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AMARE
La Chiesa si fa segno credibile
di una nuova civiltà dell’Amore,
fonte di giustizia e di libertà
DALLA VITA ALLA PAROLA
INTERROGHIAMOCI
o Amare: dovere o scelta di libertà?
o L'amore senza la giustizia rischia il buonismo, la giustizia senza amore
rischia il giustizialismo. Nella vita come conciliamo queste dimensioni?
o Amore, pace e giustizia: come la nostra famiglia riesce a coniugarli?
o Cambiando la vita e con maggior tempo a disposizione, l'anziano è più pronto
ad accorgersi delle necessità e dei bisogni non solo materiali degli altri?
o Nella quotidianità riscontriamo prevalentemente relazioni interessate o
relazioni gratuite?
o E nella nostra comunità, come sono vissute le relazioni?
IN ASCOLTO DELLA PAROLA
In Gesù di Nazareth lo Spirito di Dio manifesta il compimento delle
Scritture e del suo progetto di amore/alleanza. La Chiesa - comunità dei
discepoli del Cristo - è chiamata a testimoniare tale compimento diventando
segno e strumento per una umanità che vive nell'amore, nella giustizia e nella
pace.
Dal Vangelo secondo Luca:
Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; apertolo trovò il passo dove era
scritto:
Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l'unzione,
e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio,
per proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
per rimettere in libertà gli oppressi,
e predicare un anno di grazia del Signore.
Poi arrotolò il volume, lo consegnò all'inserviente e sedette. Gli occhi di
tutti nella sinagoga stavano fissi sopra di lui. Allora cominciò a dire: «Oggi
si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi» (Lc 4,
17-21).
CONFRONTIAMOCI
Nel brano del Vangelo di Luca, possiamo cogliere i "segni" che
indicano l'avvento del regno di Dio: l'annunzio ai poveri di un lieto messaggio,
la proclamazione ai prigionieri della liberazione e il dono della vista ai
ciechi, la concessione della libertà agli oppressi e la predicazione di un anno
di grazia del Signore.
In questi segni è riconoscibile il volto di Dio.
Annuncio, celebrazione e testimonianza costituiscono insieme il segno globale
dell'Amore misericordioso, che viene a salvare e che gli uomini possono quasi
toccare con mano, per aprirsi alla speranza di un mondo nuovo, che già
germoglia.
Il Regno di Dio è carità. La carità è l'energia e il contenuto centrale
dell'evangelizzazione.
Fin dalle sue origini, la comunità dei discepoli di Gesù è chiamata a essere
unita nell'amore fraterno, "perché il mondo creda" (Gv 17,21): lo spirito di
comunione concretamente vissuto e la testimonianza autentica della carità sono
segni trasparenti di Dio, capaci di attirare gli uomini a Lui. "Se vedi la
carità, vedi la Trinità", afferma S. Agostino.
La Chiesa, dunque, è nella storia segno vivo di Dio-Amore e la sua missione
altro non è che il dilatarsi della carità: da Dio a noi, da noi agli altri,
attraverso parole e opere.
La carità, vissuta e testimoniata dai singoli credenti, dalle famiglie, dalle
comunità, è la via privilegiata dell'evangelizzazione.
Per mezzo della carità dei cristiani l'amore di Dio raggiunge le persone nella
loro concreta situazione e produce frutti di libertà, che dispongono i cuori
alla fede.
Come ci ricorda il Santo Padre nell'enciclica Deus Caritas est: "La carità non è
per la Chiesa una specie di attività di assistenza sociale che si potrebbe
lasciare anche ad altri, ma appartiene alla sua natura, è espressione
irrinunciabile della sua stessa essenza" (n. 25).
Essa richiede che nessuno dei figli della Chiesa debba soffrire per mancanza del
necessario e, allo stesso tempo, supera le frontiere della Chiesa stessa per
volgersi verso ogni bisognoso, incontrato "casualmente" per strada, chiunque
egli sia (Cfr. Lc 10,31).
L'amore preferenziale per i poveri contraddice l'egoismo radicato nell'uomo e le
discriminazioni presenti nella società, facendosi espressione di una benevolenza
diversa, gratuita e rivolta a tutti.
L'insegnamento di Gesù, ben esplicitato dalla parabola del buon samaritano,
invita a "farsi prossimo" verso tutti quelli che si incontrano.
Non si tratta semplicemente di domandarsi "chi è il mio prossimo?", ma di
acquisire una nuova mentalità e un nuovo stile di vita: chi ha sperimentato la
vicinanza del Signore e il Suo amore, come Lui si fa prossimo verso ogni
fratello nella sua precisa condizione di vita.
È l'amore di Dio che fa vivere e spinge a portare verità e giustizia nelle
esperienze della vita quotidiana.
A partire da qui, la carità evangelica diventa criterio ed energia per la
"trasformazione del mondo", promuovendo nella società i valori del regno di Dio:
il rispetto della libertà e dei diritti dell'uomo, la giustizia, l'uso
ragionevole delle cose e dell'ambiente, la pace.
Contrasta i poteri politici ed economici oppressivi e si adopera per la crescita
di tutto l'uomo e di tutti gli uomini: ogni esperienza di vittoria della
giustizia e di salvezza storica prefigura e anticipa la salvezza eterna.
La promozione umana è parte integrante dell'evangelizzazione.
In questo senso, giustizia e carità si interpellano e si richiamano
vicendevolmente: non c'è giustizia senza amore e non può esserci amore senza
giustizia!
Di più: il giusto ordine della società e dello Stato è compito centrale della
politica, ambito nel quale i fedeli laici sono chiamati a svolgere il loro
altissimo servizio di carità nello spirito della dottrina sociale della Chiesa
che, alla luce della ragione e del diritto naturale, forma le coscienze e
dispone ad agire in base alle vere esigenze della giustizia (bene comune), anche
quando contrastano con gli interessi personali e/o corporativi.
Il cristiano è chiamato a testimoniare l'esperienza di una nuova vita, dove lo
spazio della libertà, riscattato e assistito dalla potenza dello Spirito, è
trasformato in norma di vita interiore.
Per questo, serve una formazione che qualifichi la vita dei cristiani e li aiuti
a riconsiderare ciò che sta avvenendo intorno a loro, a decifrare le
trasformazioni in atto, a scoprire le orme di Dio che la polvere sollevata
dall'egoismo ha nascosto.
La carità anima l'esistenza dei fedeli e sarà sempre necessaria anche nella
società più giusta, perché ogni uomo, aldilà della giustizia, avrà sempre
bisogno di amore.
"Chi vuole sbarazzarsi dell'amore, si dispone a sbarazzarsi dell'uomo in quanto
uomo. Ci sarà sempre sofferenza che necessita di consolazione e di aiuto. Sempre
ci sarà solitudine. Sempre ci saranno anche situazioni di necessità materiale,
nelle quali è indispensabile un aiuto nella linea di un concreto amore per il
prossimo" (Deus caritas est 28).
La verità vi farà liberi – Catechismo degli Adulti
"La missione della Chiesa è evangelizzare, cioè annunciare, celebrare
e testimoniare l'amore di Dio, che si rivela e si dona in Cristo per la salvezza
di tutti gli uomini. Le vie della missione sono la preghiera, avvalorata dal
sacrificio, la testimonianza dell'amore reciproco e del servizio ai poveri e
alla società, l'annuncio esplicito del vangelo" (n. 572).
Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica
"Come l'uomo partecipa alla realizzazione del bene comune? Ogni uomo,
secondo il posto e il ruolo che ricopre, partecipa a promuovere il bene comune,
rispettando le leggi giuste e facendosi carico dei settori di cui ha la
responsabilità personale, quali la cura della propria famiglia e l'impegno nel
proprio lavoro. I cittadini inoltre, per quanto è possibile, devono prendere
parte attiva alla vita pubblica" (n. 410). Cfr. anche nn. 401/411-413/414
Documenti conciliari
"II Verbo di Dio, per mezzo del quale tutto è stato creato, fattosi
carne lui stesso e venuto ad abitare sulla terra degli uomini, entrò nella
storia del mondo come uomo perfetto, assumendo questa e ricapitolandola in sé.
Egli ci rivela "che Dio è carità" (1Gv 4,8) e insieme ci insegna che la legge
fondamentale della umana perfezione, e perciò anche della trasformazione del
mondo, è il nuovo comandamento dell'amore" (Gaudium et Spes n. 38).
"In più, benché tra gli uomini vi siano giuste diversità, la uguale dignità
delle persone richiede che si giunga a condizioni di vita più umane e giuste.
Infatti, le disuguaglianze economiche e sociali eccessive tra membri e tra
popoli dell'unica famiglia umana, suscitano scandalo e sono contrarie alla
giustizia sociale, all'equità, alla dignità della persona umana, nonché alla
pace sociale e internazionale. Le umane istituzioni, sia private che pubbliche,
si sforzino di mettersi al servizio della dignità e del fine dell'uomo. Nello
stesso tempo combattano strenuamente contro ogni forma di servitù sociale e
politica, e garantiscano i fondamentali diritti degli uomini sotto qualsiasi
regime politico. Anzi, queste istituzioni si debbono a poco a poco accordare con
le realtà spirituali, le più alte di tutte, anche se talora occorra un tempo
piuttosto lungo per giungere al fine desiderato" (Gaudium et Spes n. 29) Cfr.
anche GS n. 42
DALLA PAROLA ALLA VITA
LITURGIA
Presentazione delle offerte
L'esperienza credente non è un dato teorico, ma affare che tocca l'intera
esistenza del credente, nella totalità dei suoi risvolti. La Liturgia allora non
è spettacolo, né ammette una presenza muta e disimpegnata, ma chiama al
coinvolgimento pieno, esistenziale, di chi ad essa partecipa. Mai nell'azione
liturgica si è dunque passivi spettatori.
Uno dei momenti più espliciti, benché non sempre riconosciuti, di questa
partecipazione è la presentazione delle offerte (comunemente chiamata
offertorio). Nel pane e nel vino presentati all'altare, i quali diverranno corpo
e sangue di Cristo, è infatti significata la concreta vita dei fedeli, i quali,
in questo modo, attraverso il segno, associano la propria esistenza al
sacrificio eucaristico e offrono i propri "corpi come sacrificio vivente, santo
e gradito a Dio", come scrive S. Paolo ai Romani (12,1); che subito dopo
aggiunge: "è questo il vostro culto spirituale". E poiché, come ci ha ricordato
il Papa nell'enciclica Deus caritas est, l'amore per Dio non può essere
dissociato dall'amore per l'uomo, sull'altare viene presentato anche il denaro
per i poveri che la solidarietà dei fedeli ha messo insieme.
DI-SEGNI DI SPERANZA
IN FAMIGLIA
Guscio o luogo di ristoro?
Pensare, e soprattutto esplicitare, una "attività" missionaria frutto di una
decisione presa da tutti i componenti della famiglia.
Paolo VI con l'Esortazione Apostolica "Evangeli Nuntiandi" ha implicitamente
indicato la specifica qualità missionaria della famiglia, affermando che bisogna
impegnarsi a "raggiungere e quasi sconvolgere mediante la forza del vangelo i
criteri di giudizio, i valori determinanti, i punti di interesse, le linee di
pensiero e i modelli di vita dell'umanità" (n. 19).
E la famiglia è il luogo primario in cui si creano, si elaborano e si
trasmettono i criteri di giudizio, i valori determinanti, le linee di pensiero e
i modelli di vita.
Nel dialogo educativo, nel confronto tra generazioni, nella condivisione delle
passioni e dei problemi della vita quotidiana, gli sposi, i genitori e i figli,
i fratelli e le sorelle, continuamente condividono la fatica e la bellezza del
vivere.
Insieme costruiscono un patrimonio di valori che non rimane chiuso tra le mura
domestiche, ma si apre con la sensibilità dei propri componenti e varca le porte
e le finestre delle nostre case raggiungendo gli amici, i colleghi, i compagni,
gli uomini e le donne che abitano la città. A questo proposito può risultare
interessante ripensare al patrimonio di valori che, in base alla nostra
esperienza famigliare, ci tramandiamo, cosa abbiamo tenuto e cosa è distante
dalla nostra situazione concreta di vita di oggi, rispetto alle generazioni che
ci hanno preceduto.
Usando un'immagine, possiamo descrivere le modalità di appartenere e di vivere
la famiglia da parte dei suoi membri o come "luogo di ristoro" dei propri viaggi
o "guscio" della propria sicurezza, due immagini molto diverse con le quali si
imposta o si vive la famiglia.
Se accettiamo l'invito di Gesù a farci prossimo, possiamo vivere in una famiglia
"luogo di ristoro" dove, al ritorno da ogni viaggio, ciascuno racconta e
condivide la sua quotidiana avventura e, con l'aiuto di tutti, provvede alla
custodia di questo luogo prezioso e alla cura dei suoi componenti.
Se invece crediamo che l'unico scopo della famiglia è di provvedere alla
tranquillità dei suoi membri, rinunciamo al suo impegno di essere piccola chiesa
che mostra con la sua vita un'umanità rinnovata dal vangelo.
Oggi, anche in Associazione, esistono diverse esperienze che tentano di dare
sostegno al compito missionario della famiglia verso i suoi componenti e verso
tutti gli altri.
Sono esperienze che declinano questo impegno nel campo educativo, nella carità,
nella preghiera, nell'attenzione alle fragilità, al lavoro, all'impegno civile e
sociale, al volontariato.
Questi cammini, già aperti da famiglie che li vivono, sono da un lato segno di
uno stile aperto già maturato e condiviso, e dall'altro sono una modalità con la
quale ci si educa continuamente a uno stile aperto, in controtendenza rispetto a
una cultura che spinge spesso alla chiusura e alla ricerca narcisistica del
proprio benessere.
Nessuno di noi è immune da questo condizionamento culturale, al quale è
importante reagire non solo teoricamente, ma attraverso passi concreti e scelte.
Proviamo ad attivarci come singoli e come famiglia per conoscere altre realtà,
condividere esperienze e progetti, stabilire legami e contatti, partendo dalla
vita della nostra comunità, del nostro quartiere o paese, delle altre
associazioni.
IN SOCIETÀ
La carità non è un optional
"L'amore del prossimo radicato nell'amore di Dio è anzitutto un compito per ogni
singolo fedele, ma è anche compito per l'intera comunità ecclesiale (Deus
caritas est n. 20)
Benedetto XVI ribadisce che la carità è uno dei compiti essenziali della Chiesa
fin dalle sue origini. Non è un optional che si attiva nei momenti di
disponibilità, ma è il cuore stesso dell'esperienza personale ed ecclesiale che
chiede a ogni singolo fedele di esprimere, attraverso la comunione fraterna e il
servizio, l'amore che Dio ha per L'uomo.
Non è nemmeno una specie di assistenza sociale che allevia le ferite e i dolori
di una società ingiusta, ma si pone come una forza che libera dall'oppressione,
prendendosi cura dei bisogni dell'uomo, facendosi prossimo nelle situazioni di
ingiustizia e di mancanza di libertà.
"L'amore ha davanti a sé un vasto lavoro al quale la Chiesa vuole contribuire
con la dottrina sociale, che riguarda l'uomo e si rivolge a tutti gli uomini...
L'amore cristiano spinge alla denuncia, alla proposta e all'impegno di
progettazione culturale e sociale, a una fattiva operosità, che sprona tutti
coloro che hanno sinceramente a cuore la sorte dell'uomo a offrire il proprio
contributo. (Compendio della dottrina sociale della Chiesa, nn. 5, 6).
Tra le esperienze significative di questo impegno, possiamo ricordare la
preziosa attività di volontariato che si esprime nelle più svariate forme e
rende immediatamente comprensibile la vicinanza e apre nuovi orizzonti di
condivisione.
Praticato in larga misura anche dai giovani, è certamente una scuola di vita che
educa a dare se stessi e non semplicemente qualcosa.
Non si esaurisce in interventi di emergenza o di supplenza dei compiti dello
Stato, ma si pone come la frontiera di una giustizia più alta e pone le basi per
un cambiamento e una ricerca del bene comune.
"Il bene comune impegna tutti i membri della società: nessuno è esentato dal
collaborare, a seconda delle proprie capacità, al suo raggiungimento e al suo
sviluppo. Il bene comune esige di essere servito pienamente non secondo visioni
riduttrici subordinate ai vantaggi di parte che se ne possono ricavare, ma in
base a una logica che tende alla larga assunzione di responsabilità" (Compendio
della dottrina sociale della Chiesa n, 167)
Il servizio al bene comune è il compito proprio dei fedeli laici che come
cittadini dello Stato sono chiamati a partecipare alla vita pubblica.
Non possiamo abdicare a questo impegno, perché la carità deve animare l'intera
esistenza dei fedeli laici nell'esercizio responsabile di impegni assunti in
campo politico e sociale.
L'esercizio della politica, come forma alta di carità, diventa la misura della
capacità dei singoli credenti e delle comunità di prendersi cura del prossimo
per costruire la città dell'uomo: la fede in Gesù Risorto e la carità evangelica
non impongono modi e comportamenti di vita specifici del credente, ma
contribuiscono a far sì che ciò che è giusto possa, qui e ora, essere
riconosciuto e poi anche realizzato.
IN COMUNITà
Amare "in grande"
Siamo cittadini del mondo e anche noi, come persone e come Associazione,
vogliamo contribuire in modo creativo e vivo alla vita della nostra città: è il
nostro modo di costruire una convivenza civile all'altezza della dignità di ogni
persona, attraverso il quale l'amore possa trovare casa e fondare una nuova
civiltà.
Possiamo farci carico, come Associazione, di essere presenti nel territorio come
espressione riconoscibile di una Chiesa per il mondo.
A partire dalla parrocchia, nostro ambito vitale, possiamo impegnarci come
adulti a realizzare iniziative concrete di conoscenza, animazione, studio,
volontariato radicate nel tessuto vitale del paese o del quartiere dove viviamo.
È importante esplorare e sperimentare nuovi servizi, senza fermarsi a quelli già
'codificati' dalla propria parrocchia, aprendo così nuove vie e animando nuovi
ambiti di presenza su frontiere più avanzate verso i luoghi in genere "meno
frequentati dalle persone pie" (ambiti di elaborazione politica, culturale,
forme di nuovo annuncio, ricerca di cammini di spiritualità laicale...) ed è
inoltre importante e decisivo non tanto l'originalità o la novità della
proposta, quanto lo stile con il quale ci avviciniamo agli altri: crediamo di
non poter rinunciare a una "relazione autentica" che segna la misura
dell'incontro.
È in gioco non solo l'autenticità della testimonianza evangelica, ma anche la
nostra stessa credibilità umana.
Solo se facciamo sentire la differenza di un Amore che viene dall'alto e non si
esaurisce esclusivamente nelle buone intenzioni, possiamo sperare di incontrare
il prossimo lungo la strada che percorriamo ogni giorno.
Il convegno ecclesiale di Verona ci offre la chiave interpretativa per essere
testimoni di Gesù risorto: la speranza che ci ha chiamati, fatti comunità e
mandati nel mondo.
Concretamente, possiamo ispirarci ai progetti associativi e alle "settimane" per
iniziare o consolidare esperienze che ci rendano parte viva tra le case della
gente.
In particolare, rappresenta una risorsa spendibile l'attuazione del progetto
"Sul sentiero di Isaia", cioè quel percorso che da un lato stimola nuove azioni
di servizio e di carità verso chi è nel bisogno, e dall'altro attualizza quanto
affermato dal Progetto Formativo: "Essere cittadini significa conoscere e
comprendere il nostro tempo, nella sua complessità, cogliendo significati e
rischi insiti nelle trasformazioni sociali, economiche e politiche in atto,
coniugando la capacità di pensiero critico nel giudicare con l'integrità etica
nell'agire, ma accettando anche con serenità il rischio delle scelte
storicamente situate, nella consapevolezza della parzialità del bene che l'uomo
è capace di realizzare. Significa riscoprire il valore della partecipazione -
che contrasta ogni tentazione di delega - come modo normale di essere cittadini
e non ospiti occasionali delle nostre città".
È questo un modo per attuare un esercizio di pace e cittadinanza di cui si
avverte un grande bisogno.
Per saperne di
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