i bisogni degli altri, dei nostri fratelli? Non è proprio semplicissimo. Ma è assolutamente possibile! In che modo? (Il sacerdote si avvicina all’altare e scopre la parte della seconda parola) ATTENZIONE. Il Vangelo di oggi ci dice di vigilare ossia di stare attenti. Tutti sappiamo che cosa comporta una vita distratta: fare una cosa e pensare ad altro, incontrare qualcuno ed essere con la testa da tutt'altra parte, lasciare qualcuno e non ricordare neppure il colore dei suoi occhi, per non averlo guardato. Vivere con attenzione è l'altro nome dell'Avvento e di ogni vita che vale la pena di essere vissuta davvero. Ma attenti a che cosa? Attenti alle persone, alle loro parole, ai loro silenzi, alle domande che non esprimono e alla ricchezza dei loro doni. Eh si, perché negli altri ci sono così tante cose belle, che noi, distratti, non sappiamo vedere. Dovremmo stare attenti alle grandi cose ma anche a quelle piccole … di ogni giorno, a ciò che accade nel cuore, questo piccolo spazio che ci è stato affidato. Dovremmo stare attenti sempre, soprattutto quando c’è il rischio che la nostra attenzione cali, venga meno. Sapete quando questo accade? Quando siamo costretti ad … (Il sacerdote si avvicina all’altare e scopre la parte della terza parola) ATTESA. Ovvio! Quando siamo lì ad aspettare … a furia di farlo ci distraiamo! Capita ad esempio al semaforo. Non so se vi è mai capitato di stare in macchina dei vostri genitori davanti a un semaforo rosso … papà o mamma stanno lì che aspettano il verde e, quando scatta, non partono perché si sono distratti. Arriva, quindi, il clacson della macchina di dietro che prontamente li riporta alla realtà. Ma un po’ tutta la nostra vita è fatta di attese. "Attendere, prego!" Chissà quante volte, sia in italiano che in inglese "please wait" vi siete imbattuti mentre, o al Pc o al telefonino, stavate facendo qualche installazione software. Non è mai piacevole attendere e sapete perché? Perché per attendere in modo giusto bisogna avere molta, molta pazienza. E questa ci manca eccome! Vorremmo tutto e subito. Ora, adesso, non domani. Per capire il Vangelo che la Chiesa ci propone quest’oggi, dobbiamo farci un esame di coscienza. Gesù ci invita ad avere in noi l'atteggiamento di paziente attesa di un servo che deve aspettare un padrone di casa dal suo ritorno non programmato. Oggi giorno siamo abituati a non aspettare e a non fare aspettare neanche un momento. Eh sì che qui siamo nell'epoca del cellulare per cui non ci si dà più appuntamento perché "ci chiamiamo quando siamo pronti", "appena arrivo ti chiamo", "prima del casello autostradale ti faccio uno squillo così prepari da mangiare". Ai tempi di Gesù altroché. Non si poteva avvisare, non c'erano mezzi veloci e i servi "seri" potevano solo stare attenti affinché potessero sentire i passi del padrone, per potergli immediatamente aprire. Tutt'al più i servi potevano fare previsioni sulla data di ritorno, ma non certo sull'ora. E quindi, quando più o meno si presumeva fosse la data su per giù di ritorno del padrone, bisognava vegliare. Vegliare vuol dire stare svegli. Magari a turno, ma vegliare per aprire prontamente il padrone e non essere rimproverati e, perché no, licenziati. Perché, quei servi potevano darsi alla pazza gioia (quando il gatto non c'è i topi ballano!)... Gesù, raccontando questa parabola, sta insegnando che il momento del ritorno del padrone (il suo ritorno) sarà immediato. Per cui bisogna vegliare sempre. Ora, mi chiederete: ma questo significa non dormire mai? Risposta: significa non dormire mai sonni tranquilli nel senso che non si può vivere come se nulla dovesse mai accadere, non si può vivere senza Dio, non si può vivere sciupando tempo prezioso. Tempo … Il Vangelo di oggi usa la parola kairos: è il tempo propizio, favorevole. Il chronos, invece, è il tempo dell'orologio: quello passa solo. Passa, che tu ci sia o no. Natale verrà e questo è certo. Sarà il 25 dicembre. Ma sarà Natale per davvero o solo il 25 di dicembre? Lui viene per davvero: ma noi ci saremo? Sapremo accoglierlo? Sapremo attendere la sua visita? Sapremo essere attenti? Sta a noi scegliere. Perciò Gesù viene a "svegliarci" dicendoci di "vegliare sempre". Questo è il messaggio dell’Avvento. La parola avvento, da advenio, richiama un'altra parola: adventurus, avventura. Avventura, letteralmente, è il Nuovo che ti viene incontro e quando viene ti sconvolge sempre. Se prendiamo il vangelo capiamo cosa vuol dire che l'avvento di Dio è un'avventura. Noi crediamo che l'avvento di Dio sia chiaro, tranquillo, simpatico, indolore. Magari pensiamo che un giorno il Capo ci chiami, una telefonata e ci dica cosa fare. O che quando Lui viene, tutto rimanga come prima, in serenità e tranquillità. Per noi l'attesa e il suo avvento è come l'arrivo dell'autobus. Tu sei lì, aspetti l'autobus. L'autobus arriva, tu sali su, ti siedi tranquillo, ti leggi il giornale finché arrivi alla fermata. Nessun problema per quest'attesa; nessun problema per questo arrivo. Ma l'avvento non ha nulla di questo. Quando Dio viene, Lui chiama a qualcosa d'impossibile. Impossibile solo perché dobbiamo ancora farlo. Quando Ferdinando Magellano disse che avrebbe voluto circumnavigare la terra: "Impossibile!". "Impossibile perché nessuno non lo ha mai fatto prima. Quando l'avrò fatto sarà possibile". Credi di non farcela? Impossibile? Solo perché non lo hai ancora fatto! Dio viene, passa, ma non viene come noi ci aspettiamo o come vorremmo. Lui ha un volto che non conosciamo, che tu non sappiamo, che non ci aspettiamo. Sapremo riconoscerlo? Avremo il coraggio di tenere la porta aperta? Se lo faremo avremo una grandissima gioia.
STORIELLA - Martin, il calzolaio che aspettava Gesù
Martin, avvicinandosi il Natale desiderava preparare qualcosa per Gesù. Gli preparò un paio di scarpe, una torta, e mise da parte dei risparmi che potevano servire a Gesù per i suoi poveri. Quando era tutto pronto si mise ad aspettarlo. Improvvisamente qualcuno fuori gridò: "Al ladro, al ladro...". Una donna afferrava un bambino che le aveva rubato una mela. Martin, si addolorò e pensò: "Adesso, se arriva la polizia o lo prende, come passerà il Natale?". Prese i risparmi che aveva messo da parte per Gesù e li diede alla donna, pregandola di lasciar andare il bambino. Nuovamente incominciò ad aspettare Gesù e per la finestra si accorse di un paio di piedi che camminavano scalzi sulla neve. "Chi sarà?", si domandò. E uscì a cercare il proprietario di quei piedi. Era un giovane: "Vieni, entra in casa mia, riscaldati un poco", gli disse. Afferrò le scarpe che aveva fatto per Gesù e gliele diede. Si disse felice: "Per Gesù mi rimane ancora la torta". Già il sole tramontava e vide un anziano che camminava curvo sulla strada. "Povero vecchietto, forse non avrà mangiato niente tutto il giorno". Lo invitò ad entrare nella sua casa, non gli restava che la torta, pazienza, pensò tra sè, offrendo la torta al povero, accoglierò Gesù un'altra volta. Dopo che anche l'anziano se ne andò, il povero Martin, si sentiva felice e nello stesso tempo triste, aveva preparato tutto per Gesù, ma lui non era arrivato: pazienza! Durante la notte fece un sogno: nel sogno gli si presentò Gesù e gli disse: "Martin, mi stavi aspettando?". "Sì, ti ho atteso tutto il giorno..." "Ma io sono venuto a visitarti per ben tre volte. Grazie dei tuoi regali!". E Martin vide che Gesù aveva nelle sue mani i risparmi e la torta, ai suoi piedi le scarpe. Si svegliò felice: Gesù era venuto a visitarlo.
L’Avvento è il tempo della gioia e della soddisfazione interiore, della commozione e dell'armonia, dell'ansia che caratterizza chiunque aspetti qualcosa di importante e che sa con certezza che cambierà la propria vita per cui vale la pena aspettare e per il quale anzi la stessa attesa diventa piacevole.
PREGHIERA FINALE Attendere: voce del verbo amare
Dio, tu hai scelto di farti attendere nel Tempo di Avvento. Io non amo attendere. Non amo fare la fila. Non amo aspettare il mio turno. Non amo attendere prima di giudicare. Non amo attendere il momento giusto. Non amo attendere perché non ho tempo. Ma Tu, Dio, hai scelto di farti attendere, perché Tu hai fatto dell’attesa il tempo della conversione. Attende solo chi sa amare.
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Realizzato da Sabato Bufano -
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