Gruppi Giovani

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PARROCCHIA SACRO CUORE

Rione Pescara - Eboli (SA)

 

 

 

GRUPPI GIOVANI

RITIRO DI AVVENTO

lunedì 8 dicembre 2008

 

 

DAMASCO:

LA VOCAZIONE DI SAULO

 

 

PROGRAMMA

 

 

 

ore   9.00  Accoglienza - Caffé (Salone comunitario)

ore   9.15  Lodi Mattutine (Auditorium)

ore   9.30  Spunti di Riflessione (Auditorium)

ore 10.15  Meditazione personale (Complesso Parrocchiale)

ore 11.00  Santo Rosario (Chiesa)

ore 11.30  Santa Messa (Chiesa)

ore 12.30  Adorazione Eucaristica (Cappella)

ore 13.30  Pranzo - Caffé (Salone Comunitario)

ore 14.30  Ora Sesta e Verifica Comunitaria (Auditorium)

ore 16.00  Celebrazione Solenne dei Vespri (Cappella)

ore 17.00  Conclusione

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Complesso Parrocchiale Sacro Cuore


 

Atti 9, 1-19

 

1Saulo, spirando ancora minacce e stragi contro i discepoli del Signore, si presentò al sommo sacerdote 2e gli chiese lettere per le sinagoghe di Damasco, al fine di essere autorizzato a condurre in catene a Gerusalemme tutti quelli che avesse trovato, uomini e donne, appartenenti a questa Via. 3E avvenne che, mentre era in viaggio e stava per avvicinarsi a Damasco, all’improvviso lo avvolse una luce dal cielo 4e, cadendo a terra, udì una voce che gli diceva: «Saulo, Saulo, perché mi perséguiti?». 5Rispose: «Chi sei, o Signore?». Ed egli: «Io sono Gesù, che tu perséguiti! 6Ma tu àlzati ed entra nella città e ti sarà detto ciò che devi fare». 7Gli uomini che facevano il cammino con lui si erano fermati ammutoliti, sentendo la voce, ma non vedendo nessuno. 8Saulo allora si alzò da terra ma, aperti gli occhi, non vedeva nulla. Così, guidandolo per mano, lo condussero a Damasco. 9Per tre giorni rimase cieco e non prese né cibo né bevanda.

10C’era a Damasco un discepolo di nome Anania. Il Signore in una visione gli disse: «Anania!». Rispose: «Eccomi, Signore!». 11E il Signore a lui: «Su, va’ nella strada chiamata Diritta e cerca nella casa di Giuda un tale che ha nome Saulo, di Tarso; ecco, sta pregando 12e ha visto in visione un uomo, di nome Anania, venire a imporgli le mani perché recuperasse la vista». 13Rispose Anania: «Signore, riguardo a quest’uomo ho udito da molti quanto male ha fatto ai tuoi fedeli a Gerusalemme. 14lnoltre, qui egli ha l’autorizzazione dei capi dei sacerdoti di arrestare tutti quelli che invocano il tuo nome». 15Ma il Signore gli disse: «Va; perché egli è lo strumento che ho scelto per me, affinché porti il mio nome dinanzi alle nazioni, ai re e ai figli d’Israele; 16e io gli mostrerò quanto dovrà soffrire per il mio nome». 17Allora Anania andò, entrò nella casa, gli impose le mani e disse: «Saulo, fratello, mi ha mandato a te il Signore, quel Gesù che ti è apparso sulla strada che percorrevi, perché tu riacquisti la vista e sia colmato di Spirito santo». 18E subito gli caddero dagli occhi come delle squame e recuperò la vista. Si alzò e venne battezzato, 19poi prese cibo e le forze gli ritornarono.

 

 

 

L’incontro con Gesù ci apre gli occhi sulla verità di Dio e su noi stessi.

Chiediamo allo Spirito di essere anche noi - come Paolo - scelti dal Signore per farlo conoscere fino ai confini della terra.


 

DAMASCO:

la vocazione di Saulo

 

 

Ci troviamo di fronte al primo dei tre racconti che Luca dedica alla vocazione di Saulo (gli altri sono in At 22,1-22 e At 26,1-28).

Costui, presentato in terza persona, ci viene donato attraverso la voce del narratore, mentre gli altri vengono posti sulle labbra di Paolo, allorché si difende davanti ai giudei di Gerusalemme e quindi innanzi al procuratore romano Festo e al re Agrippa II.

La ripetizione sottolinea l’importanza che Luca attribuisce all’episodio.

Il fatto è avvenuto nei primi anni di vita della Chiesa attorno al 34-35 d.C., a poca distanza da Damasco.

Talvolta lo si è descritto come la conversione di Saulo, mentre è più corretto parlare di vocazione.

Alcuni esperti descrivono l’esperienza come la manifestazione del Signore Gesù, particolare rivelazione che segnerà per sempre la vita del grande apostolo: il suo incontro con Cristo.

È in questa luce che dobbiamo accostare il testo, per cercare di cogliere in quell’esperienza spirituale le indicazioni adatte a trasformare anche la nostra esistenza.

 

 

 

Damasco, capoluogo della Siria, distava circa 250 km da Gerusalemme.

Città di grande importanza commerciale, posta all’incrocio delle strade carovaniere che uniscono il Mediterraneo all’Oriente, era chiamata per la sua bellezza «la perla dell’oriente» o «l’occhio del deserto».

Al tempo di Paolo apparteneva all’impero romano ed era controllata dal re dei Nabatei, Areta IV.

Aveva una forte percentuale di popolazione giudaica (secondo alcuni storici circa 10.000).

Attraversata da est ad ovest dalla famosa via Diritta, era racchiusa tutt’attorno da mura e porte.

A 12 km dalla città sorge oggi il memoriale fatto costruire da papa Paolo VI in ricordo di quanto accaduto.

 

 

 

 

Verso Damasco

Luca aveva annotato la presenza di Saulo nella tragica lapidazione di Stefano.

Ora ce lo presenta: «Spirando ancora minacce e stragi contro i discepoli del Signore» (At 9,1), ossia contro coloro che professavano la fede in Cristo, Signore e Figlio di Dio.

Saulo pretendeva da loro il rinnegamento della fede in Gesù, minacciando in caso contrario tribunali e carceri.

A questo scopo «si presentò al sommo sacerdote e gli chiese lettere per le sinagoghe di Damasco, al fine di essere autorizzato a condurre in catene a Gerusalemme tutti quelli che avesse trovato, uomini e donne, appartenenti a questa Via» (At 9,1-2).

Non si hanno molte informazioni circa i rapporti intercorsi sotto il profilo amministrativo tra il sommo sacerdote, capo del sinedrio in Gerusalemme, e i capi delle sinagoghe degli ebrei della diaspora.

Più che veri e propri mandati di cattura, da loro Saulo avrebbe ottenuto lettere credenziali e raccomandazioni da presentare ai presidenti delle sinagoghe di Damasco, affinché si adoperassero, anche mediante minacce, per fermare quella specie di eresia.

In ogni caso, Luca vuole denunciare il fanatismo di Saulo, al di là di quanto fosse veramente in potere di fare.

Lo zelo intollerante, che giunge ad uccidere coloro che minacciano la fede ebraica, ha i suoi precedenti nell’Antico Testamento: Elia (cfr. 1Re 18,20-40) e Mattatia (cfr. 1Macc 2,24-26).

Saulo è decisamente su questa linea.

La violenza ideologica lo porterà a non tollerare i connazionali se non sottomessi a Dio, così come li considerava il giudaismo più intransigente.

Vari motivi devono aver influito su questa intolleranza, ma quello più decisivo fu la maledizione della legge che secondo la Scrittura gravava su coloro che morivano crocifissi, come Gesù (cfr. Gal 3,13).

Saulo non riusciva a capacitarsi del fatto che Dio si fosse manifestato così e pensava di difendere la fede dei suoi padri, anche con la violenza, contro i seguaci della dottrina di Cristo.

Costoro nel testo originale vengono chiamati: «seguaci della Via».

Cristo è difatti «la Via» attraverso la quale Dio comunica con l’uomo e viceversa.

Attraverso la sua persona ed il suo insegnamento, come attraverso una via, l’uomo può giungere a vedere il volto di Dio ed a sperimentare la sua Salvezza.

Su quella Via Cristo attendeva Saulo!

 

 

«Una luce dal Cielo»

«E avvenne che, mentre era in viaggio e stava per avvicinarsi a Damasco, all’improvviso lo avvolse una luce dal cielo» (At 9,3).

Il fatto è assolutamente inaspettato ed esclude che sia frutto di un lento cammino di ripensamento e di maturazione personale.

Anche se nel racconto di At 26,14 la voce dal cielo sembra rimproverare a Paolo di aver resistito all’azione divina («È duro per te rivoltarti contro il pungolo»), in realtà il rimprovero sembra voler prevenire la resistenza di Paolo alla vocazione.

Paolo stesso la attribuirà sempre esclusivamente ad un dono gratuito di Dio.

La luce dal «cielo», che avvolge Saulo, è per lui un evidente segno della manifestazione di Dio.

Infatti, mentre Luca si limita a parlare di tale luce, Paolo nelle sue lettere afferma di aver visto il Signore.

Quell’incontro ha illuminato e collocato la sua vita nella nuova prospettiva della luce di Cristo Signore.

Da quel giorno tutto è cambiato e ha preso un corso nuovo.

Non fu davvero una semplice suggestione.

Investito da quella luce forte ed improvvisa, Saulo cadde a terra (cfr. At 9,4).

Luca, narrandoci questo particolare, forse potrebbe alludere alla perdita improvvisa delle forze.

Dio ha capovolto i progetti umani di Saulo: egli, che trascinava in carcere gli altri, ora è incapace di reggersi, di camminare e agire.

Ma il cadere a terra potrebbe anche indicare l’atto di prostrazione, sola condizione nella quale si può udire la voce di Dio.

In quella situazione di estrema umiliazione «Udì una voce che gli diceva: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?» (At 9,4).

 

Dopo la luce segue «una voce» che lo chiama.

Saulo sembra beneficiare di una rivelazione simile a quelle descritte nell’Antico Testamento.

Si tratta dunque di una rivelazione di Dio.

Infatti, chiamare per nome una persona significa conoscerla e Dio si rivela come Colui che lo conosce e che intende farsi conoscere.

Quella voce chiede poi spiegazione di tanto rigore fanatico, quasi a suggerire di riflettere e verificare il suo comportamento, soprattutto meditare su chi sta perseguitando: non sta egli forse mettendosi contro Dio, come aveva scongiurato di non fare il suo maestro Gamaliele (cfr. At 5,34-39)?

La rivelazione sconvolge Saulo.

Infatti mentre egli si credeva irreprensibile servitore di Dio, la voce gli rivela con chiarezza che invece lo sta perseguitando e quel «maledetto» appeso alla Croce è davvero risorto.

Inoltre il nome ripetuto due volte è quasi sempre sinonimo di vocazione, come accadde per Abramo, Mosé, Samuele e tanti altri.

Dunque il Signore chiama Saulo ad una missione nuova proprio mentre lo rimprovera di perseguitarlo!

«Chi sei, o Signore?»

In realtà Saulo non sapeva chi stesse perseguitando, non conosceva a fondo la proposta cristiana e non aveva avuto l’umiltà di confrontarsi coi testimoni del Risorto.

Si era lasciato condurre da preconcetti su Cristo proprio a proposito della «persecuzione», della sofferenza e della morte.

Per Saulo era impossibile che Dio fosse un perseguitato, un crocifisso, un «maledetto» appeso al legno e che fosse rappresentato da un crocifisso.

Ora invece apprende la sconvolgente verità.

La domanda di Saulo è simile a quella di Mosé presso il roveto ardente.

Prima ancora di ricevere la risposta, Saulo riconosce che la voce è quella del Signore.

«Io sono Gesù, che tu perseguiti!» (At 9,5).

Anche la risposta contiene un’espressione familiare a Saulo, educato alla scuola del grande rabbino Gamaliele: «Io sono» si riferisce a Dio a «Colui che è».

Tuttavia essa appare meno enigmatica di quella data a Mosè: Gesù è «Colui che è», il Signore.

Questa presa di contatto con la verità, quest’esperienza misteriosa con Dio sulla via di Damasco, conduce Saulo all’incontro con Cristo.

Presentandosi come Gesù, la voce rivela a Saulo che il Crocifisso è davvero risorto e ha vinto la morte!

Il dialogo appare sereno, quasi confidenziale con l’uso dei pronomi personali: «Io»-«Tu».

Luca aggiungendo il nome di «Gesù» che significa: «Dio salva», sembra voler dolcemente richiamare il persecutore presuntuoso, che pensava di essere in grado di sistemare il mondo.

Infine la voce rivela a Saulo la sovrapposizione della vita dei discepoli a quella del Signore, proprio come aveva intuito il suo grande maestro Gamaliele, che anche in questo caso, egli avrebbe fatto bene ad ascoltare.

 

 

«Ti sarà detto ciò che devi fare»

La voce poi indica a Saulo ciò che deve fare: «Ma tu àlzati ed entra nella città e ti sarà detto ciò che devi fare » (At 9,6).

Non è difficile cogliere un’allusione a pagine evangeliche nelle quali Gesù, dopo aver guarito, invita a rialzarsi per incominciare una vita nuova.

Per Saulo significa riprendere il cammino verso la città di Damasco, nella quale si stava recando con ben altri intenti, obbedendo, ossia lasciandosi catturare da Cristo. Gesù non umilia, ma come altre volte nel Vangelo, invitando ad alzarsi, intende incoraggiare.

Allo stesso modo gli infonderanno coraggio le mani dei compagni, che lo condurranno in città.

Saulo sperimenta la necessità di essere accompagnato all’incontro con Cristo.

«Gli uomini che facevano il cammino con lui - forse occasionali viaggiatori, della stessa carovana di Saulo - si erano fermati ammutoliti, sentendo la voce ma non vedendo nessuno» (At 9,7).

Costoro, anche se esclusi dalla visione, diventeranno testimoni del fatto, e compagni indispensabili del breve cammino che condurrà Paolo all’incontro con la comunità credente.

Saulo, rincuorato, si rialza, «ma, aperti gli occhi, non vedeva nulla» (At 9,8).

Folgorazione o correzione divina, la cecità è il riflesso negativo della gloria di Dio che gli è stata manifestata.

Al contatto col volto di Cristo, l’uomo si scopre tenebra.

I «tre giorni», durante i quali Saulo rimane senza vedere e senza prendere né cibo né bevanda, alludono anche al tempo in cui Cristo è rimasto nel sepolcro: sono i giorni di preparazione al battesimo.

Saulo vive un cammino penitenziale che lo condurrà a conoscere la vera «Via», per questo ha bisogno di essere condotto per mano!

Non, dunque, le catene, ma mani amiche occorrono per diffondere il regno di Dio.

 

 

«Un discepolo di nome Anania»

L’azione di Dio prosegue con la collaborazione della Chiesa, che toglie a Saulo la cecità imponendogli le mani e facendogli dono dell’iniziazione cristiana.

«C’era a Damasco un discepolo di nome Anania» (At 9,10).

Luca, scrive che era un «devoto osservante della legge» (At 22,12), un giudeo-cristiano che godeva di buona reputazione presso tutti i giudei colà residenti.

Anania, avendo sentito parlare di Saulo e sapendo cos’è venuto a fare a Damasco, chiede spiegazioni al Signore.

Ma Gesù insiste dicendogli: «Va’».

Ora Saulo non è più un persecutore, ma uno «strumento» degli interventi gratuiti di Dio.

Addirittura Dio gli rivela che Saulo è stato eletto per portare il nome del Signore Gesù dinanzi ai popoli, ai loro re e ai figli di Israele.

Da persecutore, egli diverrà perseguitato per amore di Cristo.

Dio, infatti, non elegge per donare privilegi umani, ma per farci partecipi della sua missione e della sua passione.

Anania obbedisce al comando ed imponendogli le mani lo saluta così: «Saulo, fratello mi ha mandato a te il Signore» (At 9,17).

Non lo pensa più come nemico, ma come fratello.

Cosa può aver provato Saulo sentendosi chiamare così, con affetto, accoglienza, piena confidenza?

Con l’imposizione delle mani, Saulo recupera la vista, segno esteriore della luce intima che trionfa nel suo cuore.

Ora egli, sia pure gradualmente, può incominciare a vedere, comprendere la verità di Dio e della sua vita.

Ricevendo il battesimo, Saulo pone il sigillo sacramentale all’incontro-vocazione iniziato lungo la via.

Ora si arrende alla grazia divina, si consegna con tutto se stesso, accetta di lasciarsi salvare da Cristo aderendo alla sua Pasqua.


 

SPUNTI PER LA MEDITAZIONE PERSONALE

E PER LA VERIFICA COMUNITARIA

 

 

* L’incontro di Saulo col Risorto fu considerato dall’apostolo un fatto oggettivo, indiscutibile e fondamentale.

Così deve essere anche per noi.

L’incontro col Signore deve emergere nel nostro cuore come un fatto evidente, forte, inoppugnabile, anche se comprensibile solo alla luce della fede, una esperienza che dona senso a tutta la nostra vita.

 

* Nella vocazione di Saulo, l’azione di Dio si rivela imprevedibile e libera.

La sua grazia opera così anche nella nostra vita.

Questa certezza non ci permette di adagiarci dentro abitudini inveterate, ma ci tiene aperti alla novità divina.

 

* Anche per noi credenti non deve mai essere scontata la nostra visione della fede.

Nella preghiera dobbiamo domandare come Saulo: chi sei Signore?; e riscoprire questa domanda facendola salire dal cuore come dal fondamento della nostra storia.

Siamo chiamati ad approfondire la sua rivelazione mediante lo studio della sacra Scrittura e la preghiera personale e prolungata.

 

* Il Signore invita Saulo a rialzarsi e a mettere in pratica quanto gli verrà detto.

Un passo importante verso la fede matura consiste nel camminare ogni giorno lasciando entrare realmente il Signore come presenza dominante nella nostra vita personale.

 

* Saulo era un giudeo portato dal suo zelo all’intolleranza.

Alcune persone ancora oggi si comportano allo stesso modo.

Ma per noi cristiani non può essere così.

Siamo chiamati a comprendere che la difesa e la diffusione del Vangelo non avviene mediante l’uso della forza, ma attraverso la testimonianza.

La carità di mani amiche sapranno trasformare un nemico in fratello.

 

* Saulo ha avuto bisogno di Anania e di una comunità che lo iniziasse alla vita cristiana.

La grazia di Dio, chiede la collaborazione della Chiesa, che ci accoglie come fratelli, impone le mani, e celebra i sacramenti.

Anche oggi la Chiesa è chiamata ad agire allo stesso modo per portare nel mondo la luce della verità e la forza della grazia divina.


 

PREGHIERA

 

Padre santo e buono,

attraverso il tuo figlio Gesù,

imprevedibile e stupendo, tu scegli e chiami in ogni situazione:

hai sconvolto la vita di Saulo sulla via di Damasco,

l’hai chiamato per nome, con amore,

lo hai conquistato per fargli iniziare il suo cammino

da persecutore a testimone,

da nemico ad apostolo

capace di gridare «per me il vivere è Cristo»,

da tenace oppositore della sua prima Chiesa

a costruttore infaticabile,

ad annunciatore appassionato e coraggioso

- con la parola e con la vita -

del tuo Evangelo.

Tu hai chiamato anche noi,

ci hai chiamati ad essere collaboratori

nell’annuncio della tua Parola

e testimoni di speranza

in un mondo che ne ha disperatamente bisogno.

Padre, fa’ nascere in noi la fame della tua Parola

insieme al desiderio di condividerla

con le nostre sorelle e i nostri fratelli.

Non stancarti di chiamarci e non arrenderti

quando, presi dai nostri mille problemi quotidiani,

facciamo finta di non sentire

per continuare ad illuderci

di poter fare qualcosa anche senza di te.

Come hai fatto con Saulo insisti,

aprici gli occhi perché possiamo riconoscerti

nella tua Parola di Dio che fa ardere il cuore

e nel pane spezzato insieme

e nel tuo Figlio Gesù

possiamo riconoscere la verità su noi stessi.

Allora con infinita gratitudine

scopriremo che solo in Lui la nostra vita acquista significato,

si trasforma in danza di gioia,

scopriremo che, nella sua Chiesa,

Egli è con noi tutti i giorni,

sino alla fine del mondo.

Amen.

 

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