Scheda 2

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AMARE
La Chiesa si fa segno credibile
di una nuova civiltà dell’Amore,
fonte di giustizia e di libertà
 

DALLA VITA ALLA PAROLA

INTERROGHIAMOCI

o Amare: dovere o scelta di libertà?
o L'amore senza la giustizia rischia il buonismo, la giustizia senza amore rischia il giustizialismo. Nella vita come conciliamo queste dimensioni?
o Amore, pace e giustizia: come la nostra famiglia riesce a coniugarli?
o Cambiando la vita e con maggior tempo a disposizione, l'anziano è più pronto ad accorgersi delle necessità e dei bisogni non solo materiali degli altri?
o Nella quotidianità riscontriamo prevalentemente relazioni interessate o relazioni gratuite?
o E nella nostra comunità, come sono vissute le relazioni?

IN ASCOLTO DELLA PAROLA
In Gesù di Nazareth lo Spirito di Dio manifesta il compimento delle Scritture e del suo progetto di amore/alleanza. La Chiesa - comunità dei discepoli del Cristo - è chiamata a testimoniare tale compimento diventando segno e strumento per una umanità che vive nell'amore, nella giustizia e nella pace.

Dal Vangelo secondo Luca:
Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; apertolo trovò il passo dove era scritto:
Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l'unzione,
e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio,
per proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
per rimettere in libertà gli oppressi,
e predicare un anno di grazia del Signore.
Poi arrotolò il volume, lo consegnò all'inserviente e sedette. Gli occhi di tutti nella sinagoga stavano fissi sopra di lui. Allora cominciò a dire: «Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi» (Lc 4, 17-21).

CONFRONTIAMOCI
Nel brano del Vangelo di Luca, possiamo cogliere i "segni" che indicano l'avvento del regno di Dio: l'annunzio ai poveri di un lieto messaggio, la proclamazione ai prigionieri della liberazione e il dono della vista ai ciechi, la concessione della libertà agli oppressi e la predicazione di un anno di grazia del Signore.
In questi segni è riconoscibile il volto di Dio.
Annuncio, celebrazione e testimonianza costituiscono insieme il segno globale dell'Amore misericordioso, che viene a salvare e che gli uomini possono quasi toccare con mano, per aprirsi alla speranza di un mondo nuovo, che già germoglia.
Il Regno di Dio è carità. La carità è l'energia e il contenuto centrale dell'evangelizzazione.
Fin dalle sue origini, la comunità dei discepoli di Gesù è chiamata a essere unita nell'amore fraterno, "perché il mondo creda" (Gv 17,21): lo spirito di comunione concretamente vissuto e la testimonianza autentica della carità sono segni trasparenti di Dio, capaci di attirare gli uomini a Lui. "Se vedi la carità, vedi la Trinità", afferma S. Agostino.
La Chiesa, dunque, è nella storia segno vivo di Dio-Amore e la sua missione altro non è che il dilatarsi della carità: da Dio a noi, da noi agli altri, attraverso parole e opere.
La carità, vissuta e testimoniata dai singoli credenti, dalle famiglie, dalle comunità, è la via privilegiata dell'evangelizzazione.
Per mezzo della carità dei cristiani l'amore di Dio raggiunge le persone nella loro concreta situazione e produce frutti di libertà, che dispongono i cuori alla fede.
Come ci ricorda il Santo Padre nell'enciclica Deus Caritas est: "La carità non è per la Chiesa una specie di attività di assistenza sociale che si potrebbe lasciare anche ad altri, ma appartiene alla sua natura, è espressione irrinunciabile della sua stessa essenza" (n. 25).
Essa richiede che nessuno dei figli della Chiesa debba soffrire per mancanza del necessario e, allo stesso tempo, supera le frontiere della Chiesa stessa per volgersi verso ogni bisognoso, incontrato "casualmente" per strada, chiunque egli sia (Cfr. Lc 10,31).
L'amore preferenziale per i poveri contraddice l'egoismo radicato nell'uomo e le discriminazioni presenti nella società, facendosi espressione di una benevolenza diversa, gratuita e rivolta a tutti.
L'insegnamento di Gesù, ben esplicitato dalla parabola del buon samaritano, invita a "farsi prossimo" verso tutti quelli che si incontrano.
Non si tratta semplicemente di domandarsi "chi è il mio prossimo?", ma di acquisire una nuova mentalità e un nuovo stile di vita: chi ha sperimentato la vicinanza del Signore e il Suo amore, come Lui si fa prossimo verso ogni fratello nella sua precisa condizione di vita.
È l'amore di Dio che fa vivere e spinge a portare verità e giustizia nelle esperienze della vita quotidiana.
A partire da qui, la carità evangelica diventa criterio ed energia per la "trasformazione del mondo", promuovendo nella società i valori del regno di Dio: il rispetto della libertà e dei diritti dell'uomo, la giustizia, l'uso ragionevole delle cose e dell'ambiente, la pace.
Contrasta i poteri politici ed economici oppressivi e si adopera per la crescita di tutto l'uomo e di tutti gli uomini: ogni esperienza di vittoria della giustizia e di salvezza storica prefigura e anticipa la salvezza eterna.
La promozione umana è parte integrante dell'evangelizzazione.
In questo senso, giustizia e carità si interpellano e si richiamano vicendevolmente: non c'è giustizia senza amore e non può esserci amore senza giustizia!
Di più: il giusto ordine della società e dello Stato è compito centrale della politica, ambito nel quale i fedeli laici sono chiamati a svolgere il loro altissimo servizio di carità nello spirito della dottrina sociale della Chiesa che, alla luce della ragione e del diritto naturale, forma le coscienze e dispone ad agire in base alle vere esigenze della giustizia (bene comune), anche quando contrastano con gli interessi personali e/o corporativi.
Il cristiano è chiamato a testimoniare l'esperienza di una nuova vita, dove lo spazio della libertà, riscattato e assistito dalla potenza dello Spirito, è trasformato in norma di vita interiore.
Per questo, serve una formazione che qualifichi la vita dei cristiani e li aiuti a riconsiderare ciò che sta avvenendo intorno a loro, a decifrare le trasformazioni in atto, a scoprire le orme di Dio che la polvere sollevata dall'egoismo ha nascosto.
La carità anima l'esistenza dei fedeli e sarà sempre necessaria anche nella società più giusta, perché ogni uomo, aldilà della giustizia, avrà sempre bisogno di amore.

"Chi vuole sbarazzarsi dell'amore, si dispone a sbarazzarsi dell'uomo in quanto uomo. Ci sarà sempre sofferenza che necessita di consolazione e di aiuto. Sempre ci sarà solitudine. Sempre ci saranno anche situazioni di necessità materiale, nelle quali è indispensabile un aiuto nella linea di un concreto amore per il prossimo" (Deus caritas est 28).

La verità vi farà liberi – Catechismo degli Adulti
"La missione della Chiesa è evangelizzare, cioè annunciare, celebrare e testimoniare l'amore di Dio, che si rivela e si dona in Cristo per la salvezza di tutti gli uomini. Le vie della missione sono la preghiera, avvalorata dal sacrificio, la testimonianza dell'amore reciproco e del servizio ai poveri e alla società, l'annuncio esplicito del vangelo" (n. 572).

Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica
"Come l'uomo partecipa alla realizzazione del bene comune? Ogni uomo, secondo il posto e il ruolo che ricopre, partecipa a promuovere il bene comune, rispettando le leggi giuste e facendosi carico dei settori di cui ha la responsabilità personale, quali la cura della propria famiglia e l'impegno nel proprio lavoro. I cittadini inoltre, per quanto è possibile, devono prendere parte attiva alla vita pubblica" (n. 410). Cfr. anche nn. 401/411-413/414

Documenti conciliari
"II Verbo di Dio, per mezzo del quale tutto è stato creato, fattosi carne lui stesso e venuto ad abitare sulla terra degli uomini, entrò nella storia del mondo come uomo perfetto, assumendo questa e ricapitolandola in sé. Egli ci rivela "che Dio è carità" (1Gv 4,8) e insieme ci insegna che la legge fondamentale della umana perfezione, e perciò anche della trasformazione del mondo, è il nuovo comandamento dell'amore" (Gaudium et Spes n. 38).

"In più, benché tra gli uomini vi siano giuste diversità, la uguale dignità delle persone richiede che si giunga a condizioni di vita più umane e giuste. Infatti, le disuguaglianze economiche e sociali eccessive tra membri e tra popoli dell'unica famiglia umana, suscitano scandalo e sono contrarie alla giustizia sociale, all'equità, alla dignità della persona umana, nonché alla pace sociale e internazionale. Le umane istituzioni, sia private che pubbliche, si sforzino di mettersi al servizio della dignità e del fine dell'uomo. Nello stesso tempo combattano strenuamente contro ogni forma di servitù sociale e politica, e garantiscano i fondamentali diritti degli uomini sotto qualsiasi regime politico. Anzi, queste istituzioni si debbono a poco a poco accordare con le realtà spirituali, le più alte di tutte, anche se talora occorra un tempo piuttosto lungo per giungere al fine desiderato" (Gaudium et Spes n. 29) Cfr. anche GS n. 42

DALLA PAROLA ALLA VITA
LITURGIA

Presentazione delle offerte

L'esperienza credente non è un dato teorico, ma affare che tocca l'intera esistenza del credente, nella totalità dei suoi risvolti. La Liturgia allora non è spettacolo, né ammette una presenza muta e disimpegnata, ma chiama al coinvolgimento pieno, esistenziale, di chi ad essa partecipa. Mai nell'azione liturgica si è dunque passivi spettatori.
Uno dei momenti più espliciti, benché non sempre riconosciuti, di questa partecipazione è la presentazione delle offerte (comunemente chiamata offertorio). Nel pane e nel vino presentati all'altare, i quali diverranno corpo e sangue di Cristo, è infatti significata la concreta vita dei fedeli, i quali, in questo modo, attraverso il segno, associano la propria esistenza al sacrificio eucaristico e offrono i propri "corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio", come scrive S. Paolo ai Romani (12,1); che subito dopo aggiunge: "è questo il vostro culto spirituale". E poiché, come ci ha ricordato il Papa nell'enciclica Deus caritas est, l'amore per Dio non può essere dissociato dall'amore per l'uomo, sull'altare viene presentato anche il denaro per i poveri che la solidarietà dei fedeli ha messo insieme.
 

DI-SEGNI DI SPERANZA
IN FAMIGLIA
Guscio o luogo di ristoro?


Pensare, e soprattutto esplicitare, una "attività" missionaria frutto di una decisione presa da tutti i componenti della famiglia.
Paolo VI con l'Esortazione Apostolica "Evangeli Nuntiandi" ha implicitamente indicato la specifica qualità missionaria della famiglia, affermando che bisogna impegnarsi a "raggiungere e quasi sconvolgere mediante la forza del vangelo i criteri di giudizio, i valori determinanti, i punti di interesse, le linee di pensiero e i modelli di vita dell'umanità" (n. 19).
E la famiglia è il luogo primario in cui si creano, si elaborano e si trasmettono i criteri di giudizio, i valori determinanti, le linee di pensiero e i modelli di vita.
Nel dialogo educativo, nel confronto tra generazioni, nella condivisione delle passioni e dei problemi della vita quotidiana, gli sposi, i genitori e i figli, i fratelli e le sorelle, continuamente condividono la fatica e la bellezza del vivere.
Insieme costruiscono un patrimonio di valori che non rimane chiuso tra le mura domestiche, ma si apre con la sensibilità dei propri componenti e varca le porte e le finestre delle nostre case raggiungendo gli amici, i colleghi, i compagni, gli uomini e le donne che abitano la città. A questo proposito può risultare interessante ripensare al patrimonio di valori che, in base alla nostra esperienza famigliare, ci tramandiamo, cosa abbiamo tenuto e cosa è distante dalla nostra situazione concreta di vita di oggi, rispetto alle generazioni che ci hanno preceduto.
Usando un'immagine, possiamo descrivere le modalità di appartenere e di vivere la famiglia da parte dei suoi membri o come "luogo di ristoro" dei propri viaggi o "guscio" della propria sicurezza, due immagini molto diverse con le quali si imposta o si vive la famiglia.
Se accettiamo l'invito di Gesù a farci prossimo, possiamo vivere in una famiglia "luogo di ristoro" dove, al ritorno da ogni viaggio, ciascuno racconta e condivide la sua quotidiana avventura e, con l'aiuto di tutti, provvede alla custodia di questo luogo prezioso e alla cura dei suoi componenti.
Se invece crediamo che l'unico scopo della famiglia è di provvedere alla tranquillità dei suoi membri, rinunciamo al suo impegno di essere piccola chiesa che mostra con la sua vita un'umanità rinnovata dal vangelo.
Oggi, anche in Associazione, esistono diverse esperienze che tentano di dare sostegno al compito missionario della famiglia verso i suoi componenti e verso tutti gli altri.
Sono esperienze che declinano questo impegno nel campo educativo, nella carità, nella preghiera, nell'attenzione alle fragilità, al lavoro, all'impegno civile e sociale, al volontariato.
Questi cammini, già aperti da famiglie che li vivono, sono da un lato segno di uno stile aperto già maturato e condiviso, e dall'altro sono una modalità con la quale ci si educa continuamente a uno stile aperto, in controtendenza rispetto a una cultura che spinge spesso alla chiusura e alla ricerca narcisistica del proprio benessere.
Nessuno di noi è immune da questo condizionamento culturale, al quale è importante reagire non solo teoricamente, ma attraverso passi concreti e scelte.
Proviamo ad attivarci come singoli e come famiglia per conoscere altre realtà, condividere esperienze e progetti, stabilire legami e contatti, partendo dalla vita della nostra comunità, del nostro quartiere o paese, delle altre associazioni.
 

IN SOCIETÀ
La carità non è un optional


"L'amore del prossimo radicato nell'amore di Dio è anzitutto un compito per ogni singolo fedele, ma è anche compito per l'intera comunità ecclesiale (Deus caritas est n. 20)

Benedetto XVI ribadisce che la carità è uno dei compiti essenziali della Chiesa fin dalle sue origini. Non è un optional che si attiva nei momenti di disponibilità, ma è il cuore stesso dell'esperienza personale ed ecclesiale che chiede a ogni singolo fedele di esprimere, attraverso la comunione fraterna e il servizio, l'amore che Dio ha per L'uomo.
Non è nemmeno una specie di assistenza sociale che allevia le ferite e i dolori di una società ingiusta, ma si pone come una forza che libera dall'oppressione, prendendosi cura dei bisogni dell'uomo, facendosi prossimo nelle situazioni di ingiustizia e di mancanza di libertà.

"L'amore ha davanti a sé un vasto lavoro al quale la Chiesa vuole contribuire con la dottrina sociale, che riguarda l'uomo e si rivolge a tutti gli uomini... L'amore cristiano spinge alla denuncia, alla proposta e all'impegno di progettazione culturale e sociale, a una fattiva operosità, che sprona tutti coloro che hanno sinceramente a cuore la sorte dell'uomo a offrire il proprio contributo. (Compendio della dottrina sociale della Chiesa, nn. 5, 6).

Tra le esperienze significative di questo impegno, possiamo ricordare la preziosa attività di volontariato che si esprime nelle più svariate forme e rende immediatamente comprensibile la vicinanza e apre nuovi orizzonti di condivisione.
Praticato in larga misura anche dai giovani, è certamente una scuola di vita che educa a dare se stessi e non semplicemente qualcosa.
Non si esaurisce in interventi di emergenza o di supplenza dei compiti dello Stato, ma si pone come la frontiera di una giustizia più alta e pone le basi per un cambiamento e una ricerca del bene comune.

"Il bene comune impegna tutti i membri della società: nessuno è esentato dal collaborare, a seconda delle proprie capacità, al suo raggiungimento e al suo sviluppo. Il bene comune esige di essere servito pienamente non secondo visioni riduttrici subordinate ai vantaggi di parte che se ne possono ricavare, ma in base a una logica che tende alla larga assunzione di responsabilità" (Compendio della dottrina sociale della Chiesa n, 167)

Il servizio al bene comune è il compito proprio dei fedeli laici che come cittadini dello Stato sono chiamati a partecipare alla vita pubblica.
Non possiamo abdicare a questo impegno, perché la carità deve animare l'intera esistenza dei fedeli laici nell'esercizio responsabile di impegni assunti in campo politico e sociale.
L'esercizio della politica, come forma alta di carità, diventa la misura della capacità dei singoli credenti e delle comunità di prendersi cura del prossimo per costruire la città dell'uomo: la fede in Gesù Risorto e la carità evangelica non impongono modi e comportamenti di vita specifici del credente, ma contribuiscono a far sì che ciò che è giusto possa, qui e ora, essere riconosciuto e poi anche realizzato.
 

IN COMUNITà
Amare "in grande"

Siamo cittadini del mondo e anche noi, come persone e come Associazione, vogliamo contribuire in modo creativo e vivo alla vita della nostra città: è il nostro modo di costruire una convivenza civile all'altezza della dignità di ogni persona, attraverso il quale l'amore possa trovare casa e fondare una nuova civiltà.
Possiamo farci carico, come Associazione, di essere presenti nel territorio come espressione riconoscibile di una Chiesa per il mondo.
A partire dalla parrocchia, nostro ambito vitale, possiamo impegnarci come adulti a realizzare iniziative concrete di conoscenza, animazione, studio, volontariato radicate nel tessuto vitale del paese o del quartiere dove viviamo.
È importante esplorare e sperimentare nuovi servizi, senza fermarsi a quelli già 'codificati' dalla propria parrocchia, aprendo così nuove vie e animando nuovi ambiti di presenza su frontiere più avanzate verso i luoghi in genere "meno frequentati dalle persone pie" (ambiti di elaborazione politica, culturale, forme di nuovo annuncio, ricerca di cammini di spiritualità laicale...) ed è inoltre importante e decisivo non tanto l'originalità o la novità della proposta, quanto lo stile con il quale ci avviciniamo agli altri: crediamo di non poter rinunciare a una "relazione autentica" che segna la misura dell'incontro.
È in gioco non solo l'autenticità della testimonianza evangelica, ma anche la nostra stessa credibilità umana.
Solo se facciamo sentire la differenza di un Amore che viene dall'alto e non si esaurisce esclusivamente nelle buone intenzioni, possiamo sperare di incontrare il prossimo lungo la strada che percorriamo ogni giorno.
Il convegno ecclesiale di Verona ci offre la chiave interpretativa per essere testimoni di Gesù risorto: la speranza che ci ha chiamati, fatti comunità e mandati nel mondo.
Concretamente, possiamo ispirarci ai progetti associativi e alle "settimane" per iniziare o consolidare esperienze che ci rendano parte viva tra le case della gente.
In particolare, rappresenta una risorsa spendibile l'attuazione del progetto "Sul sentiero di Isaia", cioè quel percorso che da un lato stimola nuove azioni di servizio e di carità verso chi è nel bisogno, e dall'altro attualizza quanto affermato dal Progetto Formativo: "Essere cittadini significa conoscere e comprendere il nostro tempo, nella sua complessità, cogliendo significati e rischi insiti nelle trasformazioni sociali, economiche e politiche in atto, coniugando la capacità di pensiero critico nel giudicare con l'integrità etica nell'agire, ma accettando anche con serenità il rischio delle scelte storicamente situate, nella consapevolezza della parzialità del bene che l'uomo è capace di realizzare. Significa riscoprire il valore della partecipazione - che contrasta ogni tentazione di delega - come modo normale di essere cittadini e non ospiti occasionali delle nostre città".
È questo un modo per attuare un esercizio di pace e cittadinanza di cui si avverte un grande bisogno.

 

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