Scheda introduttiva

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Introduzione

 

Lo scopo di questa scheda introduttiva è quello di aiutare il gruppo ad entrare nel contesto del tema che svilupperemo durante l’anno pastorale, innanzitutto per comprendere come il tema interpelli personalmente ciascun componente del gruppo e successivamente per avere una visione complessiva del percorso nel contesto associativo ed ecclesiale. Essa è corredata da specifici approfondimenti culturali.

 

Le speranze dell'uomo

"È sperare la cosa difficile, quello che è facile è disperare ed è la grande tentazione" (C. Peguy)

È facile essere tentati dalla disperazione.

Lo scenario che quotidianamente appare ai nostri occhi sembra non dare molti motivi di speranza:

la mancanza di ascolto delle persone;

l'incapacità di vedere la bellezza del mondo, delle persone;

il degrado della vita di relazione, la sfiducia nel futuro, lo smarrimento, la fretta, la superficialità.

L'umanità stessa sembra essere sempre al bivio tra la civiltà e la barbarie: immense tragedie umanitarie, la diseguaglianza sociale, il rischio della catastrofe ecologica, la scienza e la tecnica sempre al limite del "fuori controllo".

Lo ricordava già la Gaudium et Spes al n. 4: "Immersi in così contrastanti condizioni, moltissimi nostri contemporanei [...] sentono il peso della inquietudine, tormentati tra la speranza e l'angoscia".

In questa situazione, la reazione di molti è restringere l'orizzonte, ripiegandosi in una vita stagnante che perde la memoria delle radici e non ha prospettive per il futuro, che limita la progettualità al proprio frammento di casa, di lavoro, di chiesa, di gruppo, che scambia il bene con il benessere.

Per altri la reazione è quella della ribellione al mondo, agli uomini e alla loro storia, ribellione il più delle volte acritica e generalizzata, che porta a rinchiudersi dentro il proprio astio e la propria rabbia.

Altri cercano di "abitare le contraddizioni" del nostro tempo, rinunciando a chiudersi in zone protette, investendo passione in quello che è possibile realizzare, cercando il senso e il significato dell'andare oltre.

E sappiamo - perché lo viviamo nella nostra persona - che anche il credente in Cristo conosce le contraddizioni della storia e vive le amarezze dell'esistenza, anche perché il Cristianesimo non lo chiama a staccarsi dalla realtà per proiettarlo verso un orizzonte mistico, ma a camminare quotidianamente nelle strade della storia.

Possiamo confrontarci nel gruppo di adulti su questi temi per dirci le nostre speranze - e le nostre angosce - partendo da alcune domande:

  • Quali sono le speranze dell'uomo d'oggi? E le angosce?

  • Quali sono le mie speranze? E le mie angosce?

  • L'uomo d'oggi è un uomo di speranza?

  • Cosa c'entra Cristo con la speranza?

 

Le schede ci suggeriscono un percorso che vuole portarci a scoprire la speranza non come "un vago sentimento che le cose andranno bene, ma che anche dal male verrà alla fine del bene, che le cose dure della vita prima o poi termineranno".

Non è un discorso solo consolatorio quello che vorremmo fare sulla speranza, ma una riflessione fondata sull'incontro con la persona di Gesù, che ci dà le ragioni di vita e uno sguardo capace di attraversare la storia senza cercare di evitare il dolore e la morte.

"[Dio] ci ha rigenerati, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una speranza viva" (1Pt 1,3). E il percorso del cammino formativo parte dal fondamento della speranza: attraverso la risurrezione di Gesù Cristo, siamo stati resi nuovi, generati un'altra volta, per una vita nella speranza.

La fede nella resurrezione non nasce dal desiderio umano, dall'esigenza di colmare il vuoto della morte, ma si origina dall'alto per mezzo dell'opera e della parola di Dio.

Ma anche la speranza, che è presente in ogni uomo come dono di Dio, ha bisogno di essere "portata fuori", di essere resa esplicita, di essere incarnata. È un cammino che ricomincia sempre e che chiede di confrontarci con la storia sapendo che la speranza è un dono fragile: "La Speranza è una bambina da nulla [...]" (C. Peguy), perché continuamente sottoposta alla tentazione della disperazione, ma sapendo anche che "è questa bambina che traverserà i mondi. Questa bambina da nulla [...]. Lei sola guiderà le Virtù e i Mondi. Una fiamma bucherà delle tenebre eterne" (C. Peguy).

Rendere esplicita la speranza è togliersi dall'immobilismo di chi sta fermo in attesa di un mondo migliore, magari costruito da altri, ed è renderci capaci di operare e di agire.

"Ci sono uomini che ritengono poco serio, e cristiani che ritengono poco pio, sperare in un futuro terreno migliore e prepararsi ad esso. Essi credono che il senso dei presenti accadimenti sia il caos, il disordine, la catastrofe, e si sottraggono nella rassegnazione o in una pia fuga dal mondo alla responsabilità per la continuazione della vita. Può darsi che domani spunti l'alba dell'ultimo giorno: allora, non prima, noi interromperemo volentieri il lavoro per un futuro migliore" (Bonhoeffer, 1942).

La citazione assume un valore ancora più marcato se inserita nel contesto in cui è stata scritta: un mondo in piena guerra e con il caos e la catastrofe davvero nelle strade. E il richiamo forte è sulla responsabilità, che è l'esplicazione della speranza. Solo uomini e donne di speranza sanno diventare creativi, capaci di riconoscere le proprie potenzialità per attuare progetti che sappiano far continuare la vita.

Rendere esplicita la speranza è anche sapere che abitiamo questo mondo come dei forestieri, trascorrendo la vita su questa terra, ma sapendo che la nostra cittadinanza è il cielo (cfr. Lettera a Diogneto). È l’atteggiamento di chi si sente pellegrino in terra straniera perché sa che non appartiene a questo mondo, con uno sguardo - tipico di colui che spera - che gli fa vedere quello che non è ancora, ma che sarà.

Il nostro percorso è iniziato dall'incontro con Gesù risorto, e sappiamo che questo non può lasciarci come eravamo. È un incontro rinnovato ogni domenica nella Pasqua settimanale, che ci coinvolge, se lo vogliamo, in un nuovo intreccio con la storia, rigenerando la nostra speranza e spingendoci a comunicarla con le parole e la vita. "Comunicare la speranza da cristiani significa assumere il compito di prendere sul serio le domande degli uomini e delle donne di oggi (le domande che il credente stesso porta nel cuore), a partire da una proposta precisa, esplicitata senza remore e senza integralismi: la proposta cioè che "solamente nel mistero del Verbo incarnato trova luce il mistero dell'uomo" e che "per Cristo e in Cristo riceve luce quell'enigma del dolore e della morte che al di fuori del suo Vangelo ci opprime"(GS 22).

 

Gli adulti sono impegnati a consegnare il futuro alle nuove generazioni, e molte volte si preoccupano di riempirlo di cose materiali, con il rischio di non trasmettere più il significato della vita e della morte. Comunicare la speranza è anche trasmettere il senso che la storia va avanti, in un passaggio di generazione in generazione, nel quale c'è la benedizione di Dio che ci accompagna.

 

Nell'autunno 2006 si terrà a Verona il Convegno della Chiesa italiana che ha come tema "Testimoni di Gesù Risorto, speranza del mondo". Il tema della speranza, che il testo degli adulti propone, viene svolto anche nella prospettiva di questo convegno, in una sorta di cammino preparatorio, ma anche come contributo di attenzione e di partecipazione alla riflessione delle nostre chiese.

In questo cammino assumiamo come riferimento per la formazione personale e come modo per stare quotidianamente con Gesù, il percorso dell'anno liturgico, impegnandoci nella lettura e nella meditazione personale del Vangelo e utilizzando le schede per il percorso in gruppo per collegare, attraverso cinque parole chiave, l'anno liturgico con il tema della speranza.

Lo stile che viene proposto vuole dare al tema una caratterizzazione storico-sociale, nel tentativo di aiutare ciascuno a incarnare la speranza nella vita quotidiana in un percorso di formazione umana e cristiana che porti anche a maturare nella responsabilità ecclesiale e civile.

 

Per ciascuna parola sarà offerta una scheda introduttiva di riflessione che aiuti a contestualizzare il tema della speranza, in riferimento ai tre principali contesti di vita: la famiglia, la comunità e la società.

Le "parole-traccia" in relazione all'anno liturgico sono:

 

Accogliere

Dobbiamo prima di tutto accogliere la notizia che Gesù è risorto e che "ci precede in Galilea". E dobbiamo accogliere l'invito a metterci alla sequela di Cristo risorto e vivo nella storia. È in questa accoglienza che la nostra speranza diventerà viva e si svilupperà nell'accoglienza della vita, delle persone, delle contraddizioni offrendo la testimonianza di una vita aperta alla fede e ai doni di Dio.

 

Confidare

L'accoglienza porta alla fiducia: accogliere Cristo risorto significa fidarsi delle sue promesse, significa "confidare" nella sua persona, non per scelta intellettuale o per una sorta di fideismo di basso livello, ma per una scelta di sequela libera, intelligente, suscitata da Cristo stesso e da lui resa possibile. E confidare in Gesù apre anche a relazioni umane capaci di fiducia negli altri -i nostri famigliari, prima di tutto, ma anche con le persone che incrociamo nel nostro impegno civile ed ecclesiale -e fiducia nella storia, cioè verso tutte quelle vicende umane che si intrecciano con la nostra esistenza. Fiducia nelle persone e nella storia che sappiamo redente da Cristo.

 

Custodire

Custodire: un verbo che sembra richiamare alla difesa e alla conservazione di qualcosa di valore che viene nascosto per essere usato personalmente. Il cristiano custodisce l'esperienza del Risorto, non per sotterrarla in un intimismo nascosto, ma per spenderla e regalarla agli altri assieme alla propria vita. Il verbo custodire, quindi, coniugato ed assimilato al verbo "perdere": donare, amando gli altri senza misura come il Signore ha fatto.

 

Perseverare

Alla tentazione diffusa di passare da un'esperienza all'altra, da un'emozione all'altra, di assaggiare incontri, di provare tutto quello che il "mercato" offre, risponde l'invito di Pietro a "rendere ragione della Speranza", che vuol dire guardare oltre la superficie degli avvenimenti, con lo sguardo lungimirante di chi intravede il pericolo e denuncia il male, senza fermarsi lì. Compito del cristiano è quello di cogliere anche nelle situazioni problematiche e negative i germi di novità e di bene portando alla luce con fedeltà e costanza i segni di resurrezione presenti nel tempo e nella storia.

 

Costruire

Una delle vere sfide di questo tempo è affrontare con decisione e creatività l'elaborazione di una nuova cultura e di un nuovo umanesimo. Nel tempo dell'inquietudine, di condizioni di vita ingiuste per molte persone, di crisi della coscienza che pervade l'animo umano, di impotenza di fronte ai rapidi mutamenti e di incapacità di rispondere in modo efficace alle sfide della globalizzazione, l'uomo saggio e sapiente esercita la propria responsabilità nel quotidiano. Per il cristiano che vive la speranza nel Risorto, ogni luogo dell'esistenza umana, la famiglia, il lavoro, il tempo libero, la città, il mondo, la comunità dei credenti diventa spazio privilegiato dove instaurare relazioni nuove, capaci di costruire con l'apporto di tutti e di ciascuno, un'esistenza pienamente umana.

 

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